Argegno è un comune della provincia di Como.
Noto centro turistico, Argegno è situata in un'ampia insenatura della sponda occidentale del Lario, allo sbocco della Val d'Intelvi. Il clima è mite anche nel periodo invernale. La bella posizione panoramica consente di spaziare con la vista sul lago, a nord fino al promontorio di Bellagio e a sud fino a Nesso. Di sicura origine romana, deve il suo nome al console Publio Cesio Archigene. Un tempo il borgo di Argegno era parte di un sistema difensivo che si protraeva fino all'antica villa di Lenno e all'Isola Comacina per ostacolare il passaggio degli invasori.
Molto pittoresco è l'antico borgo del paese che, attraversato dal torrente Telo, è diviso in due parti collegate da un vecchio ponte in pietra a sesto acuto. Da Argegno si può salire in funivia sino a Pigra (881 m.) situata su di un altopiano da cui si gode una bella vista sul lago. Da qui si può proseguire per la Valle della Camoggia, all'interno dell'oasi di Argegno-Cima della Duaria, zona protetta. Sempre da Argegno, parte la strada che percorre la Val d'Intelvi.
L'origine romana del paese è attestata da alcuni ritrovamenti di lapidi, le cui iscrizioni fanno riferimento al console Publio Cesio Archigene. Argegno 1335 si consegnò insieme a tutti i comuni di Como ai signori di Milano e divenne proprietà dei Visconti.
Posto in un punto di rilevante importanza strategica, l'abitato è stato fin dalla antichità un centro fortificato inserito in un vasto sistema difensivo.
Nel medioevo vi furono eretti due castelli. Uno di questi, costruito nel 1270 da Antonio Castello seguace dei guelfi Vittani fu roccaforte nelle sanguinose lotte contro i ghibellini Rusconi. Tale opera viene ricordata nei secoli XI e XII nella cornaca delle guerre civili comensi e lariani. Il forte faceva parte di una linea di difesa ed era collegato con quelli di Sala, Lezzeno e Nesso.
L'altro castello con torre, detta dei Viscardi, (nobile famiglia del tempo) fu eretto al centro del paese; la torre, ultima testimonianza del fabbricato, crollò nell'anno 1876. La parte inferiore è attualmente adibita ad abitazione.
Località turisticamente rilevante che fa da ingresso alla Valle lntelvi. Del suo storico passato conserva un ponte romano-medievale sul fiume Telo e resti di fortificazioni nel centro storico.Chiesa principale è la nuova parrocchiale della Trinità, edificata in stile neoromanico all'inizio del '900 (la chiesa antica fu abbattuta per far posto alla piazza e al porto).L'oratorio di S. Anna sulla strada per Schignano, costeggiata da cappelle, risale al XVII sec. e conserva pregevoli stucchi di G.B.Barberini, dipinti di Isidoro Bianchi e preziosi altari in scagliola.Qui entrò in funzione la prima linea di filobus d'ltalia, nel 1908.Oggi da Argegno una funivia porta in pochi minuti allo spettacolare belvedere di Pigra (800 m.), da cui lo sguardo può spaziare dal primo bacino del lago fino ai monti dell'Alto Lario e alle dolomitiche Grigne.Tra Argegno e Nesso il Lario raggiunge la massima profondità: 411 m.
La Parrocchia della SS Trinità risale agli inizi del XX secolo e fu consacrata nel 1929.
E' una costruzione in stile neo romanico con facciata a capanna abbellita da un rosone a vetri con figure di Santi, protiro, abside tonda e campanile.
Costruita su progetto dell'ingegnere Cesare Nava, fu eretta in sostituzione della vecchia chiesa posta nel centro del paese. Come testimoniano le lapidi poste sul lato destro all'interno, l'opera costò tanto impegno e sacrificio al sacerdote Don Epifanio Cattaneo. Sorge presso l’estuario del fiume Telo, un po’ distante dal centro abitato, in un'ampia piazza in riva al lago. Risale agli inizi del sec. XX e fu consacrata il 24 agosto 1929 dal Vescovo Adolfo Pagani. E' una costruzione in stile neo-romanico con facciata a capanna abbellita da un rosone a vetri con figure di Santi. Sul fronte della chiesa sono raffigurati in mosaico i quattro Evangelisti, il patrono di Como Sant’Abbondio e Sant'Anna patrona di Argegno, donati dalla famiglia Giussani. Si nota pure una lunetta in mosaico con Gesù adolescente e tre pecorelle donata in memoria di Peroni Raimonda.
L’interno è ad una sola navata con tetto a capanna. Il catino dell’abside ospita un mosaico raffigurante la SS. Trinità e venne collocato nel settembre 1972. Il tabernacolo, l’altare e I'ambone, sono opera dello scultore Gian Luigi Giudici di Valmorea (Como). Gli otto pannelli e le quattro lampade dello stesso scultore, furono collocate nel maggio 1977. Sul tabernacolo è raffigurata la Cena di Emmaus. La mensa dell'altare è sostenuta da dodici figure di Apostoli, ai quattro angoli gli Evangelisti.
L'ambone rappresenta Gesù che annunzia la buona novella dalla barca di Simone. Ai lati dell’altare maggiore si trovano la Statua della Madonna e la Statua di San Giuseppe. Sotto la statua della Madonna, in legno e appartenente alla vecchia chiesa, quattro scene che ricordano la missione della donna: sposa, madre, educatrice, assistente dei bisognosi. Sotto la Statua di San Giuseppe con Gesù fanciullo, quattro gruppi rappresentanti del lavoro artigianale: contadino, muratore, falegname, pescatore.
Sul lato destro e sinistro della navata si trovano le statue di Santa Teresina, Sant’Antonio e Sacro Cuore. Molto pregevoli sono le due acquasantiere in granito che sostengono il palco in legno che ospita l’organo della vecchia chiesa, opera di Vincenzo Mascioni di Cuvio.
Le vetrate sono state offerte dalle famiglie di Argegno; in cambio si sono riservate il privilegio di dedicarle ad un santo particolarmente amato. Sulla parete sinistra si può ammirare, dopo un sapiente restauro, una grande tela seicentesca raffigurante la Natività, proveniente dalla vecchia chiesa. I primitivi altari (maggiore e laterali) in marmo e legno, sono stati sostituiti nell’anno 1973 con altri in granito levigato. Annessa alla chiesa, con ingresso dal lato sinistro dell’altare maggiore, si trova la sacrestia, dal lato destro si accede al campanile. Affiancate alla chiesa ci sono l’oratorio e la casa parrocchiale.
A tre chilometri da Argegno, sulla provinciale che sale a Schignano, sorge il Santuario di Sant'Anna, ma in realtà dedicato alla Madonna di Gelpio.
Si crede che la costruzione della chiesa sia stata originata da un voto espresso dalla popolazione in tempo di peste. Prima esisteva una cappella dedicata alla Vergine. In seguito attorno alla cappella si costruì la chiesa ampliata in vari tempi e terminata prima del 1600.
L'immagine della Madonna di Gelpio è inserita in un'edicola dell'altare maggiore fatto in scagliola policroma, mentre la statua di Sant'Anna si trova in un altare laterale. Anticamente eraraggiungibile attraverso una mulattiera che esiste tutt'ora, tagliata a strapiombo nella ripidissima valle del Telo e costellata di piccole edicole religiose. Prima esisteva una cappella dedicata alla Vergine.
In seguito, attorno alla Cappella si costruì la Chiesa, ampliata in vari tempi. È un fatto che circa nella prima metà del 1600, la chiesa era finita e decorata; lo dimostrano gli affreschi che l’abbelliscono, opera di Isidoro Bianchi nato a Campione nel 1602 e morto pure a Campione nel 1662. Il pregio di Sant’Anna è dato soprattutto da questi affreschi ben conservati e dalle decorazioni in stucco. Isidoro Bianchi, nel ciclo pittorico dei suoi affreschi, illustra la vita della Madonna che ottiene il trionfo con l'Assunzione in Cielo, dipinto dominante della volta centrale; l'artista ripete affreschi già dipinti altrove come l’Incoronazione della Vergine. che richiama quella affrescata alla Caravina e gli Angeli Osannanti al suono dell'organo che si trovano anche a Campione, Brenzio e alla Caravina. Con gli affreschi meritano attenzione le fini decorazioni a stucco bianco che incorniciano dipinti dando effetto di animazione. Dagli Angeli alle grandi statue in stucco di Gioacchino ed Anna è tutto un movimento di ornati che raggiungono nelle cappelle laterali di Sant' Anna e di Sant’Antonio una tecnica veramente pregevole. Si pensa che queste decorazioni siano opera di G. Battista Barberini (Sec. XVII), nativo di Laino, coadiuvato da altri valenti stuccatori intelvesi. La facciata a capanna è caratterizzata da un portico con colonnine di granito. Il campanile porta la data 1824. La costruzione fu restaurata nel 1841. Nel giugno del 1969 Don Battista Taiana promuove il rifacimento del tetto in pietre di Malenco e il rinfresco degli stucchi rovinati per le infiltrazioni d'acqua, condotto dallo scultore Domenico Agostini di Milano.
Gli abitanti di Argegno e Schignano conservano una viva devozione a Sant'Anna e specie in occasione della sua festa, il 26 luglio, convengono numerosi attratti anche dalla località distensiva.
La Chiesa di San Sisinio, appena fuori dal paese sulla strada per San Fedele Intelvi, fino all'anno 1632 fu la matrice della vecchia chiesa SS Trinità. E' di origine romanica, rimaneggiata nel 600 e completata nel 700.
La chiesa ha una importanza storica in quanto sede del compitato rivoluzionario nell'insurrezione della Valle d'Intelvi contro gli austriaci nel 1848.
La facciata, arricchita da un elegante nartece, fu affrescata con l’immagine del Santo patrono, da Bernardino Barelli (Ponna 1762-1838).
L’interno, ad una sola navata con abside e quattro altari laterali, è arredato, tra l'altro, da alcuni mobili del ‘700 finemente intarsiati. I paliotti degli altari mostrano una scagliola policroma dei sec. XVII e XVIII a prova della valentia degli artigiani intelvesi. Gli affreschi, gli stucchi, le tele ad olio, un tabernacolo rinascimentale e i busti reliquiari lignei di S. Faustina e Liberata, fanno della Chiesa di San Sisinnio un vero gioiello che merita assolutamente una visita. Anche la storia si è soffermata a San Sisinnio. Infatti fu la sede del comitato provvisorio di insurrezione della Valle Intelvi durante i moti del 1848.
E' interessante una breve passeggiata nel vicolo Mulini dove verso il 1600 venne costruita la "Roggia Molinara". Era questa roggia un ingegnoso sistema di canalizzazione delle acque del Telo per fornire energia idraulica ai 4 mulini adibiti alla macinazione del frumento, del granoturco e delle castagne provenienti dalle selve della Valle d'Intelvi.
Questi opifici costeggianti l'ultimo tratto del fiume Telo fanno degna cornice allo splendido ponte romanico a sesto acuto, importantissima struttura della vecchia strada Regina.
Sul retro dell'allora mulino Toppi, ora adibito a panificio, si può notare incisa la data del 1605. Più avanti, all'angolo con via Garibaldi, un altro mulino, ora adibito ad abitazione, ostenta un vasto androne nel quale riposavano i quadrupedi in attesa del carico. Poco più in là il mulino Spinelli offre testimonianza di una interessante architettura. La roggia forniva energia anche ad una fiorente filanda ed incannatoio ora anch'essi trasformati in abitazioni.
Chi si inoltra, poi, nelle viuzze che a gradoni raggiungono la parte alta dell'abitato ha modo di osservare alcuni suggestivi aspetti delle costruzioni medioevali tipiche di un agglomerato rivierasco.
Questa caratteristica costituisce oggi la risorsa principale di Argegno che, dopo aver scoperto la propria vocazione al turismo, ha saputo ingrandirsi senza cancellare la passata fisionomia e inserendo in essa, armonicamente, alberghi e infrastrutture.
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