Borgoratto Mormorolo è un comune situato tra le colline dell'Oltrepò Pavese, nella valle del torrente Ghiaia di Borgoratto, ramo sorgentifero del Coppa.
Borgoratto Mormorolo riflette nel proprio nome due antiche e distinte realtà insediative: quella del borgo, localizzato nell’attuale area del municipio, e quello di Mormorola, nome che dal XIII secolo designa la pieve, erede della ben più antica azienda agricola bobbiese di Memoriola. Dall'epoca longobarda il territorio era compreso nei possedimenti dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio.
Per quanto concerne l’origine del toponimo, Borgoratto potrebbe alludere al suo scosceso territorio (ratto = ripido) o meglio derivare da burgulus che designerebbe nuclei abitativi e piccoli borghi. Attualmente fanno parte del comune di Borgoratto Mormorolo le frazioni di Inveriaghi, Femminico, Zebedo, Braglia, Ca’ Bernocchi, Ca’ Facchini, Gabbione, Boiolo e Illibardi, abitati la cui origine risale almeno in parte all’epoca tardo antica e altomedioevale. I toponimi di Zebedo e Illibardi sembrano essere di origine germanica: il primo, citato nel diploma con cui Federico I nel 1164 concedeva alla città di Pavia il dominio sull'Oltrepò, indica un originario insediamento di Gepidi (V-VI secolo); il secondo è ricordato come castello nel X secolo.
Dall’ epoca longobarda il territorio fu sottoposto ai monaci del potente monastero di Bobbio fondato dall’irlandese Colombano agli inizi del secolo VII grazie alla donazione di terre del sovrano Agilulfo. In questo periodo l’area rappresentava la via di collegamento appennica tra la capitale del regno, Pavia, e la costa tirrenica, toccando numerosi centri della Liguria interna. Nel breve memorationis dell’abate Wala (833-835 circa) viene citata Memoriola (Borgoratto Mormorolo) tra i principali nuclei fondiari appartenenti ai dominii bobbiesi che erano al tempo organizzati in curtes. In un altro scritto, le Adbreviationes (862 e 883), Memoriola viene indicata come una realtà di eccellenza sul piano quantitativo per la coltivazione della vite e del grano. Tra la dozzina di curtes e la quarantina di domuscultae bobbiesi in Oltrepò, essa doveva infatti occupare un ruolo tutt’altro che secondario: da sola produceva 200 anfore di vino, la più alta quantità rispetto alle altre corti e un quarto circa dell’intera produzione delle corti monastiche oltrepadane.
Nel 1359 l’Oltrepò cadde insieme a Pavia sotto la dominazione dei Visconti di Milano, cui seguirono gli Sforza. Sotto gli Sforza l’Oltrepò era governato da un Capitano con sede a Casteggio. Agli antichi signori locali cui vennero confermati i possedimenti, se ne affiancarono di nuovi nominati dai duchi di Milano. Nel 1499 l’Oltrepò divenne parte del Principato di Pavia. Tra la metà del XV secolo e il XVIII l’intero territorio oltrepadano venne diviso in grandi feudi dotati di larga autonomia. Borgoratto ricadde sotto la giurisdizione di Fortunago che era dotato di uno statuto speciale e di vari privilegi e pertanto condivise il destino di questo castello passando dai Dal Verme ai Riario (XV secolo), ai Botta che costituirono il Marchesato di Fortunago, passato nel 1546 ai Malaspina.
Insieme allo stato di Milano l’Oltrepò passò nel 1535 alla Spagna e nel 1713 all’Austria. Con il trattato di Worms tra gli austriaci e i Savoia il territorio oltrepadano fu separato dal Principato di Pavia e venne unito al Piemonte. Sotto i Savoia l’Oltrepò conobbe uno straordinario periodo di fioritura e venne diviso in due provincie, Voghera e Bobbio. In epoca napoleonica l’area venne riunita prima nel dipartimento di Marengo e poi in quello di Genova appartenenti all’impero Francese. Nel 1814 con il ritorno dei Sabaudi l’Oltrepò tornò alla divisione nelle due province di Voghera e Bobbio che permase fino all’unità d’Italia. Borgoratto divenne un comune separato da Fortunago nel XVIII secolo, dapprima con il nome di Valle di Borgoratto, poi Borgoratto e nel 1863 come Borgoratto Mormorolo.
La Chiesa Parrocchiale di Borgoratto Mormorolo corrisponde alla pieve medievale di Mormorola su cui si sviluppò l’azienda agricola del monastero longobardo di San Colombano a Bobbio. Nel corso dei secoli l ’edificio è stato soggetto a rifacimenti ed ampliamenti che ne hanno alterato i caratteri originari anche se ha ancora alcuni elementi che indicano la sua origine romanica. Completamente restaurata nel Novecento, presenta infatti un portale ricostruito in stile romanico e ha mantenuto i capitelli che appartenevano alla costruzione del XII secolo. Sul lato del campanile esposto a nord è murata la piccola testa in marmo bianco di una statua romana. La Chiesa è a una sola navata e all’interno si possono ammirare gli affreschi risalenti al 1920 del pittore Rodolfo Gambini di Alessandria. Vi è conservata una statua lignea secentesca e nella parete meridionale della moderna parrocchia si possono osservare alcuni piccoli frammenti murati appartenenti all’antica chiesa romanica preesistente.
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