venerdì 13 novembre 2015

ROSASCO

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Rosasco è un comune situato nella Lomellina occidentale, non lontano dalla riva sinistra del fiume Sesia.

Il toponimo è stato oggetto di varie interpretazioni, ma è certa solamente la derivazione ligure del suffisso -asco, molto diffuso nella pianura padana occidentale, che vuol dire in senso lato "spianata", "aperta campagna". Lo studioso Francesco Moro fa riferire il tema alla radice "Rauza", a cui si collegano il gotico "raus" e l'antico francese "ros", voce del dialetto locale che significa "intrico di vegetazione", "cespuglio". Ne deriva l'interpretazione del toponimo come di un luogo di pianura coperto da fitta vegetazione.

La località ha visto la presenza dei Liguri, e poi quella dei Celti. Tracce di un insediamento romano sono suffragate da ritrovamenti lapidei, tra cui un'iscrizione sepolcrale ed un'ara votiva dedicata a Minerva. Il villaggio ha sofferto successivamente il dominio dei Goti e quello dei Longobardi; nel 1011 il re Arduino, marchese d'Ivrea, lo donò, (ribadendo una precedente concessione di Ottone di Sassonia datata 21 novembre 977) con il suo castello e con il territorio adiacente, (fatta esclusione per l'attuale frazione Rivoltella, che apparteneva al contado di Robbio) alla Chiesa di San Siro di Pavia, da cui passò al locale Episcopato, e da questi al Vescovo di Vigevano, dal quale ancora oggi la Parrocchia dipende. Nel 1355 andò ai Beccaria; dopo alterne vicende, nel 1701 pervenne ai Visconti di Saliceto e infine al Regno Sabaudo.

La signoria su Rosasco fu donata al Vescovo di Pavia nel 1011 dal re Arduino. Essa durò fino all'abolizione del feudalesimo nel 1797, anche se (come accadde anche per altre signorie ecclesiastiche) in certe epoche vi furono subinfeudazioni o usurpazioni da parte di laici. Nel 1164 Rosasco è citato tra le località che Federico I pose sotto la giurisdizione di Pavia; nel 1250 appare come Roxascum nell'elenco delle terre pavesi. Nel 1355 sono forse subfeudatari i Beccaria e nel 1452 i Borromeo; l'alta signoria spetta comunque al vescovo di Pavia: nel 1416 il vescovo Grassi dà a Rosasco gli Statuti comunali. Nel 1707 Rosasco, con tutta la Lomellina, passa sotto il dominio dei Savoia. Nel 1818 è unita a Rosasco la frazione Rivoltella. Nel 1859 Rosasco entra a far parte della provincia di Pavia.

Rivoltella fu un comune autonomo fino a tutto il XVIII secolo; nel 1809 viene aggregato a Robbio e pochi anni dopo a Rosasco.

Il Castello di Rosasco, costruito verso la fine del IX secolo, è una delle più antiche strutture castrensi della Lomellina: un vasto sistema fortificato, ancora oggi riconoscibile nella sua perimetrazione, sebbene abbia conosciuto nel 1630, ad opera dei Francesi capitanati dal Crequi, una grave devastazione, a cui fece seguito la totale distruzione della cinta muraria per opera delle milizie sabaude nel 1643. Restano oggi visibili, e molto ben conservate, grazie ad una diligente opera di restauro, soltanto due torri (una terza si trova inglobata nel complesso della Chiesa Parrocchiale): l'imponente "Torre del Consegno" (così chiamata per l'uso, in periodo napoleonico, di farvi convocare i giovani del luogo destinati all'arruolamento), che si affaccia sul lato Est della piazza del Paese, e l'alto e snello Torrione ghibellino, dall'insolita pianta rettangolare, che si innalza per ben 25 metri nella zona più elevata del Centro storico. Ambedue le torri sono visitabili e pienamente agibili: in particolare, dalla sommità della seconda si può godere di una vista suggestiva di Rosasco e del territorio circostante.

All'interno dell'antico perimetro del Castello, affacciata sull'ampio spiazzo del sagrato, che declina dolcemente con il suo acciottolato verso il centro della piazza del Paese, si erge la mole della Chiesa Parrocchiale, edificata nel 1496 sulle fondamenta della primitiva Cappella di Corte. L'edificio, a pianta rettangolare con due cappelle laterali, ingloba nel lato Sud-Est una delle torri medioevali collegate alla struttura del Castello; all'interno gli spazi sono scanditi da una doppia fila di possenti pilastri cilindrici in mattoni a vista, che imprimono all'ambiente una sensazione di forza e di assorta severità. Tra le numerose opere d'arte conservate all'interno spicca alla parete di destra uno splendido olio su tavola di Bernardino Lanino (fine XVI secolo); degno di menzione è anche un pregevole Crocifisso ligneo coevo e, in sacrestia, un affresco di epoca anteriore, di notevole qualità. L'intero edificio è stato restaurato e messo in sicurezza con una serie di appropriati interventi conservativi tra il 1986 e il 2005. E' dedicato a Santa Maria e al patrono di Rosasco, San Valentino.

Sullo stesso sagrato si affaccia anche la Chiesa di San Giuseppe, costruita nel corso del XVII secolo; è caratterizzata da un'unica navata con presbiterio e abside semicircolare, e da un alto campanile. Apparteneva alla "Confraternita di San Giuseppe", attiva fino al 1870. Ha subito nel corso degli anni vari rimaneggiamenti, che tuttavia non le hanno sottratto quel fascino discreto che la fa così diversa dalla prospiciente Chiesa Parrocchiale.

A fianco della Chiesa Parrocchiale e di fronte alla Chiesa di San Giuseppe troviamo la Cappella dell'Ossario, un elegante edificio in stile barocco, risalente alla prima metà del secolo XVIII; mostra scene pittoriche e attraenti motivi architettonici e ornamentali. E' sorta come contenitore delle ossa esumate dai due cimiteri che occupavano l'area adiacente allo spazio di terreno sul quale si trova. E' di forte impatto visivo. L'interno, non praticabile, può essere scorto dalla grata di una finestra centrale che si affaccia sul sagrato.

All'interno dell'area cimiteriale, nell'immediata periferia del Paese, sorge la "Parrocchiale Campestre di Santa Maria", un piccolo Santuario in gran parte rifatto nel corso del XVIII secolo. Divenne Cappella Cimiteriale a seguito dell'editto napoleonico in virtù del quale l'area destinata alle sepolture, che in precedenza si trovava all'interno dell'abitato, doveva essere trasferita lontano dagli insediamenti. Nel corso del tempo il Santuario si è arricchito di cappelle funerarie e di un elegante porticato di stile neoclassico. All'interno esisteva un'immagine di San Ponzio, protettore delle gestanti, molto venerata dai Rosaschesi. Il dipinto, con altre opere, è stato recentemente trafugato.

Affacciato sulla vasta piazza centrale, Palazzo Frova rappresenta un classico esempio di edificio signorile del XIX secolo. La casa, a tre piani, presenta una facciata a bugnato con un ampio balcone; la modanatura finale risale al 1858 e dona alla costruzione un effetto di imponente verticalità posteriormente il palazzo si sviluppa con due corpi di fabbrica, dal profilo più contenuto, che racchiudono un vasto cortile, proseguendo poi con una masseria nella quale spiccano, per l'originalità delle strutture, le stalle, dotate di esili colonne di granito, e la grande ghiacciaia di forma circolare. L'edificio, di proprietà del Comune, è chiuso al pubblico, e necessita, soprattutto all'interno, di interventi di restauro.

Nel cuore del Paese, lungo la vecchia Strada Maestra, oggi Via Roma, sorge il "Palazzo Visconti", un edificio dall'inconfondibile stile neoclassico, formato da tre corpi di fabbrica che racchiudono un ampio cortile con pavimentazione a selciato, sul quale si affacciano portici sorretti da eleganti colonne, in un insieme di trabeazioni, architravi, cornicioni e fregi di notevole effetto scenografico. Il palazzo, appartenuto alla famiglia Visconti, già presente in Rosasco nel 1600, deve il suo aspetto attuale, con ogni probabilità, alla progettazione del marchese Bernardino Morelloi nel 1818.

A Rosasco è la coltura del riso ad imprimere le sue connotazioni di peculiarità ad un mondo rurale che ha scritto e continua a scrivere la storia di questo territorio. La geografia ambientale è quindi formata da una sola area morfologica, secondo un tracciato nel quale la distesa delle campagne è piatta e uniforme, ed è fitta la rete delle rogge e dei canali che delimitano i campi e le diverse proprietà. I vantaggi derivati da una razionale distribuzione ed utilizzazione delle acque si accompagnano a quelli forniti dalle nuove macchine, sempre più efficienti e sofisticate: l'agricoltore ha raggiunto, grazie all'intensa meccanizzazione e modernizzazione delle sue aziende, livelli produttivi eccellenti, acquisendo attitudini imprenditoriali e tecnologiche tali da consentirgli un'alta capacità competitiva. Il ricambio generazionale ha visto da parte dei giovani coltivatori diretti un più accentuato orientamento verso l'innovazione e la sperimentazione. A Rosasco quella dei coltivatori diretti è la componente più forte e omogenea, - unica, in verità -, dell'ormai limitata popolazione rurale: si tratta di una forza- lavoro costituita da 21 aziende a conduzione familiare, dislocate sia nel centro abitato che nella frazione di Rivoltella e nei cascinali sparsi su tutto il territorio. La tendenza alla monocoltura risicola dona al paesaggio agrario un 'impronta speciale e inconfondibile: è una terra d'acqua, dove la mano dell'uomo nulla ha lasciato al caso, governando la natura con decisione e insieme con dolcezza, e permettendo tuttavia, nella vastità degli orizzonti, lo svettare di piccole e grandi oasi di vegetazione con esuberanti connotati di vitalità. L'habitat a risaia non ha fatto sparire i versanti di rincalzo, occupati da abbondanti stratificazioni arbustive, che restano tuttora un elemento caratteristico del paesaggio agrario. Le stesse cure destinate alla coltura specializzata del riso sono rivolte a tutti gli ambienti ecologici del territorio. A Rosasco una cosa è certa: la fedeltà all'agricoltura, così conme l'amore per la libertà, sembra non avere prezzo.

La "Cerchiara" è un vasto bacino acquitrinoso, che si estende per circa 20 ettari nel territorio di Rosasco e in misura altrettanto consistente in quello dell'attigua località di Celpenchio, da cui la garzaia prende il nome. La garzaia rappresenta uno splendido e incontaminato parco naturalistico, nel quale, accanto alla rigogliosa varietà del patrimonio vegetativo, numerose specie di uccelli e di altri animali possono godere di un habitat straordinario e di sicura ospitalità.


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