lunedì 11 maggio 2015

LE FRAZIONI DI BAGOLINO : PONTE CAFFARO

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Ponte Caffaro è una frazione del comune di Bagolino ed è posta a nord del Lago d'Idro nella piccola piana chiamata Pian d'Oneda, dove i fiumi Chiese e Caffaro si immettono nel lago. È il luogo dove si combatté il 25 giugno 1866 la battaglia di Ponte Caffaro tra le forze garibaldine e austriache.

Il Caffaro che dà nome alla frazione fa da confine con la frazione di Lodrone di Storo (TN) in Trentino-Alto Adige.

I primi documenti scritti che riguardano Bagolino risalgono al 1.000 d.C. e "parlano" di un territorio posto a sud del paese chiamato Pian d'Oneda in località Ponte Caffaro. Questo piano, che in seguito entrerà a far parte dei territorio di Bagolino, era un luogo paludoso ed insalubre formato dal delta dei fiume Caffaro e le acque del lago d'Idro.
Verso l'anno 1100, è incerto il momento preciso, e più d'una sono le versioni, sembra che queste terre siano state donate al Monastero di S. Pietro in Monte di Serle da re franchi o longobardi che, sotto il loro dominio, rafforzarono il culto cristiano.
I Monaci ebbero il compito di bonificare il territorio e di costruirvi un ostello per i viandanti che passavano numerosi su quella strada.
Anche i bagolinesi dovevano transitare per quel luogo. Prima di costruire il ponte di Prada, l'unica via per andare a Brescia - in alternativa a quella che passava per il valico del Maniva - era rappresentata dal ponte di Romanterra; si costeggiava a destra il Caffaro sino al bivio delle Armadure, dove per la strada detta "Bagozzina" si giungeva in Pian d'Oneda.
Un'altra versione vuole che queste terre siano state affidate ai Benedettini dagli Uomini di Storo, Darzo, Lodrone; Bovile e Villa di Ponte, antichi paesi scomparsi in seguito ad inondazioni, che nell'anno mille all'incirca avrebbero incaricato i Monaci di sanare l'intero Piano e di costruirvi un Ostello ed una Chiesa in onore di S. Giacomo.
A comprova di ciò il Panelli asserisce che la notizia era riportata in una lettera da lui trovata, scritta da un certo G. Bonardelli, il 20 marzo 1597, al parroco Manzoni.
L'unico brano di questo invito, che si data intorno all'anno 1000 è quello trascritto dal Panelli nel suo manoscritto:
"... rogamus vos domine Pater Abbas de Monte, ut veniatis in locus nostri de casalis et ibi edificetis ecclesia et Monasterum in onore sti Jacopi apostoli Majori, et ibi permaneatis laborando in honore Dei... "
Un altra testimonianza dice che i Monaci subentrarono solo verso il 1213 poiché sino a quell'anno l'intero piano era affittato ad un certo Petro de Tosino ed altri di Anfo, con un canone di 8 libre d'argento in moneta milanese (Odorici).
Di fatto i Benedettini iniziano la bonifica cercando di risanare tutta la zona con ampie piantagioni di ontani (ones) che daranno poi il nome a quella terra: Pian d'Oneda. I Benedettini costruiscono anche una chiesa che viene dedicata a S. Giacomo patrono dei pellegrini, ed un ospizio gratuito ("Xenodochio'9 per dare rifugio e ristoro ai tanti viandanti che transitavano per quella strada.
I contadini che aiutano i Monaci a coltivare il Piano abitano in piccole cascine dette "caselle" che sorgono vicino alla Chiesa.

Dal 1861 al 1918 qui vi passava il confine tra Regno d'Italia e Austria Ungheria, dopo che per secoli era stato il punto di confine tra Repubblica di Venezia, a cui fu sempre fedele e Contea principesca del Tirolo, dopo la parentesi napoleonica fu confine tra il Lombardo Veneto e l'Impero d'Austria.

A Ponte Caffaro ogni anno si svolge una nuotata di 2 km nel lago d'Idro e una manifestazione velistica nazionale. Nella frazione si trova la Chiesa di San Giacomo di cui si hanno notizie dall'IX secolo.

Nei pressi si trova il sacrario militare di Monte Suello che ricorda il luogo della battaglia fra garibaldini e austriaci.

Dopo la bonifica del Pian d'Oneda completata nel 1863 si rende necessaria, causa l'aumento dell apopolazione stabile, la costruzione di una nuova chiesa in luogo del millenario eremo di San Giacomo ormai insufficiente e situato fuori muro rispetto al nucleo del paese.
La decisione viene presa nell'inverno del 1873 da un gruppo di padri di famiglia riuniti in casa del curato.
A donare il terreno su cui sorgerà la parrocchiale è la signora Bignota ved. Scalvini mentre il progetto viene affidato all'architetto Pellini di Varese che disegna la chiesa su copia del duomo di Breno. Alla costruzione concorre il popolo che offe calce e sabbia in misura sufficiente anche per le murature dell'anno dopo. Manovali e muratori, a titolo gratuito, scavano le fondamenta; in meno di due mesi i muri della parrocchiale sono già alti m. 1.20 con una minima spesa di L 830. Sopravvengono difficoltà finanziarie talchè viene organizzata una questua in loco e nei paesi vicini che porta i suoi frutti: la Fabbriceria di Bagolino offre un assegno di L 1.100; i f.lli Fenoli raccolgono offerte in piante di larice e abete necessarie per i lavori; il parroco di San Giacomo rinuncia al suo stipendio che versa al Comitato, al suo vitto provvedono a turno le famiglie del paese. Nel limite della loro disponibilità le donne donano le uova che in quei tempi difficili costituiscono preziosa moneta di scambio per piccoli acquisti (bottoni, refe, ecc.); seguono altre offerte anche dai paesi vicini.
Grazie ai numerosi contributi la Parrocchiale viene portata a termine nell'anno 1880:
A ricordo dei lavori resta un'epigrafe scritta sull'arcata del volto:

ERECTIONI PERVENIT
OPTATIS AUSPICATISQUE
DIEBUS JIUBILEI EPISCOPALIS
PII PAPAE IX

La nuova chiesa è ancora congiunta con la Parrocchiale di Bagolino da cui dipende e bisognerà attendere sino all'anno 1958 quando, con il decreto ufficiale del Vescovo Giacinto Tredici, la chiesa di Ponte Caffaro viene eletta a parrocchia indipendente e divisa dalla Parrocchiale di San Giorgio in Bagolino.

All'erigenda chiesa di Ponte Caffaro che prende il titolo di Parrocchiale di san Giuseppe, informa il Dionisi, vengono assegnati beni mobili per l'importo di di L 1.200.000 e beni immobili quali: casa di canonica abitazione mapp. n. 8376; terreno al mapp. n. 3995 prato arborato di Ea. 023.90; mapp. n. 9625 (fabbr. acc. urbano Ea. 0.0010 R.D - R.A..) ceduto dalla fabbriceria parrocchiale di Bagolino.

A ricordo di questo avvenimento il decreto vescovile recita: "in memoria di questo dismembramento ed erezione ed in segno di riconoscenza verso la chiesa matrice di San giorgio in Bagolino, quello che sarà il Parroco di San giuseppe in Ponte Caffaro inviterà il Parroco di Bagolino nel giorno del titolare o in altra festa solenne a celebrare la S. Messa ed a cantare i Vespri".

Conserva gli affreschi del Trainini che adornano il presbiterio ed i medaglioni della volta ed una tela di Josephus Salviatus (G. Porta) che rappresenta la Madonna col Bambino.

E' documentato che a Ponte Caffaro, in cima alla strada dei Palus, vi era una chiesetta dedicata a San Valentino, protettore contro le febbri maligne che infestavano la zona.
La chiesetta era ancora esistente nella seconda metà del secolo XVII. Un estimo sel Pian d'Oneda del 1674 da le misure e la pianta della chiesa, braccia 11x6, e della sacrestia, braccia 7x6".
Fappani cita anche il testamento di Francesco q. Vincenzo Fanzoni detto Gogella (luglio 1705) dove si legge che vengano disposti 100 troni per San Valentino "che si va fabbricando".
Dopo che un'inondazione del Caffaro avvenuta nel 1840 distrugge la chiesetta, il culto di San Valentino viene trasferito in una cappella di San Giacomo ora adibita a sacrestia.

L'Eremo di San Giacomo situato sull'antica strada reale che conduce nel Trentino si presenta, oggi, come un insolito quadro d'altri tempi.
Fondato verso il decimo secolo, unitamente ad un ostello per pellegrini, dai monaci Benedettini di San Pietro in Monte Orsino di Serle che avevano il compito di bonificare la zona.
La chiesa è ricca di storia data la sua ubicazione: costruita su terra di confine fu spesso il centro di violente contese tra il Comune di Bagolino ed i Conti di Lodrone che, come signori dei luoghi, rivendicavano il possesso del Pian d'Oneda, terra su cui sorge la chiesa.
San Giacomo rivestì sempre una grande importanza per la diocesi di Trento che già nel tredicesimo secolo, in persona del Vescovo Vanga, sollecitava i fedeli con indulgenze per ottenere elemosine ed aiuti per restaurare la chiesa e l'ostello. I bagolinesi si occupavano del mantenimento della chiesa e pagavano ogni domenica un curato perché celebrasse una messa in San Giacomo; il Comune si faceva carico di nominare un "massaro" che provvedeva ad amministrare la chiesa ed i beni annessi, compresa l'osteria.
Si elencano di seguito alcuni eventi nei quali fu coinvolta questa chiesa:

24 LUGLIO 1475: i Lodrini portano un loro sacerdote a celebrare la messa e i bagolinesi vengono presi ad Archibugiate. Il giorno dopo, festa di San giacomo, i bagossi si presentano armi alla mano e i Conti devono allontanarsi.

25 LUGLIO 1476: i Conti di Lodrone tentano di impedire la celebrazione della festa del patrono: i bagossi scendono nel Piano con 300 uomini armati, ma i Lodroni se ne sono già andati.

16 APRILE 1477: la Serenissima intima, pena una multa di mille ducati a Bagolino e di duemila ai Lodroni, la cessazione di lotte e uccisioni tra i contendenti.

ANNO 1520: per permettere la festa del patrono i Conti di Lodrone pretendono dal Comune la somma di 60 ducati; Bagolino si oppone. I Lodroni allora si portano in San Giacomo e ivi feriscono un oste e la moglie. La repubblica di Venezia, informata dell'accaduto, attua l'embargo e vieta il passaggio sul suo territorio delle vettovaglie dirette ai Lodroni. I Conti sono costretti a patteggiare con i bagossi.

28 LUGLIO 1535: il Comune, rimarcando l'importanza politica e religiosa che aveva la chiesa di San Giacomo, arriva addirittura ad imporre multe salate ai paesani che non partecipano alla festa del Patrono.

5 AGOSTO 1535: i Conti di Lodrone pugnalano nell'ostello di San Giacomo, un certo Giovanni Ambrosi di Bagolino.

ANNO 1569: non solo i rappresentanti di ogni famiglia devono portare armi proprie, ma il Comune stesso elegge annualmente i "capi per la festa di San Giacomo" e altri uomini a quali vengono date delle armi che nell'anno 1569 erano: tre armi d'asta, cinque archibugi, uno schioppo. In più venivano eletti appositi incaricati con il compito di potare le bandiere e "sonar li tamburi".

16 FEBBRAIO 1636: viene tolto l'interdetto voluto per motivi politico-amministrativi dal Vescovo di Trento E. Madruzzo, nel 1633, che impediva di celebrare la messa in San Giacomo.

I bagolinesi continuarono a frequentare la loro antica chiesa che ancora nella seconda metà dl diciannovesimo secolo ospitava stabilmente fino alla costruzione della nuova chiesa di San Giuseppe in Ponte Caffaro, un coadiutore parrocchiale dedito a celebrar messa, alle confessioni, ai battesimi, alla predicazione cristiana e all'insegnamento scolastico.

La chiesa millenaria si presenta con la facciata a capanna ed un pronao a tre arcate, aggiunto nel 1600, che reca ancora tracce di antichi affreschi; all'esterno del portico, sulla destra, compare un grande San Cristoforo mentre, al centro, vi era il leone alato simbolo di Venezia. Il campanile, della seconda metà del diciannovesimo secolo, alto sei metri, sostituisce quello più vecchio, alto solo tre metri, che non permetteva al suono delle campane di raggiungere tutti gli abitanti del Piano. L'antico ostello posto accanto alla chiesa reca impresso, sulla porta, lo stemma di Bagolino.

Della primitiva costruzione la chiesa, a navata unica, conserva l'abside ed i gradini che discendono nell'ex cappella dedicata al culto di San Valentino, oggi sacrestia.

La navata, con le capriate del tetto sostenute da due archi, riceve una pioggia di luce dalle finestre che corrono alte lungo le pareti della chiesa. L'interno spoglio e suggestivo nella sua semplicità, conservava chiusa nella soasa lignea dell'abside una preziosa tela, ora nella parrocchia di Ponte Caffaro, unica opera rimasta in territorio bresciano del pittore Josephus Salviatus (G. Porta). Il quadro che raffigura la Madonna col Bambino ed i Santi marco, Filippo Valentino e Jacopo è stato acquistato dal Comune di Bagolino nell'anno 1568.

L'altare di sinistra era dedicato alla Madonna di San Luca e conservava un dipinto, oggi collocato sull'altare maggiore, che raffigurava in copia la taumaturga Madonna di Bagolino. La coppia dipinta agli inizi del diciasettesimo secolo per il Cpnvento di bagolino, è opera del Raminca (pittore locale). Questo quadro sfuggito al saccheggio del Convento avvenuto durante il tempo della Cisalpina, dopo alterne vicende, viene donato alla chiesa di San Giacomo nel 1860 dai discendenti di M. Dagani detto "Scagn" che, nel frattempo, ne erano venuti in possesso.

Sotto la sacrestia di sinistra si può vedere la cappella dedicata ai santi Filippo Neri e Antonio da Padova.
Interessanti sono gli affreschi della volta.
Ricca e armonica è la soasa dell'unico altare che racchiude una tela con i due Santi e la Vergine.




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