martedì 24 novembre 2015

CASEI GEROLA

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Casei Gerola è un comune situato nella pianura dell'Oltrepò Pavese, al confine con la provincia di Alessandria, sul torrente Curone a pochi chilometri dalla sua confluenza nel Po.

Casei, già Caselle, sorge all'estremità occidentale della campagna centuriata facente capo alla colonia romana di Placentia, e precisamente di un nucleo di campagna intensamente coltivata attorno alla città di Iria (Voghera). Alla fine dell'epoca antica le terre erano passate allo Stato, giacché nel 712 il re Liutprando ne fece dono al monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia (ed è questa la prima citazione di Casei). Tra le carte di questo monastero il nome di Casei comparirà ancora per secoli (almeno fino al XIII).

Berengario I nell'885 dono Casei ed il territorio con Cassano Spinola all'Abbazia di San Colombano di Bobbio, donazione confermata ancora dai re Guido e Lamperto ed in parte da Berengario II che successivamente nel 951 assegnerà la Curtem cum Castro di Casei all'Abbazia di San Salvatore di Pavia.

Nel 1164 Casei è nominato tra le terre che Federico I assegnò a Pavia, e che costituiscono il nucleo dell'Oltrepò Pavese. Sotto Pavia, Casei fu sede di podesteria o squadra. Sembra che già nel 1197 essa venisse infeudata agli Isimbardi di Pavia; passò poi sotto il dominio dei Beccaria, cui la tolsero i Visconti, per darla dapprima a Francesco Bussone da Carmagnola, conte di Castelnuovo Scrivia e poi, passato questi ai Veneziani, a un altro noto condottiero, Guido Torelli di Ferrara (1431). Il feudo di Casei, che comprendeva anche Cornale, rimase ai Torelli fino all'abolizione del feudalesimo (1797). Nel 1561 avevano ottenuto il titolo di Marchesi di Casei e Cornale. Nell'ambito del marchesato era compreso anche il centro di Campeggi, o Comun Campeggi, che corrisponde all'attuale cascina Campeggia; noto fin dal XII secolo, ebbe autonomia comunale ma nel XVII secolo risultava già aggregato a Casei. Analoga sorte toccò a Cagnano (attualmente Cascina Cagnano), pure noto dal medioevo.

Non meno importante era un tempo l'attuale frazione Gerola. Esso sorgeva in origine più a nordovest, presso l'attuale confluenza della Scrivia nel Po. Sviluppatosi in prossimità di una vasta isola del Po (Insula Guazzatoria), fu a lungo sede di un vasto comune comprendente anche Mezzana Bigli, sorto in origine sull'isola, insieme a Guazzora che apparteneva al feudo di Gerola. Passato come Casei a Pavia nel 1164, e anch'esso sede di podesteria, fu infeudato ai Corti di Guazzora e successivamente ai Bigli di Milano. Questa signoria durò sino all'abolizione del feudalesimo.

Successivamente cominciò il declino di Gerola: nel 1800, avendo Napoleone deciso di far corrispondere i confini politici al corso del Po, Mezzana Bigli, che si trova a nord del fiume, fu diviso da Gerola, il cui comune fu ridotto a tre moncherini isolati tra loro; successivamente lo spostamento verso sud del corso del fiume rese inabitabile anche ciò che restava, per cui gli abitanti di Gerola costruirono un nuovo centro, detto Gerola Nuova, sul sito attuale, in un territorio che apparteneva a Casei. Cosicché, nel 1835, cedettero ciò che restava del loro comune ai casellesi, e si fusero con essi nel nuovo comune di Casei Gerola.

Santo Patrono di Casei Gerola è San Fortunato le cui spoglie sono custodite nell'Insigne Collegiata San Giovanni Battista.

In data 12.04.1999 la Giunta Regionale ha riconosciuto come Parco Locale d'Interesse Sovracomunale - PLIS - la zona umida presente nel Comune di Casei Gerola. Tale area, oggetto in passato di attività estrattiva da parte delle industrie laterizie locali, ha un'estensione di circa 65 Ha ed è ubicata sulla coltre alluvionale che ricopre i sedimenti marini in riva destra del fiume Po.

Il livello dell'acqua presente nei diversi corpi idrici varia in funzione degli apporti delle falde superficiali e questo fatto condiziona la presenza della vegetazione costituita, soprattutto, da salici bianchi, pioppi neri, pioppi bianchi e saliconi. Si tratta comunque sempre di stadi arborei giovanili, in quanto la natura artificiale dei bacini e il loro continuo rimaneggiamento dovuto agli eventi succedutisi negli anni (piani cave, accorpamenti, recuperi vari) ha impedito la crescita della vegetazione ma, nello stesso tempo, ha anche impedito l'interrimento degli specchi d'acqua, mantenendo negli anni l'aspetto di zona umida aperta, almeno in buona parte dell’area.

L'avifauna acquatica è senz'altro l'elemento più interessante. Le indagini svolte da alcuni ornitologi locali, dell’Associazione “Amici del Parco le Folaghe”, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Animale dell'Università degli Studi di Pavia, hanno infatti accertato la nidificazione delle seguenti specie di uccelli: Tuffetto, Tarabusino, Airone cenerino, Airone rosso, Germano reale, Marzaiola, Mestolone, Moriglione, Gallinella d'acqua, Folaga, Cavaliere d'Italia, Corriere piccolo, Pavoncella, Sterna comune, Fraticello, Mignattino piombato, Cannareccione, Pendolino.

Oltre alle specie legate all'ambiente acquatico sono naturalmente presenti anche quelle di bosco e di campagnia, per un totale di 66 specie nidificanti attualmente, tra cui si segnala un nutrito gruppo di rapaci notturni e diurni:Gufo Comune, Civetta, Barbagianni, Allocco, Albanella minore, Lodolaio, Gheppio e Sparviere,quest'ultimo di recente colonizzazione.

Assolutamente degna di rilievo è poi la lista delle osservazioni (check-list) con oltre 260 specie di uccelli segnalati, un numero altissimo per una zona umida interna di così piccole dimensioni.

Particolarmente significativa e costante è la presenza delle Folaghe, per tale motivo si è deciso di denominare il parco con il nome di tale uccello.

Nell'area si riproducono con successo anche 7 specie di anfibi (Rana verde, Raganella, Rana dalmatina, Rospo smeraldino, Rospo comune, Tritone comune, Tritone punteggiato) mentre scarsi sono i rettili con solo 5 specie (Ramarro occidentale, Lucertola muraiola, Biacco, Saettone, Natrice dal collare) e una esotica (Testuggine palustre dalle orecchie rosse).

Tra i mammiferi di maggior dimensioni sono comuni la Lepre e la Volpe, mentre scarse e difficili da osservare sono Faina, Donnola e Tasso. Poco si sa sui piccoli roditori, gli insettivori ed i pipistrelli, per i quali le ricerche sono ancora in corso.

E' stato approvato da parte dell'Amministrazione comunale, il Piano Particolareggiato del Parco che prevede la realizzazione di interventi atti a rendere maggiormente fruibile un'area di così grande interesse.

L’Associazione “Amici del Parco le Folaghe” collabora con l’Amministrazione comunale (Ente Gestore) per la realizzazione di numerose attività tra cui l’educazione ambientale, la ricerca e la scientifica, la manutenzione ordinaria, le visite guidate, ecc.


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