Prata Camportaccio è un comune situato su un pendio percorso dal torrente Schiesone ed è attraversato dalla Statale 36 dello Spluga e del Lago di Como e dalla linea ferroviaria Colico-Chiavenna con due stazioni: quella di Prata Camportaccio e quella di San Cassiano Valchiavenna.
Tra le frazioni la più popolosa è San Cassiano, conosciuta dagli appassionati di bouldering e da loro frequentata nel periodo autunnale ed invernale.
Il suo territorio giace ai piedi dell'austero e solenne Pizzo Prata (m.2727) che fa da perno tra la bassa Valchiavenna e la Val Bregaglia, e si estende per la lunghezza di sette chilometri nell'antico piano di Chiavenna tenendosi sempre molto vicino alla montagna.
La sua storia, pur essendo lunga e travagliata, non presenta episodi famosi. La sua sorte è sempre stata legata al borgo di Chiavenna di cui siamo stati fedeli alleati nella buona e nella cattiva sorte.
Bisogna premettere che Prata e S.Cassiano, le frazioni più grosse del Comune, hanno avuto vicende molto diverse, quasi opposte: antiche quelle di Prata, recenti o recentissime quelle di S. Cassiano.
Prata è stata nella preistoria della valle un importante punto di riferimento come testimoniano le incisioni sui balzi di Dona. Non è ancora possibile spiegare compiutamente l'esistenza ed il significato delle rocce incise con figure di lance, ma è comunque sufficiente per ipotizzare che nella tarda età del bronzo o nella prima età del ferro , quando il lago di Como si incuneava nella valle almeno fino ai piedi della collina di S. Caterina di Gordona, sui nostri monti, nei luoghi più riparati , vivevano degli uomini primitivi.
Ai tempi degli antichi Romani era nota la pietra ollare e sembra che a Prata vi fossero delle trone e dei tornii per la sua lavorazione utilizzando l'acqua abbondante dello Schisone.
Per sapere qualche notizia dobbiamo aspettare il 973 d.C. quando Prata viene citata in un documento di vendita di terreni. Si parla di Prata, ma, forse, bisogna intendere una zona molto meno vasta, probabilmente la zona dei crotti.
Un altro documento del 992 ci parla di Berzo, anche qui ci sono dei crotti, si può ritenere che i pochi abitanti vivessero con le loro greggi in queste caverne naturali e lì vicino abbiano costruito rustiche abitazioni.
Prata e Berzo appaiono come due masserie di un villaggio dipendente dal Conte di Chiavenna, forse tramite "vavassori"; il "vicus" abbracciava tutto il territorio ad est ed a sud/est di Chiavenna, "dall'Acqua Pluviosa" ( tra Prosto e Campedello) a Pizzo. Le due masserie erano attraversate dalla via che congiungeva la Corte regia della "Ripa di Mezzola" (qui c'era l' approdo per i barconi provenienti da Como) con Chiavenna, e, lungo la stessa, nei punti più difficili o di maggior pericolo, per l' attraversamento di torrenti o per paludi ancora presenti ,si costruirono delle piccole Chiese.
Nel frattempo sorgono altre località: Stabiana nel 1048, Dona o Duano nel 1089, Stoa nel 1153, Cantabene nel1175, A Maria nel 1116, Tanno nel 1189.
Nel documento citato riguardante Prata si parla solo di una selva di castagno, in quello del 992 di un campo a Berzo; forse alcune selve che erano state di importanza fondamentale per l'alimentazione nei secoli precedenti, erano state convertite in altre colture. La popolazione era aumentata ed occorreva provvedere ulteriore cibo a scapito dei pascoli, delle selve e dei boschi e nel medesimo tempo terreni incolti venivano messi a coltura.
In questo periodo (1178) sorge l'abbazia di Dona, e, senza dubbio, i monaci cistercensi hanno dato un grande impulso alla bonifica ed al dissodamento di vasti territori. La trasformazione di selve di castagno in campi e vigne su tutto il territorio di Prata è documentata da un inventario dei primi decenni del duecento dal titolo molto significativo :"Hae terrae fuerunt silvae castanearum" "queste terre furono delle selve di castagni" ed elenca ben sessanta fondi ridotti a coltura, non solo a Prata, ma anche a Mese.
Tra queste selve si evidenziano per numero quelle di Gallo, Berzo e S.Cristoforo; sul versante destro della valle dello Schiesone: Lottano e Valbovera. A queste località si devono aggiungere alcuni alpeggi la cui espansione è dovuta all'incitamento dei monaci: Pratella, Uschione, Pizzo sopra Prata, e Prato Merlano oltre Campodolcino.
Contemporaneamente alle bonifiche vengono costruite case e strade ed iniziano delle attività artigianali.
Nel 1062 nei pressi delle selve di Dona era in funzione un tornio ad acqua per la lavorazione della pietra ollare. Nel 1400 ne esistono in funzione a Pizzo e a Madrea; sulla strada per Uschione ci sono due cave di "piode".
La nascita di case, stalle, fienili ed opifici è facilitata dal territorio vasto ed ancora vergine e soprattutto dalla sua ubicazione lungo la strada e vicina al borgo di Chiavenna.
Questa struttura urbanistica costituita da gruppi di case e stalle poste lungo la strada pubblica rimarrà tipica fino ai nostri giorni ed ancor oggi possiamo verificarne i vantaggi e gli svantaggi.
Verso la metà del duecento gli abitanti delle masserie situate tra Campedello e Pizzo si costituiscono in Comune, a seguito anche dell' ordinanza del 14 marzo 1199 del Comune sovrano di Como che stabiliva che tutti gli uomini abitanti nelle "ville" del Vescovado dovessero " facere in vicinantia cum aliis rusticis, et facere sicut alii faciunt rustici" ordinava quindi che gli abitanti dei villaggi si unissero in comunità.
Il provvedimento voleva organizzare il territorio del Vescovado soprattutto ai fini fiscali e militari. Queste unioni tra simili spiegano il sorgere di tanti comuni, anche vicini, ma che ritenevano di possedere qualcosa che li diversificava dal vicino.
Il Comune di Prata compare citato nelle carte nel 1246, quando era console Guido da Roncaglia, e poi in atti notarili nel 1292, nel 1298 e nel 1301; nel 1467 era console Gregorio di Campedello; nel 1486 Lorenzo del Magnioche di Madrea; nel 1541 Lorenzo del Olzadello di Stovano inferiore.
Al Comune appartenevano oltre alla contrada di Prata : Comportaccio, Gallo, Stovano, Madrea, Dona, Berzo, Stabiana,S.Cristoforo, Reguscio, la contrada del Mulino, Tanno, Roncaglia e Campedello.
La popolazione continua ad aumentare ed aumenta anche il territorio bonificato, ma sempre sopra Pizzo, il territorio nel piano a sud della "Cappella del Pizzo" era di proprietà del Comune di Chiavenna. C'erano masserie a Malaguardia, Rebbia e Bellaspada.
I confini comunali rimangono invariati. Nel 1492 la " vicinanza" di Campedello chiede al Duca di Milano di staccarsi da Prata per unirsi a Chiavenna, ma inutilmente. Solo nel secolo successivo riuscirà ad avere un suo territorio ed un proprio estimo.
Una svolta importante all'economia del Comune viene data quando nel 1541 i comuni di Prata, Mese e Gordona ottengono "a livello" ( una specie di affitto) dai Grigioni una parte della fattoria "Trivulzia" che il conte Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Francia, aveva impiantato nel piano di Samolaco.
Durante il sedicesimo secolo i Pradini e vari allevatori della Val S. Giacomo riescono a farsi cedere dai Pestalozzi, Mauro, Stampa, Paruta, Dolzini ed altri Signori di Chiavenna e della Bregaglia gli immobili che possedevano nel piano, anche se Malaguardia e Bellaspada saranno considerate a lungo semplici stazioni invernali.
Ancora all'inizio del 1800 il piano di Chiavenna era giudicato non "suscettibile di grande miglioramento anche perché "aggravato dalla servitù di compascuo"; i terreni a sud di S.Cassiano rimanevano di proprietà di un ramo dei Pestalozzi detti "Porettini". Molte proprietà a Porettina verranno cedute solo all'inizio di questo secolo.
L'assetto definitivo del Comune di Prata avviene durante il dominio austriaco tra il 1816 ed il 1820. Nel 1809, per motivi di risparmio, con decreto napoleonico, il Comune era stato unito, con Piuro e Villa, a Chiavenna per formare un unico Comune, ma la cosa non era piaciuta, tanto che, appena caduto Napoleone (Congresso di Vienna 1815) , si chiede e si ottiene un nuovo assetto territoriale.
La frazione di Uschione viene sottratta a Prata e aggregata a Chiavenna, "le campagne di circa 380 pertiche censuarie del Fossato sino alla stretta di Tanno verso levante, della Petossa e delle Bolgiole sino alla " Colonna Infamia" verranno assegnate a Chiavenna nonostante le energiche opposizioni dell'Amministrazione comunale nei confronti della Delegazione Provinciale di Sondrio (10 gennaio 1819).
Sono di questi anni (1818-1820) la costruzione della strada imperiale dello Spluga, l'incanalamento della Mera (1822-1824) e la costruzione della linea ferroviaria (1886) . Queste grandi opere frenano momentaneamente l'emigrazione che era stata una vera piaga nei secoli precedenti e favorisce l'immigrazione da altre regioni italiane (Veneto e Piemonte).
Il paese, soprattutto S.Cassiano, ne traggono grandi benefici e, da qui, possiamo dire inizia la storia moderna del nostro territorio. I nostri emigranti in Svizzera o in America con i loro risparmi favorirono l'acquisto o il riscatto degli ultimi "livelli", la costruzione di nuove case e permisero di pensare anche alla costruzione di opere di vita comunitaria e sociale.
Nei primi decenni del 1800 anche le condizioni economiche del piano di Chiavenna migliorano, a seguito soprattutto della costruzione della strada "imperiale" in sostituzione della vecchia pedemontana che correva lungo le pendici dei monti ed era spesso impercorribile per il ruscellare dei torrenti o per i massi che frequentemente la ingombravano.
Lungo il suo percorso sorgono nuovi gruppi di case, molto spesso i nuovi abitanti provenivano da case sommerse da straripamenti di torrenti.
Verso il 1822 ripresero i lavori di incanalamento e arginatura della Mera che durarono diversi decenni anche perché furono anni di tremende alluvioni e straripamenti ; più volte si dovettero rifare lavori già conclusi.
Più volte di seguito il Comune si trovò a dover concorrere alle spese per la ricostruzione del "ponte dei carri" (allora unico collegamento tra i due versanti della valle); a ricostruire il "ponte dell'acqua" del Mulino. La gente aveva spesso reclamato perché i fondi "sotto Pizzo sono occupati dalla Mera e la strada è spesso ridotta ad un torrente".
Iniziano anche i lavori di bonifica nel piano con lo scavo delle Merette, i lavori dureranno vari decenni, e causeranno aspre polemiche tra cui l'accusa di aver causato il tifo a Somaggia perché avevano iniziato gli scavi a monte e l'acqua anziché scorrere verso il lago stagnava.
Il dottor Geronimi Pasquale, medico condotto di Prata, in una sua relazione datata 1865 scrive che" il Comune di Prata è composto da cinque frazioni montuose ( Lottano, Stovano sopra, Stovano sotto, Rebbia e Motta) nelle quali vive la maggior parte della popolazione (totale del Comune 1159) ".
Nel 1863, nel regno d'Italia, il Comune, per evitare sgradevoli omonimie, aggiunge al suo nome il toponimo di Camportaccio dal nome di una località del comune (zona dei crotti).
Nel 1865 si stabilisce presso i Crotti di Prata una fabbrica di birra, il famoso " birrone", proveniva da Chiavenna, perché, dicevano, che lì dovevano pagare troppe tasse.
Finalmente, nel 1886, viene portata a termine la ferrovia i cui lavori erano stati interrotti a Campo e si erano perse le speranze per il suo completamento, anche se l'esproprio dei terreni era già stato effettuato.
Il 16 agosto 1887 il torrente Vallaccia in piena per un violentissimo temporale travolge la Chiesa di S. Cassiano, il piccolo cimitero, costruito nel 1842, ed alcune case, non vi furono vittime in quella sciagura perché d'estate nessuno vi soggiornava in quanto ancora paludoso e malarico. In paese c'erano solo due persone che cercarono di ricuperare il possibile della Chiesa, il Parroco, Gian Battista Rota Negroni, d' estate fungeva da cappellano a Pianazzola fu avvisato il giorno successivo. Il sei settembre dello stesso anno fu benedetto dall'arciprete di Chiavenna un locale che prima era adibito a scuola maschile. L'anno successivo un violento incendio devastò i poveri resti della Chiesa.
Nel 1887 ci furono allagamenti e straripamenti, anche se di minore gravità un po' ovunque. Il torrente Trebecca demolisce e ricopre di massi le case di Porettina che devono essere sgomberate; a Prata viene travolto il ponte sullo Schisone ed il ponte dei carri; il Caurga minaccia le case di Malaguardia, ma fortunatamente le briglie, appena costruite, riparano le case, la strada statale viene interrotta in più punti.
Bisogna ricordare che nei decenni precedenti erano stati effettuati notevoli tagli di legname sulle pendici dei monti.
Riprendono massicce, dopo questi eventi, le emigrazioni non solo in Italia o la vicina Svizzera, ma anche verso la Francia, la Germania e le Americhe.
Inizia il nuovo secolo, la ferrovia e la statale hanno cambiato percorso per essere più sicure, vengono scavate le gallerie ferroviarie di Pizzo e di Tanno (durante i lavori ci fu anche un morto) Nel 1909 S.Cassiano ottiene una fermata facoltativa dei treni, Prata, avendola osteggiata allora, la otterrà solo negli anni ottanta. Si costituiscono varie cooperative sia a Prata che a S.Cassiano. A Prata erano in funzione, già da almeno due secoli il torchio consortile, tre mulini e una cava di "piode"; a S.Cassiano erano in funzione due mulini.
In ambedue i paesi le cooperative agricole vendono prodotti per l'agricoltura, quella di S.Cassiano diventerà anche centro propulsore per l'illuminazione elettrica e con i suoi fondi permetterà la fondazione dell'asilo infantile. Ambedue le società affitteranno i loro locali per le scuole comunali.
Nel 1935 a Prata viene costruito il nuovo edificio per le scuole elementari su progetto dell'ing. M.Cereghini liberando i locali della cooperativa che verranno occupati dall' ufficio comunale che vi rimarrà fino al 1955; allora viene acquistato e ristrutturato un edificio che sarà adibito a sede comunale fino al 1988, quando verrà demolito e ricostruito come nuova sede municipale. L'archivio viene sistemato in un ampio salone al secondo piano, purtroppo però, tra poco troverà posto nel seminterrato per far posto alle aumentate esigenze di spazi degli uffici comunali.
Nell'anno 1937 nei giorni 14-16 agosto una grossa alluvione del Torrente Vallaccia colpisce il territorio di S.Cassiano. Il torrente scende verso il Cimitero scavando un grande fosso attorno al recinto, ostruisce la statale, si dirige verso le nuove case di Porettina formando un pericoloso lago e distrugge i raccolti già scarsi per la siccità.
In quell'occasione l'intervento personale del Prefetto, fatto su sollecitazione del parroco, permette la sistemazione del Cimitero (sono stati fatti in quell'occasione i cordoli, la croce ed il tavolo per le bare (ora scomparso) che ornano la parte occidentale del Cimitero, per una spesa di £ 450) che viene trovato dai tecnici della Prefettura mal tenuto, lo scavo di un pozzo per l'acqua potabile alla Porettina (1939) e una nuova deviazione della strada statale tra la "Tomba" e l' attuale Campofiera.
Arriva la guerra con i suoi lutti ed i suoi dolori. Dopo anni di miseria e "borsa nera" la vita riprende con la costruzione della centrale idroelettrica, i lavori tolgono un po' di miseria. Il progresso arriva, anche se lentamente, risorgono attività che sembravano morte.
Inizia l'era dell' automobile.
Nel luglio del 1953 dopo vari giorni di piogge il torrente Schisone alluviona il piano, sposta di oltre venti metri verso valle il ponte della ferrovia, sommerge case e vigne a Pizzo e la melma arriva fino a S.Cassiano.
I locali della Cooperativa di Consumo di S. Cassiano vengono ricoperti da circa cinquanta centimetri di fango. La ripresa è ancora una volta lenta, gli aiuti scarsi.
Nasce a S. Cassiano il nuovo edificio scolastico sul lato occidentale della strada statale. Gli anni sessanta vedono sorgere lo stabilimento Berkel, sembra un miracolo, ma l'illusione non è durevole.
Iniziano anni febbrili per l'adeguamento delle strade alle nuove esigenze viabilistiche, il Comune diventa sempre più popoloso perché i paesi a mezza montagna si spopolano, S:Cassiano può ospitare molta gente, in pochi anni la popolazione raddoppia, si costruiscono case ed opifici ovunque. Vengono effettuati lavori alle arginature del Vallaccia e, nel tratto vicino alla statale durante i lavori muore per un incidente un operaio originario di S.Cassiano.
Negli anni sessanta, dove iniziava il paese prima della tragica alluvione del 1887, si costruisce il "Campo Fiera" ; avrebbe dovuto essere un punto di aggregazione per tutte le manifestazioni agricole della Valle, ma la scarsa lungimiranza di tanti ne ha ritardato lo sviluppo.
Sorge una nuova Chiesa più grande, quella della fine del secolo scorso viene trasformata in sala -cinema ed oratorio, viene costruita una nuova scuola materna e dedicata alla memoria di Domenighini Mansueta, ed il campo sportivo; anche la latteria sociale viene ricostruita; Il Cimitero non è più sufficiente e per la terza e, negli anni novanta, per la quarta, viene ingrandito.
Si inizia la costruzione di un altissimo campanile, sulla cui sommità verrà collocata la croce della vecchia Chiesa. Chissà se gli abitanti di S. Cassiano d'ora in poi sentiranno le campane, col "vento" o con la "breva".
Prata sembra immobile, insensibile, ma ecco che, quasi improvvisamente scoppia:nel piano di Tanno sorge, di fronte alle case della "vecchia Edison" un nuovo paese; sul conoide dello Schisone verso "Quattroventi e Pizzo" nascono le nuove villette residenziali quasi a far corona alla scuola materna ed alle scuole elementari dedicate alla memoria di Mario Del Grosso, maggiore di fanteria, caduto nel 1917 sul monte Cucco.
Nel frattempo viene ricordato anche il partigiano e uomo politico Giulio Chiarelli con l'intitolazione della sala Consiglio nell' edificio comunale; con l'intitolazione di una strada vengono ricordati anche Paggi Dante "medaglia d'argento" e Don Olimpio Giampedraglia, Superiore generale per vari anni dei Guanelliani, ambedue originari di S.Cassiano. Allo stesso modo verrà ricordato a Prata Guidi Alfonso, medaglia d'argento.
Il suo territorio è disseminato di gruppi di case e piccole frazioni abbarbicate sulle pendici del Pizzo Prata, ora per lo più abbandonate o ridotte a case di villeggiatura, ma abitate permanentemente fino a poche decine di anni or sono per utilizzare tutte le limitate risorse del territorio.
La struttura urbanistica del Comune è caratterizzata, come altri comuni della provincia, da un' origine rurale dove la lavorazione della terra era generalmente di pura sopravvivenza. Le fattorie di medie dimensioni sono nate, per lo più, nella seconda metà del secolo scorso , dopo la costruzione dello "stradone" che aveva favorito il miglioramento delle comunicazioni e, soprattutto nella parte più meridionale, dopo lo scavo delle merette che ha permesso la bonifica delle paludi , vere protagoniste della storia del piano di Chiavenna fino a quel momento.
I nuclei abitati sono sorti lungo la strada, quasi a suo servizio, ed ogni volta che questa veniva deviata o rifatta per le numerose alluvioni che si sono susseguite, sorgevano nuovi nuclei. Spesso si abbandonavano i vecchi, altre volte se ne costituivano dei nuovi dove si insediavano piccoli allevatori e cavallanti che alternavano le cure dei campi a lavori di trasporto sulla strada dalla Riva fino a Chiavenna e verso la Valle S.Giacomo, da cui provenivano quasi tutti gli abitanti del piano di S.Cassiano
Da qualche anno, in occasione della penultima domenica di novembre, presso l'area crotti di Prata si svolgono I mercatini di Natale, iniziativa per famiglie e bambini che riscuote un notevole successo per la location suggestiva e la cura delle numerose bancarelle.
Il patrono del Comune di Prata Camportaccio è Sant'Eusebio di Vercelli.
LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/12/la-valchiavenna.html
FAI VOLARE LA FANTASIA
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.NON FARTI RUBARE IL TEMPO
I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
http://www.mundimago.org/
GUARDA ANCHE
Nessun commento:
Posta un commento
Eseguiamo Siti e Blog a prezzi modici visita: www.cipiri.com