martedì 1 dicembre 2015

BRALLO DI PREGOLA

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Brallo di Pregola è un comune situato nel punto più meridionale della regione Lombardia nell'Oltrepò Pavese, di cui comprende la cima più alta, il monte Lesima (1724 m s.l.m.). Comprende una parte del tratto iniziale della valle Staffora e la valletta del suo affluente Montagnola, e un tratto del lato sinistro della val Trebbia e la valle del suo affluente Avagnone che sfocia nel fiume Trebbia, fiume che segna il confine regionale fra la Lombardia e l'Emilia-Romagna. Le due valli sono collegate dal passo del Brallo su cui sorge l'omonimo capoluogo. All'interno del territorio comunale vi sono due enclavi, corrispondenti alle località Lama e Valle inferiore, facenti parte del comune di Corte Brugnatella in provincia di Piacenza. Queste due località costituiscono dei rari esempi di enclavi interregionali.

Il territorio fu abitato nella preistoria. Il toponimo di Brallo è di verosimile origine celtica con il significato di "pascolo", "alpeggio" . Il centro principale è Pregòla, citato per la prima volta come Predalia, nel diploma di Ottone I del 972. Nel contempo si riconferma il territorio nei possedimenti dell'abbazia di San Colombano di Bobbio. Gli abati del monastero bobiense, che ebbero il titolo di conti già nell’844 dall’imperatore Lotario, esercitarono la giurisdizione feudale per secoli. Successivamente dopo il mille il feudo di Pregola passò, come molti altri, al vescovo di Bobbio.

Appartenne al marchesato dei Malaspina dalla concessione imperiale di Federico Barbarossa del 1164, nel cui diploma è nominata Petra Groa, l'attuale Pregola; tali diritti vennero riconfermati nel 1220 da Federico II, da Carlo IV nel 1355 e Carlo V nel 1541. Al territorio venne annessa anche la località di Dezza un tempo dipendenza monastica e poi vescovile di Bobbio. Nelle divisioni del marchesato pervenne (1221) al ramo dello "Spino Secco", attestato in val Trebbia, e nelle ulteriori divisioni si definì la linea dei marchesi di Pregola, il cui territorio, oltre all'attuale comune del Brallo, comprendeva verso sud tutto il versante sinistro della val Trebbia fino nell'attuale provincia di Genova. Era diviso in quattro quartieri, uno dei quali corrispondeva a questo comune. Fin dal XVIII secolo il marchesato di Pregola fu oggetto di una violenta contesa diplomatica tra il Sacro Romano Impero, che pretendeva che si trattasse di un feudo imperiale, esente da ogni altra giurisdizione, e il ducato di Milano (sotto sovranità spagnola) che lo considerava come gli altri feudi malaspiniani che i Visconti e gli Sforza avevano costretto alla sottomissione.

La disputa esplose ancor più violenta quando l'Oltrepò passò ai Savoia: l'Impero inviò persino delle truppe di guarnigione per impedire che il marchesato fosse annesso al Piemonte, e i Savoia dal canto loro esercitarono ogni pressione sui marchesi (minacciando la confisca dei loro beni) se non si fossero sottomessi.

Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della provincia di Bobbio, il comune subì alcune modifiche territoriali e la frazione di Dezza passò al comune di Bobbio. Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Con l'arrivo di Napoleone e la soppressione dei feudi imperiali il quartiere di Pregola divenne comune di Pregola. Nel 1848 come parte della provincia di Bobbio passò dalla Liguria al Piemonte, nel 1859 entrò a far parte nel circondario di Bobbio della nuova provincia di Pavia e quindi della Lombardia. Dopo la soppressione del circondario di Bobbio (1923) il Comune di Pregola rimase assegnato alla provincia di Pavia.

Successivamente si sviluppò il nuovo centro di Brallo, sul passo omonimo, e il comune nel 1958 prese il nome attuale di Brallo di Pregola.

Le parrocchie dipendono dal vicariato di Varzi della diocesi di Tortona.

Il territorio dell’attuale comune del Brallo di Pregola si trova in quel tratto di Appennino che si usa indicare "delle quattro province", luogo d’incontro dei dialetti e delle tradizioni liguri, lombarde, emiliane e piemontesi, ricco di suggestioni e di memorie storiche, alle quali fanno da sfondo scenari naturali di incomparabile, selvatica bellezza.
Anticamente questa zona era abitata da quelle fiere tribù di Liguri che gli storici romani chiamavano indomabili, le stesse che fornirono aiuti e guide ad Annibale, durante la seconda guerra Punica. C’è ancora un sentiero sui monti chiamato "La strada di Annibale" e la leggenda narra che gli eserciti cartaginesi erano accampati a Pian dell’Armà, prima della battaglia del Trebbia. In una cartina militare dell’esercito Romano relativa alla IX Regio ed al tracciato della via Aemilia Scaura, è segnalato l’abitato di Precele, l’attuale Pregola, che da sempre domina la Valle Staffora dall’alto dei "sassi neri" dai quali prende il nome; Prea Groa significa, infatti, pietra corba, pietra nera.
Sulla rupe di Pregola sorse, durante il Medioevo, il castello dei Marchesi Malaspina, che ressero il territorio in nome degli Imperatori del Sacro Romano Impero, dalla caduta dei Longobardi fino alla Rivoluzione Francese. L’antica fortezza, purtroppo non esiste più, andò distrutta a causa di un incendio, verso la fine del XVII secolo. Al suo posto fu eretta l’attuale casaforte, che sorge nei prati ai limiti del borgo.
Nel 1848 come parte della Provincia di Bobbio passa dalla Liguria al Piemonte, nel 1859 entra a far parte della Provincia di Pavia e quindi della Lombardia, nel 1923 passa alla Provincia di Piacenza e quindi all’Emilia Romagna e poi ritorna nel 1925 alla Provincia di Pavia e alla Lombardia.
Successivamente si sviluppò il nuovo centro di Brallo, sul passo omonimo, e il comune nel 1958 prese il nome di Brallo di Pregola che racchiude il nome dell’attuale e dell’antico capoluogo.

Il territorio è un susseguirsi di situazioni contrastanti: faggete e noccioli, pinete, castagneti, boschi di cerri, roveri, si alternano a vaste zone prative di un verde intenso che in primavera ed estate si arricchiscono dei colori delle innumerevoli varietà di fiori. Dalle vette più alte e dai crinali a volte rocciosi, da dove nelle giornate limpide il panorama spazia fino alle Alpi, scendiamo ai torrenti ed agli innumerevoli corsi d’acqua incontaminati.

Il Monte Lesima, 1.724 m, si trova al confine tra le province di Piacenza e Pavia (della quale costituisce il punto più elevato) tra le valli dei torrenti Avagnone e Boreca, entrambi tributari del fiume Trebbia. È una delle vette più alte dell’Appennino Ligure. I suoi imponenti fianchi erbosi si protendono in direzione nord-est dominando la valle del fiume Trebbia. Il Monte Lesima si riconosce facilmente a causa della presenza di una postazione radar per uso aeronautico poco sotto la sommità. Ai ripidi pendii orientali e settentrionali, contrasta il morbido pendio occidentale unito alla cresta che collega il Monte Lesima con lo spartiacque Staffora-Trebbia. Il Monte Lesima si può raggiungere dai sentieri che partono dalle località di Zerba in val Boreca, in provincia di Piacenza, o Rovaiolo Vecchio, provincia di Pavia, o più comodamente percorrendo a piedi la strada privata del radar che si collega alla carrozzabile passo del Giovà-passo del Brallo. Molto suggestivo è il percorso del sentiero 101 che segue tutti i crinali fino alla vetta dalla quale si ha uno splendido colpo d’occhio sulla sottostante val Trebbia, sulle vicine vette del gruppo del Monte Antola e dell’Aveto. Verso nord nelle giornate limpide sono visibili l’Oltrepò Pavese, la Pianura Padana e le Alpi dal Monte Rosa al Bernina. La leggenda fa risalire il toponimo Lesima ai tempi di Annibale: quando il generale cartaginese, accampato con i suoi uomini nella valle del Trebbia, salì la cima del monte, riportò una ferita alla mano da cui lesa manus - Lesima.

Someglio si trova a 768 metri di quota; la Chiesa, la parrocchia di Colleri risale ai secoli XII e XIII. Si ritiene sia stata la Chiesa che serviva al culto di tutta la zona dell’alto Appennino Pavese sita in comune di Pregola, una vera e propria "Pieve" per i fedeli sudditi dei Marchesi Malaspina che dominarono a lungo le valli dello Staffora e dell’Avagnone fino all’estinguersi del feudalismo. L’edificio posto in un punto strategico della strada su cui transitava il commercio del sale e delle spezie che da Genova, per la Val Trebbia, portavano a Milano, ebbe fin dall’inizio il proprio cimitero (un tempo attiguo alla Chiesa e diviso da essa dal portichetto di sinistra). I muretti di cinta sono stati restaurati nel 1979, mentre l’oratorio è stato risistemato nel 1985. Dal punto di vista artistico possiamo notare che la parte esterna dell’edificio ha conservato il suo aspetto originario e ora anche la facciata è stata riportata in pietra a vista come il campanile romanico, di rara bellezza, coperto di lastre di pietra locale, come anche tutto il resto dell’edificio che ci riporta al tipico stile Malaspiniano. L’interno è ad unica navata e la pavimentazione in sassi locali, mentre l’altare maggiore è in pietra. Vi si trovano anche due dipinti ad olio raffiguranti in uno S.Fermo, venerato il 9 agosto e nell’altro i Santi Gervasio e Protasio con S.Ambrogio.

Il fiume Trebbia nasce dal Monte Prelà nei pressi di Torriglia, in provincia di Genova e dal punto di vista paesaggistico e naturalistico l’alta Val Trebbia è certamente una delle vallate più belle di tutto l’Appennino settentrionale: le acque di questo fiume, cangianti dal verde all’azzurro più luminoso, hanno modellato il territorio creando un paesaggio assolutamente raro ed eccezionale. Per gli amanti dello sport si possono praticare la pesca sportiva, canoa e rafting. Nei pressi di Ponte Organasco un grazioso Lido è meta di turismo estivo per praticare nuoto e relax.

Barostro  caratteristica è una frazione che si incontra lungo la provinciale 131 che da Bralello scende verso Pianostano, nel territorio comunale di Santa Margherita Staffora.  A Barostro, posto a 1065 metri di altitudine, si trova la Chiesa di San Fermo che presenta una prospettiva neoclassica con una unica navata ristrutturata nel 1984 e al suo interno si trova un altare in pietra. Barostro comunque è sempre stato aggregato alla Chiesa di Cencerate.

La frazione di Bocco domina dall'alto il Passo del Brallo e da qualsiasi parte lo si guardi questo paese sembra stretto attorno alla sua montagna. Gli abitanti di questa località raccontano che non lontano dal borgo, si dovrebbe trovare una grotta che permette di entrare all'interno del monte su cui sorge l'abitato. Una grotta che sarebbe ricca di stalattiti e stalagmiti ma che anni fa venne fatta murare perchè pericolosa. Si tratta peraltro di una tradizione popolare che spesso e volentieri viene rievocata quassù, tanto da essere considerata una leggenda.

Casone è situato a 900 metri, si incontra il suo abitato salendo da Varzi verso il Passo del Brallo. Molte abitazioni di Casone sono rivestite in sasso e nel suo antico borgo si trova una piccola, ma molto caratteristica  chiesa dedicata a San Rocco. Sotto Casone si trovano i resti di quelle che erano le case di Sotto il Groppo che oggi però è un paese fantasma.

Cencerate , caratteristica frazione è adagiata sui contrafforti dell'Appennino e ormai semi abbandonata  ma che ha mantenuto intatte le proprie caratteristiche.  Cencerate è posizionato a 946 metri di quota. La frazione sorge su di uno sperone che è delimitato da profondi burroni. Qui, sui resti di un antico oratorio che esisteva già  nel XII secolo, fu edificata nell' ottocento l'attuale Chiesa che si presenta ad una navata unica. La Chiesa è stata decorata ed affrescata dal pittore tortonese Domenico Fossati. L' altare maggiore è stato realizzato in marmo.

Nel 1939 il Cai di Voghera realizzò a Cima Colletta un rifugio in legno, meta di escursionisti e di turisti che vi salivano a piedi la domenica. Scoppiò la guerra e questo bivacco venne praticamente distrutto. Così nel 1946, dopo la guerra, il Cai decise di ristrutturare una ex casermetta utilizzata proprio nel periodo bellico e lo trasformò in un rifugio. L'inaugurazione avvenne il 22 settembre 1946, dopo un'estate intera di opere e lavori per la sistemazione della caserma. Da allora ad oggi sono state diverse le opere di miglioria eseguite per il mantenimento ed il miglioramento della struttura stessa.

La frazione di Colleri si incontra dopo il Passo del Brallo, scendendo verso il fiume Trebbia. Colleri è la frazione più popolata del Comune del Brallo ed è posta ad una altitudine di 900 metri sul livello del mare. Colleri era feudo imperiale dei Malaspina, e nel 1798 era dei Malaspina di Santa Margherita. Nel 1657 la parrocchia contava 100 fuochi. La nuova Chiesa fu edificata nel 1951 e la costruzione non si discosta molto dai moduli tradizionali. Di notevole importanza è una tela che rappresenta la Fuga in Egitto. La Chiesa parrocchiale di Colleri ha una prospettiva romanica ed è stata dedicata a San Innocenzo.è stata realizzata in pietra a vista, è ad un'unica navata e l'altare è in marmo. A Colleri si trova anche un vecchio mulino.

Collistano dista 4.5 chilometri dal Passo del Brallo. Qui si trova una antica Chiesa che da anni è stata sconsacrata e praticamente abbandonata. La Chiesa, che sta andando a pezzi, mantiene comunque ancora intatto un bel campanile che svetta appena fuori dal centro del paese che conta ormai pochissimi abitanti. Il campanile è ben visibile da Someglio. Collistano, come altri centri del Brallo, ha conosciuto negli ultimi anni un forte abbandono. Per quanto riguarda la ex Chiesa il rischio è che le intemperie meteorologiche a lungo andare riducano questo in un ammasso di macerie. Parte della volta della Chiesa è già  caduta. Il nome di Collistano si riferisce chiaramente a quello di Colleri. Collistano indica molto probabilmente la posizione del paese in basso come a voler significare che questo centro sorge al di sotto di Colleri.

La Chiesa di Corbesassi è stata edificata nel 1690. La decorazione interna è del pittore Sebastiano Toselli, allievo del Gambini, realizzata nel 1939. Di notevole importanza una tela che vi si trova al suo interno, ma che purtroppo è ridotta in pessime condizioni, che rappresenta San Francesco e due angeli. Corbesassi era già  parrocchia nel 1595 quando, come si legge nel libro di Monsignor Clelio Goggi  "La Storia delle parrocchie della Diocesi di Tortona" era definita Chiesa di San Colombano di Crebesassi  annessa a quella di Colleri. Nel 1788 la frazione contava 30 famiglie. La Chiesa dopo aver perso la propria autonomia fu eretta nuovamente parrocchia, con decreto vescovile, il 16 ottobre del 1952. La parte più antica della Chiesa risale al 1690, mentre l'apside è del 1800. Corbesassi, posizionato alle spalle del Brallo, a 904 metri di altitudine, oggi conta pochi abitanti ma ha mantenuto le sue caratteristiche di quel piccolo centro arroccato sull'Appennino dai contenuti armoniosi.

Si incontra Feligara scendendo lungo la strada provinciale che porta verso il Trebbia; qui si trova un oratorio chiamato San Rocco che è stato edificato pochi anni fa.Questa chiesetta sorge sul versante sinistro idrogeografico del torrente Avagnone. Il centro principale del paese è posto sotto la strada provinciale ed è costituito da un buon numero di abitazioni, mentre un'altra parte del paese si riversa sulla strada provinciale.

Lama è una piccola frazione che si trova sulla sinistra idrografica del torrente Avagnone vero il Trebbia. Dista 10 km dal Brallo ed è posta a 540 metri di altitudine.Questa frazione è composta da diverse abitazioni con all'estremità una piccola cappelletta.

Pianellette è praticamente l'ultima frazione nel territorio comunale del Brallo prima del fiume Trebbia. In fondo all'abitato di Pianellette scorre il torrente Avagnone che nasce proprio sotto il Passo del Brallo e che dopo questa frazione si va a gettare tra le limpide acque del fiume Trebbia. L'abitato è composto da poche case poste su di un doppio tornante della provinciale 186 che proprio all'altezza del ponte sul fiume trebbia va a confinare con la provincia di Piacenza.

Superato l'abitato di Corbesassi la strada, con qualche tornante, guadagna rapidamente quota fino a giungere a Prodongo o quello che viene comunemente chiamato Piani o Prati di Lesima, proprio perchè in questa località sorge una distesa erbosa posta alle falde del Monte Lesima.

Il monte Lesima che con i suoi 1724 metri domina incontrastata tutto il territorio. Il luogo è davvero particolare ed incantevole. Da qui una strada piuttosto stretta  permette di sconfinare in provincia di Piacenza per raggiungere il comune di Zerba.
Pietranatale  è composta da sole poche case ad un altitudine di 500mt. e situate verso il fiume Trebbia. La strada qui prosegue sino ad altre abitazioni che compongono altre piccole frazioni come Pianezza, Tomba e Valle superiore.

Il Paese di Ponti si trova subito dopo Corbesassi, arroccato sotto le pendici del monte Lesima. Giunti in questa frazione, la strada praticamente non ha alcuno sbocco, anche se da qui partono una serie di importanti sentieri che permettono di scoprire posti incantevoli come quello che scende verso il torrente Avagnone.  Nel 1789 a Ponti (chiamato allora Ponte) si trovava l'oratorio di Sant'Anna ed era di modeste dimensioni e la campana era situata nell'arco del muricciolo. La piccola chiesetta è stata recuperata ed abbellita nel corso degli anni.

A Ponti sorge il "MUSEO DEI RICORDI" un importante ed ambizioso progetto dedicato al recupero della cultura rurale, affiancate al MULINO AD ACQUA DEL PRIMO NOVECENTO, ancora funzionante ed in perfetto stato di conservazione sono state costruite alcune opere di carattere culturali atte al recupero delle vecchie tradizioni contadine quali una CARBONAIA, LA GHIACCIAIA e U BALU.

Pratolungo è un borgo che sorge sulla strada che conduce alla Chiesa di Montarsolo, già in provincia di Piacenza. All'interno dei suo bosco di roveri si trova quella che viene definita la Rovere grossa, una rovere di oltre 950 anni. Famoso il Santuario dedicato alla Nostra Signora della Guardia risalente al 1400, dove ogni anno il 29 Agosto si celebra la messa e processione in onore della Madonna.

A Pregola si trovava un tempo il Capoluogo del Comune. Questa frazione è posizionata lungo la strada che dal Brallo porta al Penice. Chi arriva da Varzi può ammirare, pochi chilometri prima del Brallo, sulla sinistra questo agglomerato di case variopinte che si sporgono verso l'Appennino. A Pregola si trova la Chiesa parrocchiale di Santa Agata Vergine e Martire. Anche questo luogo di culto è stato realizzato in mattoni a vista: si tratta di una Chiesa davvero caratteristica con un bel campanile. Fu realizzata nel XVII secolo sui resti dell'antico oratorio dedicato a San Rocco. A Pregola un tempo si trovava anche un castello dei Malaspina: (che per molto tempo hanno governato il paese) fu distrutto nel 1571.

Rovaiolo ha una storia curiosa. Il paese infatti è diviso in due: Rovaiolo Nuovo e Rovaiolo Vecchio. Quest'ultimo oggi è un paese abbandonato costituito da un gruzzolo di case, realizzate in pietra e con i tipici tetti neri che venivano costruiti in epoca passata. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Rovaiolo Vecchio venne fatto evacquare in quanto si riteneva che l'erosione prodotta dal torrente Avagnone potesse far franare il paese. Gli abitanti furono fatti sfollare e costituirono il loro nuovo paese Rovaiolo nuovo. Da allora ad oggi il tempo ne è passato, ma Rovaiolo Vecchio seppur disabitato, non solo non è franato, ma continua a mantenere il fascino di un tempo con i suoi terreni coltivati a patate ma chiamato Paese Fantasma.

Selva è un minuscolo ma quanto mai caratteristico paesino di montagna dai vicoli in sasso come la maggior parte di queste abitazioni. Posto a 905 mt di altitudine il paesino ha saputo mantenere le sue caratteristiche originali. Attorno alle abitazioni si trovano numerosi terreni ancor oggi coltivati a patate ed alcune caratteristiche fontane realizzate in pietre a vista.

Si presume che anticamente la sede della parrocchia del Brallo fosse Someglio, che si trova a 768 metri di quota e la Chiesa, parrocchia di Colleri, secondo le recenti ricerche storione, risale ai secoli XII e XIII.  Si ritiene sia stata la Chiesa che serviva al culto di tutta la zona dell'alto Appennino pavese sita in comune di Pregola, una vera e propria "Pieve" per i fedeli sudditi dei marchesi Malaspina che dominarono a lungo le valli dello Staffora e dell 'Avagnone fino all'estinguersi dei feudalismo. A Someglio venivano celebrate quattro messe festive e quattro feriali e la parrocchia un tempo comprendeva Colleri, Cencerate e Pregola.

L'edifìcio posto in un punto strategico della strada su cui transitava il commercio del sale e delle spezie che da Genova, per la Val Trebbia, portava a Milano, ebbe fin dall'inizio il proprio cimitero (un tempo attiguo alla chiesa e diviso da essa dal portichetto di sinistra). Dal punto di vista artistico possiamo notare che la parte esterna dell'edifìcio ha conservato il suo aspetto originario e ora anche la facciata è stata riportata in pietra a vista come il campanile romanico, dì rara bellezza, coperto di lastre di pietra locale, come anche tutto il resto dell'edifìcio che ci riporta al tipico stile Malaspiniano.
Caratteristici sono i due portichetti che delimitano l'area della Chiesa e del vecchio cimitero, I muretti di cinta sono stati restaurati nel 1979, mentre
l'oratorio è stato risistemato nel 1985. L'interno è ad unica navata e la pavimentazione in sassi locali, mentre 'altare maggiore è in pietra. Vi si trovano anche due dipinti ad olio risalenti al XVIII secolo raffiguranti in uno S.Fermo (venerato il 9 Agosto) e nell'altro i Santi Gervaso e Protasio con S.Ambrogio. Il Crocefìsso sopra l'altare è di epoca indefinita in legno locale e rivestito di un leggero strato di gesso.Il fonte battesimale è in sasso locale corroso dal tempo passato sotto terra, dove venne scoperto negli scavi per il restauro.

Per raggiungere Someglio dal Passo del Brallo si volta per Cima Colletta, per la strada provinciale numero 88. Dopo un centinaio di metri si gira a sinistra per Someglio che si raggiunge dopo 2 chilometri

Alformosa è una frazione davvero caratteristica che nel periodo invernale è praticamente disabitata, ma che in estate torna a rivivere. Fino al XVII secolo questa frazione è stata parrocchia autonoma. La Chiesa di questo centro è dedicata a San Leonardo, ed era già  nota nel 1523, ma fu ampiamente rimaneggiata nel corso dei secoli: si narra che gli abitanti del posto, erano talmente poveri, da non potersi neppure permettere calice e pisside in metallo prezioso. Nel 1655 il paese contava solo sessanta anime. Oggi la Chiesa presenta un altare maggiore e suppellettili di una certa importanza. Dal Brallo, per giungere a questa frazione, occorre seguire la strada per Cima Colletta e, una volta giunti a Bralello, scendere verso destra per Barostro e Cencerate. Campanile e Chiesa di colore bordeaux spiccano fra le case del paese. Valformosa è uno degli ultimi centri di tutto il territorio che ha conservato un impianto medievale: strade strette a selciato, case piccole realizzate in sasso.

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