domenica 23 agosto 2015

VESTONE



Vestone  è un comune della Comunità Montana Valle Sabbia.

Nella piana di Mocenigo, sono state ritrovate lame e raschiatoi di silice, probabile segno di insediamento preistorico.

Si suppone che il nucleo dell'abitato di Vestone fosse, in epoca preromana, occupato dal villaggio-capitale degli Stoni, una delle tre popolazioni euganee secondo lo storico romano Plinio il Vecchio, chiamato appunto Stonos (da qui proverrebbe anche il moderno toponimo Vestone). Nel 118 a.C, durante la campagna di Quinto Marcio Re nella regione, Stonos viene conquistata dai Romani, anche se la zona, così come le sue popolazioni (gli Stoni e i Triumplini) non vennero assoggettate completamente fino al regno di Ottaviano Augusto. Di epoca romana, è la presenza nella frazione di Nozza di un altro insediamento, militare o civile del I secolo a.C..

La Rocca di Nozza fu edificata sopra una formazione rocciosa che crea una strettoia strategica nel passaggio verso sud. Risulta citata per la prima volta nel 1198, in qualità di prigione per sessanta nobili bresciani. Grazie alla presenza della Rocca, si formò sia un polo commerciale di passaggio sia un modesto agglomerato urbano dell'attuale frazione di Nozza, che risulta essere la parte più antica dell'odierno comune di Vestone.

Il 3 novembre 1401 l’imperatore del Sacro romano Impero, Roberto del Palatinato, concesse ad Alberghino da Fusio il feudo della media Valle Sabbia. Tra il 1410 e il 1425 la rocca risulta affidata da Pandolfo III Malatesta, a quel tempo signore di Brescia, ad un certo Galvano di Nozza. Nel 1427 la valle giurò fedeltà alla Repubblica di Venezia.

Nel 1580, secondo la tradizione orale, durante la sua visita apostolica della Valle Sabbia, san Carlo Borromeo chiese di ampliare l'abitato di Promo verso il fondovalle allo scopo di unirlo all'abitato di Vestone. Nella chiesa romanica di San Lorenzo sono ancora conservati affreschi risalenti al 1533.

Nel 1797, a seguito dell'occupazione del bresciano da parte delle truppe dell'Armata d'Italia e l'istituzione della repubblica cisalpina, sia Nozza sia Vestone rimasero municipalità distinte e fecero parte del distretto delle Fucine con il primo paese in qualità di capoluogo.

Nel 1928 con regio decreto 3 agosto 1928, n. 1980, il comune di Nozza fu soppresso e il territorio fu aggregato a Vestone.

La chiesa parrocchiale di Nozza è dedicata ai Santi Stefano e Giovanni Battista, fu costruita tra il 1556 e il 1579. Consacrata il 23 ottobre 1600, fu trasformata dall’originale stile romanico all’attuale stile barocco, fra il 1754 e il 1756.

Nella chiesa si possono ammirare i numerosi affreschi della volta, attribuiti allo Scalvini e la bella pala centrale del presbiterio, firmata da Giacomo Palma (il Giovane), raffigurante la Madonna col Bambino Gesù nella gloria del cielo, insieme ai SS. Giovanni battista, Stefano e Lorenzo, racchiusa in una mirabile cornice lignea, opera dei Boscaì.

Nella piazza centrale si impone la maestosa facciata seicentesca della chiesa parrocchiale, con il portale in pietra nera di Levrange. Dedicata alla Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta, fu costruita nell’ultimo decennio del 1500 e consacrata il 4 maggio 1625.
All’interno si possono ammirare tele di Palma il giovane, del Rottini, del Paglia e di A. Rubagotti, un grande crocefisso seicentesco e preziosi reliquiari del XVII secolo, provenienti dal convento di Mocenigo. Purtroppo buona parte del patrimonio artistico è andato distrutto a causa delle incursioni e devastazioni operate dai numerosi eserciti che hanno attraversato la valle, utilizzando la chiesa come ospedale o come luogo di sosta. Da non dimenticare l’incendio di sette tele di Palma il giovane e dell’archivio comunale da parte dei francesi del generale Chevalier, il 5 maggio 1797, durante la spedizione punitiva nella Valle Sabbia ribelle ai nuovi ordinamenti scaturiti dalla Rivoluzione Francese.

La rupe incombente della Rocca di Nozza è resa più gentile dalla chiesetta di S. Stefano protomartire, costruita probabilmente per i castellani e la guarnigione della Rocca nel XIII secolo. Insieme alla vicina cappella dedicata a S. Quirico rientrava nella giurisdizione della Pieve di S. Maria di Provaglio Val Sabbia.
Citata per la prima volta in un documento dell’archivio vaticano del 1334 – 1335, oltre che nel 1410 come “Santo Stefano de Noxa”, la chiesetta ha tutte le caratteristiche delle costruzioni romanico – gotiche sparse per le campagne e per le montagne. Le eleganti finestrelle laterali ne ingentiliscono l’aspetto.
In occasione dei restauri effettuati dal pittore Vittorio Trainini, nel 1931, sono venuti alla luce affreschi raffiguranti Sant’Antonio Abate e San Sebastiano, riportanti la data “MCCCCLXXV die primo octobris” (1 ottobre 1475) ed altri firmati
"…franciscus tadei Nicolaus e petrus de la noza 1492 iunii…”

La Rocca di Nozza fu edificata presumibilmente verso la fine del primo millennio, è citata per la prima volta nel 1198, quale luogo di detenzione di 60 nobili bresciani, fatti prigionieri da Oberto da Savallo. Nel 1362 fu distrutta da Bernabò Visconti e nel 1401 fu ricostruita da Giovanni Linelli da Castiglione e da Simone dell’Orsina, condottieri al servizio dei Visconti.
Il 3 novembre 1401 l’imperatore del Sacro romano Impero Germanico, Roberto del Palatinato, concede ad Alberghino da Fusio il feudo della media Valle Sabbia. Fra il 1410 e il 1415 la Roc-ca è affidata da Pandolfo Malatesta a Galvano da Nozza per la difesa della Valle dai Visconti di Milano. Nel 1427 la Valle Sabbia giura fedeltà a Venezia e, quando verso la fine del secolo XV, Venezia inizia la costruzione della Rocca d’Anfo, la Rocca di Nozza perde definitivamente il suo ruolo di baluardo della Valle.

Probabilmente parte di una diaconia sussidiaria della Pieve di Santa Maria “ad undas” di Idro, la chiesa di Promo, dedicata a San Lorenzo, nel contesto dell’originaria organizzazione religiosa della Pieve, potrebbe essere stata una cappella annessa ad un ricovero di pellegrini, già nei secoli VIII o IX, o forse ancora prima. Dai documenti a disposizione risulta che si staccò dalla Pieve di Idro il 15 settembre 1480.
Nonostante i rimaneggiamenti subiti è ancora oggi la costruzione più prestigiosa del territorio del Comune di Vestone.
All’esterno, verso il cimitero (piccolo monumento ottocentesco delle glorie valsabbine) un’elegante loggetta rende l’insieme più piacevole. Sulle pareti interne, scoperti e restaurati negli ultimi anni, vi sono interessanti affreschi: uno è datato 1533. Ma il vero capolavoro è un maestoso polittico cinquecentesco, posto in bella vista nel presbiterio, le cui tavole, seppur con qualche dubbio, sono attribuite a Martino da Gavardo, un pittore che ha operato nei primi anni del 1500.
In un’elegante architettura lignea sono inserite, nel registro inferiore, le tavole della Madonna con S. Lorenzo e S. Stefano a figura intera, S. Giovanni e S. Giuseppe a mezzo busto; nel registro superiore Dio Padre con ai lati S. Sebastiano e S. Rocco e nel fastigio l’Annunciazione. Il tutto appoggia sulla predella in cui è rappresentata l’Ultima Cena unitamente al martirio di S. Lorenzo. Il polittico, vero capolavoro d’arte sacra di Vestone, è il migliore esempio valligiano rimasto fra i tanti che dovevano decorare le chiese del cinquecento.

Dedicata ai Santi Francesco e Antonio, la chiesetta dei frati Francescani, annessa al convento costruito fra il 1603 e il 1607, è stata recentemente recuperata e riportata alle linee originarie (1990) dagli alpini di Vestone, dopo anni di totale incuria. Le pale dei due altari della chiesa furono vendute dai privati, proprietari dell’immobile, alla Pinacoteca Brera di Milano.
I pochi resti mortali del beato padre Angelo Tavoldino da Vestone furono riesumati e trasportati nella chiesetta privata di Matterello, ove sono ancora custoditi. Da non dimenticare l’elegante chiostro dell’ex convento, ora cortile interno a disposizione dei residenti negli alloggi recuperati nella struttura del convento.

La Chiesetta di Piazze è una piccola cappella, situata a monte dell’abitato di Nozza, edificata alla fine del 1800. A coronamento di un bell’affresco, opera di anonimo, forse un allievo del Foppa, datato 12 maggio 1512, raffigurante la maternità, cui gli abitanti di Nozza sono sempre stati molto devoti.


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