La lotta all'inquinamento atmosferico è oggi una priorità per tutti i Paesi industrializzati: sui giornali e alle 'tavole rotonde' si fa un gran parlare di danni ambientali e di surriscaldamento del pianeta, ma non bisogna trascurare gli effetti nocivi che l'inquinamento ha sulla salute umana.
Il peggioramento della qualità dell'aria che respiriamo comporta un aumento generale dei problemi di salute (soprattutto nei soggetti più deboli, come i bambini e gli anziani) e una maggiore incidenza di malattie cardiocircolatorie, patologie respiratorie e tumori.
L’Unione Europea ha approvato direttive che stabiliscono i valori limite degli inquinanti dannosi per la salute, in particolare per le particelle sospese, una miscela di polveri di diversa dimensione, origine e composizione che, essendo molto piccole, tendono a rimanere sospese in aria e ad essere trasportate dal vento.
Le particelle sospese (o TSP - Particolato Totale Sospeso) comprendono polveri 'grosse' PM10, particelle respirabili con un diametro inferiore a 10micrometri (10 millesimi di millimetro) e quindi in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (dal naso alla laringe), polveri sottili (PM 2.5 - con diametro inferiore a 2,5 micrometri) e polveri ultrasottili.
Le polveri hanno origine dai processi di combustione (gas di scarico di veicoli a diesel o a benzina, processi industriali, produzione energia elettrica, riscaldamento domestico). In inverno i loro valori sono superiori a quelli estivi, cosi come aumentano con la nebbia e con l’assenza di vento.
Le polveri sottili ed ultrasottili rappresentano l'inquinante più dannoso per la salute: sono costituite da svariate sostanze tossiche (solfati, nitrati, metalli) e, grazie alle piccole dimensioni, vengono trasportate anche a lunga distanza, penetrano negli ambienti chiusi, vengono facilmente inalate e possono raggiungere le diverse parti dell'apparato respiratorio.
Gli effetti sulla salute potenzialmente attribuibili agli inquinanti ambientali possono essere 'acuti' (aggravamento di sintomi respiratori e cardiaci in soggetti predisposti, infezioni respiratorie acute, asma bronchiale, disturbi circolatori) oppure – nei casi di esposizione per lungo periodo - di tipo 'cronico' (tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare, bronchite cronica, BPCO).
I principali studi condotti in Europa e Stati Uniti sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro sono concordi nel valutare che alti tassi di polveri sottili comportano sostanziali incrementi dell'incidenza del tumore ai polmoni, soprattutto se in associazione con altri noti fattori di rischio quali il fumo di sigaretta e alcune esposizioni.
La casa produttrice di automobili tedesca Volkswagen, una delle più importanti del mercato mondiale di automobili, è stata accusata nelle ultime settimane dall’agenzia federale americana per la protezione dell’ambiente (Epa) di aver truccato i test per le emissioni di sostanze inquinanti di alcuni dei suoi veicoli a diesel venduti tra il 2009 e il 2015.
Le accuse non sono cadute nel vuoto. Martin Winterkorn, amministratore delegato del gruppo, ha ammesso le colpe della sua azienda e ha chiesto scusa ai clienti e al pubblico. Immediatamente Volkswagen ha ordinato il ritiro dal mercato dei modelli coinvolti dallo scandalo — si tratta di quasi mezzo milione di esemplari — e ha deciso di bloccare le vendite negli Stati Uniti. Ma gli effetti non sono soltanto di immagine. Il titolo della casa produttrice ha perso in poche ore più del 20 per cento del proprio valore alla borsa di Francoforte, la piazza tedesca. Secondo alcuni analisti, inoltre, la casa tedesca potrebbe rischiare una multa che si potrebbe aggirare intorno ai 20 miliardi di dollari.
Secondo alcuni analisti, inoltre, la casa tedesca potrebbe rischiare una multa che si potrebbe aggirare intorno ai 20 miliardi di dollari
La truffa di Volkswagen durante i test di emissioni delle sue vetture diesel sarebbe basato su un software installato nel motore e in grado di truccare i dati, abbassando notevolmente le emissioni inquinanti per restare entro i limiti imposti dalle leggi federali statunitensi. L’agenzia federale statunitense, che sulla vicenda indagava da circa un anno, potrebbe estendere ulteriori controlli e controverifiche ai test sulle emissioni anche su modelli di altre case automobilistiche. Insomma, lo scandalo potrebbe allargarsi.
Eppure la notizia che i test sui consumi e sulle emissioni non siano efficienti, per non dire truccati, non è una novità. Un report intitolato Mind the Gap! Why official car fuel economy figures don’t match up to reality , prodotto nel 2013 da Transport&Environment (T&E) un’organizzazione europea dedicata alla sostenibilità ambientale dei trasporti, aveva già denunciato la possibilità di manipolazione dei test da parte dei produttori, che pur senza infrangere particolari imposizioni, agivano — secondo il report — sulle vetture durante i test su strada e in laboratorio migliorando sostanzialmente i consumi e i tassi di emissione con accorgimenti tecnici non vietati dai regolamenti, considerati molto laschi dal report.
Secondo il report di T&E, grazie a questi stratagemmi le case di produzione avrebbero abbassato i livelli di emissioni addirittura del 23 per cento.
«I test si svolgono in due parti», si legge nel report, «un road test e un test in laboratorio. E entrambi i risultati possono essere manipolati». In particolare, per quanto riguarda i test su strada, i produttori avrebbero agito per anni attraverso accorgimenti come la regolazione dei freni, la pressione delle gomme e la copertura di ogni fessura della carrozzeria per ottimizzare la resistenza aerodinamica all’aria. Durante i test di laboratorio, invece, i risultati venivano migliorati sostanzialmente «permettendo alle batterie di scaricarsi durante il test, abbassando al minimo il peso della vetture, usando speciali lubrificanti e eseguendo i test a temperature irrealisticamente alte». Secondo il report di T&E, grazie a questi stratagemmi le case di produzione avrebbero abbassato i livelli di emissioni addirittura del 23 per cento.
Quello che per ora è uno scandalo che ha colpito soltanto Volkswagen potrebbe facilmente estendersi a macchia d’olio. Già ieri gli Stati Uniti avevano annunciato di voler allargare i controtest ad altre vetture di altre marche. È di oggi invece la notizia che anche la Francia avrebbe chiesto un’indagine a livello europeo. Insomma, siamo solo all’inizio.
E intanto si respira sempre più aria inquinata......
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