A dare origine all'arte della stampa nella famiglia Soncino è Israel Nathan ben Samuel ben Moses Soncino, medico e prestatore a pegno. Spinge il figlio Joshua Solomon ben Israel Nathan Soncino ad iniziare la pratica della stampa spinto da motivazioni sia di carattere religioso legate alla diffusione dei testi sacri che economiche, come ben descritto nel colophon del primo libro edito dal figlio, il Masseket Berakot del 1483: "Tu costruirai l'edificio del mondo, innalzerai le corna della sapienza e produrrai libri mediante la stampa; in questo vi sono due utilità somme: l'una è che prestissimo se ne produrranno molti, fintanto che la terra sarà colma di sapere; l'altra che il loro prezzo non arriverà a quello dei libri scritti con la penna o con lo stilo e chi non avrà sostanze sufficienti per acquisti costosi li comprerà a vil prezzo e al posto dell'oro darà l'argento".
La tradizione ha sempre indicato in una tipica struttura a torre trecentesca la casa degli stampatori ebrei “Soncino” posta nel quartiere di Nord-Est del Borgo abitato un tempo dagli Ebrei dove sorgeva anche il cimitero ebraico e probabilmente la sinagoga.
La Pro Loco, nell’intento di valorizzare una vicenda storica che pone questa cittadina tra le poche in Italia e in Europa sede di stamperie del 1400, è riuscita a farne la sede di un piccolo Museo. L’inaugurazione ebbe luogo nel 1988, in occasione delle celebrazioni del V Centenario della stampa della Prima Bibbia Ebraica Completa ed in questi anni il numero di visitatori è andato continuamente aumentando raggiungendo nel 2002 le 30.000 presenze.
La facciata, che si sviluppa in altezza con tre piani, presenta delle monofore ogivali ed ospita oggi il Museo della Casa degli Stampatori.
In questo spazio espositivo, "lavora" da oltre 20 anni un appassionato competente e accattivante personaggio, chiave di successo di qualsiasi visita per neofiti, scolari e studenti: con sapiente dosaggio di informazioni e manualità istruzione e coinvolgimento diretto, egli trasforma una visita "scolastica" in un'indimenticabile occasione di stamperia antica e i più fortunati se ne vanno sorridenti con una stampa fresca d'inchiostro tra le mani.
Al piano terra si possono ammirare le attrezzature di una vecchia stamperia, nelle cassettiere sono riposti caratteri di diverso stile, in legno ed in piombo e le lettere dell’alfabeto ebraico.
Vi sono sistemate alcune macchine da stampa manuali del fine del secolo scorso e dell’inizio del 1900, ma si può ammirare anche la fedele ricostruzione di un torchio in legno del 1400 e un torchio a leva in ferro della ditta Dell’Orto di Milano datato 1853 con il quale viene stampata per ogni gruppo una copia della prima pagina della Bibbia. Viene illustrata la storia della stampa e degli stampatori ebrei e vengono poste in funzione anche altre macchine manuali da stampa della fine del secolo scorso e dell’inizio del 1900.
Al primo piano, in tre ambienti elegantemente arredati, sono esposti gli originali o le copie dei libri stampati dal “Soncino” ed una importante raccolta delle pubblicazioni relative ai famosi stampatori. Le sale vengono spesso utilizzata anche come sede di mostre di grafica di alto livello nazionale ed internazionale.Nella saletta del secondo piano, il visitatore più attento potrà assistere alla proiezione di un interessante filmato che racconta la vicenda degli stampatori “Soncino” nel suo contesto storico ed ammirare la mostra didattica sulla storia della stampa.
La famiglia Soncino (in ebraico: משפחת שונצינו) era una famiglia di stampatori tipografi ed editori italiani, ebrei aschenaziti che operò in Italia, in Grecia e in Turchia fra il 1483 e il 1527 prediligendo testi di carattere religioso. Il capostipite della famiglia (inteso come il primo a prendere il cognome Soncino) fu Israel Nathan ben Samuel ben Moses Soncino, detto anche Donato da Soncino, che fu anche l'ispiratore della futura bottega della stampa che pubblicò fra le più mirabili opere stampate dell'epoca. Gaetano Zaccaria Antoniucci nel 1870 indica Donato da Soncino come "Celebre Medico", indicando l'orientalista Giovanni Bernardo De Rossi come fonte di tale notizia, e indicando Israel Nathan ben Samuel ben Moses Soncino come autore di un indice del Canone di Avicenna.
Appartenenti a quello che è definito il filone dei Baalei tosafos, i cosiddetti Tosafisti, discendenti del celebre commentatore medievale della Bibbia Rashi acronimo di Rabbi Shlomo Yitzhaqi (רבי שלמה יצחקי) conosciuto con il nome latinizzato di Salomone Isaccide o Salomone Jarco dal quale non è dato sapersi con quale grado di parentela, ma discendenti diretti di Rabbi Moshé Shapiro, che visse nella prima metà del sesto secolo.
Provenienti dalla città tedesca di Spira in Alsazia, la famiglia è presente in Italia e per la precisione a Treviso, dove Moses ben joseph, il primo membro della famiglia ad essere documentato in Italia, ottiene una concessione di prestito a pegno e viene definito, a livello documentale, prestatore de Alemania. Presenti a Treviso più di un membro della famiglia, alla fine del XIV° Secolo, vengono riconosciuti con il cognome "Da Spira". Il cognome Soncino viene dato loro dalla città in cui si stabiliscono e dove iniziano l'opera di stampa libraria, il borgo italiano di Soncino, oggi nella provincia di Cremona, allora sotto il Ducato di Milano. Accusati di atti sacrilegi (non è dato sapersi se veri o presunti) nel 1400 la famiglia deve allontanarsi dalla città di Treviso per raggiungere Cremona, dove Moses da Spira aveva precedentemente (e saggiamente) acquistato un terreno e ivi costituito una società di prestiti con Bonaventura da Zanatano e con Manuele fu Matassia. Moses e la famiglia rimangono cinque anni a Cremona poi si spostano a Mantova, nel 1405.Il figlio di Moses, Shemuel detto Simone da Spira, anche lui prestatore di pegni che ha vissuto a Marostica, a Bassano del Grappa e infine ad Orzinuovi si trasferisce a Soncino il 9 Maggio 1454 su licenza scritta e benestare di Francesco Sforza. Proprio a Bassano del Grappa Simone da Spira gestisce un banco dei pegni per sei anni, su concessione del comune stesso, dal 1435 al 1442.
Durante un viaggio a Pfirt, in Alsazia, Simone da Spira combatte contro le schiere dell'inquisitore Giovanni da Capestrano, il quale è alla ricerca di scismatici, eretici ed ebrei. Questo episodio verrà in seguito ricordato da Gershom Soncino sul frontespizio del Sefer Ha mispar di Eliahau Mizrachi e del Sefer Miklol di David Kimchi.
Figlio, probabilmente adottivo come indicato dallo storico De Rossi, di Simone da Spira è Israel Nathan ben Samuel ben Moses Soncino, il primo della famiglia "Da Spira" a variare il nome in "Soncino".
Sull'inizio delle attività di stampa ebraica in Europa vi sono state molte discussioni in passato ed è ancora oggi assai difficile stabilire con certezza di chi e quale fu il primo laboratorio di stampa dedicato all'editoria ebraica ad essere attivo nel mondo, anche perché molti dei libri stampati in ebraico, insieme a molti preziosissimi manoscritti, andarono perduti nelle varie vicende di persecuzione degli ebrei occorse nel tempo. Vi sono studi recenti che indicano la Famiglia Soncino come "unici stampatori in ebraico nel mondo" per almeno una decade, quella che va dal 1494 al 1504. In contrasto con questa tesi c'è quella del Riccardo Calimani che invece sostiene che "Dal 1497 al 1503 nessun libro ebraico fu stampato in Italia". L'attività di stampa in ebraico ha dei precedenti a Reggio Calabria (1475) e a Piove di Sacco nel Padovano, per poi comparire a Mantova e a Ferrara. Il celebre ebraista Giulio Bartolocci indicava il laboratorio dei Soncino come il primo a stampare in ebraico: "Ex hoc oppido primo prudierunt in italia impressores librorum haebraicorum ex Judaicis", così come Cristoforo Volfio che scrive: "...interim haclenus mihi contra omnem dubitationem videtur pisitum prima integrorum librorum haebraice exciussorum initia in Italia apud Judaeus Soncinates quaerenda esse." Non si hanno notizie relativamente a dove i Soncino avessero appreso l'arte della stampa, o se usufruissero del servizio di esperti provenienti da altri luoghi. Abramo Conath, un medico che aveva fondato una stamperia a Mantova, descrisse bene il processo faticoso di apprendimento dell'arte della stampa e le difficoltà che aveva incontrato.
Non c'è alcuna indicazione certa sulla tipologia di torchio che i Soncino utilizzarono nel loro laboratorio, ne tantomeno si ha certezza sul numero di torchi installati. Attualmente, presso il Museo della Stampa di Soncino, allestito presso quello che fu il laboratorio dei Soncino, è installata la riproduzione di un torchio mediceo perfettamente funzionante il quale è sicuramente quello che si avvicina di più al torchio o ai torchi utilizzati dai Soncino al tempo, pur non essendoci alcuna certezza in merito. Per certo i Soncino utilizzarono dei torchi da stampa di fattura eccelsa, e ciò lo si deduce dall'uniformità e dalla bellezza delle stampe che si sono salvate dalle ingiurie degli uomini e del tempo. L'arte della stampa era relativamente moderna, in quel tempo, e sicuramente il "macchinario" in questione fu preparato ad-hoc e ivi installato. Logico è pensare che i Soncino avessero già avuto modo di vedere un torchio da stampa in azione prima ancora di iniziare l'avventura che li porterà ad essere gli unici stampatori ebrei in attività in Italia dall'ultimo decennio del Quattrocento al quarto del Cinquecento, peraltro con un livello qualitativo altissimo.
Detto Simone Ibreo, Simone da Spira, Samuele Ibreo, Samuele da Spira. Il 9 Maggio 1454 il Duca di Milano Francesco Sforza autorizza tale Symon ibreo del fu Moisé da Spira a stabilirsi in Soncino insieme ad un compagno di viaggio (di cui non c'è documentazione, ma ci sono dati certi relativi alla presenza di un fratello, padre di Israel Nathan, di nome Samuele, il quale potrebbe essere il compagno di viaggio di Simone da Spira), al fine di esercitare l'arte feneratoria (il prestito senza garanzie oggettive) ed il prestito a pegno. Il documento, facente parte delle Corrispondenze Ducali, è conservato nell'archivio di San Fedele a Milano. Simone da Spira proveniva da Orzinuovi, e prima ancora aveva avuto dei banchi di pegno nel Veneto e a Brescia. Negli archivi Milanesi e Veneziani c'è molta documentazione sugli spostamenti di Simone da Spira da e per Brescia, Cremona e Soncino, in quanto esso, come tutti gli ebrei, doveva rendere conto alle autorità del luogo in cui operava e chiedere permessi per poter spostare o iniziare le nuove attività.
Israel Nathan era nipote e figlio adottivo di Samuele e conseguentemente nipote di Mosé da Spira. Detto anche Mosé Soncino, Israele Mosé Soncinate o Donato Soncino. Ebbe tre figli maschi. Stimato medico e abile feneratore, Israel Nathan scrisse l'epilogo del "Mahzor" di Casalmaggiore nel 1486. Fu dal suo suggerimento che il figlio Jushua Salomone Soncino intraprese l'attività di stampa. Morì a Brescia nel 1492 o forse nel 1493, sicuramente nel periodo che va fra Settembre 1492 e Gennaio 1493. La data esatta della morte di Mosé Soncino è incerta, ma sicuramente cade nel nel lasso di tempo indicato sopra, in quanto il figlio Gersom Soncino scrive nell'epigrafe del volume Mechaberròth seu poeticarum compositionum del Rav. Immanuel, finita di stampare fra la fine dell'anno ebraico, che cadeva in Settembre, e l'inizio dell'anno cristiano, che cadeva nel Gennaio del 1493: Per manum minimi tipogr. Gersom tipogr. filii sapientis R. Mosis memoria justi sit in benedictione, ex semine Israel viri soncinatis In memoria di Mosé. Alcune fonti parlano di Israel Nathan Soncino come di un rabbino, altri lo indicano come medico, altri come prestatore di pegni. Queste ultime due sono le più accreditata, e si da per certo che l'attività di stampa fu avviata grazie all'avvento di un monte di pietà francescano istituito nel 1472 poco distante dalla casa degli stampatori a Soncino, il che sembrerebbe aver demolito le basi che sorreggevano l'attività di prestito a pegno del Nathan. Una ulteriore prova dell'attività di stampa e di prestito a pegno di Israel Nathan Soncino viene da un atto giudiziario del 1488 dove il Nathan viene incarcerato, su ordine di Ludovico il Moro e interrogato da Bernardino D'arezzo con la trascrizione dell'interrogatorio da parte del notaio Materno Figino, insieme ad una serie di altri personaggi, sempre di religione ebraica, con l'accusa di scrivere "maledizioni contro il Papa nei testi ebraici". L'intervento di Papa Innocenzo VIII° scongiurò l'incarcerazione degli accusati, i quali però furono costretti a pagare una penale di 19.000 ducati da pagarsi in tre rate, pena la galera. In questi atti è riportata l'attività sia di stampa sia di prestito a pegno di Israel Nathan Soncino.
Paolo Ceruti, nella "Biografia Soncinate" del 1840, indica Israel Nathan Soncino come un medico, padre di due figli (e non tre come si evince da altri testi).
Citato da diverse fonti e probabilmente Figlio di Israel Nathan ben Samuel ben Moses Soncino, indicato come collaboratore con i fratelli nella stamperia di Soncino esso non figura in alcuna opera, ma è pressoché certa la sua presenza nel contesto dell'officina di stampa. Muore nell'anno 1490. In alcune stampe di Salonicco viene riportato il nome di Mosé Soncino, ma probabilmente si tratta di un discendente che porta lo stesso nome di quest'ultimo ma del quale non si ha memoria.
Detto anche Salomone Soncino, Giosuè Soncino o Giosué salomone Soncino. Di lui si hanno poche notizie, quantomeno dal punto di vista biografico. Fu un prolifico stampatore, a lui sono attribuite alcune delle opere più straordinarie della produzione dei Soncino. Fu Giosué Salomone Soncino che pubblicò il primo libro della stamperia Soncino, il "Talmud Babilonese Berakot", detto anche "Talmud Soncino", un'opera conosciuta e studiata ancora oggi in tutto il mondo. Nel 1488 convoca a Soncino Abramo Chaiìm, figlio del Rabbino Rav. Chaiìm, uno stampatore pesarese di grande esperienza nei testi sacri(aveva stampato diverse opere a Ferrara e un celebre Pentateuco a Bologna), e con questi nel contesto dell'officina di stampa fu prodotta la famosa "Bibbia intera" del 1488. In seguito Giosué Soncino scompare dal testo dei libri prodotti nella stamperia di Soncino lasciando posto ad un generico "Soncinati", per poi ricomparire a Napoli, nel 1492 dove si unisce ad un altro gruppo di stampatori ebrei, dove nei testi prodotti da questa nuova società comprare come Giosué Salomone Soncinate, lasciando così l'officina di Soncino in mano al fratello Gerson.
Gerson da Soncino, Gerson ben Moisé, Hieronimo Soncino, Jeronimo Soncino, Girolima Soncino oppure Girolamo Soncino, Gerson da Soncino fu il più celebre fra gli stampatori soncinati. Figlio di Mosé Soncino (Israel Nathan ben Samuel ben Moses Soncino), Gerson Soncino conosceva oltre alla lingua ebraica quella latina e la greca. Furono suoi maestri i rabbini francesi R. Belvenia, R. Terabóth, R. Merabel, e R. Mosè Bazla. Fu nipote di terzo grado dello stampatore Giosué Salomone detto anche Giosua Salomone. Nella sua vita viaggiò molto, e vi sono documenti che ne riportano la presenza in Savoia, a Ginevra, in Francia alla ricerca di manoscritti Si specializzò nella pubblicazione di testi talmudici, ma non disdegnò altri generi. Il suo primo lavoro fu il "Praeceptorum Kotzensis" del 1488. Nel 1490, per ragioni sconosciute, si trasferisce a Brescia. A Brescia pubblica il "Mecahabberóth seu poeticarum compositionum" del Rabbino lmmanuel, nel 1491. A questo segue un testo della Torah (detto Pentateuco): Meghilloth, seu sacris voluminibus and Aphtaróth, seu Prophetarum lectionibus. La sua produzione fu notevole e di altissimo livello qualitativo. Molti gli spostamenti: Fano, Pesaro, Ortona, Rimini, Salonicco e alla fine anche Constantinopoli. Morì a Costantinopoli probabilmente nel 1534. Nella sua carriera tipografica Gerson Soncino utilizzò caratteri mobili Latini, Greci ed Ebraici incisi da Francesco da Bologna che venne accreditato come il creatore dei caratteri corsivi attribuiti ad Aldo Manuzio. A tutt'oggi la diatriba sul nome e sull'identità di Gershon ben Moses Soncino è aperta. Lo storico ottocentesco Gaetano Zaccaria Antonucci e il Cav. Zefirino Re sostenevano che Gershon e Girolamo fossero due persone distinte, mentre il Cav. Luigi Tonini nel Estratto degli atti della deputazione di storia patria per le provincie della Romagna - anno IV° Pagina 121-168, Bologna, 1866 sosteneva che si trattasse di una sola persona, definendolo "Gersone" o "Girolamo" a seconda della località in cui stampava. Il Tonini parla di Girolamo-Gersone come "Figlio di Leonardo Soncino", aprendo così una ulteriore porta sulla confusa genealogia della famiglia. Sia Antonucci che Z. Re definiscono l'ipotesi del Tonini "Troppo autorevole per non essere tenuta in considerazione". In seguito lo stesso Antonucci trova un documento che riguarda un certo Magister Hieronimus q. Leonardi impressor et habitator Arim. constituit procuratorem etc. nella Collezione Zanotti, P.6 P. 248 citato in un rogito dell'8 aprile 1524. Antonucci e anche Z. Re fanno notare in seguito che sia Girolamo che Gersone Soncino si fossero recati a Rimini, Pesaro e Fano, e molte edizioni fossero firmate da uno o dall'altro, ma, a dispetto di questa ipotesi, mai contemporaneamente. L'unico documento non-librario che documenta uno dei due è una richiesta di "licenza di stampa" fatta al Consiglio di Rimini e rilasciata con il titolo di Librorum Impressorum Egregius nel 1518. La tesi che si tratti di due distinte persone viene sostenuta in seguito anche dagli storici Bianchi, Sacchi e Rebolotti. Gli ebraisti ottocenteschi Füvst e Zunz dichiararono che Gerson e Girolamo erano un'unica persona. I documenti storici indicano che Israel Nathan Soncino avesse tre figli, per cui l'ipotesi che Gershon-Girolamo sia una persona sola è piuttosto fondata, ma ancor oggi non provata.
Nel "Pentateuco, cantici (e altri libri) stampato a Napoli nel 1491, l'epigrafe reca la seguente dicitura: "Vedete se nel mondo vi sia altro esemplare così accurato e con tanta intelligenza elaborato. A chi interroga chi abbia stampato quest'opera, rispondete: I figli di Soncino la eseguirono, nella città di Napoli l'anno CCLI". E con questo si apre la discussione relativa a chi fossero questi "Figli di Soncino" che si recarono a Napoli per stampare l'opera in questione. Molte sono le ipotesi, e Gaetano Zaccaria Antoniucci ne deduce che lo stampatore in questo caso sia Giosué e non Girolamo (Antoniucci è convinto che si tratti di due persone distinte). Un'altra evidenza è il plurale della frase "i figli di Soncino". Tale era l'accuratezza che è piuttosto lungi dall'essere considerato un errore, tant'é che l'epigrafe in se avrebbe riportato, nel caso del solo Giosué come tipografo, "il figlio di Soncino" e di seguito il nome. E' altresì possibile che insieme al Giosué vi fosse un fratello (Mosé Iuniore?) a coadiuvarne il lavoro. Antoniucci ritiene impossibile che il Gersone (Girolamo) possa essere a Napoli in quel periodo, di conseguenza uno dei "Figli di Soncino" deve essere Giosué. Ma rimane comunque il dubbio di quale sia il nome del secondo. In Soncino e in Brescia vi sono, nello stesso periodo, opere a firma di Gersone-Girolamo. Un altro motivo di discussione è relativo all'epigrafe, a firma del padre di Giosué, Mosé Iuniore e Girolamo, Israel Nathan Soncino, il quale dice testualmente: "Tu costruirai l'edificio del mondo..." e in tale frase è indubbio che si rivolga ad uno solo dei tre figli.
Eleazar ben Gershon Soncino detto anche Elizer, figlio di Gerson Soncino. Tipografo a Costantinopoli dal 1534 al 1547. Il suo "Miklol" (concluso nel 1534), fu iniziata dal padre Gersom. Pubblicò il "Meleket ha-Mispar," nel 1547 e il "responso di Isaac ben Sheshet" nel 1547.
Si hanno notizie di alcuni tipografi stampatori che portano il cognome Soncino in anni successivi alla morte dell'ultimo discendente conosciuto, Eleazar Soncino. A Pavia nel 1565 viene edito il libro Istitutiones Juris Canonicis che porta in calce i nomi degli stampatori: Girolamo, Bartolomeo e Costanzo Soncini.
Molti furono gli spostamenti dell'attività dei Soncino, legati alle persecuzioni subite nel corso del tempo, sia di carattere politico che religioso. Non è certo se con la dipartita dei Soncino venissero a mancare anche le officine di stampa ad essi collegate, ed è ancora oggetto di studio. A onor del vero, essendo documentata una certa permanenza nel tempo delle varie officine di stampa sia a Soncino che a Fano, Rimini, Pesaro, Casalmaggiore, Brescia e in seguito Salonicco e Costantinopoli, ed essendo le edizioni stesse (marchiate) l'unica documentazione disponibile a provare la permanenza in un luogo (tolta la "Licenza di Rimini" del 1518), si presuppone che i Soncino avessero una sorta di attività multipla in molteplici località della penisola, aprendo poi le officine di salonicco e di Costantinopoli. L'attività inizia a Soncino fra il 1483 e il 1486 per poi passare a Casalmaggiore sempre in provincia di Cremona nel 1486; fra il 1488 e il 1490 ritorna a Soncino; poi Napoli fra il 1490 e il 1492; poi a Brescia fra il 1491 e il 1494; poi a Barco in provincia di Brescia fra il 1494 e il 1497. Ghershom (Girolamo) Soncino si ferma a Venezia per un certo periodo di tempo, fra il 1498 e il 1503, dove entra in contatto con Aldo Manuzio per il quale scrive la Introductio perbrevis ad hebraicam linguam In seguito i rapporti fra il Soncino e Manuzio si deteriorano e Ghershom Soncino convince Francesco Grifo a seguirlo a Fano fra il 1503 e il 1506; poi a Pesaro fra il 1507 e il 1520 (con spostamenti ancora Fano nel 1516 ed a Ortona nel 1519); Soncino è a Rimini dal 1521 al 1526. Alcuni membri della famiglia si spostarono successivamente a Costantinopoli fra il 1530 e il 1533 e altri invece a Salonicco fra il 1532e il 1533. Il marchio dei Soncino era una torre, presumibilmente la torre di Casalmaggiore. In seguito al processo di Milano contro Israel Nathan Soncino e altri imputati ebrei, accusati di stampare testi "sacrilegi contro la religione cristiana", tenutosi fra Marzo e Maggio del 1488, la famiglia Soncino decide di lasciare il borgo di Soncino per portarsi a Brescia. Non vi sono certezze sulla permanenza o meno della stamperia nel paese di origine, Soncino anche se vi sono documenti che indicano con poco margine di errore una certa discendenza di stampatori che si dichiarano "discendenti di Mosé di Spira a Soncino".
Quella che fu la casa della famiglia degli stampatori, è stata trasformata in un museo e recentemente restaurata. Nel museo, oggi, viene stampata per i visitatori la prima pagina della "Bibbia Soncino" a mezzo di un torchio da stampa mediceo ricostruito sulla base delle caratteristiche dei torchi antichi, presumibilmente di una tipologia simile a quella utilizzata dagli stampatori Soncino.
Antoniucci stesso ipotizza, per voce del De Rossi, che l'attività di stampa dei Soncino, o meglio di Mosé di Spira, fosse partita a Pesaro prima che a Soncino, e che l'attività nel borgo di Soncino fosse stata avviata già nel 1477 e non nel 1483. Francesco Predari nel "Dizionario di Geografia universale moderna" del 1864 addirittura pone la data di fondazione della stamperia Soncino al 1473, ma senza fornire la fonte di tale informazione.
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