Passirano è un comune della provincia di Brescia.
Il paese è nato nel Medioevo quando si svilupparono i villaggi di Passirano Mattina e Passirano Sera intorno ai rispettivi castelli, feudi intestati alla famiglia dei Passirani che hanno preso il nome dall'abitato.
Nel 1478 gli abitanti dei due centri sfuggiti ad un'epidemia di peste costruirono il Santuario di San Rocco, a metà strada fra i due villaggi. Col tempo intorno al santuario si andarono sviluppando nuove case tanto che nel XIX secolo i due centri si erano ormai fusi. Il santuario fu ampliato e diventò l'attuale chiesa parrocchiale di San Zenone.
Alla fine dell'Ottocento il suo territorio comunale fu ampliato comprendendo la frazione di Monterotondo e negli anni trenta si aggiunse anche la frazione di Camignone.
Le origine di Passirano sono sicuramente antichissime, ma non vi è nessuna notazione storica di rilievo che possa permettere una datazione certa della fondazione del Paese. Verosimile è che il nome Passirano derivi da quello della famiglia "de’ Passirani" , famiglia nobile che qui abitò sicuramente dal Medioevo fino al ‘600 e che era proprietaria di vasti territori. Anche se nei documenti storici si parla sempre di Passirano, la realtà era diversa in quanto Passirano era divisa in due ben distinti villaggi, Passirano Sera e Passirano Mattina detti anche di Sopra e di Sotto, ognuno con il suo castello e la sua parrocchiale. Questi due paesi erano formati da gruppi sparsi di case e cascine che formavano la Contrada di Sopra, la Contrada di Sotto, Villa, le Piazze, la Campagna, il Cantone di Sopra e il Cantone di Sotto. Una data importante da ricordare è il 1479, anno in cui, a conclusione di una epidemia di peste causata da un’invasione di locuste, gli abitanti di Passirano Sera e Passirano Mattina iniziarono la costruzione di un Santuario, come ex voto per la grazia ricevuta della fine del morbo, a mezza strada tra i due centri abitati. L’attuale parrocchiale di San Zenone è posta nel luogo in cui fu eretto il citato Santuario dedicato a San Rocco. Oggi dei due paesi rimane solo un vago ricordo, Passirano si è sviluppato soprattutto nell’ultimo secolo attorno alla chiesa. Le due precedenti parrocchiali sono divenuti edifici privati, del Castello di Passirano mattina restano solo le mura limitrofe mentre resta imponente il Castello di Passirano Sera che nei manuali viene indicato tuttora come il meglio conservato di tutta la Lombardia. Il Comune di Passirano si completa con le frazioni di Camignone, annesso al capoluogo negli anni ’30 per riordino territoriale, e Monterotondo, accorpato dopo il distacco da Borgonato a fine ‘800.
Camignone si trova a nord di Passirano ed è posto a 226 m sul livello del mare. Il nome, per alcuni deriverebbe da Cà minor (casa minore) o da Caminus (camino di fornace) oppure, per altri, da un nome di persona Caminio. L’ipotesi più accreditata è la derivazione da Cà minor (del Guerrini), in quanto collegata, come casa monastica minore, al monastero cluniacense di Rodengo. Fin dall’epoca romana Camignone doveva far parte di un pago romano in quanto Valenzano, un gruppo di abitazioni con edifici di rilievo e una chiesa situato ad est verso Brescia, era probabilmete la villa suburbana di qualche ricco patrizio della "gens Valentia". Valenzano è forse l’insediamento più antico di tutto il territorio comunale. Attorno a questo primo insediamento perciò, si sviluppa il comune medioevale di Camignone e, verso il 1000, vi sorge una casa colonica dei monaci cluniacensi, già accennata all’inizio, che, trovandosi presso le vie di comunicazione, ospitava viandanti e pellegrini. Lungo la strada provinciale sorgeva un gruppo di case con una casa d’albergo (bettola – posta nella zona dell’attuale Via Bettole) che indicavano la presenza di una antica diaconia, che si trasformerà poi nella Parrocchia di Camignone. Una vera comunità sorse nel X secolo quando si formò una vicinia e sorse un castello o una rocca in località San Lorenzo dove si possono vedere ancora alcune forme architettoniche. E’ di questa epoca la presenza di una famiglia importante e potente, quella dei Camignoni che, trasferitasi a Brescia nel 1113 diede il nome a una via della città. La vita ecclesiastica di Camignone gravitò attorno alla pieve di Bornato fino al XV secolo, periodo in cui si sviluppò autonomamente attorno alla chiesa di San Lorenzo in castro. Oltre alla chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo, ampliata e completata con la grande scalinata a fine ottocento, è presente la quattrocentesca chiesa di San Faustino in monte, posta sul monte di Valenzano, ma già nel 1567 in decadimento e rifugio di zingari. Da segnalare la costituzione del "Monte frumentario" verso la metà del 1500, eretto per aiutare la popolazione di Camignone e Valenzano, trasformato nel 1882 nella "Cassa dei prestiti Agrari".
Le dolci ondulazioni collinari diedero origine certamente al nome di Monterotondo che sorge a 217m sul livello del mare (altezza massima 318m, colle di San Giorgio). La forma rotonda delle colline è ripresa dallo stemma dell'antico Comune, con sei colline tonde sormontate da una croce rossa tra due ramoscelli d'ulivo, e da un altro emblema raffigurante tre colline tonde sovrastate da un tralcio di vite, ad indicare anche la fertilità vinifera di queste colline. Già nel 1274 l'antichissima chiesa di San Vigilio viene ricordata per il pagamento della decima di novali al Vescovo, ma la storia di Monterotondo è legata soprattutto alla vita del castello di San Giorgio, di probabile appartenenza ai ghibellini Isei (Oldofredi) che avevano in tutta quest'area una serie di torri e rocche e che promossero varie azioni di guerriglia da Monterotondo contro i guelfi di Cazzago e Passirano. Alcuni storici sostengono che tale Inverardo Bornato abbia dato origine agli Inverardi di Monterotondo alla cui famiglia sarebbe appartenuto il monaco Arnaldo da Brescia. Certo è che nel 1145 i suoi partigiani religiosi e politici, vinti e dispersi dal forte partito che sosteneva i diritti feudali del Vescovo, trovarono ospitalità in questo castello. Elia Caprioli narra un altro episodio di pochi anni successivi, quando il castello fu assalito da un esercito di bresciani capitanati dai consoli Alberto Gambara e Gerardo della Porta perché i seguaci di un certo Arnaldo, che vi erano rinchiusi, saccheggiavano e depredavano il territorio circostante. La spedizione cittadina, sostenuta dal partito vescovile, portò nel 1154 alla distruzione del castello e del borgo, facendo presagire una volontà di egemonia sul territorio da parte della città. Sulle rovine del castello sorge attualmente la Chiesa di San Giorgio (fine '400 - inizio '500), certo sviluppo di un più antico luogo di culto legato al castello. E' impossibile ricostruire la storia più antica del Comune di Monterotondo per la scarsità dei documenti reperiti. Elenchiamo i principali passaggi che hanno segnato la vita e l'appartenenza a diverse situazioni di questa comunità: 1696: Monterotondo si separa da Bornato e si costituisce Comune autonomo della Quadra di Rovato 1805: il 5 giugno nasce il Comune di Borgonato con Monterotondo, nel Cantone di Adro, collegato al Comune di Passirano, dal quale però conserva distinzione dei beni e autonomia operativa 1816: il Comune di Borgonato con Monterotondo si stacca da Passirano acquisendo piena autonomia; la nuova formazione era retta da un unico Consiglio Comunale che teneva separati i relativi beni e la loro amministrazione. 1867: Monterotondo passa al Comune di Passirano, di cui è tuttora una frazione.
Arrivando dal paese si nota subito il castello di forma quadrata, chiuso da mura alte e massicce, realizzate in pietra di Sàrnico a blocchi irregolari. Le merlature ghibelline, cosiddette “a coda di rondine”, risalgono al periodo secentesco, probabilmente ritoccate nell'Ottocento. Due le torri a pianta semicircolare che contraddistinguono questa costruzione: una, più alta verso Levante; l’altra, più bassa a Ponente, detta anche “Torre della Specola”.
Rimaneggiato nel XVIII secolo, più che un castello vero è proprio è un recinto fortificato, munito di torri tonde e quadrate, il più significativo giunto fino a noi in Lombardia orientale: vi si accede da un portale monumentale di origine settecentesca. All’interno, un grande cortile. Nelle sue antiche cantine invecchiano i vini dei Marchesi Fassati di Balzola, proprietari del maniero, un’antica famiglia piemontese trasferitasi in Franciacorta nel 1859. Nelle cantine dell’azienda vengono selezionate e lavorate le uve provenienti da vari vigneti, alcuni dei quali sono situati appena fuori dal castello.
Sorge proprio di fronte al castello la bella villa Fassati costruita nel XVI secolo con facciata settecentesca e ampio giardino.
Lontana, sulla cima di un colle, si scorge la signorile villa la Tesea di origine cinquecentesca.
La chiesa parrocchiale seicentesca, dedicata a San Zenone, fu costruita su preesistenti edifici facenti parte di un convento e di un santuario titolato a San Rocco, fatto erigere, per voto, nel 1479 ed affidato ai padri Serviti. La sua decorazione artistica fu completata solo nell'ottocento con interventi di Antonio Guadagnini (1817-1900). La facciata venne rifatta nel 1903.
La cappella della Maternità ha un elegante portichetto cinquecentesco costruito per offrire riparo ai viandanti. Vi si venera la Beata Vergine dell'abito alla quale, ogni anno, la seconda domenica di ottobre, è dedicata una festa religiosa e profana insieme. Molto sentita dalla popolazione è nota con il nome di Madonna dei tordi.
Il comune di Passirano è composto anche da tre importanti frazioni. Camignone con i bellissimi vigneti, il nucleo storico cinquecentesco di contrada Barboglio, Villa Giordani e la splendida Villa Ducco - Catturich di origini trecentesche la cui vista è caratterizzata dalla presenza di pini marittimi. Monterotondo, il cui castello venne distrutto nel 1153 dopo aver dato ospitalità ai seguaci del celebre monaco riformista Arnaldo da Brescia, condannato al rogo. Sulle sue rovine sorse nel '400 la chiesetta di San Giorgio. Il paese deve il nome all'altura sulla quale sorge e dalla quale si domina tutta la Franciacorta. Minuscolo, ma suggestivo borgo è Valenzano con antiche case in pietra e la piccola chiesa di Sant'Alessandro che conserva nel campanile le linee romaniche.
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