Gradella (anticamente Gardella) è una frazione del comune italiano di Pandino, in provincia di Cremona facente parte dell'associazione de I borghi più belli d'Italia.
La origini di Gradella risalgono al periodo alto medioevale (probabilmente tra l'VIII e il IX secolo) e doveva trattarsi di un presidio longobardo munito di un castello probabilmente abbattuto nel XIII secolo.
Originariamente, il borgo aveva nome Gardella. L'ipotesi più probabile è che esso derivi dal germanico gard (luogo fortificato) ed ell (in germanico alod, possesso), quindi significherebbe possesso della fortificazione.
Il primo riferimento scritto in cui compare il nome di Gradella è, tuttavia, del 1186 quando Federico Barbarossa concede a Milano vari possedimenti, tra i quali figurano Gradella, Pandino, Agnadello e Rivolta.
Successivamente, con il trattato di pace tra Lodi e Milano del 1198, i milanesi consegnano ai lodigiani le giurisdizioni civili e criminali sulla circoscrizione ecclesiastica di Lodi, che comprendeva anche Gradella che passerà sotto il controllo della Diocesi di Lodi.
Nel 1442 la metà lodigiana del territorio di Gradella (Gradella Inferriore) entrerà a far parte, con Spino d'Adda e Nosadello, di un feudo concesso alla famiglia milanese dei Landriani. L'altra metà, (Gradella Superiore), rientra nel territorio del Ducato di Milano e farà parte del Feudo di Pandino, che passa nelle mani delle famiglie Visconti, Sforza, Sanseverino, Duarte, e infine alla famiglia dei marchesi d'Adda.
A partire dal 1558 Onofrio Maggi, membro di una nobile famiglia bresciana, ma residente a Milano dove svolgeva il ruolo di cancelliere e capitano di giustizia, iniziò ad acquistare terreni nella zona di Gardella.
Nel 1692 Il marchese d'Adda e il signor Capra (la cui famiglia aveva rilevato il feudo di Spino d'Adda, Gradella e Nosadello nel 1637) rimettono i loro possedimenti in Gradella Superiore e Inferiore alla Regia Camera Ducale di Milano.
Il 24 aprile di quello stesso anno, essendo la famiglia Maggi divenuta oramai proprietaria del borgo (a quell'epoca abitato da 49 famiglie), dove aveva fatto erigere la villa padronale, e dei terreni circostanti, Girolamo, discendente, di Onofrio, ottenne l'investitura da parte del re Carlo II di Spagna (sotto la cui giurisdizione ricadeva anche il Ducato di Milano) del Feudo di Gradella con il relativo titolo di conte.
Nel 1705 la località fu saccheggiata e gravemente danneggiata dalle truppe francesi che si opponevano agli austriaci guidati dal principe Eugenio di Savoia nell'ambito della Guerra di successione spagnola, per cui è a dopo questa data che risale l'impianto urbanistico attuale.
A seguito di tale conflitto, il Ducato di Milano diverrà dominio austriaco e, in base alla compartimentazione della Lombardia austriaca, Gradella diverrà un comune appartenente alla provincia di Lodi.
Nel 1796 il borgo sarà testimone del passaggio di Napoleone Bonaparte, allora generale della Prima Repubblica Francese, che qui si riposò prima della battaglia di Lodi combattuta contro gli austriaci.
In età napoleonica (1809-16) Gradella fu frazione di Pandino, recuperando l'autonomia con la costituzione del regno Lombardo-Veneto.
All'Unità d'Italia (1861) il paese contava 359 abitanti. Nel 1868 Gradella, assieme a Nosadello, fu aggregata al territorio del Comune di Pandino.
Negli anni trenta la proprietà di Gradella passo al conte Aymo Maggi, celebre per essere stato uno dei creatori e organizzatori della Mille Miglia, il quale dedicò molte attenzioni al borgo e ai suoi abitanti facendo costruire le scuole, l'asilo, l'acquedotto, i bagni pubblici e il campo sportivo.
Durante il Secondo conflitto mondiale il borgo fu in parte utilizzato come campo di detenzioni per soldati inglesi e del Commonwealth che venivano impegnati nella lavorazione dei campi.
Nel 1944 la villa padronale venne requisita dal comando germanico di Cremona e utilizzata per un certo periodo come quartier generale dal Generale Graziani, comandante delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, che vi s'incontrò con Mussolini, e il Feldmaresciallo Kesselring.
Nel 1982 la contessa Camilla Martinoni Caleppio, vedova del conte Aymo Maggi, cedeva tutte le proprietà possedute a Gradella, cessando così la secolare presenza della nobile famiglia nel borgo.
Nella proprietà subentrò, supportato dal sistema bancario, l'architetto piemontese Simone Appendino che prevedeva di fare di Gradella un circolo golfistico.
Non essendo tale progetto andato in porto, buona parte della proprietà, inclusa la villa padronale, fu in seguito acquisita a metà del anni anni ottanta dall'ingegner Bruno Beccaria, Cavaliere del Lavoro e imprenditore bresciano ex amministratore delegato dell'IVECO e a quel tempo Presidente del Gruppo Necchi di Pavia.
La nuova proprietà mantenne l'originaria impostazione agraria del borgo che implementò con nuovi investimenti volti al miglioramento e all'ampliamento dei fabbricati rurali in uso e alla conversione di quelli dismessi per uso residenziale nel rispetto della secolare fisionomia del borgo.
Tale sforzo sarà premiato nel 2005 con l'inclusione di Gradella nell'associazione de I borghi più belli d'Italia.
Secondo una leggenda diffusa dal sig. Beppe Consolandi nel 1951, il nome di Gradella deriverebbe da quello di Graziella, una principessa che anticamente regnava su queste terre, rapita da un drago e poi salvata da un valoroso cavaliere. Tale leggenda non ha fondamenta storiche, tuttavia affonda le sue radici nell'antico aspetto di questa zona, caratterizzata un tempo da boschi, mentre il drago è ricollegabile al leggendario mostro del Lago Gerundo (agglomerato di paludi poi bonificate). Attraversando il viale alberato che porta a Gradella sembra comunque di entrare in un ambiente fiabesco, cui concorre anche la tranquillità in cui il borgo è immerso, rotta solo dai rumori di una natura praticamente intatta.
L'amministrazione Comunale di Pandino ha fatto propria la volontà di preservare la frazione attraverso il piano regolatore, che vincola gli interventi edilizi al rispetto di un regolamento rigoroso che, impedendo nuovi insediamenti, concede solo il recupero del patrimonio edilizio esistente. Il tutto nel rispetto dei criteri costruttivi locali dominati da mattoni a vista, fronti porticate, rivestimenti esterni intonacati al rustico o in mattoni.
I colori delle case sono regolamentati da una tavolozza "terrosa" depositata presso l'Ufficio Tecnico Comunale.
I serramenti devono essere realizzati in legno e i tetti rigorosamente in coppi della tradizione.
Girellando per la strada del borgo non si può fare a meno di respirare un'atmosfera d'altri tempi, gustando il silenzio e spingendo lo sguardo verso il lungo viale d'accesso costellato dai pioppi.
Un luogo fuori dal tempo che sa offrirsi ai visitatori che vi trovano una serie di trattorie, bar e ristoranti vocati alla gastronomia della tradizione cremasca.
Il caseificio Conte Aymo, che prende nome dall'ultimo conte di Gradella, produce mozzarelle e formaggi tipici della pianura cremasca.
L’abitato rurale di Gradella è considerato nel piano regolatore del Comune di Pandino un centro storico degno di particolare attenzione. Si presenta con le caratteristiche case dipinte in giallo, profilate di mattoni rossi e con le corti comunicanti.
Le fronti porticate, il motivo ornamentale delle lesene in mattoni a vista, il legno come materiale costruttivo che si accompagna al laterizio, fanno di questo borgo un lembo poetico della Val Padana, un “mondo piccolo” che resiste all’invasione dei capannoni, delle villette geometrili, degli ipermercati, degli outlet.
Non è possibile l’espansione edilizia ma solo il recupero del patrimonio esistente, salvaguardando i criteri costruttivi tradizionali, i manti di copertura in coppi, i serramenti in legno, la gamma terrosa degli intonaci, i rivestimenti rustici.
L'attuale piazza di Gradella era, nel 1740, occupata dal cimitero parrocchiale. Il suo confine era oggetto di parecchie controversie fra i parroci gradellesi ed i conti Maggi, che si contendevano il possesso.
Nel mezzo della piazza vi erano due abitazioni proprietà dei conti Maggi, in queste abitazioni vivevano i lavoratori dei conti e potevano utilizzare lo spazio antistante le case per varie attività.
Vicino a queste abitazioni sorgevano degli orti, uno di questi orti confinava con il retro della chiesa del paese e col coro. In quest'orto vi era stata scavata una buca per il letame e questo, insieme all'umidità, danneggiò la chiesa e spinse i parroci a lottare per la chiusura della Chiesa.
Nel 1861 il cimitero fu trasferito al di fuori dell'abitato di fronte alla cappella che ricorda il luogo in cui era stato collocato l'antico lazzaretto sorto nel periodo delle peste del 1630 e nel 1865 la famiglia Maggi promosse la costruzione della nuova chiesa, dedicata alla Santissima Trinità e a San Bassiano, in sostituzione di quella preesistente di origine medioevale.
Quando nel 1934 si ebbe la necessità di sostituire le piante che fungevano da confine sulla strada comunale, il parroco del paese chiese di riunire il Consiglio di Fabbriceria per proporre di ricordare i caduti in guerra inserendo un’aiuola tra la strada e la piazza della chiesa. Il consiglio di Fabbriceria acconsentì e anche il Comune di Pandino, così sorse il Viale dei Caduti sul piazzale della chiesa.
La chiesa parrocchiale della Santissima Trinità e San Bassiano, edificio ricostruito a partire dal 1895.
Nello svolgersi di parecchi secoli, al cambiare della situazione demografica, la piccola chiesa supplì ai bisogni spirituali della gente, Svolse la sua funzione fino al 1895. Sorgeva nello stesso luogo occupato da quella attuale, ma disposta sull’asse est-ovest. Sul lato sud, vi erano il cortile e la casa prepositurale, mentre a nord confinava col cimitero. L’ingresso principale era raggiungibile attraverso la corte prepositurale, o dalla strada maestra, passando per il cimitero. Esso era coperto da un pronao, sostenuto da due colonne. Si pensa che la chiesa possa avere subito, durante i secoli precedenti, parecchi interventi per ripararla dal naturale logoramento dei materiali, non escludendo la possibilità di possibili aggiunte architettoniche. Successivamente furono avviate numerose opere di restaurazione della chiesa. Più volte deve essersi prospettato il problema di un ampliamento, dato lo spazio angusto e la misera condizione del locale. Il prevosto Stefano Mella fece le pratiche per un ampliamento con prolungamento, per fare il quale era necessario occupare parte dello spazio di proprietà della famiglia Maggi. Ma il Conte Onofrio non ritenne opportuno concedere l’area necessaria per il prolungamento.
Il progetto, accantonato, venne ripreso dopo una decina di anni dal parroco Fontanella un’altra persona che amava molto Gradella. Il vescovo Rota, che amava molto Gradella, condivisa con il parroco del paese l’idea di edificare una nuova chiesa parrocchiale in luogo della piccola e ormai fatiscente. Successivamente si diede inizio ai lavori di costruzione, che proseguirono con un ritmo incessante, per cui il 19 ottobre del 1896, Monsignor Rota consacrò il nuovo edificio.
Aymo Maggi (1903-1961) è stato l'ultimo Conte di Gradella, e forse quello che più ha amato il borgo: quando se ne allontanava, non nascondeva la nostalgia che la lontananza gli procurava. Nel 1933 iniziò a scrivere il "Libro di memorie di Gradella", dove annotava le migliorie che secondo lui andavano apportate al paese stesso. Fu infatti il Conte a costruire un acquedotto per il borgo e a predisporre bagni pubblici; finanziò l'asilo per i bambini del posto e si preoccupò costantemente della pulizia e dell'abbellimento del borgo. Nel 1927 fu tra i fondatori della corsa automobilistica "Mille Miglia", gareggiando in prima persona. Nel 1948 i Gradellesi, ricambiando l'affetto del conte Aymo, gli donarono una pergamena di riconoscenza.
Ai margini del borgo emerge Villa Maggi, già esistente nel XVII secolo, che deve il suo aspetto attuale alle modifiche apportate nei secoli XIX e XX. Al centro di Gradella si erge la Chiesa Parrocchiale costruita a partire dal 1895 e dedicata alla Santissima Trinità e a San Bassiano, mentre innanzi al cimitero è collocata una piccola cappella sul luogo dove si trovava il lazzaretto, sorto durante la peste del 1630.
Tra le vie di Gradella, è possibile imbattersi in un gruppo di daini, portati qui dall'ultima contessa, Camilla Maggi, poiché questi animali erano una sua passione. I daini si sono perfettamente ambientati tra i bovini e gli equini allevati nel borgo, e oggi accolgono festosamente chiunque si avvicini loro.
Il borgo di Gradella merita una passeggiata fatta in tutta calma, per godersi l'abitato rurale con le caratteristiche case dipinte in giallo e profilate di mattoni rossi e le corti comunicanti. Ai margini del borgo emerge poi villa Maggi, già esistente nel XVII secolo, che deve il suo aspetto attuale alle modifiche attuate nei secoli XIX e XX. Al centro di Gradella si erge la Chiesa Parrocchiale dedicata alla S.S. Trinità e a S. Bassiano costruita a partire dal 1895, mentre innanzi al cimitero è collocata una piccola cappella sul luogo dove si trovava il lazzaretto, sorto durante la peste del 1630.
Il borgo di Gradella e i paesi limitrofi si prestano in modo eccezionale al cicloturismo. Sono poi molte le occasioni per partecipare alle manifestazioni organizzate dalle associazioni del luogo, come i raduni dei Boy-scout.
I prodotti caseari, dai formaggi al burro, in questo angolo di Lombardia sono di grande qualità: in particolare, è da ricordare il panarone, un tradizionale formaggio padano dal caratteristico gusto amarognolo, nato proprio a Pandino.
Altra specialità del territorio è il salame nostrano.
Vi sono alcuni ristoranti nella zona, ospitati in antichi cascinali, in cui si può fare una bella esperienza culinaria grazie ai prelibati tortelli cremaschi, preparati con amaretti, spezie ed erbe aromatiche, al foiolo cucinato con le verdure e all’irrinunciabile panarone.
Persone legate a Gradella:
Agostino Arrivabene, pittore figurativo attualmente residente a Gradella;
Bruno Beccaria (Brescia, 1915 - 2000), ingegnere e Cavaliere del Lavoro, fondatore (per conto del Gruppo FIAT) e amministratore delegato dell'IVECO, primo presidente di FIAT Auto S.p.A., acquistò il borgo di Gradella nella metà degli anni ottanta;
Aymo Maggi (Brescia, 1903 - 1961), ultimo conte Maggi a Gradella dove provvide a far costruire le scuole, l'asilo, l'acquedotto, i bagni pubblici e il campo sportivo. Fu pilota automobilistico nonché uno dei creatori e organizzatori della Mille Miglia. La piazza di Gradella è oggi a lui intitolata;
Onofrio Maggi, membro della nobile famiglia bresciana dei Maggi, fu cancelliere e capitano di giustizia di Milano nel XVI secolo da dove inizio ad acquisire le proprietà che sarebbero state il primo nucleo del futuro feudo di Gradella.
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