martedì 4 agosto 2015

POLAVENO



Polaveno è un comune della provincia di Brescia. È un centro artigianale in un'area di valico tra la Val Trompia e il Lago d'Iseo.

Il territorio comunale è costituito da un altopiano alquanto ondulato che si può raggiungere dalla Val Trompia e da lseo con la strada provinciale 48 o da Gussago con la provinciale 10. Il capoluogo, Polaveno, è posizionato nella parte più eminente dell'altopiano e comprende le frazioni di Gombio e San Giovanni, che si collocano in due vallate minori attigue a quella principale che costituisce la Val Trompia, solcate da due torrenti, denominati rispettivamente Fosso di San Giovanni e Gombiera, quest'ultimo affluente del Mella.

Al Passo dei Tre Termini passa il confine con Iseo.

La vegetazione dei boschi che circondano l'abitato è quella tipica della zona prealpina con abbondanza di castagni, querce, faggi e betulle.

L'etimologia del nome Polaveno è ancora incerta, ma la più diffusa tradizione fa derivare il nome dal latino "advenae Polae" che significa "venuti da Pola", ipotesi che si rifà alla tradizione secondo la quale il paese sarebbe stato fondato da un gruppo di emigrati istriani che si fermarono nella zona per coltivare il terreno e allevare bestiame. Al nome di Polaveno si può anche attribuire un'altra origine, cioè quella di "polis advenae" ("venuti dalla città"), che in questo caso sarebbe Brescia.

Secondo altre opinioni, il nome potrebbe essere derivato dall'unione dei termini "pullus" ("terreno") e labes ("frana"),traducibile con "terreno franoso/paludoso", come è parte del territorio di Polaveno, oppure rifarsi a "Pola-Poi", da intendersi come "piccola sorgente" o "luogo dove si beve".

L'etimologia del nome della frazione Gombio pare invece chiara. Il nome deriva con molta probabilità dal fatto che la valle è a forma di gomito e quindi il termine deriverebbe dal dialettale "gombèt" ("gomito").

In passato, Polaveno fu una giurisdizione autonoma, feudo dei conti Avogadro di Zanano che lo ebbero nel 1409 in regalo da Pandolfo II Malatesta. Con l'arrivo del governo della repubblica Veneta, dopo quello del Malatesta, gli Avogadro ottennero di scambiare questo feudo con quello, più ricco, di Lumezzane Così Polaveno tornò ad essere autonomo ed indipendente, cominciando ad appartenere alla quadra di Gussago.

Dopo aver fatto parte del distretto rurale e della pieve d'Iseo, nel Medioevo fu a lungo possedimento dei monaci benedettini (che vi intrapresero una vasta opera di bonifica) venendo in seguito infeudata alla nobile famiglia degli Avogadro, cui fu confermata, nella prima metà del XV secolo, da Pandolfo Malatesta e dal doge veneziano Francesco Foscari. La storia successiva, nella quale mancano eventi di particolare rilievo, non si discosta da quella dei territori circostanti, occupati dalle truppe napoleoniche sul finire del Settecento. Alla restaurazione austriaca e ai moti risorgimentali seguirono l'annessione al regno d'Italia e il coinvolgimento negli avvenimenti nazionali e internazionali della seconda metà dell'Ottocento e della prima del Novecento.

La chiesa di San Nicola Vescovo, a singola navata, risale al XV secolo e sebbene le bellezze dell'architettura lombarda quattrocentesca siano state deturpate da altari barocchi e da successivi restauri compiuti nel 1639, esse ancora spiccano chiaramente nella cordonatura della volta. Sulla parete a destra sono stati scoperti alcuni affreschi votivi del Quattrocento e del Cinquecento, rappresentanti la Madonna, san Biagio Vescovo e san Pancrazio.

Perimetralmente alla chiesa ci sono varie epigrafi del XVIII secolo, in ricordo dei parroci qui sepolti.

La realizzazione della parte più antica della chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni risale al XVI secolo, con una collocazione in senso trasversale all'attuale. Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito innumerevoli interventi ed ampliamenti, a partire dalla costruzione dell'attuale battistero, avvenuta nel 1881 e quella della torre campanaria, aggiunta alla struttura iniziale soltanto nel 1911, anno in cui si provvedette anche al restauro dell'organo pre-esistente.

Oggi si presenta come una struttura ad unica navata, con volta a botte, decorata e dipinta, con immagini che richiamano gli episodi più salienti relativi a San Giovanni Battista, risalenti alla prima metà del XX secolo.

Lungo il perimetro della chiesa, si possono individuare cinque cappelle laterali. La prima sulla destra della navata contiene l'altare della Madonna del Rosario, con statua lignea della Beata Vergine e soasa dorata realizzate nel 1968.

Ben più antiche sono la statua di San Rocco, compatrono della parrocchia, databile a fine '500, inizio '600, collocata nella seconda cappella sulla destra, la pala maggiore, raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e San Rocco, risalente al XVII secolo, la pala di San Luigi e quella di Sant'Antonio da Padova, che possono essere fatte risalire anch'esse a quel periodo.

La chiesa della Madonna della Neve in Gombio è collocata nella frazione più bassa del comune, risale al XVIII secolo e conserva un bellissimo altare marmoreo policromo ed una settecentesca statua lignea della Madonna dal volto dolcissimo.

Il santuario di Santa Maria del Giogo è di notevole importanza, convento e ospizio dei monaci Benedettini dell'abbazia di Rodengo: essendo questo giogo uno dei passi più frequentati, tra la Valle Camonica e Brescia i monaci avevano fondato un ospizio per il soccorso e la ristorazione dei viandanti. Di costruzione medioevale si colloca su un'altura che sovrasta la Val Trompia e il Lago di Iseo. Le recenti restaurazioni hanno permesso di portare alla luce gli affreschi sulle pareti interne, risalenti nel tempo, che erano stati coperti da interventi successivi.

L'antica chiesa di San Martino sul monte, in località Prato, tra Polaveno ed Iseo è una costruzione dell'ordine cluniacense, caratterizzata da uno stile romanico tipicamente lombardo, fondata tra il 1080 e il 1100. Dapprima fu una dipendenza del monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa, presso Provaglio d'Iseo, poi fu unita alla Pieve di Iseo.

Ora assai decadente, nel XVI secolo ospitava il culto di San Carpoforo come santo taumaturgo in opposizione al mal di testa; la sua devozione venne però vietata al tempo di San Carlo Borromeo poiché finiva in superstizione.

Nell'ultimo periodo è stato creato un percorso che ricostruisce la storia della valle  delle sorgenti dei lupi con cartelli che riportano gli ultimi avvistamenti, raccolgono storie, foto storiche, usanze e molte altre curiosità. Sul percorso inoltre sono state ricostruite trappole per i lupi ed un autentico poiàt che veniva usato per produrre carbone. La zona si trova alla fine della contrada Gremone e il sentiero collega la frazione di San Giovanni con quella di Gombio.

Il tradizionale palio che si tiene una volta all'anno, in occasione della festa di Sant'Anna, compatrona della parrocchia di Polaveno, prevede una corsa delle oche che vengono incitate con una bacchetta dai loro padroni (ocaioli), senza che però essi le tocchino con le verghe, pena la squalifica.

L'economia si basa sia sull'agricoltura che sull'industria. I polavenesi hanno un indice di vecchiaia inferiore alla media e si distribuiscono soprattutto tra il capoluogo comunale, interessato da una forte crescita edilizia, e le località di Gombio, Zoadello e San Giovanni, in cui si registra la maggiore concentrazione demografica. Il territorio, comprendente anche i nuclei abitati di Castignidolo, Fildosso, Gorgo, Pina e Scae, presenta un profilo geometrico irregolare, con accentuate differenze di altitudine.


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