Ogni anno le bevande alcoliche uccidono in Europa 115.000 persone e costano alla società 125 miliardi di euro, pari all’1,3% del PIL europeo.
Un rapporto di 400 pagine, che analizza l’impatto sociale, sanitario ed economico dell’alcol in Europa, è stato presentato a Bruxelles dalla Commissione Europea.
Nel rapporto vengono evidenziate le basi sulle quali la Commissione Europea fonderà la sua prima strategia sull’alcol, attesa per la fine di quest’anno.
Dal rapporto diffuso emerge chiaramente che l’Europa risulta il continente dove il consumo di bevande alcoliche è il più alto al mondo e che gli stili ed i livelli di consumo dei vari paesi che la costituiscono sono molto più vicini di quanto sia comunemente creduto.
L’alcol è responsabile per il 7,4% di tutte le malattie e morti premature e rappresenta uno dei maggiori problemi sanitari in Europa: il suo consumo causa circa 60 differenti tipi di patologie e situazioni a rischio, compresi incidenti e ferite, problemi mentali e comportamentali, cancro, malattie cardiache e ictus.
L’alcol è una causa importante di danni a persone terze, inclusi circa 60.000 bambini nati sottopeso, fino a 9 milioni di bambini che vivono in famiglie che sono sconvolte dall’alcol, 10.000 morti innocenti di alcol passivo sulle strade, e oltre 2.000 omicidi ogni anno.
I costi sociali di questo flagello in Europa sono stimati a 125 miliardi di euro ogni anno, equivalenti a 650 euro ogni famiglia, limitandosi a considerare le malattie, gli incidenti, le ferite, i crimini e la perdita di produttività.
Peter Anderson, co-autore del Rapporto, ha dichiarato che quello che rende l’intervento veramente urgente è che noi sappiamo cos’è che può funzionare nel ridurre questo pedaggio: quello di cui c’è bisogno è la volontà di fare finalmente qualcosa.
Derek Rutherford, segretario di Eurocare, ha dichiarato che il consumo di alcol pone un fardello davvero pesante sui cittadini europei: se si trattasse di qualunque altra sostanza, ci sarebbero già pressioni parlamentari e ministeriali per entrare in azione; e pensare che sono i bambini quelli che pagano il prezzo più alto... Si parla tanto di fumo passivo e non si fa nulla sull’alcol passivo: certo che un’azione in questo campo richiede coraggio politico, perchè non si tratta solo di contrastare un piacere, per quanto sentito, ma di sfidare poderosi interessi economici; il prezzo delle bevande alcoliche è il fattore-chiave da aggredire, ma si potrebbe cominciare con il controllo della pubblicità e la proibizione delle sponsorizzazioni, che sono le strategie di marketing più insidiose dell’industria delle bevande alcoliche.
Dall'Italia Ennio Palmesino, presidente dell'Associazione italiana dei club degli alcolisti in trattamento (AICAT), ha dichiarato che questo rapporto aiuterà a fare chiarezza in un paese, come il nostro, dove l’allarme sociale è al minimo, nonostante le morti e le invalidità causate dalle bevande alcoliche, e dove invece si continua ad esaltare la cultura del vino e delle altre bevande alcoliche come se fosse un comportamento adulto, responsabile e persino alla moda; contrariamente a quanto l’industria delle bevande alcoliche ha cercato di far credere finora, le sole campagne di educazione non bastano a ridurre il danno causato dal bere: il rapporto mostra che dobbiamo fare interventi molto più incisivi, se vogliamo veramente ridurre il pedaggio pesantissimo che oggi paghiamo a questa sostanza.
L’ubriacatura, condizione che fa spesso ridere – giovani e meno giovani – e che prende maggiormente le sembianze di un divertimento, di una situazione “da sballo” piuttosto che di uno stato di intossicazione acuta, come in realtà è, di una condizione patologica a cui va incontro l’organismo, con gravi conseguenze. Sarebbe come se facessero ridere, sorridere o permettere di schernire coloro che si ammalano di influenza, di polmonite, di un’infezione o di un’intossicazione per aver mangiato funghi velenosi o cibo avariato. Certo, perché di questo si tratta: l’intossicazione acuta da alcol – la sbornia, la ciucca – altro non è che una patologia acuta che si manifesta nei modi più diversi, andando ad interferire e danneggiando tutti gli organi, i sistemi e gli apparati dell’organismo umano.
L’etanolo, contenuto in tutte le bevande alcoliche (birra, vino, aperitivi, superalcolici) viene assorbito rapidamente dall’organismo, entrando nel circolo sanguigno. Due sono gli organi bersaglio maggiormente interessati dalla sua presenza: il cervello ed il fegato. Gli effetti sul sistema nervoso sono quelli maggiormente visibili, ovvero i sintomi dell’intossicazione acuta. Ciascun individuo risponde diversamente ed in modo spesso ripetibile nel tempo in seguito all’assunzione di alcol. Da qui le note espressioni “aver la ciucca triste”, “aver la ciucca allegra” o ancora “aver la ciucca violenta”. L’alcol provoca generalmente disinibizione, permettendo l’emergere di comportamenti non manifesti in sua assenza; in altri casi è principalmente induttore del sonno.
Per tale ragione l’alcol, al pari delle droghe, viene spesso utilizzato con significato “autoterapeutico”, vale a dire alla stregua di un farmaco che permette di provare quelle emozioni e veder realizzati i comportamenti “disinibiti” a cui la persona aspira ma che non riesce a manifestare nella quotidianità; stessa ragione per cui molti diventano consumatori problematici o alcolisti. Nella sua interazione con il sistema nervoso centrale, l’alcol agisce bloccando, accelerando o modulando il sistema dei neurotrasmettitori, sostanze prodotte dai neuroni con la funzione di trasmettere i segnali biochimici che permettono il corretto espletamento delle funzioni cerebrali (pensiero logico, capacità di parlare, di ricevere informazioni, di memorizzarle, di rievocare la memoria, stato di allerta di fronte al pericolo, coordinazione dei movimenti, tempi di reazione, emozioni e sentimenti).
Tale squilibrio avviene sì durante l’intossicazione acuta (da cui le espressioni “alluvionato”, “impetroliato” e tutte quelle che evocano l’idea di galleggiamento del cervello in un liquido tossico), ma lo scompenso permane per molto più tempo: segnali di ciò sono i postumi della sbornia del giorno dopo (malessere diffuso, mal di testa, nausea, sensibilità alla luce e ai suoni, dissenteria, perdita dell’appetito, tremore, debolezza, insonnia, ecc.) definiti tecnicamente sintomi di hangover. Lo squilibrio a livello cerebrale continua molto più a lungo di quanto i sintomi – ed il loro cessare – ci permettano di immaginare. Infatti, soprattutto nei giovani, la plasticità neuronale, ovvero la versatilità del cervello e la capacità vicariante dei suoi circuiti, permette di compensare gli effetti visibili prodotti dagli squilibri biochimici.
Ripetute assunzioni di alcol nel tempo, oltre a indurre dipendenza, danneggiano progressivamente questa funzione riparativa, tanto durante i post-sbornia, quanto nella quotidianità, compromettendo permanentemente le funzioni cognitive cerebrali e pertanto la qualità di vita, fino a determinare disturbi psichici (stati di malessere, ansia e depressione), sindromi neurologiche o gravi patologie degenerative (demenza). Ciò avviene per il danno diretto provocato dall’alcol alle cellule nervose che vengono bruciate e che, non potendo riprodursi, vanno incontro alla morte con progressiva riduzione della massa cerebrale.
I danni dell’alcol a livello del fegato sono determinati dall’attivazione dei suoi enzimi necessari per degradare una sostanza tossica – l’alcol, per l’appunto – e i suoi derivati, quali l’acetaldeide libera contenuta in qualsiasi bevanda alcolica e quella prodotta dal metabolismo per trasformazione dell’alcol stesso.
L’acetaldeide è un composto fortemente cancerogeno, degradato solo in parte a livello epatico dall’enzima aldeide deidrogenasi, enzima rapidamente saturabile. La parte di acetaldeide non degradata in acetato (sempre presente quando si assume alcol) essendo tossica per l’organismo, determina danni sia in modo diretto che indiretto, attivando una serie di reazioni a catena su tutti gli organi e gli apparati. Essa, infatti, è in grado di danneggiare i tessuti, le proteine cellulari, il DNA, attraverso la produzione di radicali liberi, notoriamente tossici ed induttori di trasformazioni in senso neoplastico (tumori).
La degradazione dell’alcol attraverso il fegato sottopone quest’organo a un’importante azione tossica che produce danno alle cellule epatiche fino a farle ammalare (steatosi epatica, epatopatie acute o croniche) o addirittura provocandone la morte (cirrosi epatica).
Ulteriori danni dell’assunzione di alcol sono quelli derivanti dallo squilibrio degli elettroliti, aggravato dalla sudorazione indotta dall’alcol e in caso di vomito, nonché lo stato di ipoglicemia provocato dalle reazioni di ossidazione dell’etanolo e dell’acetaldeide.
Ogni anno in Italia sono tra 20.000 e 30.000 le morti causate dall’alcol, quattro volte più degli incidenti stradali, e l’alcol rappresenta la prima causa di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. In Europa i decessi dovuti all’alcol nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni si attestano intorno al 15-25% ed è responsabile per il 7,4% di tutte le malattie e le morti premature (dagli incidenti stradali e sul lavoro, alle patologie alcol correlate). I costi sociali dovuti ai danni prodotti dall’alcol sono pari al 3,5% del PIL italiano.
Tuttavia, l’allarme sociale è al minimo, nonostante le morti e le invalidità causate dalle bevande contenenti alcol; per quanto impopolare, specialmente in un paese forte produttore di vino e con una lunga tradizione enologica, è necessario – oltre che corretto – che i giovani apprendano queste informazioni per poi poter fare liberamente, ma con consapevolezza dei rischi, le proprie scelte.
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