Santa Margherita di Staffora è un comune situato nella zona montana dell'Oltrepò Pavese, nell'alta valle Staffora. La sede comunale è Casanova di Destra, sito a fondo valle, mentre il vecchio centro di Santa Margherita si trova in posizione dominante, sul versante destro della valle. Al di sopra della rocca di Santa Margherita è ben visibile la chiesa dalla quale è possibile ammirare gran parte della valle, mentre sul lato seminascosto alla strada provinciale rimangono ancora visibili i resti della casaforte/castello un tempo di proprietà dei marchesi Malaspina.
L'intero territorio di Santa Margherita fu abitato sin dalla preistoria; La presenza di insediamenti romani è verificata dalla presenza di resti databili intorno al 30 d.C nella zona boschiva retrostante al paese e dalla presenza della fornace visitabile in località Massinigo. Nell'Alto Medioevo era parte dei possedimenti dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata da San Colombano nel 614.
Dopo la caduta dei Longobardi ad opera di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero costituì i Feudi Imperiali, all'interno della Marca Obertenga, con lo scopo di mantenere un passaggio sicuro verso il mare, e assegnò Santa Margherita, con molti dei territori limitrofi, alla famiglia dei Malaspina.
Fu quindi incluso nel vasto Marchesato dei Malaspina; nel diploma ufficiale di infeudazione del 1164 è nominato il luogo di Santa Margherita. Nelle successive suddivisioni della famiglia, questa zona toccò (1221) al ramo dello Spino Fiorito, e nell'ulteriore suddivisione di esso (1275) fu spartito tra i Malaspina di Varzi e quelli di Oramala-Godiasco, ai quali ultimi toccarono quasi tutte le terre situate a ovest della Staffora, con centri quali Cegni, Negruzzo e Casale. Santa Margherita, con Sala, Vendemiassi, Fego, Casanova, apparteneva ai marchesi di Varzi, che nelle loro ulteriori suddivisioni generarono un ramo di Santa Margherita, che fu tra i pochi rami dei Malaspina di Varzi a mantenersi sempre in discrete condizioni economiche e a conservare il feudo fino all'estinzione del feudalesimo (1797). Con tale feudo coincise il comune di Santa Margherita, detto Santa Margherita di Bobbio (CC I227) dal 1863.
La parte del territorio che era passata ai marchesi di Godiasco, nelle loro suddivisioni pervenne al ramo di Cella (fraz. di Varzi). Nel 1514 il marchesato di Cella fu dagli Sforza confiscato al ribelle Barnabò Malaspina, e dato agli Sforza di Santa Fiora, feudatari di Varzi.
Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, si definirono nell'ambito del marchesato di Cella diversi piccoli comuni (Cegni, Casale, Negruzzo, Cignolo), che all'inizio del secolo successivo furono uniti al comune di Cella. Entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio. Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1848 come parte della Provincia di Bobbio passa dalla Liguria al Piemonte, nel 1859 entrò a far parte nel circondario di Bobbio della nuova provincia di Pavia e quindi della Lombardia.
Nel 1923 venne smembrato il Circondario di Bobbio e suddiviso fra più province.
Nel 1929 il comune di Cella (CC C434) fu abolito: in parte fu unito a Varzi, mentre la zona che ci interessa fu aggregata al vecchio comune di Santa Margherita di Bobbio, e, insieme alla località Bersanino staccata da Menconico, andò a formare il nuovo comune di Santa Margherita di Staffora, il cui capoluogo fu posto nella recente località di Casanova di Destra.
Nel fondo valle transitava la via del sale lombarda, percorsa da colonne di muli che raggiungevano Genova attraverso il passo del Giovà e il monte Antola.
Il territorio di Santa Margherita di Staffora comprende le frazioni di Bersanino, Casanova Destra, Casanova Sinistra, Cignolo, Fego, Pianostano, Casale, Pian del Poggio, Cegni, Negruzzo, Vendemiassi, Sala,Massinigo, S.Margherita. Si innalza, in media, a circa 450 m s.l.m. e presenta ambienti svariati, anche a causa della particolare conformazione geologica del terreno. Quest’area è conosciuta ai più per la caratteristica chiesetta di Santa Margherita, per il Molino Pellegro e per la fornace di Massinigo; certamente peculiarità uniche per la zona, ma anche l’aspetto naturalistico è egualmente degno di nota. La presenza di ambienti diversi è una testimonianza della particolare conformazione del terreno e quindi della travagliata origine dei suoi monti; oltre che della presenza di numerose specie di animali che si adattano alle molteplici condizioni presenti, per esempio il torrente o la cima dei monti. Sin dall’antichità i popoli che vissero in queste terre apprezzarono queste caratteristiche e ne furono attratti; forse non ne comprendevano le origini o le cause, ma sicuramente le rispettavano. Ancor oggi la gente di queste zone è molto legata alle tradizioni locali, alla sua terra e quindi alle sue origini ed è importante che questo continui nel tempo.
Bersanino si trova all’imbocco dell’Alta Valle Staffora dove inizia il Comune di Santa Margherita, è presente una piccola chiesetta dedicata alla Madonna Assunta.
Casale Staffora è caratterizzato dalle vie e le case costruite in pietra. La chiesa è dedicata a San Lorenzo Martire e custodisce un trittico risalente al 1585. Al 10 di agosto ha luogo la festa patronale con i tipici ravioli e la musica del piffero e della fisarmonica.
Casanova è la sede Municipale perché è il paese più accessibile della valle, si trova ad una quota di 584 metri s.l.m., altezza altimetrica che segna il confine tra la collina e la montagna. Casanova è divisa in due dal letto del torrente Staffora, si formano così due frazioni: Casanova Destra e Casanova Sinistra. Casanova Sinistra è la parte più storica, è presente la chiesa dedicata a S. Michele e il piccolo borgo, Casanova Destra è molto più recente, gli edifici risalgono agli anni ’60 – ’70, è presente il municipio, la posta e alcune attività commerciali.
Cegni è il classico paesino di montagna che inizia con la chiesa dedicata alla Madonna Assunta e termina nella parte meridionale con la fontana. E’ caratterizzato dalla presenza della pavimentazione delle strade con il selciato e dalle case in pietravista. Percorrendo le vie si possono ammirare molti angoli medioevali. Il paese si rianima in agosto quando vengono organizzate le tante feste compreso il Carnevale Bianco, che è la manifestazione più importante, ha luogo il 16 di agosto e consiste nella storica rappresentazione del Ballo della Povera Donna, tipico ballo delle montagne dell’Oltrepò.
Cignolo si trova a 662 metri s.l.m., è presente l’oratorio dedicato a San Giacomo.
Fego è collocato tra due torrenti, lo Staffora che nasce a Pian del Poggio e la Montagnola che sorge alle pendici del monte Colletta. A Fego vi è il piccolo oratorio dedicato a San Colombano.
Massingo è un piccolo centro che custodisce la più antica memoria storica della zona: la fornace romana risalente al III secolo a.C. che indica l’esistenza di una remota attività economica diversa dall’agricoltura.
Negruzzo è un piccolo paese rurale arroccato sul monte caratterizzato dall’uso della pietra per costruire case e strade. Nella parte alta del paese è presente la chiesa dedicata a San Bartolomeo. Nell’ultimo fine settimana di agosto ha luogo la festa del paese dove si possono assaggiare i tipici ravioli di brasato.
Pian dell'Armà è una località turistica perché offre ai visitatori un confortevole soggiorno sia dal punto di vista della ricezione alberghiera sia dal punto di vista dell’ambiente infatti vi è un clima asciutto e ventilato da lievi brezze marine e la possibilità di effettuare gite panoramiche molto interessanti su itinerari ad alta quota.
Pian del Poggio è una frazioneimmersa nel verde dei monti ed è stata costruita recentemente per far fronte alle richieste turistiche sia estive, per effettuare delle camminate per visitare le bellezze naturalistiche presenti nel territorio, sia invernali perché grazie alla presenza di una seggiovia che porta in vetta al Monte Chiappo (1700 m) è possibile praticare lo sci alpino. In questa località si trova anche una pista per lo sci di fondo che si snoda nei boschi circostanti.
Sala e Vendemmiassi sono due piccole frazioni poste sulla sponda destra dello Staffora dove nei pressi, avvolto nel verde si trova un campeggio che può contenere fino a 200 roulottes.
Santa Margherita si trova sulla riva destra del Torrente Staffora a un’altitudine di 800 metri s.l.m. tra prati e ampie distese boschive. È un luogo pittoresco che si affaccia, quasi a picco, sulla Valle Staffora e dal quale si gode di una bellissima vista. In questa frazione che da il nome la Comune, si può trovare il rudere del castello dei Marchesi Malaspina e la chiesa dedicata alla Santa.
L’Ecomuseo Il grano in erba comprende i comuni di Santa Margherita Staffora, Brallo di Pregola, Menconico e Romagnese (PV).
Un angolo di Lombardia, che si insinua tra Piemonte, Emilia e Liguria e da queste regioni prende storia e tradizioni. Un tempo ponte verso il mare per nobili, commercianti e pellegrini, ritrova nel silenzio delle montagne la sua identità, con le strade in sasso, i cortili, le musiche della festa, il silenzio degli alpeggi.
Qui la Comunità locale ha saputo fare della sua storia non un ricordo, ma spunto per costruire e rilanciare il territorio; ecco il senso de Il Grano in erba, ogni chicco ha in sé il futuro, il senso del territorio che genera la vita. In queste aree si possono perciò riscoprire antichi mulini ancora in funzione, la Fornace romana e il Museo contadino.
Si possono percorrere sentieri storici come la Via del sale o il misterioso Sentiero del Brigante, visitare il Santuario della Madonna del Bocco, degustare produzioni tipiche come il Salame di Varzi, le formaggette di Casale e di Brallo, la carne degli alpeggi, funghi e tartufi e le tipiche torte di mandorle.
La Fornace Romana di Massinigo risalente al III secolo a.c. e rinvenuta nel 1957, in occasione dei lavori di costruzione della scuola elementare, la fornace romana di Massinigo è una delle meglio conservate in Lombardia e l’unica per ora attestata nell’Oltrepò Pavese. La struttura ha pianta circolare, con fondazioni in pietra locale e alzato in laterizi. Dell’impianto rimane il piano di cottura in argilla, del diametro di 4,10 metri, forato e di notevole spessore, sostenuto da un corridoio a volte che collegava i muretti di sostegno della camera di combustione. Parzialmente conservato ilpraefurnium,l’imboccatura attraverso la quale veniva immesso il legname. La fornace è di un tipo ben noto nel mondo romano: a pianta circolare e a tiraggio verticale. Il calore usciva attraverso i fori del piano di cottura, riscaldava la camera nella quale si trovavano gli oggetti da cuocere e usciva dal camino. La struttura doveva servire principalmente alla cottura di mattoni e tegole, come è dimostrato dal notevole spessore del piano di cottura e dal rinvenimento di un gran numero di laterizi tra l’argilla che occludeva l’interno del forno. Analisi di tipo archeomagnetico, condotte sui resti dell’impianto, hanno permesso di collocare l’ultimo momento di utilizzo entro la prima metà del I secolo dopo Cristo.
Una recente risistemazione della recinzione e dell’edificio ex scuola da parte del comune di Santa Margherita di Staffora ha posto le basi per fare della fornace di Massinigo un punto di attrazione per il turismo scolastico (e non) nella valle. La collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia e il Sistema Bibliotecario Integrato dell’Oltrepò Pavese, grazie a un finanziamento della Regione Lombardia, ha permesso di realizzare un nuovo apparato didattico all’interno dell’area attrezzata per fornire al visitatore le indispensabili informazioni.
Il Sentiero dei Briganti è un itinerario escursionistico, lungo circa 5 km, collega i paesi di Brallo (m.950 slm) al paese di Fego (550 m s.l.m.).
Da Brallo si raggiunge su strada asfaltata la frazione di Bralello in circa 15 minuti, il percorso attraversa la piccola frazione e scende su mulattiera verso il Bosco dei Giganti, uno stupendo bosco di castagni secolari. Il castagno forma estesi boschi nelle località montuose tra i 300 metri e i 1000 metri di altitudine. E’ un albero con un bel tronco e con una chioma quasi rotonda.
E’ una pianta che può vivere diversi secoli e raggiungere grandi dimensioni, in alcuni casi arriva ad avere una circonferenza di parecchi metri e un’età che supera i 700 anni.
Superato il castagneto, la discesa si fa più ripida e prosegue fino ad arrivare ai ruderi del Mulino dei Cognassi. Il Molino dei Cognassi era una struttura in pietra a vista con una cascina e una stalla, con davanti un grande prato.
La caratteristica di questo molino era la ruota molto stretta e alta quasi dieci metri, ancora oggi ben visibile; questa ruota girava grazie alla spinta dell’acqua del Fosso del Freddo che nasce a Cima Colletta, per poi confluire nel Rio Montagnola e quindi sfociare nel Torrente Staffora vicino a Fego.
Proseguendo, si guada più volte il Montagnola e in circa 30 minuti, si giunge alla Grotta dei Briganti, formata da enormi massi di granito. I massi sorgono sopra una piccola radura poco distanti al paese di Fego, sono poggiati uno contro l’altro e formano un anfratto che può contenere alcune persone.
Nei tempi passati è stata il rifugio segreto di gruppi di briganti che, una volta assalita la carovana o il povero viandante, si rifugiavano nella grotta, sicuri che nessuno osasse salire fin quassù per cercarli.
Dalla grotta, si prosegue ancora per circa 15 minuti, si guada per l’ultima volta il Rio Montagnola e si giunge al paese di Fego.
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