Calvignano è un comune situato sulle colline dell'Oltrepò Pavese, tra Casteggio e Montalto Pavese, presso il monte Ceresino (433 m).
La prima notizia certa di Calvignano si ritrova nell’ alto Medioevo. Il luogo apparteneva nel secolo XII° a prete Gisulfo, il quale, il 18 dicembre 1111, testando nel castello di Torre del Monte (oggi Borgo Priolo) a favore di Tedisio ed Opizo del fu Ottone, lasciava loro il castello e le terre di Calvignano con la condizione che non adempiendo gli stessi a certi obblighi, tutta l’eredità passasse al Monastero di S. Maiolo di Pavia, come poi in effetti avvenne. I fondi, come recita l’ atto, si stendevano per tre miglia attorno al castello di Calvignano: “infra tria miliaria in circuito ipsius loci”, comprendendo dunque, anche se non vi sono nominati i toponimi, i luoghi di Travaglino, Oberga, Zenevredo, Corneliano e Casale. Tra i testi presenti a quell’ atto, stilato nel 1111, il 18 dicembre, dal notaio del Sacro Palazzo “Audemarius”, è indicato “Johannis de Travalino”, ossia Giovanni di Travalino. Dal secolo XII dunque è presente il parentado o la cognominazione Travalino derivata dal termine “lavoro”, “travail” in francese, “travaj” in piemontese per derivazione vernacola, della cui regione potrebbe essere originario questo personaggio, se pensiamo ad un altro dei testi all’ atto, questa volta chiaramente originario del Piemonte: “Bellone de Casale S. Evaxi” (Casale S. Evasio in Monferrato). Se poi facciamo nostra la tesi del Bascapè che vuole il prete Gisulfo appartenente all’ antichissima famiglia Sannazzaro, nel 1240 rappresentata da altro esponente legato a Calvignano e detentrice di signorie in Monferrato da cui traeva origine sin da quel tempo, possiamo ulteriormente confortare l’ipotesi di un trasferimento di coloni da parte di questa stirpe feudale dalla terra di Aleramo all’ Oltrepò. Nel 1240, il 18 novembre, frate Guidone Sannazzaro, priore della Chiesa di Torre del Monte, ebbe investitura dal Monastero pavese di S. Maiolo di 50 terre che costituivano allora il feudo ossia la giurisdizione di Calvignano. Nel documento, meglio datato dal Soriga al 30 novembre di quell’ anno, rogato da Giovanni Trecius, notaio del Sacro Palazzo, compare Travaglino, tra le coerenze della 49sima pezza di terra locata, quella detta “Ronchum Vexinorium”, “a mane illi de Travalino”. L’atto è importante perché vi si cita la Chiesa di S. Martino di Calvignano, la presenza di vigne “novelle”, sintomatica testimonianza della coltivazione della vite già radicata in luogo; la produzione vinicola, elaborata dai contadini del Monastero pavese sino al prodotto ultimato, veniva trasportato con bigonce in una casa che lo stesso ente religioso aveva in Casteggio. Travaglino fu dunque mantenuto in diretta conduzione del Monastero pavese anche se, il trasporto del vino prodotto a Casteggio, non può che essere stato determinato dalla mancanza, in quel tempo, di strutture idonee adatte alla conservazione del medesimo. Della stessa epoca è la comparsa sulla scena fondiaria di Calvignano dei nobili Bottigella di Pavia che, nel contesto dell’ egemonia del Comune signorile di Pavia sull’Oltrepò, realizzatasi nel secolo XIV° circa, si fecero tra i principali possessori del nostro territorio. Lo comprova un atto del 26 marzo 1371, regestato dal Marozzi, col quale: “nel castello di Calvignano nell’abitazione dei fratelli de’ Bottigelli”, vi compaiono Franceschello e Domenico fu signor Uberto di tale famiglia, a rogito di Marchino Cani, notaio pavese. E, prima di addentrarci nella narrazione della vicenda feudale di Calvignano, ormai legata indissolubilmente ai Bottigella che vi possedettero anche dopo la perdita del feudo e sino al secolo XIX, doveroso è dare un cenno su questo storico casato pavese. Già nel 1570, Stefano Breventano l’ illustra nella sua “Istoria delle antichità, nobiltà, et delle cose notabili della città di Pavia”. Questo antico autore la indica tra le 105 famiglie che di diritto facevano parte del Consiglio Generale pavese e la vuola compresa nel Sovrano Militare Ordine di Malta con processi d’entrata del 1591, 1609, 1618 e 1622. Di presunta origine pisana, vanta notizie in Pavia dal secolo XIII° ed ebbe estesissimi beni fondiari e feudali nel territorio pavese per i quali, oltre al nostro luogo, ricorderemo Corana.
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