La cappella Espiatoria è un memoriale di Monza, voluto da Vittorio Emanuele III per commemorare l'assassinio del padre, Umberto I nel punto in cui il re Umberto I di Savoia era stato abbattuto dai colpi dell'anarchico Gaetano Bresci, al termine di un saggio ginnico presso la Forti e Liberi, fu dell'erede e successore Vittorio Emanuele III, che pochi mesi dopo la morte del padre, nel'autunno del 1900, incaricò del progetto l'architetto Giuseppe Sacconi, autore fra l'altro dell'Altare della Patria di Roma. Raffaello Nardini Saladini, che nel 1912 pubblicava una monografia su La Cappella Espiatoria di Monza, ricorda che i congiunti di Umberto vollero che "la zolla di terra italiana rosseggiante ancora di sangue fosse tolta alle vicende della strada e alla trascuratezza dei passanti".
Dall'espressione della volontà sovrana alla conclusione dell'opera sarebbero trascorsi dieci anni durante i quali, uscito di scena drammaticamente il Sacconi mentre i lavori erano giunti poco più in lì della posa delle fondazioni, gli successe l'allievo Guido Cirilli, che realizzò con non poche modifiche il progetto dell'illustre maestro. La mattina del 29 luglio 1910 la Cappella Espiatoria era ultimata.
Il monumento doveva aver impressionato i monzesi, con la forma slanciata di una grande stele, sollevata su un'ampia piattaforma e campata da due croci latine in alabastro, per un'altezza complessiva di 35 metri.
Ai piedi della stele il gruppo bronzeo della Pietà, di Ludovico Pogliaghi e in cima un'urna e sull'urna un cuscino su cui si posano lo scettro, il Collare dell'Annunziata e la corona sabauda, in bronzo, che come nota il Nardini "non è precisamente un gingillo, se si pensi che otto uomini dalle braccia piuttosto lunghe non basterebbero ad accerchiarla".
Varcato il cancello in ferro battuto, opera importante dell'artista milanese Alessandro Mazzucotelli, una grande scala centrale conduce sull'ampia terrazza alla base della stele, dove una porta di bronzo segna l'ingresso al sacello. La luce filtra all'interno attraverso le maglie della grata che ripara una grande lastra di onice. Il tempio ha pianta circolare ed è decorato sfarzosamente con marmi policromi e mosaici.
Il Cirilli, rispettando l'idea iniziale del maestro, creò un ambiente bizantineggiante, con espliciti richiami al mausoleo ravennate di Galla Placidia. Le pareti sono coperte di marmo greco macchiato, di africano, di marmo di Botticino e di porfido.
Archi, volta e nicchie laterali sono decorati a mosaico, su cartoni di Emilio Retrosi realizzati dal mosaicista Antonio Castaman. Nei pennacchi della volta quattro angeli recano i simboli della passione e altri quattro, nella cupola, sorreggono un medaglione al centro del quale risalta l'agnello eucaristico in bronzo. Otto tondi nelle nicchie laterali raffigurano santi e beati di Casa Savoia: S.Umberto III, i beati Amedeo IX, Jolanda, Ludovica, Apollonia, Caterina e la venerabile Clotilde.
Marmi colorati antichi ornano anche il pavimento, dove il tondo centrale in africano sanguigno rappresenta un richiamo al sangue versato dal re. Per l'altare, addossato alla parete di fondo, il Sacconi aveva pensato a un sarcofago romano del II secolo, ma il Cirilli preferì una mensa più semplice: un dado centrale e quattro colonnine agli angoli. La lampada pensile, a corona con pendenti, si rifà al modello creato per la tomba di Umberto I al Pantheon.
Dal lato posteriore della terrazza, due scale conducono all'ingresso della cripta, un ambiente a pianta cruciforme, dove gli archi ribassati in marmo broccatello rosso di Verona sono ornati da applicazioni in bronzo e sulle pareti campiture di marmo nembro giallo veronese sono incorniciate di verde Polcevera e scandite da lesene in brocatello rosso. Le volte, a mosaico, formano uno sfondo stellato, con l'aggiunta di una corona gemmata e la sigla Umbertus in quelle agli angoli della cripta.
La volta centrale ha fondo rosso, un pavone ad ogni angolo e, al centro, una corona d'ulivo raggiata, in bronzo dorato, incornicia un disco d'alabastro dal quale traspare la luce che cade dall'alto. Sul disco è incavata una croce greca, più luminosa per il minor spessore. Il pavimento è a riquadri di marmo che si intonano alle pareti, interamente coperte di corone votive di bronzo.
All'incrocio dei bracci della cripta, sotto al disco di alabastro, è posato un cippo tondo, in marmo nero, con incisa la data del 29 luglio 1900, a ricordare il punto in cui re Umberto I fu abbattuto dall'anarchico Bresci. Una debole luce dorata filtrata da dieci finestre chiuse da lastre d'alabastro.
Qualche anno dopo la morte del regicida, Ezio Riboldi, primo sindaco socialista di Monza, fece visitare questo monumento all'allora giovane esponente della sinistra rivoluzionaria Benito Mussolini, il quale con un sasso puntuto incise la scritta: Monumento a Bresci.
Ogni 29 luglio, come avviene dal 1911, si svolge una cerimonia di commemorazione del regicidio con una celebrazione nella cappella, promossa dall'Istituto nazionale per la guardia d'onore alle reali tombe del Pantheon. La notte di ogni 29 luglio il monumento è illuminato dall'interno attraverso le due croci di alabastro.
LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/05/le-citta-della-pianura-padana-monza.html
http://asiamicky.blogspot.it/2015/03/l-attentato-al-re-umberto-i.html
.
FAI VOLARE LA FANTASIA
NON FARTI RUBARE IL TEMPO
I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
MUNDIMAGO
http://www.mundimago.org/
.NON FARTI RUBARE IL TEMPO
I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO
IL TUO FUTURO E' ADESSO .
http://www.mundimago.org/
GUARDA ANCHE
LA NOSTRA APP
Nessun commento:
Posta un commento
Eseguiamo Siti e Blog a prezzi modici visita: www.cipiri.com