La chiesa di San Gerardo al Corpo, dedicata a san Gerardo dei Tintori, compatrono della città di Monza, fu eretta su disegno dell'architetto Giacomo Moraglia. Essa sorge, con la sua monumentale cupola, nell'omonima piazzetta su di uno stilobate a pianta di croce latina. La prima pietra della chiesa fu posta il 30 ottobre 1836, alla presenza dell'arciduca Ranieri, viceré del Regno Lombardo-Veneto; i lavori ebbero termine nel 1842.
Aggiunte successive sono state il pronao (1863) ed il campanile (1875).
Nello stesso luogo era già situata un'antichissima (956) chiesetta dedicata a sant'Ambrogio e successivamente reintitolata a San Gerardo dei Tintori. La nuova chiesa mantiene, al fondo del suo transetto destro, l'abside e l'altar maggiore del precedente tempio (che era orientato in senso trasversale rispetto all'attuale): nell'abside è tuttora conservato il corpo del santo, patrono della città di Monza insieme a san Giovanni Battista. Da questo fatto la chiesa prende anche il nome di "San Gerardo al corpo".
Gerardo Tintore nacque a Monza verso l'anno 1130 e la sua famiglia era una delle più ricche e nobili della città. La nascita di Gerardo fu salutata con gioia dai suoi genitori e la sua crescita fu accompagnata e favorita dalla loro fede grande e dal loro esempio di vita onesta. Essi affidarono Gerardo a provati maestri perchè avesse una solida cultura. La regolarità con cui si impegnava negli studi,il suo spirito di osservazione e la sua bontà lo resero caro ai suoi insegnanti e compagni. Accompagnato e aiutato in famiglia, spesso si fermava a pregare, ed era desideroso di ascoltare la Parola di Dio. I genitori di Gerardo erano assai generosi e il figlio "faceva a gara con loro".
Questa serenità doveva ben presto essere offuscata dalla morte di entrambi i genitori, a breve distanza di tempo. Pur molto soffrendo per la sua sensibilità e per l'affetto grande che portava loro,Gerardo non si scoraggiò, ma raddoppiò la sua confidenza in Dio e la cura verso i bisognosi. Gerardo era un tipo pratico, di parole misurate, attento più alla sostanza che alla forma. Erede di un patrimonio sostanzioso, ma ben aiutato dai genitori a dare alle ricchezze il giusto valore (il denaro è un ottimo servitore, ma un pessimo padrone!) e a giudicare la vita in rapporto all'eternità, Gerardo dichiarò che intendeva consacrarsi a Dio nella carità: inutilmente i suoi parenti cercarono di dissuaderlo. Di buon mattino, quando ancora la città era assopita nel sonno, Gerardo si recava in chiesa per la preghiera. A casa poi lo aspettavano in tanti e insieme ai conversi, rassettava,assisteva i malati giorno e notte. Egli li visitava più volte al giorno, vigilando su tutto e tutti. La porta della casa paterna di Gerardo, ora trasformata con un atto ufficiale in ospedale, era sempre aperta e nessun ammalato veniva respinto.
Era particolarmente attento alle forme più gravi e non venivano esclusi neppure gli ammalati di lebbra. Date le frequenti carestie, poveri e senza tetto si rivolgevano a Gerardo per aiuto ed egli non si limitava ad accogliere chi aveva bisogno,ma girava per la città e le terre vicine e tornava spesso a casa portandosi a spalla qualche infermo perchè Gerardo sapeva bene che la povertà è pudica e non si espone in pubblico. Nell'ospedale trovavano alloggio anche i pellegrini in viaggio verso i santuari di Roma, Palestina, Spagna. E non mancava l'accoglienza agli orfani, o ai bambini dei malati. Nell'ospedale le converse si occupavano di loro come mamme. L'ospedale di Gerardo ha reparti medici e chirurgici, è ricovero per i pellegrini,orfanotrofio,casa di riposo per i vecchi e meta desiderata di ognuno che sia provato dalla malattia del corpo o del cuore.
In tutto questo lavoro, questa opera è ben visibile la ragione che muove Gerardo: tutta la sua vita è una preghiera continua. Infatti compie ogni cosa con Dio e per Dio, sempre consapevole di essere alla Sua presenza e in Sua compagnia. "Cammina sotto il mio sguardo e sarai perfetto" . Gerardo amava pregare anche di notte ma i custodi della chiesa non erano sempre d'accordo a concedergli il permesso di restare lì. Gerardo un volta promise loro, in cambio del permesso, un cestino di ciliegie. I custodi accettarono, e chissà con quali pensieri in testa..... Era dicembre,dove avrebbe potuto raccogliere le ciliegie? Al mattino invece,il cestino di ciliegie c'era! Ecco perchè nelle rappresentazioni di Gerardo, sul suo bastone ci sono delle ciliegie.
Molti sono i segni che il Signore ci dà attraverso la vita di Gerardo. Avvenne che nei magazzini dell'ospedale non era rimasto che un sacco di frumento e una misura di vino. Il converso che distribuiva gli alimenti era pieno di paura, ma il santo gli ricordò che Dio è provvidenza e gli ordinò di tornare serenamente a distribuire i viveri mentre lui pregava. Il converso era piuttosto titubante ma tornato al granaio lo trovò così pieno di grano che non riusciva ad aprirne la porta, in cantina le botti colme di vino.
Un'altra volta, S.Gerardo tornava all'ospedale dopo essere stato alla basilica di S.Giovanni a pregare, come di consueto. Il fiume Lambro, terribilmente ingrossato,aveva fatto crollare il ponte e le acque minacciavano l'ospedale. S.Gerardo implorò l'aiuto di Dio e di S.Giovanni e steso il suo mantello sulle acque, vi salì e su di esso passò il fiume. Ancora fiducioso nell'aiuto di Dio, comandò alle acque che rispettassero l'ospedale. E quelle, pur rasentando muri e soglie, non entrarono nel recinto.
Alla morte di S.Gerardo (6 giugno 1207) , tutta Monza si strinse attorno a lui e il suo corpo venne deposto in una fossa comune nel cimitero.
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