Endine Gaiano è un comune italiano di della provincia di Bergamo, in Lombardia.
Recenti studi collocherebbero le origini del paese in epoca romana, come si può dedurre da alcune piccole tracce lasciate dai Romani stessi e dal toponimo Palate = Palat (Palatium) di una località posta tra Fanöf e la Roa e dallo stesso aggettivo Gaiano (da cui Piangaiano). Tuttavia alcune ipotesi vorrebbero far risalire la nascita dei primi agglomerati urbani addirittura all'età etrusca, anche se al riguardo mancano riscontri concreti.
Il territorio comunale in epoche successive fu interessato dal passaggio dei Longobardi prima e dei Franchi poi, epoca a cui risale il primo documento scritto che attesta l'esistenza del paese: redatto nell'anno 1032, menziona l'esistenza di un castello. Quest'ultimo era uno dei tanti edifici costruiti per difendere il territorio dalle numerose incursioni perpetrate dalle fazioni dei guelfi e dei ghibellini, interessati ad acquisirne il predominio.
I borghi di Endine e di Gaiano erano infatti posti in una posizione strategica, tra il termine della valle Cavallina e l'imbocco della Valle Camonica, rendendoli appetibili a chiunque volesse acquisire il predominio sulla vallata.
A questa situazione pose fine l’arrivo della Repubblica di Venezia che, a partire dall’inizio del XV secolo, permise alla popolazione di vivere un’esistenza più tranquilla grazie ad una lungimirante politica in ambito sociale ed economico.
Da quel momento non si verificarono episodi di rilievo nel piccolo paese, immerso nella propria quotidianità. Seguirono poi le dominazioni francese ed austriaca senza interessare direttamente il borgo. Da notare che il comune di Figadelli 1798 già inserito nel cantone di Endine nell’aprile 1797 (legge 17 aprile 1797), fu unito a Monasterolo nel marzo 1798 (legge 11 ventoso anno VI a).
Il luogo di maggior richiamo è senza dubbio il lago che prende il nome dal paese stesso: meta turistica, può offrire al visitatore la pratica di attività sportive quali pesca, escursioni in barca, windsurf e trekking, ma anche semplici passeggiate. Numerose sono le possibilità di svago, tra cui spiagge ed i rinomati ristoranti disseminati lungo il litorale lacustre. Poco distante è presente anche il Lago di Gaiano, dalle dimensioni molto più contenute.
Numerosi sono gli edifici che caratterizzano il territorio comunale, alcuni dei quali riportano la mente all'epoca medievale, in cui il paese si dotò di elementi di difesa: è il caso del castello, del quale restano alcuni resti inglobati in costruzioni dei secoli successivi e della torre che venne inglobata nella torre campanaria della chiesa parrocchiale di Endine.
La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giorgio martire, fu eretta nel 1300.
Il verbale della visita pastorale di S. Carlo Borromeo, 27 ottobre 1575, descrive le caratteristiche della chiesa: era una navata lunga 29 braccia e larga 10. La chiesa subì in seguito, notevoli ampliamenti e restauri come evidenzia l'iscrizione posta sopra la bussola: "edificata sec. XIV -ricostruita nel 1783 - ampliata nel 1883 - decorato il presbiterio nel 1899 - ripulita nel 1933 -restaurata nel 1969".
Al suo interno, sopra il quarto altare a sinistra, si trova la pala raffigurante la "Madonna del Rosario" di Gian Paolo Cavagna. Nella seconda abside a sinistra è collocato il dipinto raffigurante la "Madonna col Bambino in gloria e i Santi Rocco, Remigio e Sebastiano" di Domenico Carpinoni.
Si trovano inoltre dipinti di notevole pregio: S. Giorgio, Adorazione dei Magi, Natività di Nostro Signore, Madonna Immacolata e la Vergine con Bambino tele ad olio del 700' di autore ignoto.
L'altare maggiore, le cantorie e la statua della Madonna Addolorata sono di scuola fantoniana. Nella sagrestia sono conservati diversi armadi intagliati, di cui uno datato 1757.
Le opere di Domenico Carpinoni nella parrocchiale di San Giorgio a Endine. “La Madonna Assunta, San Rocco, San Remigio e San Sebastiano” sono collegate nella seconda nicchia sinistra della parrocchiale di San Giorgio. Il dipinto ad olio su tela è datato dalla critica al 1640 circa; San Sebastiano sulla destra, col braccio alzato legato all’albero, conduce l’osservatore verso la Madonna e guarda San Remigio che in abiti episcopali dialoga con la Vergine. Ci trasferiamo alla chiesa di San Remigio, dove nell’ancona centrale è collocata “Una Madonna con Bambino in trono e i Santi Remigio e Alessandro”; l’opera, purtroppo in mediocre stato di conservazione, è autografa.
Fuori dall'abitato, sovrastata da un severo campanile ricavato dalla torre di un antico castello dei Cavalieri di S. Giorgio, sorge la chiesa di San Remigio. Secondo un’antica tradizione, la chiesa dedicata al santo vescovo francese Remigio sarebbe stata fondata attorno al 1400 da uno dei monaci benedettini di San Paolo d’Argon, allora dipendente dall’abbazia di Cluny.
Costruito quasi al limitare del lago di Endine, l’oratorio rimase vittima, pare nel secolo XV, di una alluvione. Come ricorda la lapide posta sopra la porta centrale, fu riedificato attorno al 1600, a testimonianza della devozione per San Remigio dopo la peste del 1630, che vide miracolosamente illesa la popolazione di Endine. Nel 1850 vi fu aggiunto l'attuale porticato altre arcate, aperto sui lati. Recentemente fu restaurata.
Al suo interno è conservata una tela del Carpinoni, "Madonna col Bambino e i Santi Remigio e Alessandro".
Nel 1980 la chiesa di san Remigio diventa tempio degli emigranti, come ci ricorda la grande statua bronzea dell’emigrante con la valigia, opera di Alberto Meli, collocata a fianco della chiesa.
Degne di nota sono anche la chiesa parrocchiale della frazione San Felice che, dedicata a San Michele, secondo la tradizione conserva alcune reliquie del santo protettore, nonché alcuni arredi di buona fattura, la vecchia parrocchiale dedicata alla Trinità che domina Rova alta e la parrocchiale di Valmaggiore in stile neo-romanico, intitolata a San Giovanni.
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