Le Alpi Lepontine sono una sezione delle Alpi che interessa la Svizzera e l'Italia. Si trovano nelle Alpi Nord-occidentali.
Prendono il nome dai Leponzi, antica popolazione che abitava questi monti.
In Svizzera le Alpi Lepontine coprono la parte settentrionale del Cantone Ticino, la parte sud-orientale del Cantone Vallese, la parte meridionale del Canton Uri e la parte occidentale del Canton Grigioni. In Italia coprono una parte nord-orientale del Piemonte ed una parte nord della Lombardia.
Dal punto di vista orografico le tre sottosezioni delle Alpi Lepontine sono lungo la catena principale alpina.
Confinano a nord con le Alpi Bernesi separate dal Passo della Furka e con le Alpi Glaronesi separate dal passo dell'Oberalp, ad est con le Alpi Retiche occidentali separate dal passo dello Spluga, a sud con le Prealpi Luganesi separate dal Passo San Jorio e ad ovest con le Alpi Pennine separate dal passo del Sempione.
Il limiti geografici nel dettaglio sono: passo del Sempione, torrente Saltina, Briga, fiume Rodano, Oberwald, passo della Furka, torrente Furkareuss, Andermatt, torrente Oberalpreuss, passo dell'Oberalp, fiume Reno Anteriore, Disentis, Tamins, Reno Posteriore, Splügen, passo dello Spluga (confine Svizzera/Italia), torrente Liro, Chiavenna, fiume Mera, lago di Como, Gravedona, torrente Liro di Gravedona, passo San Jorio (confine Italia/Svizzera), torrente Morobbia, fiume Ticino, lago Maggiore (confine Svizzera/Italia), fiume Toce, Domodossola, torrente Diveria (confine Italia/Svizzera), Simplon, passo del Sempione.
Le Alpi dell'Adula (dette anche Alpi Mesolcinesi e Grigionesi Occidentali oppure Alpi Lepontine Orientali) sono una sottosezione delle Alpi Lepontine. La vetta più alta è l'Adula che raggiunge i 3.402 m s.l.m..
Si trovano in Svizzera (Canton Ticino e Canton Grigioni) ed, in parte minore, nell'Italia (Regione Lombardia).
Costituiscono la parte più orientale delle Alpi Lepontine oltre il Passo del Lucomagno.
Prendono il nome dall'Adula, montagna più alta e più significativa del gruppo.
La Catena Mesolcina (detta anche Catena Tambò-Forcola) è un gruppo montuoso delle Alpi dell'Adula che segna il confine tra l'Italia (Lombardia) e la Svizzera (Canton Grigioni) tra il Passo San Jorio ed il Passo dello Spluga.
Prende il nome dalla Val Mesolcina che la delimita ad ovest. Si chiama anche Catena Tambò-Forcola dalle sue due vette più significative: il Pizzo Tambò ed il Piz della Forcola.
Il Pizzo Tambò (scritto anche Pizzo Tambo) è una montagna delle Alpi alta 3.279 m s.l.m. È la più alta della catena Mesolcina che, staccandosi dalle Prealpi Luganesi verso Nord, ha termine in corrispondenza del Passo dello Spluga, determinando il confine tra l'Italia e la Svizzera (Canton Grigioni).
La sua mole rocciosa è formata prevalentemente da rocce metamorfiche con stratificazione verticale (gneiss, micascisti, filladi) di solidità digradante dalla base verso la vetta, poco sotto la quale si trova anche una piccola porzione di dolomia.
È formata essenzialmente da tre versanti: il versante nord, svizzero, che scende sulla Tamboalp in territorio di Splügen, presentando una piccola vedretta ormai in quasi completo disfacimento (Tambogletscher) ed un lago che ne raccoglie la fusione; il versante occidentale, ancora svizzero, tanto scosceso quanto sovente sfasciumato e del tutto deglacializzato, del quale fa parte anche la incassata parete sud-ovest che cela alla sua base la minuscola "Vedretta del Tambò"; il versante orientale, italiano, che digrada piuttosto interrotto ma senza vere e proprie pareti sul Passo dello Spluga e sul bacino di Montespluga, presentando la più cospicua Vedretta della Spianata. Verso sud la vetta digrada trasformandosi in una cresta ricca di vette secondarie (Pizzo Zoccone, la più rilevante) e andando a congiungersi alla struttura rocciosa del Gruppo del Ferrè.
È sostanzialmente impossibile stabilire quando avvenne la prima "vera" ascensione alla vetta del Tambò: la relativa facilità di salita del versante orientale può far senza dubbio supporre l'arrivo sulla sommità di altri prima del conquistatore "ufficiale", Johann Jacob Weilenmann con guida, nel luglio del 1859, proprio da quel versante.
Essendo la più alta vetta della regione e dunque offrendo un panorama eccezionale, essa è assai frequentata alpinisticamente, d'estate e d'inverno; la via "normale" di salita, che impone qualche cautela solo sulla breve cresta finale di roccioni e sfasciumi che adduce alla vetta, viene fatta iniziare generalmente dalla dogana italiana del Passo dello Spluga, e percorre interamente il crestone orientale, transitando a lato della tozza sommità del Tamborello (o Lattenhorn); è possibile salire anche dal versante svizzero (nord), in questo caso la via si congiunge a quella italiana appena sotto la citata cima del Tamborello.
Il Pizzo dei Piani (3.158 m s.l.m.) si trova lungo il confine tra l'Italia (Lombardia) e la Svizzera (Canton Grigioni). La montagna è collocata nella Catena Mesolcina tra l'italiana Valle Spluga e la svizzera Val Curciusa poco a sud del Pizzo Ferrè.
Il Pizzo Ferrè (3.103 m s.l.m.) si trova in provincia di Sondrio (Lombardia) non lontano dal confine con la Svizzera.
La montagna è collocata nella Catena Mesolcina tra l'italiana Valle Spluga (nelle sue vallate laterali Val Loga e Val Schisarolo) e la svizzera Val Curciusa. Si può salire sulla vetta partendo da Montespluga e passando per il Bivacco Cecchini (2.773 m s.l.m.).
Il Pizzo Quadro (3.015 m s.l.m. si trova lungo il confine tra l'Italia (provincia di Sondrio) e la Svizzera (Canton Grigioni). Dal versante svizzero la montagna domina la val Mesolcina; dal versante italiano si affaccia sulla Valchiavenna.
Le Cime di Val Loga sono un gruppo montuoso facente parte della Catena Mesolcina posto sulla cresta confinaria tra Italia e Svizzera che dal Pizzo Tambò si dirige con andamento regolare verso sud al gruppo del Pizzo Ferrè.
Deriva dalla sottostante Val Loga, della quale rappresentano le sommità della testata.
Le vette toponomasticamente definite sono tre: la cima settentrionale (2968 m s.l.m.), la "cima centrale" (3004 m, massima elevazione) e la "cima meridionale" (3003 m), tutte scarsamente pronunciate rispetto alla linea di cresta sia sul versante italiano che su quello elvetico, formate soprattutto da gande e sfasciumi di gneiss, anfiboliti e filoni pegmatitici. Sul versante italiano, alcuni nevai e placche ghiacciate che sovente permangono fino a stagione avanzata ricordano la presenza di un ghiacciaio ormai da tempo estinto, denominato Vedretta di Val Loga, del quale sono ancora piuttosto identificabili i cordoni di detrito morenico.
Le Cime di Val Loga determinano con la cresta che ne unisce le sommità il confine tra Italia e Svizzera, e appartengono ai territori comunale di Madesimo e di Mesocco (cantone Grigioni), alla testata della omonima val Loga e soprastanti la Val Curciusa.
Le vette delle Cime di Val Loga offrono un bel panorama, avendo in primo piano la testata della Valle Spluga e le sue cime, con bella visuale soprattutto sul Gruppo e sul ghiacciaio del Ferrè, e sul gruppo del Suretta; a ovest è ammirabile il solco della Val Curciusa e buona parte delle vette del Canton Ticino settentrionale, mentre a nord la visuale è chiusa dalla mole del Pizzo Tambò. Alla base delle cime e in posizione centrale rispetto ad esse, a 2773 m, sorge il bivacco Cecchini, facilmente raggiungibile da Montespluga, punto d'appoggio utile soprattutto per l'ascensione al Pizzo Ferrè.
Le sommità delle Cime di Val Loga sono tutte abbastanza facilmente raggiungibili con percorso di tipo escursionistico. Si sale per via diretta dal versante italiano con partenza dal bivacco Cecchini, procedendo su tracce di sentiero e percorso sempre intuibile, disagevole a tratti solo per il terreno di detriti e sfasciumi. L'unico percorso di natura alpinistica del gruppo è la traversata di cresta tra le tre cime, con rari passaggi in roccia fino al III grado e difficoltà generale valutata PD, che comunque risulta di interesse limitato e poco frequentata.
Non esistono impianti sciistici in prossimità delle vette, che invece acquisiscono un notevole interesse come mete scialpinistiche, posta la regolarità e la pendenza mai eccessiva dei pendii che scendono verso la val Loga e la piana di Montespluga.
Il Pizzo Tamborello è una montagna delle Alpi alta 2.858 m s.l.m.. Appartiene al gruppo del Pizzo Tambò, sulla cresta orientale che sale dal Passo dello Spluga verso la sommità dello stesso, sul confine italo-svizzero tra il Canton Grigioni e la Lombardia.
Facilmente salibile sulle sue brevi creste est e ovest, non presenta alcun interesse alpinistico ma semmai solo geografico "pratico", come riferimento sulla via di salita "normale" (sia italiana che svizzera) verso la vetta del sovrastante e ben più celebre Tambò, rappresentando per questa, nel caso di condizioni avverse, una meta di ripiego.
Il Piz della Forcola (2.675 m s.l.m.) si trova sul confine tra l'Italia (provincia di Sondrio e la Svizzera (Canton Grigioni). Sul versante svizzero la montagna contorna la Val Mesolcina, su quello italiano si affaccia sulla Valchiavenna, precisamente sul comune di Gordona.
Il Pizzo Cavregasco con i suoi 2535 m s.l.m. è la cima più alta della provincia di Como (ma non il suo punto più alto: questo si trova in corrispondenza dell'anticima sul del Pizzo Paglia, alla quota di 2550 m) pur trovandosi parzialmente anche in quella di Sondrio. Esso appartiene al gruppo delle Alpi Lepontine e al sottogruppo denominato localmente "Catena dei Muncecch", che segna il confine tra l'Italia e la Svizzera, partendo dal Passo San Jorio fino al Monte Berlinghera.
La cima più alta della "catena dei Muncecch" è in realtà il Pizzo Paglia, 2593 m s.l.m., ma la vetta si trova interamente in territorio elvetico, anche se di poche centinaia di metri.
La Cima dello Stagn (2.380 m s.l.m. - detto anche Scima del Stagn o Cima di Paina) è una montagna che si trova lungo il confine tra l'Italia e la Svizzera, tra il Canton Grigioni e la Lombardia.
Sul suo crinale passa il confine tra i comuni svizzeri di Roveredo e di Grono nel Distretto di Moesa.
Il monte Berlinghera (1.930 m s.l.m.) è una vetta facente parte delle Alpi Lepontine sulla sponda occidentale del lago di Como e del lago di Mezzola.
Sulla sua cima passa il confine tra la provincia di Como (versante sud nel comune di Sorico) e la provincia di Sondrio (versante nord nel comune di Samolaco). Le pendici scoscese sono delimitate a nord, est e sud dal torrente Mera e dal lago di Mezzola, e ospitano, alla confluenza del fiume col lago, il tempietto romanico di San Fedelino e le frazioni di Albonico, Bugiallo e Dascio.
Riconosciuta da più riviste specializzate, l'ascensione alla vetta viene segnalata quale alto esempio del paesaggio prealpino caratterizzato da un elevatissimo grado di naturalità. Da Gera Lario si prende la strada per Montemezzo - Bugiallo seguendo poi le indicazioni per la chiesa di San Bartolomeo (1204 m). Lasciati i veicoli nei pressi di questo insolito edificio, si cammina in un fitto bosco fino a raggiungere un'ampia valle, colma di bestiame al pascolo. Sulla sinistra, ad un centinaio di metri, si trova l'"Alpe di Mezzo" (1540 m) e sulla destra, un po' più in alto, l'"Alpe Pescedo".
Si sale diritti, attraverso i pascoli, fino alla "Bocchetta Chiaro" (1660 m). Seguendo l'elettrodotto è impossibile sbagliare, sebbene il sentiero sia difficile da individuare. Raggiunta la bocchetta si prende a destra, la traccia è evidente ed abbastanza facile anche se in forte pendenza.
Durante la fine della seconda guerra mondiale alle pendici del monte Berlinghera ricche di nascondigli naturali e fitti boschi, aveva presidio la 52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici" la stessa che trasse in arresto Benito Mussolini il 28 aprile 1945 guidata dal partigiano Pier Luigi Bellini delle Stelle. L'alpeggio del Monte Berlinghera fece da scenario al massiccio rifornimento aereo Britannico nella notte del 5 aprile 1945. Su di esso infatti venne paracadutato materiale bellico per i partigiani del posto: 20 mitragliatrici pesanti, trecento Sten, mortai e munizioni.
Nell'anno 1969 sulla vetta venne costruita da parte del Gruppo Alpini di Sorico una cappella votiva. All'interno si conservavano diverse lapidi provenienti dai gruppi alpini italiani ed esteri a ricordo dei caduti di tutte le guerre. La costruzione ebbe vita breve infatti pochi anni dopo venne sgretolata da un fulmine. Oggi esistono solo i muri perimetrali e un poco più a valle si riconosce ancora parte della curiosa copertura a forma di cappello d'alpino.
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