mercoledì 19 agosto 2015

PARATICO

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Paratico è un comune che fa parte della  Franciacorta.

Le origini di Paratico sono molto antiche, come testimoniano i resti di insediamenti palafitticoli in riva al lago, risalenti al 2000 a.C. Dopo l'anno Mille, Paratico vide sorgere il castello della famiglia Lantieri, signori del luogo. Esso fu quasi interamente smantellato ai primi del Cinquecento. Oltre all'agricoltura ed alla pesca, ebbero una certa importanza l'attività tessile e quella estrattiva (cave di pietra arenaria).

Secondo un'antica tradizione confermata dalla Cronaca della Famiglia Lantieri de Paratico, presso il castello Lantieri soggiornò Dante Alighieri, che poi usò l'immagine del castello di Paratico per la descrizione del Purgatorio nella sua Divina Commedia.

Dopo che nel 1876 fu completata la ferrovia Palazzolo-Paratico, la cittadina divenne punto di scambio delle chiatte che trasportavano i vagoni ferroviari dei prodotti siderurgici provenienti da Lovere.

L’abitato Storico di Paratico si sviluppò sui versanti di collinette prospicienti il lago. Sulla sommità di una di queste colline si trovano i ruderi del Castello Lantieri (sec. XI-XV). Sulla sommità di un’altra in posizione dominante il paese si trova la Parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Nel cuore del centro abitato si trova la Torre Lantieri del sec XIV a pianta quadrata. Al piano terra è stata collocata la quadrisfera, di cui ne esistono solo altri tre esempi in Italia: in una stanza oscurata vengono proiettate e moltiplicate all’infinito immagini e filmati grazie ad un sistema di luci e specchi.

Dal centro abitato, percorrendo una stradina tortuosa, si arriva al Castello Medievale, edificato nel 1007 dai nobili Lantieri. La fortezza proteggeva il centro abitato di Partatico, oggi sconvolto dall’espansione edilizia degli anni ’70. Il Castello Medioevale subì più volte modifiche strutturali; oggi, sul piccolo rilievo roccioso, abbandonato e smantellato, racconta l’assalto da parte delle truppe di Carlo V nel 1521, oppure il siggiorno di Dante, ospite dei Lantieri nel 1311. Ai piedi del castello, in fondo al colle, rimangono tracce di costruzioni antiche come la torre medioevale del 1397 ed i resti dell’antica cappella del castello dedicata a S. Carlo.

Meritevole di nota il Complesso Vanzago che fu castello di proprietà Lantieri. Distrutto dalle milizie bresciane nel 1241 fu successivamente monastero. Accorpata all’attuale struttura vi è una chiesetta con campanile semplice con cella campanaria. Sopra il portale in pietra di Sarnico sono evidenti degli affreschi.

La Torre Lantieri medievale si trova nel cuore del paese e fu realizzata per volere della famiglia Lantieri nel XIV sec.
La Torre ha pianta quadrangolare con dimensioni di 8.25 x 7.70 metri, si sviluppa su quattro livelli e fu edificata su uno sperone roccioso per assolvere alla funzione di torre difensiva. Fu utilizzata come abitazione, oggi invece è di proprità del comune di Paratico. E’ una delle attrazioni di questa località, infatti al primo piano è stata collocata una Quadrisfera, istallazione innovativa di cui ne esistono solo altri tre esempi in Italia (una è al CNR), pensata espressamente per coinvolgere il visitatore in un’esperienza totalizzante di immagini, suoni ed emozioni. Il visitatore entra in una piccola stanza oscurata e nel momento in cui la Quadrisfera si accende, si trova letteralmente parte di un nuovo mondo, fatto di immagini moltiplicate all’infinito, grazie ad un sistema di specchi e di luci che sembrano incorporare il visitatore stesso in questo cosmo di colori, luci, suoni e filmati. E’ difficile descrivere l’effetto con le parole, tanto che la vastità della sfera toglie per un attimo il fiato… Una vertigine che passa subito poiché poi si comincia ad essere coinvolti nel filmato, composto da una sinfonia di quattro montaggi intersecati. Inutile cercare di fissare lo sguardo su un singolo monitor, molto meglio farsi trasportare dalla coralità delle immagini. Il filmato introduttivo racconta la storia della zona, dalla Franciacorta al lago d’Iseo fino ad arrivare a Paratico, con le sue tradizioni popolari, i mestieri e i volti che hanno fatto la storia del paese.

In località S. Pietro è situata l'omonima chiesa, che doveva essere in origine una semplice cappelletta con l'immagine della Madonna dipinta sul muro, opera artistica del 1400. Con ogni probabilità doveva trattarsi della prima chiesa parrocchiale della zona. L'attuale costruzione sorse attorno al 1730 ed ogni anno all'8 dicembre fa da scenario alla tradizionale festa della "Madonna dei Pom" (narra la leggenda che l'uomo offriva come pegno d'amore alla sua donna una mela, siglando con questo gesto l'inizio del loro fidanzamento).
La chiesa parrocchiale risale al XV secolo. Attorno ad essa venivano inumate le salme della costruzione del cimitero di S. Pietro; fu ampliata e ristrutturata in stile composito nel 1724 ed ulteriormente abbellita nel 1878. Contiene opere pittoriche interessanti, un altare maggiore ad intarsi policromi ed uno splendido altare del Rosario a tarsie marmoree.
Molino e roggia Fusia costituiscono una complessa opera medioevale di ingegneria idraulica; serviva per il trasporto merci e favorì lo sviluppo delle attività commerciali ed il mercato di Paratico. Le colline circostanti offrono incantevoli panorami: qui si cava ancora la pietra arenaria detta "pietra di Sarnico", molto usata nei secoli scorsi, soprattutto a partire dal 1600, in tutto il circondario.

Il parco di Paratico, affacciato sulla sponda bresciana del lago di Iseo, rappresenta un interessante esempio di intervento paesaggistico, teso a coniugare la valorizzazione del contesto naturale con le esigenze di uno spazio di fruizione e di godimento a disposizione degli abitanti e dei turisti. Esso testimonia da un lato una strategia coraggiosa di politica di gestione territoriale e di marketing turistico, dall’altro una progettualità fresca ed originale, ricca di spunti innovativi nelle scelte botaniche, compositive e di arredo.
Le molte suggestioni offerte dal contesto paesaggistico lacustre sono state tradotte nella proposizione di una serie di quadri indipendenti, costituiti da “stanze verdi”, che si susseguono senza soluzione di continuità. Due percorsi longitudinali attraversano il parco, uno lungo la riva, l’altro centralmente, ricalcando le traiettorie dei vecchi binari del treno che, fino a cinquant’anni fa, consentiva il trasporto delle merci dalle rive del lago all’asse padano della linea ferroviaria Ferdinandea. Si incontrano perciò in successione: il giardino delle aiuole fiorite, costituite da una serie di grandi vasche rialzate di ferro arrugginito disposte diagonalmente, ricche di erbacee perenni e bulbose, che invitano gli occhi a dirigersi verso il panorama lacustre; la stanza dove la ghiaia disegna onde che si rincorrono, a richiamano di quelle create dall’acqua increspata del lago, fiancheggiate da una distesa di erbe dalle spighe fluttuanti; la stanza dominata da un grande pergolato di legno ricoperto da vite americana maritata con delicate rose profumate, a suggerire la vocazione agricola e vinicola delle colline di Franciacorta; la piazza centrale, protagonista, in cui campeggiano due vasche di pietra di forma rettangolare con ninfee bianche, a riproporre in miniatura gli scenari offerti dal lago lungo le sue sponde. Particolare cura è stata posta nel recupero, attraverso un linguaggio sobrio e contemporaneo, delle tante tracce di archeologia industriale presenti nel luogo: il disegno della pavimentazione, composta da una combinazione di porfido rosso e pietra luserna, che incorpora i vecchi binari del treno; l’utilizzo di materiali poveri, legno e ferro, nelle diverse strutture, quali la pergola ed il gazebo, le fioriere, le sedute e il tavolo circolare; la presenza di una fontana dal disegno semplice, ricavata da un blocco di roccia della confinante Sarnico, sede di rinomate cave.
Degna di attenzione la scelta delle piante, scaturita non solo dall’esigenza di rendere interessante lo spazio verde durante tutto l’anno con un alternarsi di fioriture, ma anche dal desiderio di far conoscere ai fruitori la grande varietà di specie botaniche, nel rispetto delle caratteristiche agronomiche del luogo. Ecco allora l’utilizzo di un elevato numero di tipi di alberature, di arbusti e di erbacee perenni, con basse richieste manutentive e di apporto idrico, all’insegna del tentativo di promuovere la cultura, la curiosità e, non da ultimo, la biodiversità.

L’oselanda (uccellanda), così come viene comunemente definita questa palazzina neogotica nel gergo comune della gente del paese, non consente una puntuale relazione storica poiché priva di documentazione specifica che ne definisca le vicende. Le uniche fonti attendibili sono quindi riscontrabili solo nella cronologia catastale e nelle testimonianze dirette.

L’edificio risulta rilevato cartograficamente solo nel 1898 al Catasto del Regno d’Italia, come proprietà della famiglia Della Santa, da questa acquisita, insieme ad altri terreni, dai Della Bianca de Colombo. In seguito le proprietà dei Della Santa passarono alla Famiglia Madruzza, infatti l’edificio è documentato nel Catasto del Regno d’Italia e in quello urbano (dal 1905 al 1988), come proprietà di quest’ultima. Non è nota la data del passaggio, ma si trattò probabilmente di un atto ereditario non notificato, visto che le due famiglie erano legate da vincoli di parentela.

La data di costruzione rimane tuttavia incerta, ma sicuramente ascrivibile agli anni che vanno dal 1852, quando il terreno è ancora registrato come vigna, al 1898, quando l’edificio risulta rilevato nel Catasto del Regno d’Italia. E’ emersa durante i recenti lavori di restauro la data 1873, collocata sulla parete destra dell’ingresso privo di finestrelle laterali, che potrebbe coerentemente riferirsi all’anno di costruzione.

La committenza sembra dunque riferirsi o alla famiglia Della Bianca de Colombo o ai Della Santa.

L’edificio si presenta su due ordini, con marcapiano contrassegnato da elementi decorativi geometrici. A piano terra si trovano, una per lato, tre porte d’ingresso, di cui le laterali caratterizzate dalla presenza di due finestrelle simmetriche. Sopra le porte si colloca un archetto gotico che funge da legame architettonico con tutte le altre aperture. Nel lato semicircolare si trovano cinque finestre, di cui due cieche, sempre sovrastate da archetti a sesto acuto.

Al primo piano si collocano tre trifore, una per lato, con archetti gotici sorretti da pilastrini in pietra arenaria locale caratterizzati da capitelli decorati e, nella zona semicircolare da una loggetta stilisticamente simile alle aperture appena descritte.

Nella fascia del sottotetto è da notare la decorazione, costituita da una serie di archetti trilobati inscritti in archi a sesto acuto, ripresa, con tratti più semplici, in quella sottostante il marcapiano.

Tutti gli elementi decorativi sono stati incisi direttamente sulla superficie prima di essere intonacati.

Dal 1943 l’edificio risulta destinato ad abitazione, composto da ingresso, cucina e latrina a piano terra; ingresso e camera al primo piano; cantina al sotterraneo.

Successivamente la costruzione viene acquistata dal Comune di Paratico ed è oggi osservabile in seguito a lavori di restauro ultimati nell’estate 2001.



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