Rovato è un comune della provincia di Brescia.
Il 2 giugno 2014 ha ottenuto il riconoscimento del titolo di città.
Secondo la tradizione, c'era un tempio al dio Sole, culto diffuso tra i legionari dalla fine del sesto secolo A.C.. Si notano sul monte Orfano sistemi di fortificazione costruito secondo i dettami tecnico strategici tipicamente gallici: cioè bastioni costituiti da potenti recinti di massi e pali; più all'interno si scorgono costruzioni destinate agli uomini e cioè recinti per cavalli; magazzini per attrezzi ed alimenti. L'area del convento dell'Annunciata e di S. Michele sopra Rovato costituiva il vero caposaldo del territorio dotato di potenti e articolate fortificazioni. La costruzione e il mantenimento di queste costruzioni difensive fu possibile grazie alla straordinaria ricchezza di queste zone quanto a legname pietre ed acqua.
La prosperità del popolo Cenomano e delle sue conquiste in Franciacorta volge a termine nel primo secolo a.C., con l'avvento dei Romani. Era il tempo di Giulio Cesare e della Gallia Cisalpina, tempo di grande innovatività nei settori del commercio, dell'agricoltura, dell'edilizia. Proprio in questo periodo di estrema floridezza la Franciacorta acquista importanza e si organizza attorno al castrum di Rovato, collegato ad opere militari sul Monte Orfano e sui colli circostanti, che divenne il fulcro di tutto quanto il sistema accentrando la funzione militare, artigianale, commerciale e rurale. La riorganizzazione militare dell'area del Monte Orfano in particolare a Rovato diede la seguente struttura del territorio: venne edificato un poderoso castrum consistente nel quadrilatero urbano, all'interno del quale altri quadrilateri, a livelli diversi, erano adibiti a varie funzioni; il tutto era legato un sistema di imponenti mura.
L'impoverimento causato dalle razzie e dai saccheggi, conseguente all'avvento delle invasioni barbariche, ha una battuta d'arresto con l'insediamento dei Longobardi nel 568 d.C. La popolazione longobarda entrata dall'arco alpino in Italia e guidata nei primi tempi dal re Alboino, ristruttura la fortificazione romana presente nell'area dell'attuale convento della SS. Annunciata facendo di Rovato il centro istituzionale dell'antica Franciacorta. Con la conversione dei longobardi al cattolicesimo, curata dal pontefice Gregorio Magno, durante il regno di Agilulfo, la storia religiosa e quella civile s'intrecciano. I longobardi, infatti, attribuiscono all'area del monte Orfano, già loro sede giurisdizionale, anche la funzione di centro del culto cristiano. Quest'ipotesi è prepotentemente confermata dall'edificazione della chiesa di S. Michele, posta sulla cima del Monte Orfano, a pochi passi dal convento. S. Michele rappresenta infatti l'angelo guerriero patrono dei longobardi. L'ubicazione nei pressi di una sorgente e l'analisi della struttura architettonica confermano l'origine longobarda della chiesa datata presumibilmente tra l'ottavo e il nono sec. d.C.
Nel 1265, acclamato dai guelfi, il conte di Fiandra Roberto de Béthune (facente parte della spedizione italiana di Carlo d'Angiò) occupa il castello. La campana del vespro del 9 novembre fu il segnale dell'insurrezione antifrancese dei rovatesi, che misero in fuga gli stranieri. L'insofferenza dei rovatesi verso qualsiasi giogo si confermò nel 1312, nei confronti delle truppe di Enrico VII. Nel 1326, dopo un assedio, Azzone Visconti riuscì a impossessarsi di Rovato solo col tradimento. Dopo le contese tra Milano e Venezia, Rovato solo con ritardo, nel marzo 1428, acconsentì a giurare fedeltà alla Serenissima. Nel 1438, al passaggio dell'Oglio da parte delle truppe viscontee di Niccolò Piccinino, Venezia affidò la difesa del contado a Leonardo Martinengo da Barco con mille valtrumplini che, dopo scaramucce, si chiusero nel castello di Rovato (13-30 agosto) ad opporre infruttuosa resistenza all'assedio. Riconquistato nel 1440 da Venezia, dopo altre occupazioni milanesi (il 7 novembre 1453 il vincitore Francesco Sforza riconobbe il valore dei difensori, scrivendo di proprio pugno "virtute" sulla porta nord del castello), solo con la pace di Lodi del 9 aprile 1454 Rovato tornò definitivamente a Venezia. La Dominante riconobbe l'importanza strategica del luogo e nel 1470 concesse sgravi fiscali per agevolare le opere di fortificazione. Un famoso storico di Rovato, il Cocchetti afferma che nell'archivio comunale di Rovato rinvenne memorie del '400 che facevano riferimento agli antenati del pittore Alessandro Bonvicino, meglio conosciuto come il Moretto. La cittadinanza fu chiamata a versare contributi per le guerre che Venezia condusse nella seconda metà del secolo, in particolare contro i Turchi che, conquistata nel 1453 Costantinopoli, minacciavano i domini della Serenissima nel Mediterraneo orientale. Sempre nel '400 nacque il "Consorzio", istituto di carità che funzionò fino al 1811, quando i suoi beni confluirono nell'ospedale. Dopo che l'impari lotta di Venezia contro tutti, messile contro da papa Giulio II nella lega di Cambrai, si risolse nella dura sconfitta subita dalla Serenissima il 14 maggio 1509 ad Agnadello dove alcuni capitani bresciani tradirono - il 19 maggio Rovato aprì il proprio castello ai francesi, incapaci però di accattivarsi la simpatia della popolazione. Un notabile rovatese, Lorenzo Gigli, organizzò l'insurrezione, scoppiata il 7 agosto nonostante il giorno prima la guarnigione occupante fosse stata rinforzata di un corpo di cavalleria. Il 9 i francesi dovettero abbandonare ignominiosamente il campo. Ma nessuno seguì il coraggioso esempio di Rovato, che rimase libera e isolata. Il Gigli e altri furono presi e le loro teste caddero nel settembre successivo in piazza della Loggia a Brescia. Nel febbraio 1512 Rovato, non persasi d'animo, partecipò alla sollevazione antifrancese che nel capoluogo si concluse col tristemente famoso "sacco di Brescia" ad opera di Gaston de Foix. Per scontare la fallita ribellione, Rovato dovette sborsare una multa ingentissima (quasi 10 mila ducati d'oro), oltre a partecipare alla multa di 96 mila ducati imposta alla provincia. Quando riprese il potere, Venezia non manifestò particolare gratitudine a Rovato. Anzi: il 3 maggio 1519 autorizzò il mercato del bestiame a Chiari, in concorrenza con quello rovatese, che vantava una tradizione medievale. Nel '500 nacque l'Accademia medica degli "Eccitati", per iniziativa del medico di Rovato Felice Bettera (autore di un "Trattato sulla peste"), che mise a disposizione, come sede, la propria abitazione. Vi si mettevano in comune le singole esperienze di casi incontrati nell'esercizio della professione.
Nel 1685 La Repubblica di Venezia concesse l'erezione di un archivio notarile a Rovato. Personaggio di rilievo fu, in quel secolo, Leonardo Cozzando (1620-1702), professore di filosofia a Verona e Vicenza, che scrisse un volume sulla filosofia greca e una "Libreria bresciana", stesa nel convento dell'Annunciata, dove trascorse i suoi ultimi anni. Durante la guerra di successione spagnola (primi del '700) Venezia, neutrale, concesse però agli eserciti stranieri di attraversare il suo territorio. Il principe Eugenio di Savoia, che comandava gli imperiali (e batté i francesi presso Chiari) sostò a Rovato e, salito al Monte Orfano, lo definì "il più bel punto di vista che abbia l'Italia". Significativa fu nell'800 la presenza a Rovato dell'architetto Rodolfo Vantini, amico del prevosto Carlo Angeloni. Si batté con successo perché la ferrovia Chiari-Brescia passasse per il paese (e non, come da un primo progetto, per Travagliato), disegnò il portico della piazza centrale ed eseguì altri lavori nella zona. Durante il Risorgimento, Rovato partecipò all'insurrezione antiaustriaca di Brescia del marzo 1848 (raccolse e curò i feriti); l'anno dopo le truppe austriache, dirette a Brescia per reprimere le famose Dieci giornate, passarono da Rovato. Nell'aprile 1862 fu Garibaldi in persona a inaugurare la Società del tiro a segno. Iniziarono anni di sviluppo e progresso: nel 1877 fu inaugurata la ferrovia per Coccaglio e nel 1897 la tramvia Chiari-Rovato-Iseo. Va ricordato lo storico rovatese Carlo Cocchetti (1817-88), insegnante, considerato il fondatore dell'istituto magistrale "Gambara" di Brescia, autore di "Brescia e la sua Provincia", comparsa nel 1858 nella "Grande illustrazione del Lombardo-Veneto" curata dal suo amico Cesare Cantù.
La dipartita degli austriaci inaugurò a Rovato un regime politico e amministrativo centrato sul raggiungimento di un'ampia autonomia. Il 12 febbraio 1860, la Giunta municipale rovatese si costituì in ufficio e relazionò al Consiglio del 7 marzo successivo il proprio programma. Nel 1861 si deliberò di licenziare "il pedone distrettuale" sostituito dall'Ufficio Postale. Nel 1862 fu istituita la "Giudicatura Mandamentale" (la Pretura) che trovò sede presso il Municipio. Nel 1868 nacque la "Società Operaia, Industriale ed Agricola" di Rovato, la società aveva una matrice laica di stampo liberale, e creò ben presto una scuola per lavoratori. La scuola si consolidò nel tempo e divenne la " Scuola Professionale di Disegno Francesco Ricchino", tuttora esistente. Il 24 maggio del 1869 aprì il suo sportello in Municipio, su istanza del Comune, la Cassa di Risparmio di Milano.Fu un avvenimento di grande importanza nella strategia economica del nostro paese, che nel corso della propria storia vide un sempre più consistente incremento d'Istituti di Credito. Nel 1871, secondo i dati del censimento, gli abitanti di Rovato erano 7370. Dieci anni più tardi, 1881, raggiunsero i 7825 di cui 4582 residenti nel centro e i restanti nelle frazioni. L'Ospedale civile sorto nel 1763 per oblazione dei cittadini, fu in seguito ceduto alla "Congregazione di Carità" a cui il Comune rimborsava parte delle spese per i degenti poveri. Nel 1889 fu istituito l'asilo infantile, sovvenzionato dal municipio mentre dal 1836 esisteva a Rovato un orfanotrofio femminile fondato dal prevosto Angelini per le ragazze rimaste orfane a causa dell'epidemia di colera. La situazione scolastica, fu oggetto di particolare attenzione da parte della rappresentanza municipale; anche perché il paese aveva una lunga tradizione culturale da rispettare risalente al XV secolo, cioè alla fondazione del convento dell'Annunciata. Gli alunni delle classi rovatesi erano nel 1894 complessivamente 1141.La popolazione rovatese era prevalentemente costituita da: agricoltori, possessori di fondi e lavoratori sussidiari, da un rilevante numero di commercianti, a questi va aggiunta la schiera dei piccoli commercianti che esercitavano la loro attività nelle bancarelle del mercato, e dagli operai delle industrie artigianali. Per quanto riguardava la classe operaia le retribuzioni erano inadeguate ad affrontare i problemi della vita quotidiana così come per i contadini che erano gravati da pesanti carichi fiscali imposti dal governo per risanare le finanze, le condizioni di vita dei lavoratori della terra erano per la maggior parte dei casi miserabili. Base principale dell'alimentazione quotidiana era la polenta di granoturco che non forniva un'alimentazione completa e provocava la pellagra. Contro queste situazioni di grave disagio le organizzazioni sindacali d'ispirazione socialista e cattolica diedero vita ai primi grandi scioperi. A Rovato nel 1897 incrociarono le braccia, chiedendo aumenti salariali, i conciatori di pelle dello stabilimento Merlini (37 su 39) e lo sciopero ebbe esito favorevole. Nel 1900, sempre a Rovato scioperarono gli operai della fabbrica Buffoli richiedendo una diminuzione delle ore di lavoro, 12 giorni di sciopero anche questi con esito positivo. L'eco della Rivoluzione Industriale si faceva sentire anche a Rovato. Sempre nel 1900 in un nuovo censimento gli abitanti risultarono 10.190. Rovato d'inizio secolo era piena di grandi progetti, impegnata nella realizzazione d'importanti opere destinate ad incidere profondamente nella vita civile e sul peso che Rovato aveva nei confronti dei comuni contermini, in forza dei servizi esclusivi che era in grado di erogare. Nel 1912 Rovato ebbe un suo primo periodico quindicinale, "Il Monte Orfano" diretto e quasi totalmente scritto da Oreste Bonomelli. Nel 1913 fu terminata la costruzione dell'acquedotto comunale posto nell'attuale Piazza Montebello, importante oltre che per le sue rilevanti dimensioni, anche per i pregevoli ornamenti in stile liberty. Sempre nel 1913 si tenne la prima Grande Esposizione Agricola Industriale, su ispirazione della manifestazione bresciana del 1904. La scarsa presenza d'attività industriali e manifatturiere portò,tuttavia, centinaia di rovatesi ad emigrare. Il flusso principale era orientato verso l'Australia, dove i cittadini furono impiegati nei lavori agricoli pesanti (il taglio della canna da zucchero), l'Argentina, il Belgio e la Francia dove si trovava lavoro nelle miniere di carbone. La Prima Guerra Mondiale che sconvolse e devastò l'intera Europa segnò anche il paese. Rovato pagò con 160 giovani vite stroncate e un numero imprecisato di mutilati e invalidi il suo tributo alla guerra. Ne è memoria il Sacrario ai Caduti presso le Scuole Elementari Comunali. A peggiorare la situazione nel 1918 vi fu una grave epidemia di Spagnola. Nel dopoguerra i problemi rimasti sopiti durante il conflitto si acuirono: disoccupazione, povertà diffusa, sfiducia nei confronti delle istituzioni erano all'ordine del giorno. Le elezioni del 1920 a Rovato si svolsero in un clima di grandi contrasti ed attese. Si presentò a Rovato, per la prima volta, il Partito Popolare con una lista composita guidata dal Cav. Antonio Rossi che raccolse molti moderati riscuotendo il successo elettorale mentre la minoranza fu rappresentata dai socialisti capeggiati da Oreste Bonomelli. Nel 1922 Mussolini instaurò la dittatura fascista e anche a Rovato il clima di convivenza civile si guastò. Nel 1926 furono sciolti i Consigli Comunali ed i sindaci sostituiti dai podestà, mentre venne cancellata ogni forma di partecipazione politica democratica. Anche Rovato seguì lo stesso destino. Furono anche gli anni della "Trasvolata polare" del 1926, fortunata, e del 1928 sfortunato nella quale perse la vita il rovatese Attilio Caratti "pioniere dell'aria".Nel 1935 furono edificate le Scuole Elementari Comunali. " L'8 giugno del 1940 a Rovato in Piazza Cavour quattro enormi altoparlanti presidiati da pochi fascisti trasmisero ad una folla costretta e curiosa la dichiarazione di guerra di Benito Mussolini. La popolazione di Rovato, ad eccezione di qualche decina d'applausi, raccolse la notizia in un silenzio impressionante - ricorda Mons.Zenucchini-. L'Italia era nuovamente in guerra. Nuovamente Rovato vide partire i suoi giovani con lo zaino sulle spalle; centinaia di loro morirono e altri 72 vennero dichiarati dispersi, la maggioranza sul Fronte Orientale. Dal 25 luglio all'8 settembre 1943, il regime fascista crollò sotto il peso delle disastrose campagne militari.Ma non era ancora finita la guerra. Rovato veniva occupata il 10 settembre 1943 da un autocolonna della Wermacht. Al potere militare tedesco si univa il potere civile del resuscitato fascismo; in contrasto sorgono le prime organizzazioni clandestine con un piano comune di lotta. Le prime fasi della Resistenza iniziano nell'ottobre 1943 con atti di sabotaggio e di propaganda. Nell'aprile del 1944 si costituisce a Rovato il Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.). La liberazione dal nazi-fascismo era vicina, ma fu caratterizzata da momenti di grande tensione fra i cittadini rovatesi in cui persero la vita il Segretario Comunale Vighenzi e Silvio Bonomelli. Dal 28 aprile sventolavano dal Palazzo Comunale, le bandiere delle nazioni alleate e Rovato era chiamata ad affrontare il periodo della ricostruzione.
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