La pratica, a livello rituale, era comune tra i Nativi Americani sia del Nord sia del Sudamerica e fu in seguito introdotto anche nel resto del mondo per via commerciale dopo l'esplorazione delle Americhe da parte degli Europei. Il consumo di tabacco, mediante l'uso di pipe o sigari era diffuso tra diverse popolazioni del continente americano. Nelle opere scultoree e pittoriche Maya sono frequentemente raffigurate scene relative all'uso di tabacco. I Maya fumavano il tabacco o lo masticavano unendolo alla calce (l'ambiente basico rende disponibile più rapidamente gli alcaloidi dei vegetali).
Veniva utilizzato anche per scopi medici e terapeutici e, dal momento che si credeva avesse poteri magici, era impiegato durante le divinazioni e nella produzione di talismani. Si usava bruciare del tabacco anche in occasione dei sacrifici agli dei. Quando Cristoforo Colombo sbarcò in America, annotò con cura nel suo diario di bordo l'abitudine dei nativi di aspirare fumo da un cartoccio di foglie di mais (cicàr) contenente delle foglie secche (tabacà). Sembra che il primo vero fumatore europeo fosse Rodrigo de Jerez, imprigionato dall'Inquisizione Spagnola dopo che i suoi familiari lo denunciarono spaventati per aver visto del fumo uscirgli dalle narici e dalla bocca.
Nel 1498 Cristoforo Colombo diede il nome Tobago a un'isola caraibica proprio perché questa pianta vi cresceva in maniera rigogliosa. Nel XVI secolo il tabacco divenne popolare tra i marinai e venne introdotto anche nel Regno Unito e in Spagna, dapprima come pianta ornamentale e, solo in seguito, da fumo. Nel 1604 re Giacomo I d'Inghilterra scrisse e fece pubblicare la sua "invettiva contro il tabacco", in cui descriveva per la prima volta e con cura i presunti danni che il tabacco poteva arrecare alla salute.
Nel 1610 ne fu vietata la coltivazione in Cina, pena la decapitazione. Durante la Guerra dei Trent'Anni i Lanzichenecchi diffusero il tabacco ovunque in Europa e nel 1630 la Svezia e l'Austria erano le nazioni con più fumatori, mentre in Svizzera vigeva il divieto di consumarlo. All'inizio dell'800 il sigaro divenne popolare in Inghilterra, ma fu più tardi soppiantato dalla più economica sigaretta, così come avvenne nel resto d'Europa.
Socialmente il fumo ha rappresentato in passato il simbolo di una vita piena di lusso e di fasti. I media hanno spesso ritratto belle donne e attori carismatici mentre fumavano, aumentandone così il fascino, fenomeno che si è scoperto essere non solamente casuale, ma pubblicità indiretta, con alcuni divi del cinema pagati dalle aziende del tabacco. Le razioni militari assegnate in diverse nazioni ai soldati arruolati per combattere nella Prima guerra mondiale comprendevano una quantità quotidiana di sigarette.
Durante gli anni Trenta, il regime Nazista, ritenendo che le spese da sostenere per le cure da patologie da fumo fossero inutili e gravose per il governo, rivolse la sua attenzione al tabacco, concludendo che rappresentasse la causa più importante di cancro ai polmoni: il cancro fu dichiarato «il primo nemico dello stato» e il III Reich sviluppò un'aggressiva campagna contro il fumo. Inoltre l'abitudine era considerata negativa per il cittadino ideale della Germania hitleriana: il tabacco fu definito «reliquia di uno stile di vita liberale» e «masturbazione polmonare». La fortissima campagna anti-fumo giunse anche a proibire in alcune località l'acquisto di sigarette da parte delle donne, con l'intento di scoraggiarne l'uso durante la gravidanza.
La propaganda gridava: «La donna tedesca non fuma!» Vennero istituiti severi controlli, assieme a restrizioni sulla pubblicità e divieti in molti luoghi di lavoro, negli uffici governativi, negli ospedali e in seguito anche su tutti i treni e autobus nelle città. Anche negli Stati Uniti il biologo Raymond Pearl aveva dimostrato gli effetti negativi del fumo di tabacco già nel 1938. Dagli anni cinquanta in poi le comunità mediche e i governi hanno condotto campagne per sensibilizzare l'opinione pubblica, evidenziando gli effetti negativi di questa abitudine. Negli anni Sessanta furono introdotte sul mercato sigarette dotate di filtro e immessi in commercio dei tipi di sigarette con un minor contenuto di nicotina, ma quest'ultima iniziativa non incontrava il favore dei consumatori e stentò parecchio a riscuotere successo. Nel 1964, a seguito di studi che confermavano la possibile dannosità del consumo di sigarette vennero introdotte leggi che richiedevano la presenza di etichette di avviso sulla loro pericolosità sui prodotti a base di tabacco e ponevano limitazioni alla possibilità di pubblicizzarli.
Dagli anni sessanta fino a oggi si è constatato un calo di diffusione del fumo fra i maschi adulti, con il contemporaneo aumento dell'uso di tabacco fra le donne e i giovani. Un altro dato di rilievo epidemiologico riguarda il fatto che l'abitudine al fumo compaia in età sempre più precoce, con prevalenza delle ragazze sui giovani maschi. Nel periodo adolescenziale il giovane viene spinto naturalmente a ricercare un ruolo che gli consenta un'affermazione all'interno del gruppo in cui desidera far parte. Diventa facile, per una mente ingenua e sprovveduta, pensare che la sigaretta possa veicolare un messaggio alla società, al gruppo dei coetanei e anche a se stessi per confermare il proprio ingresso nel mondo degli adulti.
L'illusione dei ragazzi è che sia possibile soddisfare due necessità importanti ma contraddittorie come: la necessità di autonomia e di ribellione nei confronti dei grandi e il bisogno d'identificarsi con gli adulti e di sentirsi già tali. Anche se sembrano superate le immagini dell'uomo fumatore "macho" e della donna fumatrice sofisticata, resta il fatto che lo spirito di emulazione è sempre molto intenso, e quindi se in famiglia un genitore o un fratello più grande fumano, diventa molto più probabile che il giovane si avvicini alla sigaretta.
Da non sottovalutare l'immagine pubblicitaria o cinematografica, in ogni caso totalmente falsa e ingannevole, che eleva la sigaretta a complemento dell'uomo sano, sportivo e disinvolto e della donna affascinante ed elegante. L'inganno è che sia possibile nascondere dietro a una sigaretta l'immagine che si ha realmente di sé.
Con il termine "tabagismo" si indica una sindrome tossica dovuta all'uso costante e prolungato di tabacco, in prevalenza di tabacco da fumo (sigarette e sigari), in percentuale nettamente minore di tabacco da pipa, da fiuto e da masticare.
Il tabacco contiene nicotina, un alcaloide tossico, e varie sostanze cancerogene, cui si aggiungono nella fase gassosa composti parimenti tossici quali ossido d'azoto e monossido di carbonio. I danni più importanti prodotti dal fumo di tabacco sono quelli a carico dell'apparato respiratorio e cardiovascolare. Per quanto riguarda il primo, gli studi compiuti in vari Paesi hanno ormai dimostrato inequivocabilmente la stretta correlazione tra il fumo e il cancro del polmone; l'incidenza di questa neoplasia è leggermente inferiore nei fumatori di sigari e pipa (probabilmente perché molti non inspirano il fumo), i quali presentano però un maggior rischio di sviluppare una neoplasia della cavità orale e delle vie aeree superiori; chi fiuta o mastica tabacco è esposto soprattutto al rischio di cancro della cavità orale. Associate al fumo sono inoltre malattie respiratorie quali la bronchite cronica e l'enfisema. Gli effetti dannosi del fumo sull'apparato cardiovascolare si manifestano nella coronaropatia, il rischio di sviluppare la quale, in un giovane che fumi 20 sigarette al giorno, è tre volte superiore rispetto a un non fumatore; nella compromissione del funzionamento delle arterie cerebrali (ictus) e di quelle degli arti inferiori (vasculopatia periferica).
Anche le forme di anomalo sviluppo cellulare (displasia) o di neoplasia a carico di stomaco, pancreas, colon, rene e vescica vengono associate al fumo.
Molti autori considerano il tabagismo una vera e propria tossicodipendenza; va comunque rilevato che smettere bruscamente di fumare può provocare in chi lo fa da anni qualche reazione secondaria (ipotensione, lieve stato depressivo).
In gravidanza il fumo va evitato nel modo più assoluto, in quanto ha effetti molto dannosi sia sul decorso della gravidanza stessa, sia sulle condizioni della prole nel periodo neonatale. Tra le fumatrici è stato infatti riscontrato un maggior numero di aborti, di gravidanze extrauterine, di parti prematuri, di neonati con peso inferiore alla norma. Non sono inoltre esclusi effetti negativi anche sullo sviluppo successivo della prole.
Nel 1990 l'Environmental Protection Agency ha incluso il fumo inalato passivamente tra gli agenti con riconosciuto effetto cancerogeno, mentre nel 1991 l'American Hearth Association lo ha dichiarato causa di patologie cardiache e vascolari. La questione è comunque dibattuta e non mancano pareri a favore dell'innocuità del fumo passivo.
Nonostante il tabagismo sia stato identificato come fattore di rischio nell'insorgenza di numerose malattie, sono stati osservati, nei fumatori, alcuni effetti benefici marginali. L'incongruenza risiede nel fatto che i benefici sono da considerarsi in relazione ai rischi e alle patologie derivate dal fumo, quindi il fumo in sé non dovrebbe essere considerato una pratica salutare e benefica. Esistono voci critiche, come quella di William Whitby, che ritengono che il fumo abbia soprattutto effetti benefici e di prevenzione contro alcune malattie, e, nonostante la differente evidenza scientifica come il comprovato effetto cancerogeno, nessun effetto negativo per la salute.
Sono stati osservati vari tipi di paradossi del fumo, ovvero casi in cui il fumo sembra avere benefici specifici; per esempio, recenti studi indicano che i fumatori hanno bisogno di meno rivascolarizzazioni dopo una prima angioplastica percutanea delle coronarie. In verità è noto che il monossido di carbonio presente nel fumo di tabacco altera l'aggregabilità dei globuli rossi e ritarda la cicatrizzazione delle ferite, mentre la nicotina, con le sue proprietà di costrizione vasale, contribuisce alla riduzione della vascolarizzazione. Inoltre il fumo interferisce con lo sviluppo del sarcoma di Kaposi, cancro al seno tra portatrici sane del gene BRCA, preeclampsia e disturbi atopici come l'asma.
Un tentativo di spiegazione è stato avanzato ipotizzando che la nicotina potesse agire come fosse un anti infiammatorio che interferisce con il processo della malattia. La nicotina è un alcaloide dotato di elevata tossicità; in ogni caso è preferibile la somministrazione di nicotina all'assunzione dell'insieme di sostanze cancerogene presenti nel fumo di sigaretta, primi tra tutti il polonio 210 e gli idrocarburi policiclici aromatici. Pare inoltre che il rischio di malattia di Parkinson e di malattia di Alzheimer sia maggiore nei non fumatori, rispetto ai fumatori. Altri studi, al contrario, indicano che il fumo raddoppi il rischio di sviluppare l'Alzheimer. Alcune recenti ricerche evidenziano che i benefici che i soggetti dipendenti attribuiscono alla nicotina derivano dal sollievo dei sintomi astinenziali (peggioramenti dell'umore, stress, rabbia) indotti dalla sostanza stessa.
Combattere il tabagismo è complesso per le complicazioni dovute alla crisi d'astinenza da nicotina e alle difficoltà psicologiche che si incontrano nell'abbandonare il vizio. In alcuni casi, dopo aver smesso di fumare, si può riscontrare un leggero aumento di peso che però viene riassorbito per tornare nella norma nei mesi successivi. Nel 2011 la Commissione Europea ha lanciato una campagna gratuita e un programma sensibilizzare i cittadini e per combattere il tabagismo in tutti e 27 i paesi membri dell'Unione Europea chiamata "Gli ex fumatori sono irresistibili". Il programma online prevede diversi strumenti interattivi per guidare un fumatore attraverso il processo che lo porta a smettere di fumare.
Sempre di più anche in Italia si è diffuso l’uso della sigaretta elettronica, come alternativa alla sigaretta tradizionale. Quindi anche se questa metodologia non prevede direttamente il consumo di tabacco, per completezza di trattazione, è opportuno citare la sua esistenza. La sigaretta elettronica è un apparecchio elettronico dotato di un vaporizzatore e di un liquido che viene vaporizzato dalla stessa. Benché esistano liquidi privi di nicotina, generalmente il liquido fumato nella sigaretta elettronica contiene questa sostanza, in percentuale selezionabile dal fumatore.
Per questo motivo anche i fumatori di sigarette elettroniche, quando fumano liquidi contenenti nicotina, sono soggetti agli effetti di dipendenza. La sigaretta elettronica non essendo basata su fenomeni di combustione, non determina però l’inalazione di tutte quelle sostanze cancerogene che si sprigionano nella combustione del tabacco e della carta. Il mondo scientifico ha adottato fino a ora un atteggiamento cauto sugli effetti delle sigarette elettroniche. Esistono comunque studi rassicuranti, recentemente i Cardiologi Europei hanno dichiarato che la sigaretta elettronica non arreca danni al cuore. Esiste poi uno studio condotto dall'Università degli Studi di Catania che non esclude che la sigaretta elettronica possa essere di aiuto a chi vuole smettere di fumare. Rispetto ad altri metodi infatti permette di mantenere la gestualità delle sigarette tradizionali oltre a evitare crisi di astinenza. Non essendoci un pronunciamento chiaro del mondo scientifico, i legislatori hanno preferito mantenere una linea di cautela.
Con Ordinanza del Ministro della Salute del 4 agosto 2011 (G.U. Serie Generale n. 232 del 5 ottobre 2011) è stato disposto il divieto di vendita a soggetti minori di anni 16 di sigarette elettroniche contenenti nicotina. Il 28 settembre 2012 (G.U. Serie Generale, n. 248 del 23 ottobre 2012) il ministro Balduzzi ha prorogato il divieto di fumo per i minori di anni 16. Il limite di età è stato innalzato a 18 anni con l'ordinanza del 2 aprile 2013. Questo atteggiamento è opposto a quello che è stato assunto per esempio dai legislatori svizzeri, che hanno ritenuto la sigarette elettronica un valido strumento per combattere il tabagismo.
I liquidi per sigarette elettroniche più recenti contengono ancora una sostanza rilevata dalla nordamerican FDA nordamericana, in un'analisi effettuata su due marche leader: le nitrosammine. A Panama la distribuzione di sigarette elettroniche è stata proibita da giugno 2009, sulla base degli studi della FDA che confermavano la presenza di Glicol dietilenico (successivamente sostituito con il propilene glicol), responsabile della morte di centinaia di panamensi tra il 2006 e il 2009. Anche in Uruguay ne è stata proibita la vendita dal novembre del 2009 per decreto del presidente Tabaré Vázquez.
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