lunedì 23 novembre 2015

ROMAGNESE

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Romagnese  è un comune situato nella zona di montagna dell'Oltrepò Pavese, alla testata della val Tidone, non lontano dal passo del Penice. Nel 2012 viene nominato gioiello d'Italia.

Romagnese il cui territorio fu abitato nella preistoria, passa poi nei possedimenti dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata da San Colombano nel 614, e poi feudo del vescovo della stessa città, che ne mantenne sempre l'alta signoria.

Dopo la caduta dei Longobardi a opera di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero costituì i Feudi Imperiali, all'interno della Marca Obertenga, con lo scopo di mantenere un passaggio sicuro verso il mare, assegnò Romagnese, con molti dei territori limitrofi, alla famiglia dei Malaspina, con l'arrivo dei Visconti passò alla famiglia Dal Verme assieme alla Contea di Bobbio e Voghera, Pianello Val Tidone, Castel San Giovanni e la Valsassina.

Il feudo effettivo, tuttavia, nel 1383 fu acquistato dal condottiero Jacopo Dal Verme, capitano generale del duca di Milano. Il feudo rimase sempre a questa famiglia, costituendo una dipendenza immediata della Contea di Bobbio (dei Dal Verme dal 1436, anch'essa sotto l'alta signoria del Vescovo). Nella divisione della famiglia nelle due linee di Piacenza e Voghera, restò alla prima, mentre i vicini Zavattarello Trebecco e Ruino passavano alla seconda (l'unica tuttora fiorente). Il feudo di Romagnese, che fu sempre un unico comune fin da quando (invero piuttosto tardi) anche qui venne introdotto l'istituto comunale, cessò nel 1797 con l'abolizione generale del feudalesimo.

Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio. Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1848 come parte della provincia di Bobbio passò dalla Liguria al Piemonte, nel 1859 entrò a far parte nel circondario di Bobbio della provincia di Pavia e quindi della Lombardia, nel 1923, smembrato il circondario di Bobbio, passò alla provincia di Piacenza e quindi all'Emilia-Romagna, per poi ritornare nel 1925 alla provincia di Pavia e alla Lombardia.

Il Giardino Alpino di Pietra Corva è ubicato sul versante orografico destro della Val Tidone, a 950 m di altitudine, sulle pendici del Monte Pietra di Corvo, suggestivo e dirupato affioramento di scura roccia vulcanica che si erge sino a 1070 m.
Tra conifere e faggi, si snoda un dedalo di piccoli sentieri tra aiuole e roccere, percorrendo i quali si possono ammirare innumerevoli piante che trovano dimora negli anfratti e nelle nicchie delle rocce.
Sotto il profilo didattico educativo, il Giardino Alpino di Pietra Corva si presta a diventare meta ottimale per gruppi con interessi naturalistici. La bellezza del luogo, l’impatto estetico, la ricchezza di forme e di colori lo rendono meta consigliabile per escursioni e gite; il visitatore potrà pertanto unire al piacere di una passeggiata nel verde dei boschi la possibilità di osservare piante rare o provenienti da luoghi lontani.

Sorto nell'alto medioevo, nel 1383 il feudo di Romagnese fu acquistato dal condottiero Jacopo Dal Verme, la cui famiglia, tra il XIV e il XV secolo, eresse il castello che da loro prende il nome sopra il precedente. Oggi sede del municipio, nella torre ospita anche il Museo dell'arte rurale e degli strumenti agricoli.

L'attuale chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire risale alla fine del XVI secolo e trovò ultimazione in pieno Barocco. E' ricca di marmi caratterizzati da elegante sobrietà. Di pregio è l'altare in legno e notevoli sono alcune tele raffiguranti il Martirio di San Lorenzo.

Il territorio di Romagnese è disseminato di oratori ed edifici religiosi. Sono stati edificati in gran parte tra Ottocento e Novecento, ad eccezione di quello di Nostra Signora di Loreto, in località Totenenzo, che è anteriore al secolo XI.

In base alla tradizione che affonda le radici nella leggenda, l'antico borgo di Romagnese (Castrum Romaniense) avrebbe avuto origine da un accampamento di legionari romani, in fuga dopo la sconfitta nella battaglia del fiume Trebbia ad opera delle truppe di Annibale nella seconda guerra punica (218 a.C.).
Romagnese non è ignoto alla storia piacentina e pavese per via delle sue aggregazioni feudali. Vassalli di Romagnese furono a lungo i Landi, piacentini, per investitura ecclesiastica del Vescovado di Bobbio ed imperiale da parte di Lodovico di Baviera, nel 1327.
Il territorio fu poi dominato dai casati degli Eustachi, dei Bentivoglio, dei Riaro e dei Sanseverino.
Successivamente, nel 1383 il castello, il borgo e il territorio della Valle di Romagnese furono concessi in feudo da Gian Galeazzo Visconti al celebre condottiero Jacopo Dal Verme in premio delle sue benemerenze e delle imprese militari determinanti per l'espansione viscontea in Oltrepò, in aggiunta ai feudi di Rocca d'Olgisio (1378) e Val di Pecorara (1380).
In data ancora incerta, ma fra il 1395 ed il 1409 e prima che morte lo raggiungesse, il conte Jacopo Dal Verme promulgò gli “Statuti del Comune di Romagnesio”, un originale codice di leggi civili e penali severissime che garantì benefiche ripercussioni sulla vita sociale ed economica di Romagnese.
Il piccolo feudo Dal Verme seguì le fortune politiche della Signoria Viscontea, ingrandendosi con i territori di Zavattarello e Lazzarello fino a raggiungere la sua massima estensione con le concessioni fatte da Filippo Maria Visconti, Signore di Milano, delle città di Bobbio e delle terre di Voghera e di Castel San Giovanni, sottratte all'autorità e competenze dei Comuni di Piacenza, Tortona e Pavia.

La galina grisa o galëina grisa è il nome che si dà alla questua legata ai riti del calendimaggio in alta val Tidone, a cavallo delle province di Pavia e Piacenza. Nel paese e nelle frazioni di Romagnese, che è l'unico che ha conservato un ciclo pasquale nel territorio delle Quattro province, si svolge la sera del Sabato Santo, fondendo significati sacri e profani e prende il curioso nome di galina grisa dalla strofa di apertura del canto rituale.

Le celebrazioni pasquali iniziano il Giovedì Santo con una processione che segue un anonimo penitente incappucciato che porta una croce di legno; partendo dalla parrocchia si snoda fino all'oratorio di Casa Picchi.
Il Venerdì Santo si accendono falò in vari punti della vallata in concomitanza con la processione che porta il Cristo morto.
La sera di sabato vi è la questua, che si svolge con le modalità del cantamaggio itinerante, per il canto augurale e la raccolta delle uova.


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