Gambolò è un comune situato nella Lomellina orientale, sul Terdoppio, non lontano dalla riva destra del Ticino.
Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio di Gambolò risalgono al Mesolitico recente (5500-4500 a.C.) e sono state individuate lungo la sponda destra del Terdoppio, dove alcuni gruppi di cacciatori si fermano periodicamente durante le loro escursioni di caccia. In seguito, nell'età del Bronzo medio e tardo (2000-1900 a.C.), un significativo villaggio si sviluppa sempre sui dossi del Terdoppio.
L'intero territorio conosce una notevole fase insediativa in epoca celtica, dalla seconda metà del secolo III a.C.; in questo periodo sorgono numerosi villaggi, come testimoniano le relative necropoli. Proprio da frazione Belcreda proviene un vaso funebre che reca il nome del defunto di cui contiene i resti: Vindonidius, il primo abitante di Gambolò di cui conosciamo il nome.
L'epoca romana, dalla fine del I secolo a.C., porta un influsso benefico: i coloni, i commercianti e gli artigiani romani recano un significativo apporto in termini di conoscenze tecniche e culturali. Alcune are votive ritrovate nella chiesa di Sant'Eusebio, testimoniano la presenza di un luogo di culto. Alcune tradizioni locali, indotte dall'ortogonalità di alcune strade del centro storico, ma in realtà infondate scientificamente, attribuiscono l'abitato a una fondazione romana, in realtà mai dimostrata.
Poi, progressivamente, i dati archeologici si rarefanno: è un segno dei tempi dovuto ai cambiamenti e alla crisi dell'Impero. I barbari, varcati armi alla mano i confini, devastano il nord Italia saccheggiando e derubando.
La prima volta che il nome del paese compare nella storia è nel 999, in un documento in cui si dice che un certo Ademarus de Gambolate deve risarcire il vescovo di Vercelli Leone dei danni arrecatigli. Il castello viene citato per la prima volta cento anni dopo, nel 1099: la fortezza accoglie al sicuro gli abitanti del villaggio e della campagna circostante.
Ma il documento più importante è una bolla del papa Innocenzo II del 1133 che conferma all'allora vescovo di Novara l'appartenenza di questo territorio alla sua diocesi: il paese viene chiamato Campus Latus.
Nel Medioevo è testimoniata la compresenza di due diverse diocesi, quella di Novara e quella di Pavia: ci troviamo in un territorio di confine fra le due giurisdizioni, cui si legano anche mosse politiche e strategiche dei due vescovadi e dei poteri laici ad essi collegati. Dalla diocesi di Novara dipende la pieve di S. Pietro di Masovico, collocata all'incirca due km fuori dell'abitato attuale, oltre il Terdoppio. Da San Pietro dipende la chiesa di S. Gaudenzio; questa, situata nel villaggio, destituirà nei secoli successivi la pieve rurale e diverrà la parrocchia del paese.
La diocesi di Pavia trova invece la propria dipendenza nella pieve di Sant'Eusebio, documentata fra XIII e XIV secolo. In questi secoli il paese gravita politicamente nell'orbita di Pavia, che è continuamente in guerra con Milano; nel corso degli anni Gambolò viene ripetutamente assediata e danneggiata. Alla fine Milano prevale definitivamente e si sancisce il predominio della signoria dei Visconti. Il castello perviene ai Beccaria e viene poi dato da Galeazzo Maria Visconti a Francesco Pietrasanta.
Fra basso Medioevo e Rinascimento la zona rifiorisce, grazie a bonifiche e canalizzazioni che valorizzano la campagna. Con l'avvento degli Sforza e la successiva perdita del ducato a favore dei francesi passa, nel 1499, nelle mani di Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Luigi XII, marchese di Vigevano. Dopo alterne vicende militari e politiche il territorio, con il Ducato di Milano, finisce definitivamente nelle mani della corona spagnola. Nel 1573 i nobili Litta Visconti Arese acquistano dagli spagnoli il feudo di Gambolò.
È del 10 ottobre 1639 il documento nel quale si avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cilavegna, Cassolnovo, Villanova, Nicorvo, Robbio, Confienza e Palestro cessano di far parte del territorio Novarese o Pavese ed entrano in quello Vigevanasco, diventando terre appartenenti al contado di Vigevano.
Nel 1672 ecco un avvenimento importante per la storia religiosa di Gambolò: arrivano le spoglie di S. Getulio, riesumate l'anno precedente dalle catacombe di Roma. Il Santo, originario di Gabi nel Lazio, martirizzato dall'imperatore Adriano nel 124 d.C., diviene il Patrono del paese. Nel 1743 il Vigevanasco passa dallo Stato di Milano (allora austriaco) ai Savoia, e nel 1818 è unito alla Lomellina. Il 21 marzo 1849 il territorio di Gambolò è teatro, come fu alle sue origini, della storica Battaglia della Sforzesca, nel corso della Prima Guerra d'Indipendenza. Le truppe guidate dal re Carlo Alberto si scontrano vittoriosamente con l'esercito del maresciallo Radetsky. Nel 1859 Gambolò entra a far parte della provincia di Pavia.
Nella frazione maggiore Remondò (il cui toponimo deriva da un aggettivo "remondatum", da "remondare", che significa sarchiare, spianare, pulire un terreno) si trova la stazione di Gambolò-Remondò, sulla linea ferroviaria Mortara - Pavia, il dispensario farmaceutico e una base dell'Aeronautica Militare. La chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Margherita e risale al 1776.
A Garbana ha sede il secondo ufficio postale della città. Il toponimo deriva da "Garbus", macchia di cespugli. La chiesa, dedicata alla Natività di Maria, risale al 1833.
Nella frazione di Cason Peri sorge la chiesetta dedicata a San Pietro risalente al 1738 e dipendente dalla parrocchia della Garbana. La frazione è situata sul confine con Mortara, tanto che il nucleo abitato si sviluppa sui territori dei due comuni: la zona a Est, attorno alla chiesa, dipende da Gambolò mentre la zona a Ovest, lungo la strada provinciale, fa parte della frazione Cattanea-Casoni dei Peri di Mortara.
A Belcreda si trova il centro sociale per la terza età oltre a un piccolo centro sportivo e una discarica, ormai chiusa. Il nucleo attuale è sorto negli ultimi decenni lungo la strada provinciale per Pavia. Il nucleo antico, ormai scomparso, è ricordato fin dall'antichità: nel 969 fu dato dall'imperatore Ottone I al suo vassallo Ingone, dal quale discese la famiglia dei Belcredi, feudatari del luogo. L'antico castello, costruito sul finire del XIII secolo, fu distrutto nei secoli successivi, l'abitato fu abbandonato e il territorio inglobato nel comune di Gambolò.
Stradella e Molino d'Isella sono le frazioni più piccole, nella prima, di stampo prettamente agricolo, si trova una chiesa del 1590 dedicata alla Beata Vergine Assunta, mentre nella seconda si trovano Villa Necchi alla Portalupa, Villa Acqua, la chiesetta dedicata a Sant'Ambrogio che Vittorio Necchi fece costruire in ricordo di padre Ambrogio Necchi e il mulino, risalente al 1498 quando Ludovico Maria Sforza donò al monastero delle Grazie di Milano tutti i possedimenti esistenti nel territorio di Vigevano e Gambolò compresi nel fondo della Sforzesca.
Il Castello, caratterizzato soprattutto dall'ingresso principale, costituito dallo scenografico portale barocco che, sopra l'arco a sesto ribassato, porta ancora le insegne del casato cui è dovuta la costruzione. Ai lati delle armi dei Litta si notano le sedi dei bolzoni del ponte levatoio; al centro, nella parte alta, un oculo circolare inserito in un archivolto strombato dà movimento alla facciata sostenuta da quattro lesene coronate da capitelli. Nell'ala seicentesca del palazzo è ospitato il Museo Archeologico Lomellino, in cui è possibile trovare significativi reperti della presenza umana in Lomellina dal 5500 al 25 avanti Cristo.
Seguendo la cintura muraria esterna in senso antiorario si incontra, sul lato nord, un ponte in muratura che ha sostituito la torre quadrata centrale, alla cui destra sono osservabili le propaggini esterne del palazzo signorile. La sezione estrema di questo, prima dell'alta torre angolare, può essere considerata l'unico resto autentico dell'edificio quattrocentesco. Il fronte occidentale, interamente secentesco, presenta, addossato alla torre, un ingresso pedonale munito di ponte levatoio, situato a notevole altezza da terra e di insolita lunghezza. Tale ponte permetteva il superamento del fossato e aveva sbocco sul terrapieno posto tra il fossato e la parallela roggia. Nell'Ottocento davanti a quest'entrata pedonale viene eretto un secondo ingresso in stile barocco, poi parzialmente distrutto con l'apertura della via alzaia - l'attuale via della Roggia - e definitivamente ricostruito negli anni Settanta. Scomparsa la torre centrale, a metà del lato occidentale è rimasto un corpo lievemente sporgente, in corrispondenza della parte terminale del palazzo. I successivi cinquanta metri costituiscono la parete posteriore del loggiato che poggia, all'angolo sud-ovest, sulla torre Mirabella. Il lato sud, sicuramente il più rimaneggiato (i merli vengono ricostruiti nel corso dei restauri operati negli ultimi decenni), conserva la torre centrale, ora tonda, come pure tonde sono la torre all'angolo sud-occidentale e la successiva intermedia sul lato nord-orientale.
Cuore del paese è la piazza principale dove prospettano eleganti edifici e la Chiesa parrocchiale, versione adattata ed ampliata della più antica San Gaudenzio, fatta risalire all'inizio del XII secolo e successivamente modificata (1547). In questa chiesa vengono insediati, già nel 1153, a spese della comunità, tre canonici, che arrivano a sei nel 1580. E' da segnalare la presenza di San Carlo Borromeo che, nel 1578, vi insegna il catechismo. La costruzione della torre campanaria, che nell'ultimo secolo ha subito vistosi rimaneggiamenti, inizia nel 1510 su una precedente. La chiesa viene dedicata ai Santi Gaudenzio ed Eusebio nel 1832, in seguito ad una bolla di Papa Gregorio XVI. Viene restaurata ed ampliata nel 1897 dall'architetto Castelli, che la porta alle forme attuali.
Di notevole interesse è anche la chiesa di Sant'Eusebio, il monumento più vetusto ed insigne della fede di Gambolò: viene innalzata tra il V ed il VI secolo sopra un tempio romano dedicato a Minerva. A pochi metri dalla chiesa, c'è una chiesetta dedicata alla "Madonnina" del Terdoppio. Proseguendo, si passa di fronte alla chiesa della Stradella (XVII sec.) e si arriva alla chiesa di San Paolo, che raccoglie l'omonima confraternita. Vi sono poi altre due chiese, San Rocco e Santa Maria, sede di confraternite, caratterizzate da riti e tradizioni che il progresso non ha scalfito.
L'8 dicembre 1958, il comune di Gambolò fu consacrato alla Madonna Immacolata. L'idea partì dal parroco di allora, da poco giunto in città, don Giovanni Battista Maggioni(1914-1984). Don Maggioni fu subito appoggiato nella proposta dall'amministrazione comunale dell'epoca, guidata dal sindaco Leopoldo Zanetti (1909-1969). Cinquant'anni più tardi, il 30 novembre 2008, con il parroco don Paolo Nagari, il vice-parroco don Moreno Locatelli, il sindaco Elena Nai e il vescovo di Vigevano di allora, monsignor Claudio Baggini(1936-2015), fu riproposto questo atto di fede, riconsacrando la città a Maria Immacolata, a conclusione di una tre giorni di festa, che vide coinvolte tutte le associazioni locali e confraternite. A ricordo dell'atto di consacrazione del 1958 e del 2008, è posta una piccola lapide sul balcone di palazzo municipale, in piazza Cavour.
Molto nota l'esistenza di tre confraternite religiose, Santa Maria, San Rocco e San Paolo, nelle cui chiese ogni domenica viene celebrata ancora la Santa Messa. Altrettanto interessante è notare il fatto che le stesse, prima della celebrazione, radunino i confratelli e le consorelle nel canto dell'ufficio per i defunti, rigorosamente in lingua latina, una tradizione che pare essersi persa ovunque, ma che a Gambolò, malgrado le difficoltà ormai presenti in numero di partecipanti, che scarseggiano in maniera evidente, sembra resistere all'usura naturale dei tempi che assale spesso la tradizione locale.
Nella chiesa parrocchiale dei SS. Gaudenzio ed Eusebio è possibile trovare una copia del quadro della "Madonna che scioglie i nodi", che è posta originalmente ad Augusta, in Germania, nella centralissima chiesa dedicata a San Pietro. Questa tela fu fatta arrivare in Gambolò dal parroco, don Paolo Nagari, fortemente legato a tale devozione: il 2 maggio 2013 giunse in giornata nella chiesa della Confraternita di San Paolo e, alla sera, attraversò in processione le vie centrali del luogo, giungendo inoltre per brevi momenti di preghiera e raccoglimento anche nelle chiese di Santa Maria prima, successivamente in San Rocco. Poi arrivò nella Parrocchiale, in un clima di grande festa, accolta dai canti del coro parrocchiale "Note di speranza" e della "Corale San Gaudenzio" di Gambolò. Da allora è posta sulla navata laterale sinistra, venerabile da tutti i fedeli.
Dal 1994 è attiva la "Corale San Gaudenzio", diretta dal tenore Giovanni Maestrone (1947), già artista presso il coro della Scala di Milano. È considerata un fiore all'occhiello della cittadina alle porte di Vigevano. Tradizione ormai decennale il "concerto di Natale" che i coristi propongono ogni anno nel mese di dicembre, a Gambolò. Inoltre animano liturgicamente anche la Santa Messa di mezzanotte, a Natale, e la Santa Messa della Pace, il primo giorno dell'anno. Dal 25 aprile 2015 usufruiscono di una loro sede fissa, all'interno della Cittadella del Volontariato, presso il Castello Litta. La sala a loro disposizione è stata intitolata ad Antonio Casinghino(1946-2014).
Gambolò, dal 2000, possiede anche una compagnia teatrale dialettale, i Borlotti Burloni, i cui testi, scritti egregiamente da Flavio Colombo (1955), vengono ogni anno attesi con trepidazione dal pubblico gambolese. Nati grazie all'appoggio di Comune, Pro Loco e Parrocchia, inizialmente, fino al 2003, si esibivano nel teatro oratoriano di via della Libertà. Con l'apertura dell'auditorium comunale di corso Garibaldi, presso le Scuole Elementari, hanno scelto quest'ultima come loro location fissa per le prime e le repliche dei loro numerosi spettacoli.
L'Oratorio San Giovanni Paolo II, inaugurato nella primavera del 1995, sostituì il vecchio oratorio dedicato a San Domenico Savio, che si trovava in pieno centro storico.La prima pietra fu ufficialmente depositata il 25 aprile 1991, con parroco don Gianfranco Zanotti, divenuto poi nel tempo monsignore e Vicario generale della Diocesi di Vigevano. Inizialmente denominato "Nuovo Oratorio", dall'Ottobre 2009 è stato dedicato a papa Giovanni Paolo II (1920-2005), dopo una democratica elezione tenutasi nella primavera dello stesso anno fra i parrocchiani gambolesi. Fu completato grazie alla costanza del parroco dell'epoca, don Angelo Croera, giunto nella comunità gambolese nel Novembre 1993, al posto di don Zanotti, nel frattempo divenuto parroco presso la Basilica di San Lorenzo di Mortara. Don Croera, in pochissimo tempo, riuscì a rivoluzionare un luogo che aveva a malapena le mura in un vero centro di aggregazione sociale per tutte le età.
Dal 1996 al 2007, anno del trasferimento nella loro Casa Madre di Vercelli, fu anche l'abitazione di alcune suore della Congregazione di Santa Maria di Loreto, che erano appunto in servizio presso la locale parrocchia.
Gambolò è rappresentata nel basket dalla Virtus Gambolò, società che milita nel Campionato Regionale Lombardo in Serie C, Girone C. Gioca le partite casalinghe al Pala Olimpia di Gambolò. I colori sociali sono giallo e blu.
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