martedì 11 agosto 2015

LA FRANCIACORTA



La Franciacorta è una zona collinare situata tra Brescia e l'estremità meridionale del Lago d'Iseo.

La prima testimonianza di un territorio con un toponimo simile all'attuale Franciacorta, Franzacurta, si trova negli Statuta Communis Civitatis Brixiae, del 1277, contenuti all'interno del codice Queriniano. Il termine era attribuito ad una zona comprendente i comuni di Urago (ora Urago Mella, Frazione di Brescia), Rodengo (dal 1927 parte del comune di Rodengo Saiano), Ronco e Sale (ora frazioni del comune di Gussago) e lo stesso Gussago. Essi vengono citati in quanto ingiunti a pagare un contributo per la costruzione di un ponte sul fiume Mella. Non si conoscono altre evidenze oggettive sull'esistenza di una Franciacorta comprendente altri territori.

Grazie allo statuto del Doge Francesco Foscari, nel 1429 vennero fissati per la prima volta i confini dell'area chiamata Franciacorta. Al territorio così definito appartenevano la Quadra di Rovato e quella di Gussago che comprendevano i seguenti comuni: Rovato, Coccaglio, Erbusco, Calino, Cazzago, Camignone, Bornato, Passirano, Paderno, Gussago, Brione, Cellatica, Sale, Castegnato, Ronco, Rodengo, Saiano, Ome, Monticelli Brusati, Valenzano, Polaveno, Provezze e Provaglio. Dalla definizione del Foscari erano esclusi i comuni della quadra di Palazzolo che invece ora sono considerati parte della Franciacorta ossia Adro, Capriolo, Colombaro, Nigoline e Timoline.

Sulle colline della Franciacorta, la coltivazione della vite ha origini remote, come testimoniano i rinvenimenti di vinaccioli di epoca preistorica e gli scritti di autori classici quali Plinio, Columella e Virgilio. Il ricco materiale archeologico di età preistorica rinvenuto, come ad esempio i resti di palafitte ritrovati nella zona delle Torbiere del Sebino, racconta come qui si stanziarono popolazioni primitive, alle quali subentrarono via via i Galli Cenomani, i Romani e i Longobardi.
La coltivazione della vite fu una costante della Franciacorta, dove, dall’epoca romana al periodo tardo-antico fino al pieno medioevo, crebbero vigneti anche grazie alle favorevoli condizioni climatiche e pedologiche. Con alti e bassi, la viticoltura in queste terre non s’interruppe mai.

La storia della Franciacorta è stata fortemente caratterizzata dalla presenza di grandi enti monastici che qui avevano, già prima del Mille, grandi possedimenti e che fecero una grande opera di dissodamento, bonifica e coltivazione del territorio. Tra i più attivi c’era il monastero femminile di San Salvatore (in seguito intitolato a Santa Giulia di Brescia), fondato dal re Longobardo Desiderio e da sua moglie Ansa nel 753, le cui proprietà franciacortine sono documentate dal Polittico di Santa Giulia, un antico codice della seconda metà del IX sec.. Nella stessa epoca, tuttavia, erano presenti numerose altre corti monastiche, tra le quali quelle di Clusane (priorato cluniacense), Colombaro (cella di Santa Maria), Timoline (corte di Santa Giulia), Nigoline (corte di Sant’Eufemia), Borgonato (corte di Santa Giulia) e Torbiato (corte dei monasteri di Verona e di San Faustino di Brescia).
Il primo documento che ci fornisce notizia di proprietà in Franciacorta da parte del monastero bresciano di San Salvatore, divenuto poi di Santa Giulia, risale al 766. Si tratta del diploma con cui Adelchi, figlio del re Desiderio, donava al monastero tutti i beni avuti dal nonno Verissimo e dagli zii Donnolo e Adelchi, fra cui anche alcuni possedimenti in questa zona.

Durante il periodo delle Signorie, la Franciacorta era tutta guelfa, tranne due centri importanti alle sue porte (Palazzolo e Iseo) che erano nelle mani dei ghibellini. Vi trovò rifugio - alla corte dei Lantieri a Paratico e poi a Capriolo - l’esule Dante Alighieri. Furono anni assai cruenti, pieni di lotte e d’intrighi, cui pose fine la signoria di Pandolfo Malatesta: grazie ad un prolungato periodo di stabilità si ripresero le attività agricole e rifiorì la produzione vitivinicola. Il passaggio del bresciano, dal dominio visconteo a quello veneziano, vide alla ribalta la Franciacorta. A Gussago, infatti, nel 1426 fu organizzata la congiura dei nobili guelfi che consegnarono la città di Brescia alla Repubblica Veneta. In questo periodo furono costruite le prime alte torri di avvistamento quadrate e merlate che ancor oggi caratterizzano la Franciacorta. Il territorio franciacortino verso la fine del ‘400 era suddiviso nelle 3 quadre (una sorta di distretti, con un proprio capoluogo) di Rovato, di Gussago e, solo in parte, di Palazzolo.

Gli storiografi concordano nel far risalire la prima apparizione del nome “Franzacurta” al 1277, nello statuto municipale di Brescia, come riferimento all’area a sud del lago d’Iseo, tra i fiumi Oglio e Mella. La Franzacurta o Franzia Curta era allora una zona importante per il rifornimento di vino per la città di Brescia, ma anche per i borghi della Valcamonica e della Valtrompia e a sud per le città della valle padana.

La delimitazione geografica attuale della Franciacorta, invece, risale a un atto del 1429 di Francesco Foscari, Doge di Venezia, mentre la più antica mappa giunta fino a noi è del 1469: opera di un autore anonimo, viene conservata nella biblioteca estense di Modena.

La lotta fra Venezia e la Francia portò ancora la guerra in Franciacorta: nel 1509 la popolazione, in una ribellione divenuta quasi leggendaria e chiamata piuttosto enfaticamente “vespri della Franciacorta”, insorse contro i Francesi. Centro della rivolta fu Rovato. In seguito alle vittorie italiche di Napoleone, anche nel bresciano, fu proclamata la Libera Repubblica e nei paesi della Franciacorta si alzarono i vessilli della libertà e si distrussero le insegne della Serenissima. Poi fu la volta della dominazione austriaca, delle lotte risorgimentali, dell’annessione al Regno d’Italia.

In una relazione del ‘500 che il Podestà di Brescia, Paolo Correr, scrive all’imperatore, si accenna, oltre che alle vallate Valcamonega, Valtrompia e Lasabbio, anche alle quattro terre di Pedemonte, Franzacurta, Asolano e Riviera.

La Franciacorta attuale comprende un territorio che si estende sulla superficie dei seguenti comuni, tutti situati in provincia di Brescia: Adro, Capriolo, Castegnato, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Ospitaletto, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d'Iseo, Rodengo-Saiano e Rovato.

Il territorio, per lo più collinare e anticamente cosparso di boschi, è stato ultimamente trasformato con l'impianto di numerosi vigneti che ne caratterizzano la peculiarità.

Gli enti locali sono impegnati a salvaguardarne l'aspetto paesaggistico e conservativo sia dal lato fisico che dal punto di vista storico-culturale: numerose infatti le testimonianze architettoniche dell'antichità (monasteri, chiese, abbazie, ville e castelli dell'epoca medioevale).

Al confine meridionale della Franciacorta è situato il Monte Orfano, di chiara origine morenica, che raggiunge 451 m di altitudine massima.

Aspetto importante: il territorio tradizionalmente e localmente considerato "Franciacorta" è più esteso di quello rigorosamente rientrante nella relativa denominazione Franciacorta.

Pur vantando una lunga storia, il nuovo corso della vitivinicoltura della Franciacorta inizia a tutti gli effetti al principio degli anni sessanta con la nascita delle prime cantine.

Sul finire degli anni Settanta l’enologia italiana visse una fase di grande fermento e in Franciacorta diversi imprenditori investirono e puntarono sulla coltivazione della vigna. Infatti, ancora oggi moltissime cantine che producono Franciacorta (tra le quali diverse appartenenti alle prime quindici) sono state fondate da imprenditori bresciani nei classici settori economici diffusi in provincia.

Da lì la crescita è stata rapidissima fino ad arrivare all'odierna Franciacorta, zona vinicola italiana di sicuro riferimento nazionale per quanto attiene la produzione di metodo classico.

La produzione e commercializzazione di bollicine vi è andata assumendo un'importanza sempre maggiore negli ultimi vent'anni, tanto da fregiarsi del marchio DOCG e farsi conoscere nel mondo enologico per l'alta qualità raggiunta. Il nome "Franciacorta" è nel tempo diventato sinonimo del medesimo spumante DOCG prodotto nei numerosi vigneti della zona.

Dal luglio 2008, con la pubblicazione del nuovo disciplinare, il nome della DOC "Terre di Franciacorta", utilizzata per i vini fermi rossi e bianchi, è stato sostituito con Curtefranca.

La superficie vitata oggi in franciacorta supera di poco i duemila ettari. L'incremento di tale superficie che nel primo decennio degli anni 2000 è stato considerevole oggi ha subito una brusca frenata,complice anche la crisi globale,e per i prossimi anni non si prevedono ulteriori importanti sviluppi della crescita. Questo rallentamento è anche dovuto ad alcune scelte del consorzio Franciacorta volte a non creare un eccesso di offerta al fine salvaguardare i produttori attualmente presenti sul territorio.


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