Gorla Minore è un comune della provincia di Varese.
Il toponimo Gorla proviene dal termine gulula, diminutivo del latino gula, anfratto. Altra ipotesi è che derivi da gurgula, dal latino gurgus, gorgo. La specifica lo differenzia da Gorla Maggiore.
Il territorio di Gorla Minore si estende tra il Varesotto e il Milanese, formando una specie di quadrilatero che ha per vertici Sesto Calende, Turbigo, Saronno e Morazzone.
Il paese sorge su terrazzamenti degradanti verso l’Olona e il suolo, di natura alluvionale, presenta sui ripidi fianchi della valle, tracce di conglomerati della prima glaciazione.
Nel 1074 il "nobilissimo" giovane Aebertus lascia alla medesima basilica le sue terre in Vermezzo, Castegnate, Abbiate, Marnate e Gorla Minore. Quanto alla frazione di Prospiano, il toponimo è di etimologia incerta: forse deriva da "Principius", nome di un patrizio romano al quale sarebbero state assegnate, per particolari e sconosciuti meriti, le terre di queste località; da "Principiano" si sarebbe arrivati a "Precipiano" e, infine, a Prospiano.
I reperti archeologici venuti alla luce nella zona di Gorla e di Prospiano risalgono all’epoca della dominazione romana; si tratta di un’ara votiva di serizzo dedicata da una certa Rivasia alla dea Diana, in ringraziamento per lo scampato pericolo del padre, dei resti del pavimento di una casa trovati nel 1905 e di un vasto sepolcreto scoperto nel 1951 nel corso della costruzione di alcune villette sul declivio di un terrazzamento prospiciente l’Olona. Oltre a 25 loculi di cremati, si rinvennero anfore, vasi cinerari, bronzi dell’età degli imperatori Claudio, Traiano e Costantino Pio, lucernette ed oggetti fittili.
Nel 1963, durante la posa delle tubature del metanodotto, furono portate alla luce altre 24 tombe con balsamari, lacrimatoi ed altri recipienti, anelli, chiodi, coltelli, forbici per tosare, raschiatoi, fusarole e monete. I longobardi hanno lasciato un chiaro segno del loro passaggio in molti vocaboli del dialetto locale che conserva, a differenza delle località vicine, celtizzate, un evidente sostrato linguistico ligure: l’isolamento secolare dei villaggi della valle Olona ha consentito la sopravvivenza di forme fonetiche singolari, immediatamente avvertibili anche ai nostri giorni nell’idioma di questa zona. Quasi sicuramente il "nobilissimo" giovane nominato nella carta del 1074 fu di origine longobarda, come indica il nome "Aebertus". I suoi possessi di Gorla Minore sono stati posti in relazione con l’esistenza, fin da allora, della dinastia Terzaghi, che tanta importanza avrà nella storia del paese: qui infatti si insediò un ramo della nobile famiglia milanese che nel 1195 dette un arcivescovo alla Chiesa ambrosiana. Non è da escludere che proprio quest’ultimo abbia dato il consenso ai parenti per l’apertura di un oratorio dedicato a San Maurizio nella loro residenza. La cappella era inserita nel complesso fortificato che si ergeva sul pendio della valle, in posizione strategica, proprio nello stesso luogo in cui, alcuni secoli dopo, il Collegio degli Oblati del Santo Sepolcro avrebbe accolto i giovani desiderosi di apprendere la grammatica e i buoni costumi.
Il documento più antico dell’archivio parrocchiale è un atto del 1388, col quale "Giacomo Terzagho" lascia ai cappellani del capitolo della Pieve di Olgiate Olona un legato per la celebrazione di un ufficio religioso annuale nella "ecclesia Sancti Laurentis, loci Gorla Minori".
Infatti la chiesa dei SS. Lorenzo e Vincenzo di Gorla Minore, così come quella di S. Nazaro a Prospiano, apparteneva alla Pieve di Olgiate; la loro esistenza è documentata nel XIII secolo dal "Liber notitiae Sanctorum Mediolani" di Goffredo da Bussero, ma nel 1398 risulta dal "Notitia cleri mediolanensis" che la chiesa di Gorla Minore era dedicata solo a San Lorenzo, quella di Prospiano invece anche a San Celso.
Nel 1650, regnando sua maestà cattolica Filippo IV, i territori di Gorla Minore, Prospiano, Gorla Maggiore e Solbiate vennero costituiti in feudo: le comunità tentarono di opporsi a tale provvedimento, riscattando la propria indipendenza, ma monsignor Carlo Giovanni Giacomo Terzaghi, prelato domestico di Papa Innocenzo X e canonico della regia ducale basilica collegiata di Santa Maria della Scala, riuscì ad aggiudicarsi il feudo. In quel tempo la popolazione di Gorla contava poco più di 60 famiglie e quella di Prospiano non arrivava alle 20; i terreni erano coltivati a segale e a miglio e il pane veniva da Castellanza. Nonostante la presenza di estesi vigneti che davano un ottimo vino profumato, cantato anche dal poeta Carlo Porta, le condizioni di vita erano assai dure: poche e malsane.
Nel triennio 1576/78 il salario medio giornaliero di un muratore era compreso tra 18- 23 soldi pari a 4,3-5,5 kg di pane.le abitazioni, frequenti le pestilenze e le guerre.
Nel 1700 la popolazione è di circa 650 anime; nascono 25/30 bambini l’anno, di cui il 30% muore nel primo anno di vita, il 20% entro i dieci anni, il 23% dai 10 ai 50 anni, il 12% dai 50 ai 60 anni, il 10% arriva ai 70 anni e meno del 5% tocca gli 80 anni.Nel 1763 viene stipulato il contratto dotale tra la marchesa Maria Teresa Terzaghi, ultima discendente dei marchesi di Gorla Minore e Prospiano, e il conte Carlo Durini, esponente di un ramo della famiglia dei ricchi mercanti lariani che si fregiavano del titolo di conti di Monza.
Il conte restaura ed amplia la vecchia "casa da nobile" (Villa Magna), che diventerà dimora stabile dei suoi discendenti.
Nella seconda metà dell'800 si moriva principalmente di bruttura,pellagra, soffocamento da vermi, marasma senile.Tra gli altri avvenimenti della storia del comune, va segnalata la creazione a Prospiano dell’Ospedale Raimondi, dovuta al lascito del parroco di San Giorgio su Legnano, don Gaspare Raimondi, che muore il 24 marzo 1821.
I prospianesi chiamavano l'ospedale“Ca’ Pia”ed era dotato dei reparti di medicina, chirurgia, ostetricia e pediatria.
Vale la pena di ricordare anche il funerale quasi clandestino del patriota Giuseppe Durini detto Gino (21 ottobre 1850), tenace oppositore degli austriaci, membro del governo provvisorio durante le Cinque Giornate di Milano: la salma giunge a Gorla di sera, i gendarmi austriaci impediscono alla popolazione di partecipare alle esequie e la gente deve accontentarsi di seguire il corteo dalle finestre o dagli angoli bui delle strade.
Nel 1870 una decisione conciliare sancisce l’accorpamento di Gorla Maggiore e di Prospiano al comune di Gorla Minore. Il 14 dicembre 1901 la luce elettrica giunge anche a Gorla Minore: il comune stipula un contratto per l’illuminazione pubblica (venti lampade da 25 candele) e poco dopo un intraprendente gorlese apre la prima sala cinematografica, ma gli spettacoli devono subire il controllo di un severo censore comunale. Il 17 luglio 1904 viene inaugurato il tronco ferroviario Castellanza Lonate Ceppino e il "tramway a vapore" sosta per la prima volta a Gorla. Nel 1910 un terribile ciclone devasta i raccolti e scoperchia molte case; nello stesso periodo le spinte separatistiche, che da qualche tempo agitano la comunità formata da Gorla Maggiore e Gorla Minore, portano alla divisione territoriale e amministrativa dei due centri (1920).
E’ assai difficile, se non impossibile, stabilire quale fu e quando sorse il primo luogo di culto cristiano a Gorla. Forse, com’è accaduto in moltissimi altri centri, una prima piccola chiesa nacque proprio nel luogo stesso dedicato al culto degli dei pagani.
L’ipotesi sembrerebbe confermata dal fatto che tutte le antiche cappelle dei paesi vicini furono edificate lungo il ciglio della valle e in prossimità della strada di collegamento tra le varie località; qui, invece, la primitiva cappella, dedicata ai Santi martiri diaconi Lorenzo e Vincenzo, sorse in posizione molto arretrata rispetto al ciglio dell’Olona e alla strada.
L’esistenza di una chiesa con questo titolo, attestata nel XIII secolo, è confermata dal dipinto trecentesco della Madonna dell’Aiuto che originariamente, cioè prima della mutilazione, era in forma di trittico: ai lati della Vergine erano affrescati i Santi patroni di Gorla, appunto San Lorenzo e San Vincenzo. Un primo ampliamento della chiesa di S. Lorenzo fu attuato alla metà del XVI secolo: il gesuita padre Leonetto Clivone, nella sua visita del 1566, indicando le misure dell’edificio, a navata unica, aggiunge che “la chiesa è nuova e bella”. Le dimensioni della costruzione resteranno immutate fino al 1852, mentre l’interno verrà abbellito da altari marmorei e decorazioni, per iniziativa dei parroci e con il concorso dei fedeli. Alla metà del secolo scorso verrà modificato tutto l’impianto cinquecentesco della chiesa (che resterà però a navata unica), con la costruzione della facciata, l’arretramento dell’altare maggiore, l’aggiunta del coro e la sostituzione del primitivo soffitto a cassettoni con volta a botte. In quest’occasione furono parzialmente distrutti i portici realizzati nel 1776 e fu incorporato nella facciata il campanile.
Mezzo secolo più tardi iniziarono i lavori per la costruzione delle navate laterali, che si conclusero nel 1901. Il nuovo campanile fu inaugurato nel 1914 e l'oratorio maschile nel 1920.
La chiesa, con il nuovo altare maggiore, sarà consacrata dall’arcivescovo di Milano, Andrea Carlo Ferrari, l’11 maggio 1901.
Le origini dell’oratorio di San Maurizio vanno collegate all’ambizioso desiderio dei nobili locali, i Terzaghi, di possedere una cappella nell’ambito della propria residenza. Che questa fosse anticamente una specie di casa fortificata, è dimostrato anche dal fatto che molti documenti notarili dei secoli XVI e XVII indicano la dimora dei Terzaghi col nome di castello. La costruzione della cappella è da collocarsi poco dopo l’anno Mille; nel corso di restauri dell’interno sono affiorati alcuni affreschi databili tra il XIII e il XIV secolo. Nel 1599, per volere testamentario di Giovanni Andrea Terzaghi, l’oratorio, che egli stesso aveva provveduto a riedificare, fu ceduto alla Congregazione degli Oblati, con l’obbligo di farvi risiedere un confratello per la celebrazione quotidiana di una messa.
Nuovamente ampliato e restaurato alla fine del ‘600, quando venne eretto il bel campanile cuspidato in cotto, dopo l’occupazione francese, nel 1810, fu confiscato insieme a tutte le altre proprietà della Congregazione. Sarà riaperto nel 1811.
Nell’estate del 1944 finì per essere usato come magazzino. Con il testamento del 1599 il Terzaghi lasciò alla Congregazione degli Oblati del S. Sepolcro anche la sua residenza, vicino all’oratorio di S. Maurizio, con l’obbligo di istruire i giovani.
Gli Oblati si dedicarono con grande zelo a questo compito e ben presto ai ragazzi di Gorla si aggiunsero quelli dei paesi vicini. L’iniziativa riscosse tanto successo da indurre gli Oblati ad aprire un vero e proprio collegio nel 1629. Un secolo dopo si costruì il cosiddetto quadrilatero, corrispondente al corpo centrale dell’attuale complesso, con il cortile interno circondato da un portico scandito da sessanta colonne di granito.
Nel 1774 i convittori sono 73 e la retta ammonta a 300 lire annue, ma appena dodici anni più tardi il numero è salito a 110 interni, più altrettanti esterni. Si insegna la lingua latina servendosi anche del dialetto. L’antica “casa da nobile” dei Terzaghi è ora completamente incorporata nelle nuove strutture, che vanno gradualmente estendendosi verso la piazza del paese, ma la confisca dei beni del 1810 annulla secoli di lavoro.
Il rettore Gianbattista Sioli e il vicerettore Giorgio Rotondi riscattano, con grandi sacrifici, l’intero “stabilimento”, compresa la chiesa di San Maurizio. Nel 1816 il Rotondi ottiene dal governo austriaco la nomina a rettore, paga i debiti ed acquista una parte dei terreni confiscati. Nel 1818 viene chiuso al pubblico l’oratorio di San Maurizio e il Collegio cede al comune di Gorla Minore la striscia di terra sulla quale sorgerà la rampa di accesso alla stazione ferroviaria.
Il 24 luglio 1838 il Collegio viene riconosciuto “stabilimento pubblico”, sotto la tutela dell’imperiale regio governo. Dal 1848 al 1853 il Collegio fu retto dai padri Somaschi e il suo prestigio diminuì notevolmente, tanto che i convittori scesero a 80. Ma con il ritorno degli Oblati si rese addirittura necessaria l’apertura di nuove aule in altri edifici della piazza. Nel 1880 fu eretta una cappella interna e dieci anni dopo la costruzione del liceo. Nel 1912 fu aperto a Gorla il Collegio Femminile Gonzaga, retto dalle suore della Presentazione di Maria SS. al Tempio. Oggi è sede di una casa di riposo per anziani.
Notevole interesse riveste anche la chiesa dei SS. Nazaro e Celso, di antiche origini, nella frazione di Prospiano. La tradizione considera i due Santi titolari i protomartiri della Chiesa milanese: furono infatti martirizzati nell’anno 64, durante la persecuzione neroniana.
Il gesuita padre Clivone, nella relazione della sua visita effettuata a Prospiano nel 1566, annota brevemente: “La chiesa è antica ma piccola”. La vetustà dell'edificio viene riconfermata da Carlo Borromeo nella relazione della sua visita pastorale del 1582; dopo aver rilevato che la chiesa è a navata unica, divisa in tre campate, con una lunghezza di dieci metri, una larghezza di metri 6,50 ed un’altezza di metri 5,50, prosegue sottolineando che l’esiguità e la povertà della popolazione non consentono certamente opere straordinarie ed è già molto se si riesce a sopperire alla manutenzione ordinaria.
Soltanto verso la metà del ‘600 il tempio subirà una prima trasformazione che, modificando l’originaria struttura, probabilmente romanica, gli conferirà l’aspetto attuale. Alla metà dell’Ottocento risalgono i fregi in cotto della facciata, il rosone e il bel portale. Nel 1933 al campanile quadrato fu sovrapposta una cuspide.
Nel 1961, poichè la chiesa non era più in grado di contenere l’accresciuta popolazione di Prospiano, furono iniziati i lavori per la costruzione di un nuovo edificio, su progetto dell’architetto Enrico Castiglioni. Consacrata nel 1964 con la stessa intitolazione, la chiesa venne considerata da molti uno dei migliori esempi di architettura contemporanea.
La disposizione delle campane del campanile di Prospiano rappresentano le note sul pentagramma.
Sempre a Prospiano si trova il santuario della Madonna dell’Albero, anticamente indicato come “chiesa campestre di Santa Maria in Arbore”. Il ciclo di affreschi che orna l’interno è attribuito al frate umiliato Giacomo Lampugnani e risale agli ultimi anni del ‘400; probabilmente fu commissionato da qualche nobile locale. Il nome del santuario deriverebbe da una miracolosa apparizione della Madonna nel 10 luglio 1854. dell’Albero, con l’obbligo di due messe settimanali e di una festa solenne in onore della Vergine, da celebrarsi nel giorno dell’Assunzione.
Ogni anno il 10 luglio si ricorda la Scajada cioè il momento in cui un fulmine si scagliò su un gruppo di contadini che atterriti si rivolsero alla Vergine.
Nel 1597 l’orientamento della chiesa appare mutato e corrispondente a quello attuale. Nel 1603, infine, il cardinale Federico Borromeo, rendendo omaggio alla Madonna dell’Albero, annota le dimensioni del santuario (14 braccia di lunghezza) e dispone che l’apposita cassetta per la raccolta delle offerte venga munita di una doppia serratura, dotata di due chiavi: una in custodia al curato, l’altra ai nobili di Prospiano.
La chiesa del Lazzaretto a Gorla Minore fu costruita durante la grave pestilenza del 1485, come Ospedale.. Si trova poco distante dal cimitero di Gorla Minore.
La chiesa di San Lorenzo risulta elencata tra le dipendenze della pieve di Olgiate Olona fin dal XIII secolo (Liber notitiae); la “cappella” di San Lorenzo è citata nel 1398 tra quelle del plebato di Olgiate Olona (Notitia cleri 1398); nel XVI secolo era identificata come rettoria (Liber seminarii 1564). Tra XVI e XVIII secolo la parrocchia di San Lorenzo è ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi di Milano e dei delegati arcivescovili tra le parrocchie della pieve di Busto Arsizio.
Nel 1753, durante la visita dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nella pieve di Busto Arsizio, il numero dei parrocchiani era di 679 di cui 504 comunicati. Entro i confini della parrocchia di Gorla Minore esistevano gli oratori di San Maurizio e del Santo Angelo custode detto il Lazzaretto (Visita Pozzobonelli, Pieve di Busto Arsizio).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la cura di San Lorenzo di Gorla Minore possedeva fondi per 133.16 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 704 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Gorla Minore assommava a lire 625.14.8; la nomina del titolare del beneficio spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
Nel 1901, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve di Busto Arsizio, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 595,01; il clero era costituito dal parroco. I parrocchiani erano 2120; nel territorio parrocchiale esisteva l’oratorio degli Angeli custodi detto il Lazzaretto di proprietà del regio collegio Rotondi; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, le Pie unioni delle Figlie di Maria, dei luigini e del Consorzio del Sacro Cuore. La parrocchia era di nomina ecclesiastica (Visita Ferrari, I, Pieve di Busto Arsizio).
Già compresa nella pieve di Busto Arsizio e nell’omonimo vicariato foraneo, nella regione III della diocesi, con la revisione della struttura territoriale attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326) è stata attribuita al decanato di Busto Arsizio nella zona pastorale IV di Rho.
Gli abitanti di Gorla Minore erano soprannominati i “Fasuati”.mentre gli abitanti di Prospiano venivano chiamati i “Ratìti”.
L'attuale via Roma si chiamava Via Umberto I°mentre la zona boschiva verso Cislago veniva chiamata la “Cudiga”..
La strada che dalla ferrovia portava ai mulini era chiamata "Carrà".
Persone legate a Gorla Minore:
Aldo Baito, ciclista
Emilio Chironi, ciclista
Marco Groppo, ciclista
Piero Landoni, pittore
Giovanni Mari, imprenditore e dirigente sportivo
Angelo Pereni, allenatore di calcio
Michael Rogers, ciclista
Giuseppe Sirtori, patriota
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