Situato nella frazione di Bernate, venne costruito tra il XVI ed il XVII secolo dalla famiglia Durini per controllare le cinque corti rustiche della zona, già densamente popolata durante l'epoca medievale. L’edificio, costituito a pianta pseudo rettangolare, si affaccia sulla piazza conte Durini, ed è articolato da un corpo principale a tre livelli caratterizzato, al piano terra, da un portico a tre archi, e da due ali laterali, più basse e modeste.
Del complesso originario possono ancora essere ammirate le originarie colonne del portico d’ingresso, parzialmente murate nel perimetro dell'edificio, e, all’interno, le volte a botte del piano interrato e del piano terra nonché alcuni originali affreschi risalenti al XVI secolo.
Le facciate esterne risentono invece di restauri posteriori e sono databili al 1922, quando, alla morte del conte Carlo Durini, il palazzo venne venduto ad alcuni coloni affittuari che lo scorporarono in tre distinti edifici, che hanno così perso in gran parte la loro primigenia uniformità strutturale ed artistica.
Date le grosse modifiche impiantistiche e strutturali oggi si conserva poco dell'edificio originale. Il frazionamento del palazzo in abitazioni separate, inoltre, rende estremamente difficile riscontrare i tratti stilistici comuni delle singole parti e rende ancora più difficoltoso fornire un'adeguata descrizione dell'edificio.
Il complesso è costituito da un corpo centrale a cui si affiancano due ali laterali più modeste per forma e dimensioni. Il nucleo principale, di tre piani fuori-terra, si caratterizza per la rigorosa staticità della facciata, il cui unico elemento di pregio è costituito da quattro colonne - sulle quali un tempo poggiava il portico - che compaiono dal tessuto murario.
All'interno dell'edificio sono stati mantenuti alcuni elementi decorativi originali come gli affreschi e le volte a botte a sesto ribassato del piano terra e quelle a botte a tutto sesto della cantina con mattoni faccia-vista.
Gli ambienti attuali sono il frutto della divisione degli ampi saloni originari e conservano gli affreschi del soffitto e la pavimentazione originale. Al secondo ed al terzo livello sono stati conservati i pavimenti in cotto, le porte e le scale originali, sebbene in condizioni di abbandono.
I corpi laterali, più bassi, presentano facciate assai diverse fra loro, soprattutto per la colorazione: l'edificio a sinistra difatti si caratterizza per il rivestimento ad intonaco giallo, quello di destra per un intonaco marroncino-grigiastro.
Un tempo dal palazzo dipendevano cinque corti che, allo stato attuale si presentano modificate al loro interno essendo state adibite a contenere unità abitative e garage.
Le vicende storiche di Palazzo Durini sono strettamente connesse allo sviluppo del piccolo paese di Bernate quale centro agricolo. Il paese, difatti, si sviluppa intorno alla chiesetta di San Giacomo ed al Palazzo Durini, edificio nobiliare un tempo di proprietà della famiglia Barbò. Da questo nucleo dipendevano cinque corti rustiche - Corte del Fattore, Corte S. Giuseppe, Corte Maria Teresa, Corte Nuova e Corte del Camparo - ancora visibili nonostante le forti modifiche strutturali subite nel corso degli anni.
Il palazzo, localizzato in una posizione in cui era facile controllare la produzione agricola del piccolo centro, ha origini cinquecentesche. Originariamente di proprietà della famiglia Barbò, a partire dall'inizio del XIX secolo l'edificio principale e le cinque corti rustiche cambiarono proprietari diventando possedimento della famiglia Biffi,e successivamente, nella seconda metà del secolo, della famiglia Pasta. Nel 1904 la contessa Carolina Candiani, moglie del conte Giulio Durini, comperò i possedimenti di Bernate dai Pasta.
Caratterizzato da pianta a blocco rettangolare, il palazzo era composto da un corpo centrale sviluppato su tre livelli e da due ali laterali più basse di un piano. L'ingresso era costituito da un triportico ad archi con volte a crociera da cui si accedeva al salone principale che aveva il soffitto a volte, affrescato con motivi lineari che richiamano finti stucchi. Più elaborati gli affreschi raffiguranti motivi floreali presenti sul soffitto dello studiolo collocato alla destra del salone principale.
Nel 1922, dopo la morte della Contessa Candiani e del figlio conte Carlo Durini, il palazzo fu venduto a molti dei coloni affittuari e, per tale motivo, completamente frazionato determinando forti ed evidenti rimaneggiamenti nonché la scorporazione dell'edificio in tre corpi che oggi presentano tre differenti ingressi e tre colorazioni diverse delle facciate.
Nel 1950 il triportico fu chiuso per ricavare altre stanze, alcune finestre furono tamponate e ne furono aperte altre falsando il ritmo della dislocazione delle aperture.
Nel 1998, dopo l'ultimo restauro in seguito al quale le coperture originali sono state sostituite, sono state riportate alla luce le colonne del portico tuttora visibili in facciata.
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