A Cairate in provincia di Varese, esiste un monastero Benedettino che si chiama "Monastero di Santa Maria Assunta". Questo monastero fu costruito nel 737 D.C. dalla Regina dei Longobardi Manigunda.
Manigunda (o per altre versioni Manigonda) era una nobile della corte di Pavia: diventata monaca per sciogliere un voto in seguito ad una guarigione avvenuta grazie alla fonte miracolosa di Bergoro (oggi frazione di Fagnano Olona), fondò nel 737 il monastero benedettino di Santa Maria Assunta. Il monastero diventò col tempo fra i più importanti del nord Italia, possessore dei tre quarti del territorio cairatese e di quattro mulini, vero centro economico e sociale di Cairate. Si trattava di un monastero fortificato, dotato di fossato. Anche l'intero villaggio era circondato da un fossato, sul cui percorso fino al XIX secolo era presente una "via dei fossati", corrispondente alle odierne vie Bologna-Cairoli-Alberti-Crosti.
Leggenda vuole che nel monastero di Cairate dormì Federico Barbarossa la notte prima della battaglia di Legnano. Fino al concilio di Trento infatti la vita claustrale non era d'obbligo per i monasteri e, all'interno di questi, spesso era presente lo xenodochio per ospitare i viandanti. Pare, tuttavia, che gli abitanti del borgo militassero nel partito avverso all'imperatore e che, per disturbare il suo sonno, abbiano aizzato i cani ad abbaiare tutta la notte. Si narra poi che lo stesso Barbarossa, prima di giungere a Cairate, avesse trafugato da Monza la chioccia dai pulcini d'oro (simbolo longobardo della vita), appartenuta alla regina longobarda Teodolinda: per sdebitarsi dell'ospitalità regalò alle monache uno degli otto pulcini d'oro che, secondo la leggenda, è ancora nascosto tra le mura del monastero.
Centro del potere politico, il monastero nominava un pubblico ufficiale che guidava il piccolo parlamento dei capofamiglia di Cairate che nel medioevo si riunivano a intervalli regolari per decidere sulle questioni comuni come, ad esempio, l'uso delle terre incolte del territorio comunale nei pressi del fiume Olona. Il monastero ammetteva esclusivamente monache di famiglie benestanti e non dipendeva dalla diocesi di Milano ma dalla potente diocesi di Pavia, come Manigunda aveva stabilito al momento della fondazione. Il monastero aveva al sui interno una rigida gerarchia. La badessa era nominata dalle cosiddette monache velate e tale nomina doveva essere confermata formalmente da parte del vescovo di Pavia; seguono a queste le novizie e le converse. Tale ordine gerarchico rimase intatto fino alla soppressione del monastero.
Durante i restauri avvenuti tra il 1545 e il 1563, all'interno del monastero furono rivenute parecchie ossa e teschi umani e inoltre un sarcofago perfettamente intatto con all'interno lo scheletro di una donna elegantemente vestita
(quanto rinvenuto viene mostrato ai visitatori nel corso delle visite guidate).
Lo scheletro rinvenuto nel sarcofago fu attribuito alla Regina Manigunda.
Da allora all'interno del monastero (oramai sconsacrato e visitato solo da turisti), é avvertita la presenza di una entità soprannaturale che si manifesta con
rumori inspiegabili e apparizioni che avvengono in particolare nelle ore notturne.
Gli abitanti di Cairate si tengono alla larga dal monastero in quanto ritengono che sia infestato dal Fantasma della Regina.
Alcuni affermano di aver assistito a particolari fenomeni inspiegabili, rumori, finestre che sbattono all'improvviso anche nelle giornate senza vento, apparizioni improvvise di animali (cani, gatti neri, civette ecc...) ed in particolare sinistri lamenti provenire dal sarcofago. Infine, secondo la leggenda nata intorno al fenomeno, tutti gli anni, in una notte d'estate, nei dintorni e all'interno del monastero appare il fantasma della regina (alcune persone che abitano nei presi del Monastero giurano di averla vista) che si aggira inquieta tra le stanze del monastero.
L'alone di mistero è avvalorato dall'ambiente angusto e decadente.
Le notizie riportate sarebbero state raccolte da testimoni della zona e sono
pubblicate da un noto quotidiano della provincia di Varese.
Leggiamo un intervista fatta da un quotidiano on-line della provincia:
È seduta vicino al suo sarcofago. Non si fa vedere, ma fa sentire la sua presenza con dei piccoli spostamenti d’aria. Dopo la foto scattata dall’operaio tra le mura del Monastero, il fantasma di Manigunda, la monaca nobildonna dei Longobardi che fece costruire il Monastero di Cairate, ha deciso di uscire parzialmente allo scoperto.
Una donna di poche parole, l’abbiamo incontrata vicino ai suoi resti, contenuti da secoli in un sarcofago all'interno del Monastero. «Ero bella» racconta con voce flebile, quasi sussurrata.
Non può mostrarsi?
«Meglio di no».
Perché?
(una porta si chiude improvvisamente)
Ok. Da quanti anni si aggira tra queste mura?
«Dalla metà del 700, faccia i conti».
Fece costruire lei questo monastero?
«Ero malata, molto malata. Mi fecero bere dalla fonte di Bergoro e guarii, senza motivo. Per rispettare il mio voto iniziai a far costruire il monastero».
Fonti storiche affermano che lei fosse la regina dei Longobardi...
«Falso. Sono una monaca, mi definirono “regina” dopo che hanno ritrovato il mio corpo in questo sarcofago, nel XIV secolo, avvolto in vestiti pregiati e rifiniti in oro. Ma era solo un omaggio funebre».
Perchè rimane tra le mura del Monastero?
«E dove dovrei andare?»
Nei secoli hanno raccontato che si sentono i suoi lamenti nelle sere d’estate...
«Una volta era molto più tranquillo».
Cosa la infastidisce?
«Il traffico, gli operai, le domande».
I vicini sono preoccupati di questi lamenti.
«Sono preghiere. Vogliono che smetta? Non so se a loro convenga...»
Ma così spaventa le persone...
(silenzio)
C’è ancora?
«Sì, cosa vuole?»
Oggi si sta valorizzando il passaggio dei Longonardi in queste zone...
«Non mi interessa. Ero, e sono, votata al Signore.>>
Ma la ricerca delle nostre radici è diventato un valore dei nostri governi.
«Non mi interessa la politica. Non la vostra. La storia non deve essere una scusa per fare politica».
Per essere un fantasma che cerca tranquillità si fa sentire spesso.
«Sono dieci anni che state sistemando il mio monastero. Ci ho messo meno io a farlo costruire. A chi non darebbe fastidio».
Cosa la farebbe felice?
«Meno umidità... e veder tornare il prato nel cortile del mio chiostro».
Posso farle una foto?
(silenzio, la voce cambia origine, è alle mie spalle) «No».
Il sarcofago è leggermente aperto. Buio. Non ci sono più spostamenti d’aria..
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