Almenno San Salvatore è un comune della provincia di Bergamo.
Il toponimo "Almenno San Salvatore" deriva da "Lemine", la cui etimologia è incerta. Già in epoca romana, Almenno S.S. era già dotato di un ampio comprensorio territoriale strutturato in pagus . Il centro amministrativo si trovava nell'area del Castello in prossimità del ponte di Lemine, noto come Ponte della Regina.
Il territorio almennese, antropizzato fin dalla protostoria, ha visto il passaggio dei Celti, dei Galli Cenomani, dei Romani, che oltre al ponte sul Brembo lasciarono diverse testimonianze archeologiche, per diventare, dopo la conquista longobarda, una corte regia.
Già duemila anni fa i Romani vi avevano condotto opere di bonifica e di centuriazione del territorio, fondandovi un vicus chiamato Lemennis, capoluogo di un pagus omonimo, e lasciandovi il ricordo di opere imponenti, quali la Via Militare della Rezia e il Ponte della Regina, che con otto grandiose arcate superava il fiume Brembo.
Seguirono poi i secoli bui delle invasioni barbariche, ma Almenno conservò la sua posizione di preminenza su tutto il territorio circostante: fu Corte Regia longobarda e franca (sec. Vlll-IX), successivamente parte della Contea rurale di Lecco (sec. X), dal 975 feudo del vescovo di Bergamo e, a partire dal 1220, libero Comune, soggetto nei secoli XIV e XV agli orrori delle lotte fra la fazione guelfa e ghibellina.
Divenne poi con la Signoria Viscontea sede di un Vicariato, che si mantenne anche sotto il dominio veneto fino agli ultimi anni del XVIII secolo.
Nel corso di queste vicende Almenno si é arricchito di importanti testimonianze artistiche; vi si trovano alcune delle più note architetture in stile romanico della Bergamasca.
La più celebre è senza dubbio la rotonda di San Tomé, le cui origini restano avvolte nel mistero, ma che, é certo, sorse su un'area sepolcrale romana.
Edificio a pianta circolare, uno dei pochi rimasti nel Nord Italia, secondo gli studi più recenti risalirebbe agli anni 1130-1150 e sarebbe stato costruito sulle fondazioni di una preesistente basilica altomedioevale.
Attaccato alla chiesa c'era un monastero femminile, documentato nell'anno 1203, il quale, dopo vicende alquanto travagliate, esaurì la propria esistenza nel 1407.
Il complesso di San Tomè da allora si trasformò in un cascinale, nel quale soggiornarono fino a tempi recentissimi i contadini del Beneficio Parrocchiale di Almenno San Salvatore.
Più importante sotto l'aspetto storico e non meno preziosa sotto l'aspetto artistico é la Pieve di San Salvatore di Almenno, che sorge nella parte bassa del paese. La più antica chiesa del territorio, dalla quale sono nati tutti i luoghi di culto delle valli Brembana, Imagna e Brembilla. Le sue origini si fanno risalire al periodo longobardo, quando Almenno era Corte Regia e talvolta ospitò anche re di quel popolo, come Astolfo nel 755 d.C..
Il monumento ha aspetti artistici notevoli, come alcuni affreschi fra i più antichi della Bergamasca, un pulpito del 1130 circa in arenaria con scolpiti i simboli dei quattro evangelisti, altri affreschi dei sec. IV-XVI, ma soprattutto la cripta del IX secolo, che nel suo genere è forse l'unico esempio rimasto nella diocesi di Bergamo.
Davanti alla facciata della Pieve venne poi edificata agli inizi del Cinquecento un'altra chiesa, detta della Madonna del Castello, che è un santuario sorto per un prodigio operato dalla Vergine.
Vi si trova uno splendido ciborio ottagonale in stile rinascimentale, che richiama le architetture dell'Isabello; sul tamburo sono effigiate esternamente le Sibille, bellissime figure femminili che reggono dei cartigli con profezie, e internamente episodi della Vita della Vergine, dipinti che sembrerebbero del Previtali o del Cariani i primi, del Boselli i secondi.
Altro edificio di Almenno degno di essere visitato è la basilica di San Giorgio in Lemine, sorta intorno all'anno 1150.
È una chiesa ora immersa nel verde della campagna, mentre anticamente era circondata da un borgo medioevale, distrutto dalla Repubblica Veneta nel 1443. Pare sia stata fatta edificare dall'Episcopato di Bergamo nel periodo in cui si ricostruiva la basilica di San Maria Maggiore in città; vi avrebbero lavorato le medesime maestranze, utilizzando gli stessi materiali e tecnica costruttiva.
Dopo la fase iniziale, i lavori subirono un’interruzione e furono conclusi sulla fine del XII secolo con una muratura diversa. L'aspetto più importante di San Giorgio è la decorazione pittorica.
La chiesa conserva il più consistente campionario di affreschi due-trecenteschi che in Bergamasca si possano ammirare raccolti in un solo luogo.
Sulle pareti delle navate laterali e sui pilastri ci sono affreschi votivi, il cui soggetto riguarda la Vergine o Santi particolarmente venerati, ma i più importanti si trovano sulla navata centrale e formano un ciclo completo della Vita di Cristo, il più antico conosciuto in Bergamasca. Pittori ignoti della fine del Duecento e degli inizi del Trecento di scuola romana, assisiate e lombarda ne sarebbero gli autori.
Spostandosi nella parte alta del paese si può ammirare un altro gioiello di Almenno, la chiesa di San Maria della Consolazione, detta comunemente di San Nicola.
Sorta nel 1488 per un voto della popolazione, fu affidata all'ordine degli Agostiniani, per i quali si edificò vicino anche un monastero con un magnifico chiostro in stile tardogotico.
Il complesso si trova in un’incantevole posizione sulla sommità di una collina ammantata di vigneti.
Nella chiesa si conservano alcune tele di valore, come la "Trinità" del Previtali, datata 1517, la "Sacra Famiglia" di Francesco da Ponte detto il Bassano (XVI sec.).
Numerosissimi sono poi gli affreschi dei secoli XV-XVIII, che coprono le pareti delle dodici cappelle laterali, molti dei quali attribuiti ad Antonio Boselli; splendido il soffitto originario a formelle in cotto decorate a mano e alcune lastre tombali degli inizi del XVI secolo.
In San Nicola si trova anche il più antico organo della Bergamasca; fabbricato nel 1588 dagli Antegnati e recentemente restaurato, è spesso usato per concerti di grande richiamo.
Altri monumenti di rilievo sono le parrocchiali di San Salvatore Nuovo e di San Bartolomeo. La prima, sorta nel 1455 circa, è stata pesantemente ristrutturata nella prima metà del Settecento.
La seconda, fondata nel 1426, è stata modificata per ben tre volte; l’edificio attuale è della seconda metà del Settecento.
Ambedue sono ricche di numerose opere d'arte: quadri, statue, paramenti e suppellettili sacri.
Il ponte di Lemine, imponente opera militare romana oltre che stradale, si trovava nelle immediate vicinanze dell'attuale Almenno San Salvatore. Non si hanno notizie certe sulla sua data di costruzione che, tuttavia, è stata fatta risalire all'epoca di Traiano.
Lemine, un vasto comprensorio a occidente di Bergamo o più esattamente ad occidente del fiume Brembo, rivestiva una particolare importanza strategico-militare per Roma in quanto area di congiungimento con il territorio di Como e quindi con l'Europa centrale.
Questo territorio era, infatti, attraversato dalla strada militare che, passando per Bergamo, collegava il Friuli alla Rezia inserendosi così nella ragnatela stradale che faceva capo a Roma.
Il punto più importante del segmento che interessava Lemine era costituito dal ponte con cui scavalcava il Brembo. Attorno a questa opera e a sua difesa i Romani costruirono diverse opere difensive, castra, che indussero inevitabilmente un'immigrazione e un aumento demografico che si sovrappose all'originaria popolazione costituita dai Galli Cenomani, tradizionali alleati di Roma.
Dell'insediamento romano rimangono numerose testimonianze archeologiche la più importante delle quali è un'ara dedicata al dio Silvano trovata proprio nell'area circostante il ponte.
Questa strada militare che attraversava tutto il territorio di Lemine e di cui non rimane traccia è documentata dalla cosiddetta Tavola Peutingeriana.
La strada usciva da Bergamo dalla porta di San Lorenzo e, dopo avere attraversato gli attuali territori di Valtesse, Petosino, Almè, Almenno San Salvatore, Almenno San Bartolomeo, Barzana raggiungeva Cisano Bergamasco per proseguire in direzione di Como.
Il percorso successivo a Cisano è controverso: alcuni autori hanno sostenuto che dopo Cisano deviasse per la val San Martino e, attraversati Calolziocorte e Vercurago, raggiungesse Lecco e quindi Como; altri invece hanno sostenuto che dopo Cisano continuasse per Brivio, scavalcandovi l'Adda, per raggiungere poi Como.
Questa seconda ipotesi appare la più logica e attendibile in quanto rappresenta il tragitto più breve e veloce per raggiungere Como, essenziale per una strada militare.
Il punto nevralgico di questa strada, come si è visto, era costituito dal ponte, un'opera imponente e solida tanto da durare e svolgere la sua funzione fino al XV secolo.
Il ponte aveva una lunghezza di circa 184 metri, poggiava su otto arcate di cui sei avevano una corda di circa 15 metri e due di circa 21, un'altezza di oltre 24 metri e una larghezza di quasi 6 metri. Queste misure, per altro non certe in quanto calcolate sui ruderi superstiti, danno l'idea della struttura del ponte.
Anche dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente il ponte mantenne la sua importanza, ora prevalentemente viaria, e continuò a essere usato per tutto il Medioevo come è provato dalle spese di manutenzione previste e imposte dagli statuti di Bergamo. Il suo crollo avvenne il 31 agosto 1493 a causa di un'eccezionale piena del Brembo che aveva colpito e devastato tutta la valle Brembana.
Del ponte di Lemine, una volta orgoglio dell'architettura militare romana, sopravvivono pochi resti lapidei e il suo ricordo che, ironia della storia, lo ha tramandato con il nome di ponte della Regina attribuendone la costruzione alla regina longobarda Teodolinda.
Dalla sua costruzione e per tutto il Medioevo il ponte di Lemine era conosciuto e denominato, nei diversi atti a noi pervenuti, con tale nome.
Un codice del 1493 lo descrive come ponte di Almenno, fabbricato ha più di mill'anni certificandone così, fino a tale data, non solo il nome d'uso ma anche l'attribuzione della sua costruzione ai romani.
Solo dopo il suo crollo iniziò a essere indicato con il nome di ponte della Regina e questo senza alcuna spiegazione logica se non quella del mito e della credenza popolare che voleva tutti i resti di opere antiche come volute e create dai Longobardi o dai loro esponenti più prestigiosi.
Alcuni individuarono questa regina in Teodolinda altri in Teutperga, la moglie ripudiata del franco Lotario II, con una preferenza per la prima, tutti accomunati, però, nell'oblio della matrice romana dell'opera.
Ancora oggi per individuarne i resti occorre chiedere, agli organi del comune di Almenno San Salvatore come alla gente comune, del ponte della Regina e non altrimenti, tanto forte è stato ed è il mito.
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