La visita di Crema può iniziare dal suo cuore, piazza Duomo, in cui permangono le testimonianze della cittadella medievale, inserite nel tessuto architettonico rinascimentale.
A sud una cortina edificata rivela l’originaria tipologia della casa-bottega con strette unità abitative addossate sopra un lungo porticato in cui si affacciano le attività commerciali. A nord la Torre Guelfa (1286) presenta al piano terra compatte finestre quadrate con inferriate, inserite nel paramento murario a finto bugnato di epoca rinascimentale. I due balconcini in ferro battuto del primo piano sono sovrastati dal Leone di San Marco.
Alla sua destra, il Palazzo Pretorio (1547), antica residenza del podestà veneto.
Un portale marmoreo barocco (1634) incornicia il primo arco e introduce allo scalone d’onore.
Il lato est è occupato dal Palazzo Vescovile. Edificato nel 1548-49 per notai, giuristi e mercanti, fu donato nel 1580 alla neoistituita diocesi. La facciata è simile a quella del Palazzo Comunale: un loggiato a cinque arcate con fregi in terracotta, sormontato da una doppia serie di finestre con un balcone centrale al piano nobile fra gli stemmi delle famiglie veneziane Diedo ed Emo, da cui provennero i primi tre vescovi di Crema.
Il lato ovest è interamente occupato dal Palazzo Comunale (1525), brillante sintesi fra austerità lombarda e leggerezza architettonica veneta.
Il piano terra presenta un porticato con colonne in pietra d’Istria ornate da capitelli compositi e arcate a tutto sesto. Una greca marcapiano di formelle in terracotta annuncia i due piani nobili, dove file di monofore si alternano a bifore e trifore arricchite da elementi marmorei.
Il Palazzo Comunale è interrotto dal Torrazzo, grandioso arco d’accesso alla piazza, recante su un lato lo stemma della città e le statue di San Vittoriano e San Pantaleone, patrono di Crema, e sull’altro il Leone di San Marco.
Al centro della piazza sorge il duomo (al Dòm) in stile Lombardo-Gotico, intitolato a Santa Maria Assunta, 1284-1341.
La chiesa di San Bernardino, eretta nel 1518 a ricordo della venuta a Crema di san Bernardino da Siena. La semplicità dell’esterno contrasta con la ricchezza decorativa interna che, in quattordici cappelle, dispiega affreschi, tele e stucchi di artisti cremaschi (Civerchio, Ferrario, Pombioli, Barbelli padre e figlio, Lucini, Brunelli) e non (Pietro Marone, Uriele Gatti, Giovanni Galliari, Martino Cignaroli). L’architettura della vasta volta a botte è sottolineata da decorazioni a monocromo realizzati nel 1868 da Luigi Manini durante il restauro seguito al terremoto del 1802.
Da San Bernardino si percorrono via Frecavalli e via Ponte Furio per risalire in via XX settembre e dedicare un rapido sguardo al grazioso oratorio di Sant’Antonio (1779) e osservare, in corrispondenza dell’ex palazzo Bonzi-Stramezzi (civico 68), la volta di un negozio dipinta da Mauro Picenardi a coppie di putti e cherubini con la colomba dello Spirito Santo.
Più avanti ammiriamo la chiesa della Santissima Trinità, costruita fra il 1737 e il 1740 su progetto di Andrea Nono. Presenta a sud e a ovest due facciate riccamente decorate a motivi rococò: lesene dai capitelli compositi, nicchie, putti, cornici mistilinee, testine angeliche, volute e spirali vegetali.
Sul campanile troneggia il Salvatore che ruota con il vento.
All’interno Fabrizio Galliari (1709-90) dipinge la volta della navata in stile barocco inglobando tre medaglioni di Giuseppe Gru e trasforma illusionisticamente l’abside amplificandola e arrotondandola.
In basso un coro ligneo riccamente intagliato (XVII secolo); ai lati del presbiterio riquadri di Francesco Savanni (1723-72), alle pareti tele di Callisto Piazza, Fedrighetto, Tommaso Pombioli,Giuseppe Peroni e Pompeo Batoni. In controfacciata il Monumento funebre di Bartolino Terni scolpito da Lorenzo Bregno (1518).
A poca distanza si nota Porta Ombriano, una delle due porte dell’antica cinta muraria ricostruite nel 1805-7 in stile neoclassico dall’architetto Faustino Rodi. Imboccata via delle Grazie, giungiamo al Campo di Marte, zona verde adibita a parco giochi che conserva un tratto delle mura venete (1488-1508). Il Torrione della Madonna ospitava un’immagine sacra dipinta da Giovanni da Caravaggio, poi trasferita nella vicina chiesa della Beata Vergine delle Grazie (1601-11). La decorazione interna della chiesa (Gian Giacomo Barbelli 1641-43) è dedicata alla Vergine ed è improntata a effetti scenografici che, al centro della volta, si aprono sul cielo dove campeggia l’Assunzione della Vergine.
I giochi di prospettiva e quadrature trasportano in una dimensione illusoria, dove la struttura assume maggior ampiezza. Negli angoli della volta, fra angeli musicanti, sono affrescati a monocromo i quattro evangelisti. In controfacciata sono dipinti a monocromo San Rocco e San Sebastiano, sovrastati dall’Adorazione dei Magi, raffinata rappresentazione della natività di Gesù. Lungo le pareti laterali, in finti matronei appaiono gli apostoli; nel presbiterio un fregio con putti e cartigli e un affresco a monocromo inneggiano alla verginità di Maria; nella volta l’Incoronazione della Vergine. Usciti dal santuario, tenendo la destra percorriamo le vie Seminario, Crocifissa di Rosa e Alemanio Fino per immetterci a sinistra in piazza Premoli. Ombreggiato dalle fronde di un bicentenario cedro del Libano, scopriamo palazzo Patrini-Pozzali, costruito tra la fine del Seicento e i primi del Settecento per volontà di Domenico Patrini.
Due lunghe file sovrapposte di finestre, sottolineate da cornici lievemente aggettanti, scandiscono l’imponente facciata dominata da un alto portale sovrastato da balconcino.
Il lato nord della piazza è occupato dal palazzo Vimercati Sanseverino.
La fronte, in stile classico romano, si affaccia su via Benzoni con un grandioso portale fiancheggiato da semicolonne scanalate reggenti un doppio timpano spezzato con lo stemma dei Vimercati Sanseverino.
Le finestre del piano terra sono sovrastate dagli stemmi delle famiglie apparentate, quelle al piano nobile accolgono i busti dei personaggi più importanti della famiglia.
Da piazza Premoli entriamo in via Aurelio Buso e fiancheggiamo l’ex chiesa di Santo Spirito e Santa Maddalena (1511-23). Il progetto bramantesco risale all’architetto e plasticatore Agostino De Fondulis, collaborato re di Giovanni Battagio e amico di Leonardo da Vinci.
L’edificio, in mattoni a vista, ha pianta a croce latina ed è concluso da una cupola sostenuta da un basso tamburo ottagonale. A fianco, il piccolo chiostro del quattrocentesco ospedale di Santo Spirito. Inoltrandoci in piazza Trento e Trieste si vede il lato meridionale del palazzo Benzoni-Donati, edificato ai primi del XVI secolo per volontà di Socino Benzoni, che nel 1509 vi ospitò Luigi XII re di Francia. Qui abitò anche l’Innominato manzoniano, quel Francesco Bernardino Visconti figlio di Paola Benzoni e pronipote di Socino. Il palazzo fu rimaneggiato nel Settecento in stile barocchetto; la bassa costruzione che congiunge le due ali è un’aggiunta del 1914.
E’ difficile trovare altrove una città che, in proporzione alle sue dimensioni, abbia sviluppato una cultura musicale pari a quella sviluppatasi a Crema. Basti pensare che nella metà del XIX° secolo la città, pur non superando i dieci mila abitanti, aveva dato i natali a tre grandi musicisti di fama internazionale quali, Francesco Cavalli agli inizi del seicento, Stefano Pavesi nella seconda metà del settecento e Giovanni Bottesini nella prima metà dell’ ottocento; senza dimenticare altri numerosi musicisti degni di nota tra i quali Vincenzo Petrali e Giuseppe Benzi.
La passione dei cremaschi per il teatro ha origini lontane. La prima rappresentazione drammatica documentata infatti risale al 1526 ed ebbe luogo in Palazzo Vimercati Sanseverino. Da quel momento le recite e gli spettacoli si susseguirono nei più importanti palazzi nobiliari di Crema, come era costume all’epoca in molte altre città italiane. Da segnalare nel 1595 la messa in scena a Palazzo Zurla de “Il Pastor Fido” di G. B. Guarini, quotato drammaturgo del periodo, che richiamò persone da tutta la Lombardia per la sontuosità delle scene, tanto da ottenere i complimenti dello stesso autore.
Per la creazione della prima sala pubblica adibita all’attività teatrale bisognerà però attendere il 1678 quando si ricavò da un’ala del Palazzo Comunale un teatro con trentotto palchetti e platea. Ma è solo con la costruzione del nuovo teatro nel 1786 ad opera dell’architetto G. Piermarini, che la città espresse tutto il suo prestigio sociale e culturale. Finalmente si disponeva di un autentico tempio dell’opera lirica e un eccezionale ritrovo per gli avvenimenti mondani e culturali. Nei due secoli successivi nella “Piccola Scala”, così come veniva chiamato il teatro per via del suo illustre archittetto, si rappresentarono le opere dei compositori più importanti dell’epoca ma non mancarono anche le messe in scena di opere di talentuosi compositori cremaschi come la “Bianca d’Avanello” di Pavesi, il “Gimone Rethel” di Benzi e il “Giorgio De Bary” di Petrali. Da un tale fermento culturale uscirono molti artisti che divennero presto celebri in Italia e all’estero come lo fu Luigi Manini (1848-1936) nell’arte pittorica, scenografica e architettonica o come lo furono nel canto Giovanna Calvi, Umberto Chiodo e Ranuzio Pesadori.
Purtroppo nel 1937 il Teatro del Piermarini venne distrutto da un incendio e con le fiamme si spense bruscamente quella profonda cultura musicale e tradizione che aveva caratterizzato la città nei secoli precedenti. Molti furono i progetti di ricostruzione del teatro ma alle porte della seconda guerra mondiale i fondi vennero a mancare. Si dovette attendere fino al 2000, ben 63 anni dopo, per il ritorno in città di un vero e proprio teatro con il restauro del complesso conventuale del San Domenico. Oggi il Teatro San Domenico rappresenta una realtà teatrale importante per la città ed ha recentemente assunto la direzione dell’istituto Civico Istituto Musicale “Luigi Folcioni” che costituisce dal 1919 la scuola di musica più importante del territorio.
Di recente costituzione è l’Associazione Musicale Giovanni Bottesini che ha l’obiettivo di valorizzare i musicisti cremaschi e che, in breve tempo, ha restituito al mondo l’opera lirica più bella di Bottesini: “Ero e Leandro”.
L'edificio che oggi ospita il Museo era il convento di S. Agostino, costruito nel XV secolo a cavallo di uno dei due fossati medievali, il Rino. Oggi il fossato è coperto ma si conserva la memoria della presenza originaria nel nome dell'attuale vicolo Rino. Il toponimo via Valera (vale) indica una fuga in discesa verso il Serio che vi giungeva con le sue piene.
A Crema troviamo queste chiese:
Ex chiesa di San Domenico, 1463-1471, pregevole edificio ora adibito a teatro della città;
L'ex chiesa di Santo Spirito e Santa Maddalena del 1511, può essere considerata come frutto della collaborazione del grande architetto Giovanni Antonio Amadeo con Agostino de Fondulis, chiamato alla decorazione della chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano;
La chiesa di Santa Chiara, 1514;
La chiesa sussidiaria di San Bernardino degli Osservanti, 1518-1534, eretta a ricordo della venuta a Crema di san Bernardino da Siena; la semplicità dell'esterno contrasta con la ricchezza decorativa interna che, in quattordici cappelle, dispiega affreschi, tele e stucchi di artisti cremaschi e non; l'architettura della vasta volta a botte è sottolineata da decorazioni a monocromo realizzate nel 1868 da Luigi Manini durante il restauro seguito al terremoto del 1802;
La chiesa di San Giovanni della Carità, 1583-1584, con gli affreschi seicenteschi di Gian Giacomo Barbelli;
Il santuario di Santa Maria delle Grazie, 1601-1609, interamente affrescato da Gian Giacomo Barbelli;
La chiesa parrocchiale di San Benedetto, 1621-1623, edificata su progetto di Francesco Maria Richini;
La cappella del Quartierone, 1717;
La chiesa parrocchiale della Santissima Trinità, 1737-1740, pregevole edificio barocco;
Ex chiesa di Santa Maria a Porta Ripalta, 1743, ora adibita a sala per mostre culturali;
La chiesa parrocchiale di San Giacomo, 1749;
La chiesa di Sant'Antonio da Padova, metà del XVIII secolo;
L'oratorio di Santa Maria Stella 1834;
La chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, con facciata rifatta in cotto nel 1939.
Chiese nei quartieri e frazioni:
Il santuario di Santa Maria della Croce, edificato tra il 1490 e il 1500 su progetto di Giovanni Battagio, denota caratteri architettonici rinascimentali riconducibili alla scuola dell'Amadeo;
L'oratorio della Madonna del Pilastrello, 1584, nel quartiere dei Sabbioni;
L'oratorio della Maria nascente, 1685, presso la Cascina Garzide;
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo ai Morti, 1694, nell'omonimo quartiere;
Vecchio oratorio di Castelnuovo, 1708, chiuso al culto;
La chiesa parrocchiale di San Rocco, 1736, nella frazione di Vergonzana;
Oratorio della Pietà, 1760, quartiere di San Bernardino;
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, 1779, nel quartiere di Ombriano;
La chiesa di Santa Maria dei Mosi, XVIII secolo, nell'omonima frazione;
La chiesa parrocchiale di San Bernardino, XVIII secolo e 1899, nell'omonimo quartiere;
La chiesa parrocchiale di San Lorenzo e San Francesco, 1910, nel quartiere dei Sabbioni;
La chiesa parrocchiale di Santo Stefano, 1922, nella frazione di Santo Stefano in Vairano;
La chiesa della Beata Vergine Maria Regina e San Giuseppe lavoratore, 1955, edificata su progetto di Giuseppe Ermentini nel quartiere delle "Villette";
La chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, 1956, nel quartiere di Crema Nuova;
La chiesa parrocchiale del quartiere di Castelnuovo, 1958, progettata da Amos Edallo;
La chiesa parrocchiale di San Carlo, 1985, nell'omonimo quartiere;
La chiesa parrocchiale di Sant'Angela Merici, 1995.
Palazzi:
Palazzo Bondenti, ora Terni de Gregori
Palazzo Benzoni-Frecavalli (1627), Via Civerchi, sede della Biblioteca Civica;
Palazzo Marazzi-Griffoni (1422), Via Marazzi;
Palazzo Benzoni-Donati (1504), Via Marazzi;
Ex palazzo del Monte di Pietà (1569), Via Verdi;
Palazzo Freri-Cappellazzi (XVII secolo);
Palazzo Compostella (1585), Via Matteotti;
Palazzo Vimercati-Sanseverino (1602), Via Benzoni;
Palazzo Foglia (1650), Via Ponte Furio;
Palazzo Fadini-Zurla (metà XVII secolo), Via Alemanio Fino;
Palazzo Toffetti-Crivelli (1663), Piazza Caduti sul Lavoro;
Palazzo Tinti-Bondenti (fine XVII secolo), Via Civerchi;
Palazzo Barbàra-Vimercati-Zurla (prima del 1685), Via Civerchi;
Palazzo Patrini-Premoli-Pozzali (fine XVII secolo), Piazza Premoli;
Palazzo Benvenuti-Bonzi (1710), Via Matteotti;
Palazzo Terni-Bondenti (1711), Via Dante Alighieri;
Palazzo Benvenuti-Albergoni-Arrigoni (1756), Via Cavour;
Palazzo Bisleri-Vailati (1840), Via Mazzini;
Palazzo Istituto Musicale Folcioni (XVIII secolo) e rimaneggiamenti nel 1934, Piazza Aldo Moro.
Ville:
Villa Tensini, 1622, nel quartiere di Santa Maria della Croce, con mirabili affreschi di Gian Giacomo Barbelli;
Villa Albergoni, XVII secolo, nel quartiere di San Bernardino, con grande loggiato;
Villa Benvenuti, XVII secolo, nel quartiere di Ombriano, in stile barocco;
Villa Perletta, XVIII secolo, nel quartiere di San Bartolomeo ai Morti; i successivi proprietari Stramezzi la dotarono di pregevoli opere di Giovanni Fattori, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Telemaco Signorini. In un salone furono trasferiti gli affreschi strappati di Aurelio Busso un tempo posti in una ex casa Stramezzi che esisteva in Via Mazzini. La cappella privata è stata rivestita con affreschi strappati di Gian Giacomo Barbelli, provenienti dall'ex chiesa parrocchiale di Casaletto Vaprio e qui portati nel 1912;
Villa Lorenza, XVIII secolo, nel quartiere di San Bernardino;
Villa Oldi-Zurla, XVIII secolo, nella frazione di Vergonzana, con grande parco a tracce di edifici precedenti;
Villa Carini, fine del XVIII secolo, nel quartiere di Ombriano, con grande parco all'inglese;
Villa Martini, fine XVIII secolo, nel quartiere di San Bernardino, in stile neoclassico. Qui tra il 25 e il 26 marzo 1848 dimorò il generale Josef Radetzky in ritirata da Milano. Il successivo 1º aprile vi sostò Carlo Alberto di Savoia;
Villa Albergoni-Zurla, inizi XIX secolo, nella frazione di Vergonzana;
Villino Acerbi, inizi XIX secolo, nel quartiere di Santa Maria della Croce;
Villa Pezzani, inizi XIX secolo, nella frazione di Santo Stefano in Vairano;
Villa Vailati, XIX secolo, nel quartiere Castelnuovo, villa di campagna ridotta a residenza di lusso;
Villa Rossi, seconda metà XIX secolo, nel quartiere di Ombriano, pregevole esempio di edificio in stile neogotico. Nulla rimane di un grandioso parco che un tempo la circondava;
Villa Zaghen, inizi XX secolo, nel quartiere di Santa Maria della Croce, riedificata in stile liberty.
Le Mura venete (1488 - 1509), cingono quasi per intero la città, seppure in parte nascoste dall'espansione edilizia del XX secolo.
Crema è inserita nel Parco del Serio. Inoltre sono presenti le seguenti aree verdi attrezzate:
Giardini pubblici, allestiti nel 1859 sul luogo dell'antico castello;
Giardini pubblici (via Cadorna);
Giardini pubblici (via Giardini);
Giardini pubblici (via Griffini);
Campo di Marte (via Crispi / via Vailati) - vari giochi ludico ricreativi;
Parco Chiappa (via Monte di Pietà);
Parco ex Nosocomio (viale di S.Maria / via Bramante);
Parco Bonaldi (fraz. Sabbioni) - attrezzato percorso vita;
Parco S. Bernardino (via Brescia / via XI febbraio).
A Crema si parla il dialetto cremasco, che foneticamente appartiene all'area dei dialetti gallo-latini della Lombardia orientale. Ha affinità linguistica con i dialetti bergamasco e bresciano, tutti e tre di origine cenòmane.
Il più noto poeta dialettale fu Federico Pesadori (Vergonzana, 3 settembre 1849 - Bolzano, 8 aprile 1923).
Frasi e modi di dire:
Mangiàs l'anema (rodersi il fegato); Bilifù (buono a nulla); Papagàl dal bèch da lègn (sciocco); Mestér cremasch o laùr a la cremasca (lavoro fatto male); Azen da Melini (paziente e bastonato).
Il piatto più caratteristico è costituito dai tortelli cremaschi (i turtèi), dalla particolare pizzicatura della pasta e con un ripieno dolce, composto da grana, amaretti, uva sultanina, cedro candito, spezie, e un biscotto speziato tipico, il mostaccino.
Va ricordato inoltre il salva, formaggio DOP tipico della zona di Crema, consumato tradizionalmente con le tighe (peperone verde lombardo) confezionate sott'aceto.
Piatto povero tipicamente invernale, in accompagnamento al cotechino o ai lessi è il pipèto.
Dolci della città sono: la torta Bertolina (Bertulina), una popolare torta autunnale a base di uva fragola, a cui è dedicata anche una festa di piazza, la più nobile Spongarda, consumata tutto l'anno, la torta Elvezia e la Treccia d'oro.
In tempo di carnevale si preparano i "chisói" o "chisulì", palline ripiene di un impasto preparato con scorza di limone, lievito di birra, uva sultanina, mela e strutto.
Fino al 30 giugno 2012 la principale squadra calcistica della città è stata il Pergocrema, fondato nel 1932, che ha militato in Prima Divisione dalla stagione 2008-09 sino al 2012, anno del fallimento. Sempre nel 2012 il Pizzighettone ha trasferito la propria sede sociale a Crema, cambiando altresì nome in Unione Sportiva Pergolettese (la precedente denominazione del Pergocrema), ed è la realtà più importante del calcio cremasco in quanto militante nel campionato nazionale dilettanti; nella stagione 2012-2013 la US Pergolettese ha conquistato la promozione in Seconda Divisione, riportando la città di Crema nel calcio professionistico. La più antica squadra di calcio della città (fondata nel 1908), è invece l'A.C. Crema, che nel secondo dopoguerra, capitanata dal campione del mondo Renato Olmi, giocò diverse stagioni in serie B. Scomparsa momentaneamente a causa della fusione col Pergocrema all'inizio degli anni novanta, nella stagione 2012-2013 ha affrontato il suo terzo campionato consecutivo di Eccellenza lombarda, ottenendo la permanenza nella categoria. Va inoltre ricordato che Crema è la città natale del difensore Riccardo Ferri e dell'ex centrocampista della Juventus Alessio Tacchinardi, il calciatore più titolato della città.
La città ospita nel mese di giugno la fase finale del "Trofeo Dossena", competizione calcistica internazionale riservata alla categoria "Primavera".
La principale squadra di calcio a 5 è il GSD Videoton 1990 C5, che, come unica società di Crema e, attualmente, dal 29 luglio 1996, dell'intera provincia di Cremona, dal 1996 prende parte all'attività di calcio a 5 organizzata dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio.
La principale squadra di pallacanestro femminile è il Basket Team Crema che milita nella Serie A2. Il Basket Team Crema sostiene il Basket Femminile Crema.
Nel basket maschile si distingue la Pallacanestro Crema promossa nel 2014 nella Divisione Nazionale B
La principale squadra di pallavolo maschile cittadina è la Reima Crema che fino al 2009/2010 gareggiava nella serie A2 e nel campionato 2005/2006 è stata promossa alla serie A1. Nella stagione 2012/2013 la Reima Crema ha militato in serie B1, dove non è riuscita ad ottenere la salvezza, tornando così in Serie B2. Le squadre femminili sono la Icos Crema (che dopo aver rinunciato alla serie A1 svolge solo attività giovanile) e la As Atalantina (che milita in serie B2).
Crema è sede del Tennis Club Crema, circolo tennistico tre volte campione d'Italia negli anni ottanta e attualmente militante nel campionato di serie A1.
I principali impianti sportivi di Crema sono:
Lo stadio Giuseppe Voltini
Il villaggio dello sport Nino Bellini
Il velodromo Pierino Baffi, di proprietà del Coni e non in uso
Tra le altre strutture si segnalano tre campi sportivi per la pratica del calcio, un campo da rugby due palestre di pugilato, il palazzetto dello sport Paolo Bertoni e 14 palestre, talora in uso promiscuo con le istituzioni scolastiche.
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