martedì 5 maggio 2015

LE CITTA' DEL LAGO DI LUGANO : LANZO D' INTELVI

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Lanzo d'Intelvi è un comune italiano della provincia di Como in Lombardia.

La non spettacolare e pur antichissima storia della Valle d’Intelvi inizia con le tracce dei Cacciatori/Raccoglitori del Mesolitico recente (6000 a.C.) rinvenute nel paese di Erbonne.

Alla Protostoria appartengono invece i misteriosi Massi Cupelliformi; questi grossi ed enigmatici sassi con bacinetti scavati nel granito hanno forme varie e sono posti in molteplici facce del masso; fanno discutere storici ed archeologi da molto tempo.

I resti del castelliere del Caslè, probabilmente legati a etnia celtica, sono databili intorno al 1000 a .C.; del successivo periodo gallo romano sono le tombe di Schignano, Erbonne e Pellio Superiore (I sec a. C.). In epoca romana la Valle fu posta sotto il Municipium di Como.

Subì in seguito l’invasione Longobarda, di questa epoca sono gli orecchini d’oro, a cestello, di fabbricazione romanico bizantina rinvenuti a Laino (loc. San Vittore). Durante l’età Comunale, sorsero i primi comuni rustici, cui seguirono governi tirannici e nefasti, con dispotici feudatari quali i Rusca, i Vittani, i Mariani e i Riva Andreotti fino ad arrivare all’epoca di Maria Teresa.

Particolari sofferenze, con stanziamento di numerose truppe straniere, compresi i cosacchi, furono subite dai valligiani come ripercussione della sanguinosa guerra dei trent’anni (1618-1648).

Nell’800 si svolgono fatti storici rilevanti e chiaramente documentati: “L’insurrezione della Valle d’Intelvi” capitanata da Andrea Brenta e ispirata da Giuseppe Mazzini, che soggiornò lungamente a Lanzo.

Una lapide sotto il paese di Dizzasco ricorda ancora le “Termopili Intelvesi”, dove quattrocento austriaci furono eroicamente fermati dai rivoltosi. La rivolta fu sedata e in seguito Andrea Brenta fucilato a Camerlata l’11 Aprile 1849.

Il “comune de Lanzio” figura nella “Determinatio stratarum et pontium …” annessa agli Statuti di Como del 1335, tra i comuni cui spetta la manutenzione di ”… totam stratam de Valmare a … loco de Aronio usque in plano de Lanzio” (Statuti di Como 1335, Determinatio stratarum). Il “comune de Lancio” apparteneva nel 1335 alla pieve d’Intelvi (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum) che già la ripartizione territoriale del 1240 attribuiva al quartiere di Porta San Lorenzo e Coloniola della città di Como (Ripartizione pievi comasche, 1240). La terra di Lanzo, sempre appartenente alla pieve d’Intelvi, compare negli atti delle visite pastorali del vescovo Ninguarda del 1593 composta da 50 fuochi per un totale di 300 abitanti (Lazzati 1986). Il comune era compreso nel feudo della Valle Intelvi di cui seguì le vicende passando dalle mani della famiglia Rusca, investita del feudo dal 1451 al 1570, della famiglia Marliani, dal 1583 al 1713, ed infine della famiglia Riva Andreotti (Casanova 1904). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava 302 abitanti, era infeudato al conte Melchiorre Riva Andreotti al quale veniva versato da tutta la valle un censo annuale, di cui lire 35.4.6 a carico di Lanzo. Il comune non disponeva di un consiglio generale ma partecipava con propri rappresentanti al consiglio generale di valle. Aveva invece un consiglio particolare costituito da tutti i capi di famiglia oltre che dal sindaco, dal console e dal cancelliere. L’amministrazione del patrimonio pubblico e la custodia delle pubbliche scritture, che venivano conservate in una apposita cassa nella casa del sindaco, era demandata allo stesso sindaco e al cancelliere, eletti periodicamente dai capi di famiglia a maggioranza dei voti e che percepivano un salario annuale. L’elezione del console avveniva invece a rotazione ogni mese. Per l’esazione dei tributi ed il pagamento delle spese il comune si avvaleva di un esattore eletto con scrittura privata. Egli doveva prestare idonea “sigurtà”. Lanzo era sottoposto alla giurisdizione del podestà di valle per i servizi del quale pagava una quota di lire 26.10.6 e al quale il console non prestava alcun giuramento (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3029). Sia nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 (Compartimento Ducato di Milano, 1751) che nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” (Indice pievi Stato di Milano, 1753) il comune di Lanzo era sempre inserito nella Vall’Intelvi. Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo della città e contado di Como” (editto 19 giugno 1756), il comune di Lanzo venne inserito nel compartimento della Valle Intelvi. Nel 1771 il comune contava 325 abitanti (Statistica anime Lombardia, 1771). Con la successiva suddivisione della Lombardia austriaca in province (editto 26 settembre 1786 c), il comune di Lanzo venne confermato facente parte della Valle Intelvi ed inserito nella Provincia di Como. In forza del nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791, la Vall’Intelvi, di cui faceva parte il comune di Lanzo, venne inclusa nel V distretto censuario della provincia di Como (Compartimento Lombardia, 1791). A seguito della suddivisione del territorio in dipartimenti, prevista dalla costituzione della Repubblica Cisalpina dell’8 luglio 1797 (Costituzione 20 messidoro anno V), con legge del 27 marzo 1798 il comune di Lanzo venne inserito nel dipartimento del Lario, distretto di Porlezza (legge 7 germinale anno VI). Con successiva legge del 26 settembre 1798 il comune venne trasportato nel dipartimento dell’Olona, distretto XXIV di Porlezza (legge 5 vendemmiale anno VII). Nel gennaio del 1799 contava 385 abitanti (determinazione 20 nevoso anno VII). Secondo quanto disposto dalla legge 13 maggio 1801, il comune, inserito nel distretto primo di Como, tornò a far parte del ricostituito dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Con la riorganizzazione del dipartimento, avviata a seguito della legge di riordino delle autorità amministrative (legge 24 luglio 1802) e resa definitivamente esecutiva durante il Regno d’Italia, Lanzo venne in un primo tempo inserito nel distretto V ex comasco di San Fedele Vall’Intelvi (Quadro distretti dipartimento del Lario, 1802), classificato comune di III classe (Elenco comuni dipartimento del Lario, 1803), e successivamente collocato nel distretto I di Como, Cantone III di San Fedele. Il comune nel 1805 contava 420 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a). Il successivo intervento di concentrazione disposto per i comuni di II e III classe (decreto 14 luglio 1807), vide l’aggregazione del comune di Lanzo al comune di Scaria, che fu inserito nel distretto I di Como, Cantone III di San Fedele. Prima della aggregazione il comune contava 413 abitanti (decreto 4 novembre 1809 b). Tale aggregazione venne confermata con la successiva compartimentazione del 1812 (decreto 30 luglio 1812). Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il ricostituito comune di Lanzo venne inserito nel distretto V di San Fedele. Il comune, dotato di consiglio comunale, fu confermato nel distretto V di San Fedele in forza del successivo compartimento delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Col compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853), il comune di Lanzo venne inserito nella provincia di Como, distretto IX di San Fedele. La popolazione era costituita da 655 abitanti. In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Lanzo d’Intelvi con 641 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VI di Castiglione, circondario I di Como, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 648 abitanti (Censimento 1861). Sino al 1862 il comune mantenne la denominazione di Lanzo e successivamente a tale data assunse la denominazione di Lanzo d’Intelvi (R.D. 14 dicembre 1862, n. 1059). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 588 (Censimento 1871); abitanti 748 (Censimento 1881); abitanti 887 (Censimento 1901); abitanti 1.025 (Censimento 1911); abitanti 1.021 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Como della provincia di Como. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Nel 1928 al comune di Lanzo d’Intelvi venne aggregato il soppresso comune di Scaria (R.D. 18 marzo 1928, n. 660). Popolazione residente nel comune: abitanti 1.462 (Censimento 1931); abitanti 1.434 (Censimento 1936). Nel 1936 al comune di Lanzo d’Intelvi venne aggregata una zona di territorio, staccata dai comuni di Ramponio Verna e Valsolda. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Lanzo d’Intelvi veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 1.460 (Censimento 1951); abitanti 1.459 (Censimento 1961); abitanti 1.499 (Censimento 1971). Nel 1971 il comune di Lanzo d’Intelvi aveva una superficie di ettari 1.000.

Il mistero dei massi cupelliferi avvolge l’Alta Valle e ne sono presenti numerosi, sparsi sul territorio di Lanzo e dei paesi limitrofi.
Al fine di una facile identificazione ricordiamo quelli di: “Pian d’Orano”, “Verceia” e quello contenuto all’interno del Golf Club.
Sono presenze importanti ed enigmatiche.
Testimonianze di un misterioso passato databile a periodi preistorici e protostorici: sono i massi erratici recanti scolpite, dalla mano dell’uomo e con strumenti rudimentali di pietra, delle fossette o bacinetti (cupelle) spesso tra loro comunicanti attraverso piccoli canali.
L’origine ed il significato di tali manufatti è da tempo oggetto di un appassionato  dibattito tra esperti.
Massi analoghi sono presenti in India ed in altre aree Europee.
Interessanti sono pure le “Tombe” di probabile epoca romano-barbarica dette “Massi Avelli”  visitabili nei pressi del cimitero di Scaria; da non perdere la  visione dell’ascia di pietra preistorica esposta al Museo Diocesano d’Arte Sacra.

Il giacimento di Osteno fu casualmente scoperto nel 1954 ad opera di un collezionista privato, il quale informò della scoperta il Museo di Milano.
Dopo una prima campagna di ricerca, gli scavi furono interrotti e ripresero dopo il 1960.
Ora il giacimento viene regolarmente scavato dai paleontologi del museo milanese.
Sul giacimento è posto il vincolo di tutela, per salvaguardare questo importante patrimonio dagli scavi abusivi.

Emersa dai fondali di un ramo della Tetide durante il terziario, la Val d’Intelvi fu erosa e scavata da immensi ghiacciai che vi depositarono una copertura morenica e massi erratici.
Il grande ghiacciaio lariano lasciò la Valle diecimila anni fa nell’attuale conformazione morfologica, divisa in due tronchi: quello del Ceresio da Osteno a Lanzo e quello del Lario da Argegno a San Fedele.

Ciascun tronco è percorso da un torrente e ambedue portano enigmaticamente lo stesso nome: Telo. E’ forse questa l’origine del nome, cioè “In Teluis”, ma altri storici la vedono in “Inter lacus” (tra il Ceresio e il Lario).
Lanzo con la frazione Scaria (un tempo comune autonomo), è l’ultimo paese della Valle e si estende in una dolce conca denominata “La Conca di Smeraldo”, molto boscosa, è circondata da monti imponenti e pittoreschi quali: Orimento (1391), Greggio (1165), Sighignola (1302), Caslè (1034), Generoso (1701) e Galbiga (1698).

La parrocchiale di S. Maria nel centro dell'abitato di Scaria introduce in una delle chiese più belle della Val d'Intelvi, un ambiente in cui architettura, scultura e pittura si fondono in una perfetta armonia. La chiesa di origine rinascimentale, come ci ricorda il campanile, è opera di un totale rinnovamento voluto dai fratelli Diego Francesco e Carlo Innocenzo Carloni. Discendenti da una famiglia di artisti essi eseguirono i lavori di ristrutturazione e restauro per circa 50 anni. La chiesa di S. Maria ha un'unica navata fiancheggiata da quattro cappelle che termina con un presbiterio ricco di affreschi dedicato alla Vergine. Una fastosa e scenografica macchina decorativa tardobarocca.

Fuori paese la chiesa dei Santi Nazaro e Celso d'antichissima origine nella frazione di Scaria conserva una decorazione pittorica cinquecentesca. L'abside è abbellita da una "Madonna in trono" verso la quale confluisce una schiera di santi e d'apostoli, affreschi di Giovanni Andrea De Magistris e di Giovanni Battista Tarilli di Cureglia Sul lato meridionale all'esterno affreschi seicenteschi ornano la parete verso il cimitero dove erano sepolti i fratelli Carloni, illustri figli di Scaria.
Lanzo d'Intelvi, la vista su Lugano e la Valsolda, la chiesa dei Santi Nazaro e Celso, sono mirabilmente descritti nella prima parte del romanzo "Il Mistero del Poeta" (1888) di Antonio Fogazzaro.
Fino agli anni settanta era in funzione la Funicolare di Lanzo d'Intelvi che la univa alla frazione Santa Margherita di Valsolda.
Il territorio di Lanzo conserva anche antiche tradizioni, le tradizioni è quanto di meglio si possa tramandare. Fra queste la Festa della Madonna Nera. Dopo le pestilenze preservate dalla Madonna Nera (1469) il Papa Paolo II fece erigere santuari lauretani ovunque. Dopo la metà del Cinquecento a Lanzo si costruì una cappella lauretana, ampliata nel 1673 ad opera dell'architetto lanzese Pietro Spazzi ed elevata a Santuario con decreto del vescovo di Como Monsignor Alessandro Macchi il 23 agosto del 1942, l'edificio ripropone la santa casa della Madonna e fu eletto luogo di ritrovo per i lanzesi emigrati. La statua viene esposta l'ultimo sabato di gennaio e la domenica viene portata in processione a spalla dagli alpini del gruppo di Lanzo. La festa con addobbi, ceri accesi, falò, l'incanto dei canestri regala lo spettacolo finale di giorni dedicati alla fede, alle tradizioni e ai ricordi.
La buona viabilità e la diffusione delle automobili facilitano i contatti: un tempo questa era terra d’agricoltura difficile! Il fieno per gli animali,  le castagne e poco più; abitata da boscaioli e intagliatori di pietra “Picapreda” che hanno lasciato tradizioni che si ritrovano ancor oggi  vive più che mai.
I festeggiamenti in onore della Beata Vergine di Loreto, l’ultimo fine settimana di gennaio, è l’appuntamento più importante che si svolge sul territorio. Tre giorni di celebrazioni con processione solenne, bande musicali e vendite all’incanto, richiamano a Lanzo concittadini e villeggianti anche da luoghi lontani.
 
Il Palio delle contrade “Chempura”, ”Nisciuree”, “Piandurs” e “Sanazee”  vede la popolazione sfilare in abiti medievali, sfidarsi in competizioni di vario genere.
Le caratteristiche: “Festa dei Cuurt” a Scaria e “Lanz cume serum” a Lanzo, nei mesi estivi, ripropongono nelle suggestive corti le arti ed i mestieri d’un tempo.
In valle, non  si può non ricordare, lo storico e famosissimo “Carnevale di Schignano” con i caratteristici personaggi “dei Belli e dei Brutti”, che si rincorrono festosi, avvolti in storici costumi tipici con maschere intagliate.

Gli sport praticabili a Lanzo e Scaria sono numerosi, sorretti da efficienti strutture ed organismi sportivi e si possono praticare tutto l'anno secondo la tipologia.

Durante la stagione invernale lo Sci trova casa in Valle d’Intelvi grazie alle piste del monte Sighignola ove è possibile praticare sci alpino.
D’estate vi si svolgono manifestazioni di Sci d’erba di livello internazionale.
Non mancano in loco  i maneggi, è possibile praticare equitazione.

Nell’anello omologato di 5  km, con possibili varianti segnalate, si pratica lo sci di fondo.
La mountain bike trova sulle mulattiere della linea Cadorna (fortificazioni effettuate dall’esercito italiano in concomitanza con il I^ Conflitto Mondiale) il suo habitat naturale.

Si possono effettuare passeggiate ed escursioni lungo i sentieri contrassegnati,  si snodano sulle pendici dei monti circostanti; la flora di queste cime è caratterizzata dalla convivenza di elementi di origine alpina e mediterranea,non è insolito incontrare cervi, caprioli, camosci e cinghiali che si sono ormai ristabiliti sul territorio.



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