La Valle del Bitto si trova sulla sinistra orografica della Valtellina, si incunea nelle Alpi Orobie e fa parte del Parco delle Orobie Valtellinesi.
Sovente si parla di Valli del Bitto perché la valle si biforca dopo un piccolo tratto comune: la valle più occidentale sale a Gerola Alta, quella più orientale ad Albaredo per San Marco e poi al passo di San Marco.
È il bacino idrografico del Bitto un immissario dell'Adda. È una valle trasversale che nasce al passo di San Marco (1991 m s.l.m.) fino a scendere ai 262 m s.l.m. di Morbegno. Alla sinistra del fiume si trova il Pizzo Tre Signori (2554 m s.l.m.) che fa confinare la valle con la provincia di Lecco.
Le Valli hanno avuto fin da tempi remoti, una forte presenza antropica, con numerosi e floridi paesi, nonostante l’asprezza del terreno. Questo si spiega con le condizione particolari di cui godevano questi due solchi vallivi. Per prima cosa erano ricchi di giacimenti minerari, che favorirono un’attività estrattiva piuttosto intensa; in secondo luogo rappresentavano i passaggi più comodi per accedere al versante bergamasco, e quindi alla confinate Repubblica di Venezia.
Questi fattori hanno determinato in passato un’intensa antropizzazione e la fioritura di una società ricca e culturalmente vivace, di cui ancora evidenti sono le tracce nelle architetture, negli affreschi, nei quali chiari sono gli influssi esterni, conseguenza dei traffici economici che si svolgevano attraverso i Passi. Una descrizione del ‘600 così definisce le Valli del Bitto “Tutta questa Valle è ricca, perché abbonda di grassine (erano così chiamati tutti i prodotti ricavati dalla lavorazione del latte) più che ogn’altro luoco della valle; di grassine, di castagne, di grano et priva solo di vino. Molti hanno trafichi nel regno di Napoli, nella Sicilia, nel stato de Veneziani, con il che arrichiscono di denari le sue contrade.” (G.Tuana, Fatti di Valtellina, a cura di Tarcisio Salice, Società Storica Valtellinese, Sondrio 1998, p.165).
Come si vede dalla descrizione, già in passato florida era l’attività agricola, che si avvaleva dei numerosi alpeggi ricavati, non senza sacrifici, in alta quota; famosissimo e molto apprezzato è ancora oggi il prodotto che prende il nome da queste valli in cui da secoli viene prodotto, ossia il formaggio Bitto.
Dal punto di vista botanico, le due valli sono ricche della flora tipica del versante orobico valtellinese; risalendo i versanti si incontrano prima vasti e fitti boschi di latifoglie, che intorno ai 1000m di quota lasciano il posto ad estese foreste di conifere. Più in alto si vedono ancora i segni del forte disboscamento operato nei secoli precedenti per l’attività mineraria e per gli alpeggi.
Una particolarità da segnalare: queste vallate sono tra le poche in cui sopravvivono ancora isole di bosco puro di faggio.
Dal punto di vista geologico, dominano in queste zone le rocce metamorfiche; in particolare un tipo di roccia che prende il nome dal centro cui confluiscono le valli, ovvero lo gneiss di Morbegno.
Completamente immerso nel territorio del Parco delle Orobie Valtellinesi, l’Ecomuseo della Valle del Bitto di Albaredo si trova nel comune di Albaredo, all’inizio della Valtellina, in provincia di Sondrio.
Per visitarlo occorre percorrere un sentiero, lungo circa 3 km e mezzo, che dalla chiesetta della Madonna delle Grazie, poco oltre Albaredo, porta, in circa un’ora e mezza di cammino, fino all’alpe di Vesenda bassa, appena oltre i confini del comune, in territorio del comune di Bema.
L’idea è quella di mostrare alcuni luoghi tipici dell’attività contadina di questa antichissima comunità orobica, presentandoli nella loro cornice naturale, per esaltare l’effetto di immersione totale in una dimensione che oggi facciamo fatica ad immaginare.
Il Bitto é un formaggio d'alpe grasso a pasta semicotta, di media durezza e media stagionatura. La sua origine é remota nei tempi, si trova nel comprensorio alpino delle Valli del Bitto di Albaredo e Gerola nel cuore del Parco Orobie Valtellinesi. Il Bitto é stato riconosciuto dall'Unione Europea con il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). Maturo si presenta in forme cilindriche regolari con diametro di 40/50 cm, altezza di 9/12 cm e un peso variabile dai 9 ai 20 kg.
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