martedì 29 dicembre 2015

LA VAL DI LEI

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La Val di Lei è l'unica valle alpina italiana che appartiene al bacino idrografico del Reno. Delle acque del lago artificiale posto sul fondo della valle è immissario ed emissario il Reno di Lei.

Attualmente la Val di Lei è disabitata e viene usata come alpeggio d'estate, mentre d'inverno è possibile sciare sul versante del Pizzo Groppera che scende verso la valle stessa. Le piste da sci che qui si trovano fanno parte del comprensorio di Madesimo.

La valle, per lo sfruttamento come pascolo, fu acquistata dal comune di Piuro già nel 1462.

L'intera Valchiavenna fu poi occupata dai Grigioni, successivamente uniti alla Svizzera, ma nel 1797 chiese, insieme alla Valtellina, di far parte della Repubblica Cisalpina, e nel 1814/15 il Congresso di Vienna confermò il passaggio al Regno Lombardo-Veneto, in deroga al principio di legittimità. La definitiva conferma del confine di stato con l'inclusione della Val di Lei nel Regno d'Italia avvenne nel 1863.

Dopo la seconda guerra mondiale una società con interessi misti italiani e svizzeri chiese le autorizzazioni per lo sfruttamento idroelettrico. Ci fu però l'opposizione delle autorità militari elvetiche, perché un crollo o un attentato alla diga avrebbe provocato gravissimi danni alla popolazione svizzera della Val Ferrera e della Val Schons.

Dopo una lunga trattativa tra i due governi la soluzione fu trovata in un accordo internazionale. L'Italia cedette alla Svizzera una striscia di terreno di circa mezzo kilometro quadrato, sulla quale costruire la diga, ottenendo in cambio una porzione equivalente di territorio poco più a nord. Si ha perciò una linea di confine molto curiosa: il lago artificiale alimentato dal Reno di Lei è in territorio italiano, mentre la diga è in territorio svizzero.

La valle è raggiungibile con la macchina solo attraverso la strada che la collega con il comune svizzero di Ferrera (GR), mentre dall'Italia si può giungere fin qui solo a piedi, superando il passo Angeloga o uno degli altri passi minori che separano la Val di Lei dalla valle Spluga.

Anticamente era in funzione una funivia che partiva dal comune di Campodolcino, in frazione Tini e, attraversando il Pizzo Stella, portava soprattutto gli operai in Val di Lei.

Esiste, in Valchiavenna, una valle dal nome singolare, la valle di Lei, la cui denominazione allude ad una figura femminile (o parrebbe alludere: in realtà il toponimo significa "lago"). Sull’identità di questa figura, però, le spiegazioni divergono.
Una prima storia rimanda ad uno sfondo storico assai lontano nel tempo, cioè all’epoca della dominazione romana della Rezia. Ne è infelice protagonista la moglie di un soldato romano, un centurione di stanza in val Ferrera, attualmente in territorio svizzero. Costei tradì il marito, che non la prese affatto bene e le inflisse una punizione terribile: la rinchiuse in una caverna e la lasciò morire lì.
Passarono circa mille anni, prima che alcuni pastori di Piuro (i pascoli della valle di Lei, assai pregiati, sono, infatti, nel territorio di tale comune) rinvenissero quel che restava della sventurata, sopra l’alpe del Scengio. Come abbiano fatto a ricostruire la vicenda che aveva portato alla tragica fine, non ci è dato sapere: la scoperta, però, suscitò tale impressione e mosse gli animi a tali sentimenti di pietà, che la valle, da allora, assunse il nome che doveva ricordare lei, la donna che trovò nel cuore dei suoi monti la propria tomba.
Da allora quando il vento sibila e pare produrre gemiti lamentosi, i pastori dicono che è l'anima di "lei", un'anima in pena, che piange per il suo tradimento e la sua terribile sorte.
Esistono, però, almeno un paio di altre leggende, che ci portano a scenari decisamente più fantastici, anche se non meno tragici.
La prima ci presenta un tempo in cui la valle godeva di un clima particolarmente favorevole e caldo, ed era quindi particolarmente prospera.Vi dimorava allora una principessa, che possedeva consistenti ricchezze. Purtroppo le situazioni felici, anche nel mondo fantastico delle leggende, non sono mai durature, ed ecco, quindi, entrare in scena un perfido mago, che le intimò di consegnarle tutto l'oro. Inizialmente la principessa resistette alla sua prepotenza, ma quando questi minacciò di congelare la sua bella valle, fu presa dalla paura e cedette.
Aver donato tutto il suo oro, però, non le valse a nulla, perché il mago si fece avanti ancora, con pretese maggiori: questa volta voleva l'intera valle. Questa volta la principessa rispose che non avrebbe mai acconsentito a cedere la sua bella valle. Questo rifiuto segnò il suo destino, perché il mago la uccise. Era tanto malvagio, che neppure volle godersi la valle conquistata con il sopruso, preferendo godersi il gusto di un atto di malvagità gratuita: usò, infatti, le sue arti magiche per stendervi sopra una coltre di ghiaccio. Da allora, in memoria della sua ultima sventurata principessa, la valle assunse l'attuale denominazione.
Una seconda leggenda spiega il nome con una vicenda per certi versi analoga. Questa volta la protagonista è una ragazza di grande bellezza, che abitava sul versante montuoso che scende ad oriente del pizzo Groppera, la vetta che segna il confine sud-occidentale della valle. La sua bellezza non sfuggì ad un malvagio stregone, che passò un giorno nella valle, e che le chiese di sposarlo. La ragazza oppose un netto rifiuto, anche perché, come tutti gli esseri malvagi nell'universo delle leggende, costui era davvero brutto. Brutto e vendicativo: non ci pensò su due volte, e trasformò la ragazza in una grande massa di ghiaccio, in un vero e proprio ghiacciaio. Anche in questo caso alla sventurata venne tributato l'omaggio del ricordo nel nome della valle.
Le due leggende prendono spunto dalla presenza, nella valle, di ghiacciai, in particolare di quello della Ponciagna, che occupa il vallone dello Stella, il quale, a sua volta, scende dal versante settentrionale del pizzo Stella (m. 3163), ed il ghiacciaio della cima di Lago (m. 3083), che presidia l'angolo di sud-est della valle. Le diverse leggende fiorite sull'origine del suo nome testimoniano della singolarità della valle, che, idrograficamente appartiene al territorio elvetico, essendo tributaria del bacino del Reno, mentre politicamente appartiene all'Italia.

La valle si mostra ampia, aperta, luminosa, ma il senso di solitudine rimane: si intuisce la presenza umana, ma questa non cancella l’impressione di un luogo remoto, sconosciuto agli uomini. Tutto ciò, unito alla dolcezza del paesaggio, genera un fortissimo senso di pace e di armonia, che vale interamente le tre ore e mezza approssimativamente necessarie per giungere fin qui, superando i 950 metri circa di dislivello in salita. Nulla sembra suggerire, dunque, la tragedia delle tre donne che si contendono il privilegio di essere la “lei” evocata dal nome della valle.

Il Lago di Lei è la caratteristica principale della vallata. Lungo quasi otto chilometri e largo mediamente mezzo, ne occupa tutto il fondo valle. E' circondato da due file di monti che culminano in fondo con l'imponente mole del Pizzo Stella (m. 3163).


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