Un vortice di sesso, droga, soldi e Internet che travolge l'Italia, tra scandalo e morbosa curiosità, illuminando una fascia oscura della società italiana. Adulti che cercano emozioni forti, ragazzine e ragazzini che vivono il sesso in una maniera inedita. Pura merce di scambio, nessun valore, nemmeno quello della trasgressione che fu. Dalla Tv ai giornali, gli esperti si scatenano sul fenomeno emerso in tutta la sua forza. Marida Lombardo Piola, giornalista e scrittrice (Facciamolo a skuola), che da 10 anni racconta il fenomeno della prostituzione minorile in Italia commenta: "Una storia normale, tragicamente normale. Di quelle che si ripetono, con poche variazioni sul tema, in molti licei e nelle scuole medie". E il sociologo Mauro Magatti afferma: "E' il segno del fallimento di due generazioni, un brivido forte per sostituire l'assenza di progetti e prospettive".
Il sesso ha perso qualsiasi valore e significato. "E' come mangiare un hamburger, fare un po' di ginnastica. Anzi, per metterla sul piano del guadagno, è molto meglio che fare la babysitter o un'esperienza di lavoro. Se andiamo in azienda per uno stage - dicevano le ragazze in tribunale con assoluta tranquillità - guadagniamo 20-30 euro in una giornata; se spacciamo o ci prostituiamo, prendiamo 200 euro in poche ore".
Un cambiamento culturale che "è coinciso anche con il proliferare di tante trasmissioni tv e di altrettanti scandali legati a politica e festini, a cui parte dell'opinione pubblica si è letteralmente abituata. Non solo le donne hanno interiorizzato il valore del loro corpo come prevalente su quello della persona, ma anche gli uomini sono rimasti sempre più ingabbiati nell'idea che l'unica cosa che possono permettersi nella vita è un corpo da pagare, usare e buttare".
A differenza delle baby squillo, le geishe e le cortigiane del passato avevano un valore come donne: "Erano belle, colte, conoscevano l'arte della femminilità e della seduzione, dimostravano empatia, erano ammirate e tenute in considerazione. Pensiamo alla Signora delle Camelie. Avevano qualità e la chiedevano in cambio. Oggi queste bambine e ragazze sono letteralmente depauperate".
L'idea di sesso e sessualità ovviamente subisce un'evoluzione di tempi e luoghi. "Pensiamo al Nepal: si fa sesso nel tempio perché il sesso è sacro". Rispetto al passato, nella cultura occidentale è invece caduto il tabù: "Ma il sesso precoce di pochi decenni fa aveva il senso della scoperta, della trasgressione, della voglia di bruciare le tappe e di diventare grandi. Aveva un significato importante". Oggi viene vissuto invece senza coinvolgimento, senza emozioni: "Siamo alla più totale anaffettività. La gravità di quel che sta succedendo è l'allontanamento forse definitivo delle nuove generazioni dalla possibilità di amare ed essere amati".
Nessun giudizio morale, ma uno sguardo di "tenerezza" verso queste ragazzine: "Ci mostrano a specchio i limiti della nostra capacità di educatori e ci lanciano un'ultima richiesta di aiuto. Va recuperata l'idea del progettarsi come persone e del conquistare le cose che si desiderano. Altrimenti si butta alle ortiche il bisogno di essere animali sociali, come diceva Aristotele, ovvero individui felici nella relazione. Così è in atto il tradimento del valore umano".
"Meglio andare con i grandi che con i ragazzini". Lo scandalo delle baby escort. Una teenager racconta i motivi della sua scelta, del perché frequentare gente adulta invece dei ragazzi della sua età.
"Se ci stai con i tuoi coetanei - spiega - rischi che, quando tutto è finito, quelli vadano in giro a sputtanarti con i loro amici. E sai che bella vita fai dopo. Con i grandi no, questo rischio non c’è. E poi, alla fine, che c’era di male in ciò che facevo?". La giovane entra nel dettaglio della sua attività, che le permetteva di guadagnare più della sua famiglia, di vivere in una casa da sola e in modo indipendente.
"Ma la mia casa non era l'alcova del mio lavoro, andavo da un mio amico che mi prestava la sua. In cambio io pagavo le spese. Altre volte andavo direttamente dai clienti". Una attività tenuta segreta a tutti. "Per carità, nessuno dei miei amici sapeva nulla. E nessuno deve sapere nulla. Tantomeno i miei genitori. Ho commesso un errore e se in città sapessero... Il mio fidanzato? Quando è uscito lo scandalo forse ha intuito, ma è rimasto al mio fianco, senza fare domande". Non scarica responsabilità su nessuno, ancor meno sulla sua amica più grande. "Non mi ha adescata lei, siamo entrate insieme in questo giro. Insieme abbiamo fatto tutto, era il nostro segreto".
Sul rapporto con i clienti, la baby escort li difende. "Non sapevano che fossi minorenne, il loro unico errore è stato quello di non chiedermi la carta d'identità. Ma erano tutte brave persone, con famiglia e mi trattavano bene. Ho sempre scelto le persone con cui stare. Quelli che non mi piacevano li allontanavo. Avevo 16 anni è vero, ma l'abbigliamento spesso inganna". E le foto osé su facebook? "Un errore anche quello, devo cancellarle".
"C’è soltanto una persona di cui ho paura davvero. Che potrebbe rovinarmi la vita. Ma non è un cliente". Lo stesso che le procurava la cocaina. "Ora ho smesso, non la uso più", dice.
Un esercito silenzioso, sotterraneo. Ragazzine, perché di questo stiamo parlando, convinte di saper gestire un gioco tanto più grande di loro, ma vittime. Piccole donne che all’improvviso passano dalla tracolla da bancarella alla borsa griffata. Dal vecchio telefonino allo smartphone ultimo modello. Dalla tessera dell’autobus al taxi. Una vita dorata e senza sforzo, ma solo in apparenza. Perché il prezzo per tutto questo è vendersi. Vendere corpo e dignità a uomini adulti pronti a tutto per andare con una minorenne. Già, perché delle 120 mila prostitute censite in Italia, 20 mila non hanno compiuto 18 anni. Secondo il Gruppo Abele, l’associazione fondata a Torino da don Luigi Ciotti, le più piccole hanno l’età da terza media.
Stime, abbiamo detto. Perché quello delle piccole squillo italiane è un mondo quasi del tutto sommerso. Ci si prostituisce in appartamento, al chiuso.
«Dicevo di avere 20 anni e mi hanno creduta. Meglio loro del coetaneo che poi mette le tue foto su Internet».
«Il Web abbassa la percezione del reato, anche quando si tratta di prostituzione minorile», spiega Yasmin Abo Loha, segretario generale della onlus Ecpat Italia, che si batte per la difesa dei minori da prostituzione, turismo sessuale e pedopornografia. «Le ragazze non si vendono per fame, l’idea è che non siano vittime, ma seduttrici consapevoli». Non è così naturalmente. Qualunque atto sessuale di un adulto con un minore in cambio di un beneficio, che sia denaro, una ricarica del telefono, un regalo o un voto migliore a scuola, è prostituzione minorile», continua Abo Loha.
Oggi tutto comincia a scuola. «Si inizia a mercificare il proprio corpo con i compagni di classe ancora alle medie», avverte Marida Lombardo Pijola «Allora la discoteca frequentata al pomeriggio era l’inizio di questa china pericolosa. Oggi non serve più, bastano i bagni della scuola. E la verginità è un marchio d’infamia del quale liberarsi entro il primo anno delle superiori». Giocano a fare le grandi, queste ragazzine, senza sapere di essere comunque manovrate. «Anche dai clienti», continua la Lombardo Pijola, «dai quali cercano attenzione, carezze, un riconoscimento per risollevare la propria autostima, perché sono disperatamente sole. Il loro mondo di riferimento è il gruppo dei pari. E lì sei accettata e popolare solo se dimostri un potere d’acquisto adeguato». Ed ecco che i vestiti firmati, i drink offerti nei locali, i make up di marca diventano un lasciapassare. «E invece dovrebbero essere un segnale, anzi, una sirena d’allarme per i loro genitori», avverte Luca Bernardo, direttore del Dipartimento materno-infantile dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e responsabile dell’Ambulatorio per il disagio dell’adolescente. «La verità è che gli adulti sono distratti e non vogliono vedere cosa sta succedendo ai figli, non solo alle figlie. Perché magari in numero inferiore, ma è chiaro che si prostituiscono anche i maschi. Così tra le famiglie che non si accorgono e i clienti che ovviamente non hanno interesse a parlare, il fenomeno resta avvolto nell’omertà». Il meccanismo è sempre quello: «Questi adolescenti pensano di scegliere in autonomia, visto che nessuno sfruttatore ufficialmente li picchia o li maltratta come accade alle squillo di strada. E invece in quel disvalore per il proprio corpo comincia la tortura peggiore: quella psicologica». Danni di cui nessuno al momento è consapevole. «Il corpo è un accessorio del tutto separato dalle emozioni», riflette la Lombardo Pijola. «Sul sesso sanno tutto, è l’educazione sentimentale che manca: allora se un rapporto intimo non mi regala nessun sentimento, perché non monetizzarlo con gli adulti?».
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