mercoledì 14 ottobre 2015

CASSOLNOVO

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Cassolnovo è un comune situato nella Lomellina nordorientale, a breve distanza dal Ticino. È il comune più settentrionale della provincia e confina con le province di Novara e Milano.

I primordi della fondazione del paese Cassolo risalgono alla prima metà del primo secolo A.C. e il suo nome deriva dai fondatori romani. Con la conquista dei Longobardi, Cassolo passò sotto la giurisdizione del Ducato di Lomello. Vi transitò più volte la Regina Teodolinda, andando da Monza a Lomello e percorrendo la strada che da allora si chiamò REGINA (attuale via Buccella). Con alterna fortuna il paese seguì le vicende Storiche degli altri paesi della Lomellina, vide passare Federico Barbarossa, i Visconti, gli Sforza, Ludovico il Moro. Antico come Cassolnovo è pure Villanova e nell'anno 1000 vi troviamo i monaci Vallombrosani. Di quell'epoca è il campanile attuale. Gli Sforza ne fecero un elegante castello di caccia. Nel 1500 il castello era di proprietà dei principi Gonzaga e nel 1580 vi soggiornò San Luigi Gonzaga per più periodi. Allora Cassolnovo aveva 400 abitanti, che si dedicavano alla coltivazione della canapa, del baco da seta e del lino. Nel 1500, arrivata dalla Cina con Marco Polo, venne coltivata per la prima volta in Europa la pianta del RISO a Villanova. La seconda metà dell'800 ha visto i Marchesi Arconati Visconti, grandi mecenati, ospitare nel loro Palazzo di via San Giorgio illustri personaggi storici italiani tra cui Giovanni Berchet, Antonio Rosmini, Giuseppe Giusti, Niccolò Tommaseo, Massimo D'Azelio e Alessandro Manzoni. Quest'ultimo ha soggiornato abitualmente a Cassolnovo dal 1849 al 1861. A Cassolnovo è nato l'11 aprile 1828 Gaspare Campari fondatore della famosa società "Davide Campari" produttrice dell'altrettanto famoso bitter, che nel 1862 venne lanciato come "Bitter all'uso d'Hollanda".

La Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, iniziata nel 1722, si presenta con forme austere, più classiche che barocche. La struttura generale e, in particolare, la facciata, risentono ancora dell'esperienza manierista. L'accentuazione longitudinale della pianta di questa chiesa, sottolineata in alzato dalla cornice color mattone che percorre all'interno l'edificio, è contrastata dall'aggiungersi al progetto originale delle due grandi cappelle di Sant'Isidoro e della Madonna del Rosario che, poste una di fronte all'altra, costituiscono una sorta di transetto. La facciata, a due ordini, proietta le dimensioni ed i rapporti interni su di una superficie in mattoni, dove spicca e contrasta il leggiadro portale barocco.

La Chiesa di San Giorgio, iniziata nel 1752, è giocata sul discreto alternarsi di forme concave e convesse. L'interno, incentrato sull'ovale, arricchisce la pianta centrale di elementi longitudinali, allungandola. Sull'altare maggiore è collocato un affresco raffigurante la Madonna delle Grazie, proveniente dalla precedente chiesa di San Giorgio, distrutta nel 1871 per far posto allo scurolo destinato ad ospitare l'urna con le reliquie di San Defendente.

Poco lontano da questa chiesa sorge la casa degli Arconati-Visconti. Questa famiglia nel secolo scorso ospita in questa residenza di campagna parecchi letterati e patrioti, tra i quali Manzoni, Confalonieri e Berchet. Per l'autore de "I promessi sposi" diventa consuetudine il periodo di villeggiatura autunnale a Cassolnovo. Qui si conserva ancora la camera solitamente occupata dallo scrittore durante i suoi soggiorni cassolesi, ripetutisi tra il 1853 ed il 1863; qui sono raccolti, fra gli altri, due ritratti dello scrittore. Nel giardino vegeta un cedro secolare; un cartiglio ricorda che "sotto l'ombra benefica di questo storico cedro Alessandro Manzoni, ospite della nobile famiglia Arconati, passava ore serene di meritato riposo e di elevati pensieri".

Lungo Via del Porto, in prossimità del naviglio Sforzesco, sorge la chiesa della Beata Vergine di Monterocco, più conosciuta come chiesa di San Giacomo. L'origine di questo piccolo tempio è legata allo scioglimento di un voto, pronunciato da un generale spagnolo nella prima metà del secolo XVI, durante una delle frequenti battaglie combattute tra spagnoli e francesi. Qui, nel 1580, San Luigi Gonzaga si sofferma a ringraziare la Madonna per essere riuscito a scampare dal pericolo di annegamento nelle acque del Ticino. La chiesa, molto semplice, si presenta preceduta da un portico a due campate, che la immerge con gradualità nella suggestiva vegetazione del luogo.



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