Candia Lomellina è un comune situato nella Lomellina occidentale, non lontano dalla riva destra del Sesia.
Candia entrò a far parte dei domini di Pavia nel 1164 (diploma di Federico I), ma apparteneva forse fin da allora ad una antica famiglia locale, i Confalonieri di Candia. Nel 1560 fu infeudato, insieme a Valeggio, a Giovanni Arcimboldi; nel 1603 il nipote Gianangelo diviene Conte di Candia. Nel 1675 gli Arcimboldi si estinguono e il feudo di Candia è acquistato (1676) dai Gallarati, già signori dei vicini Cozzo e Sant'Angelo Lomellina. Nel 1707 Candia, con tutta la Lomellina, passò sotto il dominio di Casa Savoia. Nel 1859 entrò a far parte della provincia di Pavia; nel 1928 a Candia Lomellina fu unito il soppresso comune di Terrasa.
Terrasa (CC L130) veniva sempre citata insieme a due altri piccoli centri, Villata e Roncone. Erano compresi nel feudo di Candia, di cui seguirono le sorti. Nel 1644 il comune è detto Villata e Roncone; nel secolo successivo a questi nome si aggiunge Terrasa, che finisce per essere il centro principale e a dare da solo il nome al comune (Villata e Roncone scompaiono nel corso del XVIII secolo).
Per la sua ubicazione al confine tra la Lombardia e il Piemonte è stata spesso teatro di dure lotte. Nel corso del Medioevo, dopo aver fatto parte del comitato di Lomello, passò ai signori di Crusimallo e nel XIII secolo entrò tra i possedimenti dei marchesi del Monferrato e fu pertanto coinvolta nei frequenti scontri tra questi e i comuni lombardi e in particolare Milano, con conseguenti saccheggi e distruzioni. Nella prima metà del XV secolo Filippo Maria Visconti la diede in feudo al conte di Carmagnola, cui subentrarono i Faruffini, seguiti a loro volta dagli Arcimboldi nel 1560 e dai Gallarati nella seconda metà del Seicento. Coinvolta anche nelle guerre fra spagnoli e francesi, fu duramente provata, durante le campagne napoleoniche, dall'invasione delle soldatesche austro-ungariche comandate dal generale Suvarov.
La chiesa di San Michele conserva prestigiosi dipinti. Nella cappella dell'Annunziata sono ammirevoli un'icona e due affreschi di Pietro Francesco Lanino, figlio di Bernardino: uno raffigurante la Natività e l'altro l'adorazione dei Magi. Nella cappella del Rosario troviamo due affreschi del Moncalvo, raffiguranti la presentazione di Gesù al Tempio e la fuga in Egitto, datati 1593.
A metà circa di via Cavour sorge la chiesa di Santa Maria: essa si presenta esternamente di stile classico, con grossi basamenti di colonne ai lati, contenenti quattro statue raffiguranti San Francesco, San Carlo, Sant'Eusebio e Sant'Antonio. Una massiccia porta, in legno intagliato, immette nell'interno a tre navate: in quella di destra vi è un grande Crocifisso ed altre statue di Santi, mentre a sinistra vi è il Battistero, con a fianco un quadro d'epoca raffigurante il Battesimo di San Giovanni.
Nella piazza del paese, dove il vecchio, il nuovo ed il restaurato si affiancano con disinvoltura, ha un posto di rilievo una colonna, il pregio artistico della quale è pressoché inesistente: tutto il suo valore è puramente simbolico e rappresentativo, perché essa è storia, tradizione, eredità di fede, rimasta inalterata nel tempo. Ciò può sembrare anacronistico, soprattutto per quell’atmosfera carica di superstizione, che le aleggia intorno.
La cappella di Sant’Anna, posta ai margini dell’abitato di Candia, ha origini antiche e la sua storia è strettamente legata al culto e alle cerimonie religiose un tempo vive nel paese. Essa era posta lungo l’antica strada, che conduceva verso il porto e i guadi del Sesia, leggermente più a valle del punto in cui sorge l’attuale ponte.
Secondo un documento settecentesco, affiorato dall’archivio parrocchiale, un prevosto del tempo, che dice di rifarsi ad un testo più antico ormai consunto, sostiene che nella cappella veniva celebrata la festa di San Bovo, con la benedizione degli animali ed una messa solenne al termine di una processione, a cui partecipavano in folla gli abitanti del paese. Nello stesso luogo era fissata una stazione delle Rogazioni e qui si chiudevano con una grande funzione i festeggiamenti per la festa di Sant’Anna il 27 luglio. Non stupisce affatto la devozione verso la Santa, protettrice delle partorienti, in un ambiente e in un’epoca in cui il suo intervento doveva essere spesso invocato.
Una consuetudine locale assegna a un edificio, comunemente chiamato Castellone, il compito di rappresentare i superstiti resti di un castello che si vuole sorto nel secolo XIII a difesa della sponda sinistra del Sesia. Proprietà privata, a uso abitazione a laboratorio artigiano, in condizioni di grave degrado, esso non permette di ricostruirne la planimetria e le caratteristiche originarie. Vi sono comunque riconoscibili resti di merlatura mozzata e tamponata, di basi scarpate e del fregio decorativo perimetrale. Il complesso sorge nel settore sud-orientale del borgo.
Nella piazza principale, piazza San Carlo, sorge il palazzo del Municipio, con la torretta e l'orologio a quattro facce sovrastato da una grossa campana di bronzo. A fianco della torretta del Municipio, un arco introduce in via Cavour.
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