Zerbolò è un comune situato nella Lomellina orientale, nella valle alluvionale del Ticino, non lontano dalla riva destra del fiume.
La zona di Zerbolò faceva parte del territorio di Garlasco, che apparteneva fino al XIII secolo al monastero di San Salvatore di Pavia, e passò in seguito in potere dei Beccaria. Nel 1259 essi costruirono un castello presso il Ticino, attorno al quale si andò formando il nuovo paese di Zerbolate, l'attuale Zerbolò. Nel XV secolo esso, seguendo le sorti dei vicini Gropello e Carbonara, dalla signoria dei Beccaria passò per eredità a un ramo dei Visconti, e due secoli dopo sempre per eredità ai Lonati Visconti. Nel 1713, con tutta la Lomellina, entra a far parte dei domini dei Savoia. Nel 1815 vengono uniti a Zerbolò i vicini piccoli comuni di Parasacco, Guasta, Marzo, Limido, Sedone, attuali frazioni, oltre a Campomaggiore, che nel 1866 sarà annesso a Carbonara al Ticino.
Parasacco, noto almeno dal XIV secolo quando aveva una propria chiesa, fu un feudo autonomo rispetto a Zerbolò. Esso fino al XVII secolo appartenne, insieme a Sedone, a un altro ramo dei Visconti, quello dei marchesi di Parona; passò poi ai Monticelli, feudatari anche di Sedone e di Mezzana Rabattone, feudi che nel 1705 passarono ai Guasco di Alessandria. Il comune fu unito a Zerbolò nel 1815.
Sedone, come si è detto, seguì feudalmente le sorti di Parasacco, pur essendo un comune autonomo rispetto a esso. Fu unito a Zerbolò già in epoca napoleonica (1806).
Limido, noto come Limide fin dal 1250, era un piccolo comune appartenente dal XV secolo al 1634 al vasto feudo degli Eustachi di Pavia, signori di gran parte della Lomellina sudorientale; dopo la loro estinzione nel 1634 sembra che sia stato definitivamente incamerato. In epoca napoleonica fu momentaneamente unito a Carbonara, e nel 1815 a Zerbolò.
Le cascine Guasta e Marzo, staccate da Zerbolò la prima e da Parasacco la seconda, risultavano comuni autonomi nel XVII secolo, e nel successivo furono unite in un solo comune. Esso fu unito a Zerbolò nel 1815.
Non è raro, per chi si appresta a visitare Cascina Venara e il bellissimo territorio del Comune di Zerbolò, imbattersi in un gruppo di cicogne che volano a bassa quota, o che cacciano rane e piccoli insetti nelle risaie e nei prati attorno alla cascina.
Questi preziosi incontri sono resi possibili a seguito di un progetto di reintroduzione della Cicogna bianca che ha impegnato per circa dieci anni alcune realtà associative. Il progetto di riproduzione, ambientamento e rilascio in natura di coppie di cicogne si è potuto realizzare grazie a convenzioni stipulate tra il Comune di Zerbolò, il Parco Lombardo della Valle del Ticino e le Associazioni ambientaliste che si sono avvicendate e che lo hanno implementato con successo, col beneficio del lavoro e della passione di numerosi sostenitori. Ora le circa 30 cicogne della colonia stanziale nidificano allo stato selvatico nell'area a loro dedicata presso Cascina Venara. L'Associazione “A Passo d'Ali”, affiancata dall'Amministrazione Comunale e dai suoi volontari zerbolesi, si occupa del monitoraggio e della tutela della colonia di Cicogna bianca e fa opera di sensibilizzazione alle numerose scolaresche e ai fruitori del Parco sui temi legati alla tutela della specie e all'importanza di preservarne l'habitat.
La torre del Castello Beccaria è munita di apparato a sporgere sui tre lati esterni, con esclusione di quello interno, verso il cortile: presenta cioè caratteristiche molto più tarde della presunta epoca di nascita del complesso. È probabile che sia stata aggiunta in un secondo tempo.
Si tratta di un edificio all'esterno del nucleo abitato, a diretto contatto con la campagna. Può essere fatto forse risalire, sulla base di alcuni documenti, al XIII secolo. Si tratta tuttavia, più che di un castello, di un esempio molto interessante di cascina fortificata con torre. L'impianto quadrangolare, con corte centrale e torre esterna sporgente da uno dei quattro corpi di fabbrica, richiama lo schema del castello rurale di Peschiera Borromeo, con la differenza però di avere gli angoli e non i lati (come per il castello di Peschiera Borromeo) orientati sui punti cardinali.
Il Castello di Parasacco consta di una torre (la quale era forse al centro dell'organismo), che reca assai evidenti le tracce di ponte e di passerella levatoi. La costruzione, che presenta alla sommità una serie di beccatelli tipici dell'apparato a sporgere, è mozzata, con la perdita di tutta la parte sommitale. A destra della torre si sviluppa un'ala con andamento piuttosto curvo. Manca invece l'ala di sinistra della quale si scorge solamente l'attacco alla torre centrale.
Sussistono tuttora alcuni resti del castello fatto innalzare dai pavesi tra il XIV e XV secolo a nord-ovest dell'abitato, sopra un terrazzamento alluvionale del Ticino. Sono troppo pochi per ricostruire la tipologia dell'edificio, che faceva probabilmente parte di una più vasta opera fortificata andata distrutta. Pressoché nulle le notizie sulle traversi del complesso.
Il territorio è adibito all’attività agricola. Il patrono di Zerbolò è San Bartolomeo Martire e si celebra il 24 agosto.
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