Inverigo è un comune italiano della provincia di Como in Lombardia.
Inverigo si trova nella Brianza comasca occidentale, lungo il fiume Lambro. Lo sviluppo urbano è avvenuto in modo concentrico attorno alle residenze degli antichi signori delle frazioni che compongono il comune. Parte del territorio comunale fa parte del Parco Regionale della Valle del Lambro.
Il comune ha anche delle frazioni: Villa Romanò, Romanò Brianza, Cremnago, S. Maria, La Fornacetta e Guiano.
L’origine del nome “Inverigo” è incerta: alcuni la derivano da “in ver ibo” andrò verso la primavera, o da “in vere vicus” villaggio posto in primavera, altri lo deducono da “in aprico” ad indicare un colle solatio e ridente sul quale sorge il piccolo borgo o, ancora “Imbericus” cioè villaggio (vicus) della pioggia (imber) che corrisponderebbe ad uno stato lacustre della zona seguito a quello glaciale.
Infatti secondo i geologi, lo sperone su cui sorge Inverigo segna il limite estremo dell’immenso ghiacciaio preistorico le cui acque, assieme al fiume Lambro, formarono un lago e, ancora oggi, nell’argilla delle fornaci di Inverigo e dintorni si rinvengono fossili di pesci e impronte di vegetazione subacquea. Un’antica grafia del nome, registrato da Goffredo Bussero riporta la parola celtica “aigue” a significare acqua. Se così fosse, i primi a dare il nome al luogo sarebbero stati i celti.
La storia del Medioevo ignora Inverigo il quale doveva essere un piccolo villaggio: sulla fine del XVI contava 358 anime e soltanto 250 anni dopo poteva contare 894 abitanti.
La storia di Inverigo è legata al feudo di Mariano, capopieve fino al 1476. In seguito passò ai Visconti e agli Sforza che nel secolo XV vennero in possesso di tutta la pieve di Mariano. Il feudo di Mariano comprendeva: Inverigo, Carugo, Olgelasca, Birone, Paina, Cassina, Brugazzo, Incasate, Romanò, Guiano, Cassina Ristorta, Brenna, Villa Romanò, Guarda, Cremnago, Cassina Gatti, Cabiate e Arosio. La pieve di Mariano nel 1538 fu venduta dai procuratori dell’imperatore Carlo V al conte Giovanni Giussani il cui figlio la vendette al conte Marliani Ercole. Rimase a questa famiglia sino al 1683 quando il feudo della pieve passò al marchese questore Flaminio Crivelli.
La famiglia Crivelli fu una delle più antiche del patriziato milanese e di probabile origine longobarda. Il feudo dei Crivelli divenne il più vasto del nostro territorio.
Inverigo è terra antichissima come ne fanno fede Romanò e Villa Romanò (vicus romanorum) i nomi dei borghi che, col decreto legge del 25 marzo 1929 assieme a Cremnago, vennero aggregati al Comune di Inverigo.
LA Villa Crivelli è un complesso di corpi secenteschi uniti da un portico neoclassico di L. Pollak. La Villa si compone di tre corti chiuse: la corte del Castrum, la corte del fattore e la corte nobile. La struttura della Villa Crivelli, situata in posizione dominante sulla collina che guarda la valle del Lambro mostra l’impronta di successive sovrapposizioni al nucleo originario. Dalla villa si stende un giardino che, da stampe ottocentesche, doveva essere in parte alla francese ed in parte all’italiana.
Il Santuario di S. Maria della Noce, di armoniose proporzioni, è attribuito a Teobaldo Pellegrini. Il portone del Santuario è un pregevolissimo lavoro di intaglio. All’interno “pala di S. Carlo” del Morazzone (1618) Di notevole valore sono anche le tele: “Assunzione della Vergine” (XVI sec.), attribuita a Domenico Caresana e la “Visitazione della Vergine a S. Elisabetta” di F. Crivelli (XV sec.) mentre “Gesù con la cananea”, attribuita alla scuola dei Carracci, è collocata sopra il portale d’ingresso.
Altre due tele sono: “San Girolamo” e “Gesù nell’orto degli Ulivi” di di Antonio ampi. Interessanti sono anche le acqueforti della Via Crucis.
Sul piazzale sorgono i portici dell’antico mercato della seta.
La Rotonda, villa neoclassica del Cagnola è una delle meraviglie della Brianza. Sorge sulla sommità della collina di Inverigo ed è l’edificio più imponente di Inverigo. Circondata da cipressi e pini italici la grande villa si erge austera nel paesaggio brianteo. L’edificio presenta un corpo a pianta centrale sormontato da una grandiosa cupola emisferica sulla cui sommità vi è un terrazzo belvedere. La facciata nord presenta un portico con architrave, fiancheggiato da due ali di gigantesche colonne. Sul fronte Sud, su un sistema di terrazze degradanti si inseriscono gigantesche cariatidi che sono attribuite allo scultore Pompeo Marchesi. Il parco, articolato in un grande spazio è ricco di conifere al alto fusto, di cedri del Libano e di pini marittimi.
A Pomelasca, la Villa Sormani sorge su una amena collinetta al punto di convergenza fra i Comuni di Lurago d’Erba e Lambrugo. Restaurata a cura dell’architetto Carlo Amati (autore della facciata del Duomo di Milano), con la guida dell’abate don Ferdinando Sormani, perdette il suo carattere secentesco e assunse le linee architettoniche dello stile neoclassico che tuttora conserva. Due sono gli edifici religiosi: la cappella di famiglia al piano terra della villa e una chiesetta in stile neoromanico costruita nel 1952 su progetto dell’Arch. Ambrogio Anoni esternamente al complesso. Sul retro della villa vi è un parco paesistico con varie e pregevoli specie botaniche come cedri, faggi, sequoie giganti, tigli, palme.
A Cremnago spicca la settecentesca Villa Perego posta su un’altura in posizione dominante, attorno si stende il centro di Cremnago, ora frazione di Inverigo. Il complesso padronale è stato costruito fra il 1738/1745 dall’architetto milanese Pier Giuseppe Merlo mentre i rustici e la terrazza sono stati realizzati da Simone Cantoni alla fine del settecento (1793/1798). Le serre sono attribuite al Piermarini e la piccola cappella dedicata all’Imacolata sembra essere un’architettura barocca. Ancora oggi il complesso è di proprietà della famiglia Perego, eredi degli antichi proprietari.
A Romanò Brianza Villa Gallarati oggi villa Mezzanotte è una realizzazione secentesca attribuita all’arch. Francesco Maria Ricchino. L’edificio, sito nel cuore di Villa Romanò, frazione di Inverigo, comprende una parte padronale con dei rustici. Il giardino ha impianto prospettico monumentale, tutto chiuso da un alto muro di recinzione, ed è organizzato in modo simmetrico rispetto ad un asse mediano che, proseguendo all’esterno, segna il viale di accesso alla villa e il collegamento della stessa con il roccolo. Ha arredi in pietra, statue, vasi con agrumi. Il Roccolo, non più utilizzato per la caccia, mantiene intatti i due percorsi interni. In questa villa viene conservata un’anfora vinaria di epoca romana, scoperta in loco.
Lungo il viale dei Cipressi c'è una lapide incisa in latino e murata al principio del viale che da Villa Crivelli scende a S. Maria della Noce porta la data di settembre 1664. Nel settecento il viale fu ulteriormente allungato, ma dalla parte opposta. Salendo la scalinata ci si trova davanti la statua di Ercole, di età non ben definita, popolarmente chiamata “il Gigante”. In totale quasi due chilometri di viale costeggiato da cipressi. In seguito il viale fu prolungato in direzione della Rotonda.
Sono forse questi i cipressi che hanno ispirato Ugo Foscolo. Il poeta transitò da Inverigo per dirigersi ad Erba dove viveva Teresa Mariani Bignami una delle ispiratrice del poemetto “Le Grazie”. La tradizione vuole che Ugo Foscolo sostasse a meditare sul sasso, cinto di edere, del giardino della Rotonda.
Monumenti e luoghi d'interesse:
Chiesa all'interno della tenuta di Pomelasca
Castello Crivelli
Chiesa di Sant'Ambrogio
Chiesa di San Lorenzo
Chiesa di San Biagio
Santuario di S. Maria della Noce e la relativa piazza del mercato
Villa Perego; tra il 1794 e il 1796 l'architetto Simone Cantoni ristrutturò le sue pertinenze
Villa Mezzanotte; dimora di Paolo Mezzanotte, architetto del Palazzo delle Borse di Milano
Tenuta di Pomelasca
Orrido di Inverigo, situato all'interno dell'ex Area Victory
Chiesa del Navello (Oratorio di S.Andrea al Navello, con storico altare e preziosi affreschi), situata all'interno dell'ex Area Victory
Viale Monumentale dei cipressi dagli Obelischi alle statue, di prossima fruibilità pubblica situato all'interno dell'ex Area Victory
Monumento ai caduti edificato nel 1936
A Inverigo è esistita tra il 1977 e il maggio 1983 una delle prime emittenti radiofoniche della Brianza: Radio Nevada International FM 102,9 e 104,4 MHz. Questa ultima frequenza veniva esercitata attraverso un ripetitore da 250 W posizionato in collina. Il trasmettitore, acquistato dalle forze armate americane di stanza a Monte Penice, permetteva a Radio Nevada International di raggiungere le zone sud di Milano.
Stazione molto seguita al tempo, soprattutto tra i giovani, aveva tratto il curioso nome da un pacchetto di gomme da masticare presente sul tavolo della riunione dei soci al momento della fondazione. Fu invece il pittore Emilio Alberti a ideare e dipingere il tricheco quale logo della radio. Un'altra curiosità relativa a questa emittente consisteva nella sede: inizialmente posizionata a Carugo, successivamente traslocò presso il Bar da Teresina a Cremnago di Inverigo, in Via Sabotino n. 23, dove per gli ultimi anni R.N.I. ebbe sede. Qui erano stati ricavati due locali dedicati alla stazione da dove le trasmissioni avvenivano 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Gli avventori del locale pubblico, quindi, potevano assistere alle trasmissioni della radio in diretta dal locale.
Nel maggio del 2013 viene presentato "Radio Nevada International (ovvero l'Italia al tempo delle radio libere)". Esattamente dopo trent'anni dalla chiusura della radio, grazie al supporto dell'associazione culturale inverighese "Il Muretto Culturale" e all'appoggio dell'amministrazione locale, viene sviluppato un documentario sulla storia di Radio Nevada International, nel quale vengono ricostruite con accuratezza le vicende uniche e divertenti di questa particolare emittente, grazie alla testimonianza della gran parte dei protagonisti di allora, oltre all'inserimento dei jingles originali trasmessi da Radio Nevada International e di alcune foto d'epoca. Il documentario è stato prodotto dall'associazione sopra citata con la collaborazione di Alioscia Mazzetto di Radio Deejay e Donnie de Moitiè in collaborazione con Davide Rizzi e Valentina Peretti. Il documentario vede inoltre la speciale partecipazione di Leo Valli, noto attore, che mosse i primi passi proprio come imitatore e speaker a Radio Nevada International.
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