E' quasi a mille metri di altezza, ma Esino da sempre guarda al lago. Ed è proprio a voler rimarcare quest'essere protesi verso il lago che gli esinesi han voluto nel nome del loro paese quel «Lario» che mettesse subito in chiaro un'appartenenza economica naturalmente, ma anche sentimentale. Eppure sembrerebbe la Grigna (la Grigna Settentrionale o Grignone per la precisione) a essere la protagonista. Si innalza li sopra, coi suoi boschi, i suoi prati, i suoi pendii e i suoi alpeggi. E proprio Esino ha dato un contributo non indifferente alle conoscenze geologiche nel nostro territorio. Ci ragionò l'abate Antonio Stoppani, mentre è figura indimenticata il parroco Gianbattista Rocca che con le sue raccolte di «sassi» consenti di aprire un museo. Oggi, Esino e località di villeggiatura e, praticamente, e un unico paese mentre un tempo vi erano Esino Superiore (o Cresso) ed Esino Inferiore (o Piacco), con le loro rispettive parrocchiali.
La religiosità ha da sempre avuto un ruolo fondamentale, come testimoniano la Chiesa Parrocchiale di San Vittore e la sua sacristia, le chiesette di Sant’Antonio, di San Giovanni, di San Pietro e le innumerevoli edicole – gisoei – dislocate in tutto il territorio.
Devozione, cultura e folklore caratterizzano fortemente ancora oggi usi e tradizioni locali. La localizzazione ed il forte attaccamento alle radici degli abitanti ha portato alla creazione dell’“Ecomuseo delle Grigne”, ufficialmente riconosciuto dalla Regione Lombardia nel giugno 2009.
La chiesa di San Vittore Martire, posta sullo sperone roccioso che si erge in centro alla valle, era un tempo adiacente all’antico Castello di origine antica, ora scomparso.
Conservata, a testimone dell’antica chiesa, è una tipica croce astile argentea di pieno Quattrocento.
Un primo restauro fu eseguito nel 1520, nel 1770-1780 vennero aggiunte le navate laterali.
L’ultimo intervento conservativo della facciata esterna è del 2009.
L’interno presenta un elaborato altar maggiore in marmi con angeli e statuette, un bellissimo architrave ligneo scolpito e dorato nel 1654.
Tra il 1657 e il 1685 lavorarono vari maestri intagliatori, dei quali si possono ammirare gli splendidi confessionali, il ciborio del battistero del 1660, la cantoria e la mostra dell’organo con la magnifica statua del santo patrono, gli stalli del presbiterio e la mensa (assemblata con parte dei pannelli dell’antico pulpito).
Eccelle il complesso della sacristia, ricoperta dal ricchissimo apparato degli armadi scolpiti dal Maglia detto Bièl, che qui aveva ricevuto asilo dal parroco.
La volta poi reca un armonioso insieme di stucchi di alta qualità racchiudenti in medaglioni l’Assunzione della Vergine, gli Evangelisti, le Sante Lucia, Agata, Agnese e Caterina.
Le tele appese alle pareti del presbiterio riguardanti la storia di San Vittore, sono opera di Carlo Pozzo di Valsolda, sempre sua è la Madonna del Rosario, già pala d’altare.
Di grande importanza e frutto dell’artigianato locale sono i due arazzi della Scuola Arazziera di Esino rappresentanti la Nascita di San Giovanni Battista e Sant’Antonio Abate con gli animali.
Ancora all’esterno a completamento del frontone vi è incardinato il portone bronzeo del Bonalberti del 1974 rappresentante la vita della Chiesa e del patrono; di notevole importanza è la mezzaluna con la Gloria di San Vittore a cavallo, opera in bronzo di Michele Vedani.
L’oratorio del Battista è situato nel centro storico di Esino Inferiore .
Dopo restauri ed ampliamenti, si presenta ora a tre campate con presbiterio a botte e coro poligonale e semplice fronte a capanna.
Ai lati del presbiterio, tra delicatissimi lavori di stucco del 1691, sono collocati due teleri con il Battesimo di Gesù e la Predicazione di Giovanni, così come appartiene al 1606 la tela dell’Addolorata, che prima del 1850 faceva da pala per l’altare laterale, dove fu posta allora la statua lignea tuttora molto venerata e ritenuta dai più miracolosa.
Da notare sono le tele secentesche della Morte di San Giuseppe e della Decollazione di San Giovanni ai lati, inoltre la Madonna dei Maniscalchi di chiara scuola veneta e in alto la graziosissima Natività.
Entrando sulla destra è conservata in parete la secentesca antica pala della Natività del Battista da poco scoperta e restaurata.
Lungo il costone morenico che collega il paese alla Chiesa Parrocchiale di San Vittore è possibile ammirare una delle opere artistiche più importanti di Esino Lario: La Via Crucis o Via della Croce.
Ad opera dello scultore Michele Vedani fu realizzata su formelle in bronzo negli anni ’40 dello scorso secolo incastonate nelle antiche cappellette originariamente affrescate.
La Via Crucis nacque infatti dal desiderio di Minuccia – figlia del Vedani, morta ventenne, che chiese al padre di fare qualcosa “…a Esino, per Esino”, una sorta di tributo al paese che li accolse e li ospito’ per lungo tempo.
Le spese di fusione dei bronzi furono sostenute da residenti e villeggianti, mentre Vedani donò la propria opera.
Tra i volti raffigurati spicca quello della figlia Minuccia dalle lunghe trecce, rintracciabile in diverse “stazioni”.
La Via Crucis culmina con “La Resurrezione”- collocata nella Cappella Grande – realizzata nel 1968 dallo stesso artista, ormai novantenne.
Il Maestro Vedani realizzò altre opere ad Esino Lario; vale citare la lunetta, dedicata a San Vittore (collocata sopra il portale della Chiesa Parrocchiale), i busti dell’Abate Antonio Stoppani e di Papa Pio XI (abituali frequentatori della Grigna) ed i calchi in gesso della Madonna del Ciclamino e di un Gesù nell’Orto degli Ulivi.
Il Museo delle Grigne di Esino Lario in Provincia di Lecco conserva reperti archeologici, una raccolta paleontologica dei fossili del calcare di Esino, minerali, ambientazioni naturalistiche delle fasce climatiche dal lago alla Grigna, una collezione di farfalle italiane, memorie e documenti relativi alla storia e al folclore, oggetti etnografici e la ricostruzione di un "Casel", la baita tipica dei maggenghi attorno al paese.
Il Museo delle Grigne – museo civico di Esino Lario – racconta l’evoluzione del territorio esinese, dalle sue origini sino alla storia locale più recente.
All’interno della sezione geologica è possibile ammirare minerali della zona prealpina e alpina; fossili del periodo triassico mediano rinvenuti nella conca di Esino Lario, studiati dall’abate Antonio Stoppani e classificati dall’Istituto di Geologia dell’Università di Milano.
La sezione archeologica ha come fiore all’occhiello una freccia di selce eneolitica rinvenuta nella Rocca di Baiedo, il primo segno della presenza dell’uomo sulle pendici della Grigna; completano e arricchiscono la collezione oggetti, monili e armi trovati nelle tombe dei due nuclei abitativi di Esino Lario, Cres di origine celtica e Psciach romana; utensili e strumenti di lavoro agricolo.
Esino Lario e’ il cuore del Parco Regionale della Grigna Settentrionale; la sua centralita’ nel territorio protetto ne fa il punto di osservazione piu’ interessante per eccellenza.
Il Parco si estende, oltre ad Esino, tra i comuni di Cortenova, Parlasco, Pasturo, Perledo, Primaluna, Taceno e Varenna, coprendo una superficie di ha. 5.548. Il territorio presenta massicci superbi, ora candidi di neve, ora sfoggianti i mille colori della primavera, dell’estate e dell’autunno, che si tuffano nelle dolci acque turchine del Lago di Como.
La Scuola degli Arazzi di Esino Lario era un'arazzeria italiana creata a Esino Lario da Giambattista Rocca e attiva dagli anni Trenta agli anni Sessanta. La scuola produceva arazzi su bozzetti originali di artisti italiani e venne premiata più volte con la Medaglia d'oro della Triennale di Milano.
La Scuola degli Arazzi di Esino Lario viene fondata nel 1936 da Don Gianbattista Rocca, all'epoca parroco di Esino Lario e proveniente da una famiglia di setaioli della Brianza. L'arazzeria ottiene l'attenzione della Galleria del Fiore e della Triennale di Milano, dove viene premiata con Medaglia d'oro alle edizioni del 1940, 1951 e 1954 e dove nel 1957 la galleria del Fiore di Milano, diretta da Luciano Cassuto e legata all'attività del gruppo MAC Movimento Arte Concreta, espone una serie di opere tessute su cartoni di Aymone, Bordoni, Chighine, Gianni Dova, Magnelli, Prampolini, Reggiani, Atanasio Soldati e Ettore Sottsass jr. L'arazzeria di Esino Lario crea inoltre un lavoro a partire da un cartone di Felice Casorati per il transatlantico Leonardo da Vinci (gli altri pannelli erano stati eseguiti dal laboratorio di Ugo Scassa). La scuola produce inoltre opere a partire da bozzetti di artisti quali Aligi Sassu, Salvatore Fiume, Bruno Cassinari, Umberto Lilloni, Pietro Marussig, Piero Fornasetti. La scuola viene chiusa nel 1961 e riaperta nel 1990. La riapertura prova a riattivare la produzione e mantenere viva la tecnica e la maestria artigianale creando la cooperative "Arazzi Esino SCRL"; la nuova scuola ha sede a Villa Clotilde e viene poi chiusa con lo scioglimento della cooperativa il 4 febbraio 2004. Arazzi della scuola di Esino sono conservati dalla Triennale di Milano, dalla Fondazione della Provincia di Lecco Onlus (arazzo realizzato nel 1958 su cartone di Franco Alquati, in deposito a Villa Locatelli).
Le principali caratteristiche dell'arazzeria di Esino sono la grande varietà di colori, l'uso di fili di seta e la tessitura su telai brevettati. Gli arazzi sono fabbricati con fili di seta colorati a fuoco con coloranti solidi; la scuola ha una propria tintoria che permette di produrre le più svariate gamme di colore. La tessitura avviene con orditi di canapa 12/2 e l'uso dei fili di seta; la finezza della seta rende lunghi i tempi di produzione ma permette una grande qualità e finezza di realizzazioni, sia nella densità dei nodi che nella varietà e nelle sfumature dei colori. I telai sono brevettati da Don G.B. Rocca; il brevetto migliora gli antichi telai ad alto liccio, accelerando la realizzazione dell'arazzo.
Il suo territorio è interamente montuoso: la quota minima raggiunta è di 554 metri, mentre la massima giunge ai 2.409 della vetta delle Grigne. La natura calcareo-dolomitica (rocce composte da carbonato di calcio e magnesio) del territorio, comune al resto della zona prealpina lombarda, ha portato alla presenza di importanti zone carsiche all'interno del territorio comunale.
Di particolare rilievo è il Moncodeno, un esteso anfiteatro situato sul versante nord della Grigna settentrionale ad una quota compresa tra i 1.700 e i 2.300 metri, caratterizzato da una presenza di un gran numero di doline (avvallamenti del terreno) e grotte (quasi 500), formate dall'azione combinata del carsismo e dell'esarazione ad opera dei ghiacci che coprivano la zona durante le glaciazioni. In una di queste grotte, chiamata Ghiacciaia del Moncodeno, si trovano depositi di ghiaccio sotterraneo.
Il territorio esinese è inoltre contraddistinto dall'abbondante presenza di depositi fossiliferi marini, conseguenza della storia geologica delle Prealpi (emerse dal mare durante i movimenti tettonici dell'orogenesi alpina nell'era cenozoica). Questi depositi vengono studiati da lungo tempo dai paleontologi; il primo studioso che se ne interessò, nel corso del XIX secolo, fu il geologo e paleontologo lecchese Antonio Stoppani.
Villa Clotilde è un edificio di proprietà comunale centro culturale di Esino. L'edificio ospita l'ufficio turistico, la biblioteca civica, l'Archivio Pietro Pensa con la biblioteca specialistica di storia locale, la sede dell'Ecomuseo delle Grigne, parte della collezione del Museo delle Grigne e alcune opere d'arte contemporanea. La villa è stata anche sede per alcuni anni della riaperta scuola di arazzi di Esino Lario.
L'Ecomuseo delle Grigne è un ecomuseo comunale costituito nel 2008 su iniziativa dell'Associazione Amici del Museo delle Grigne Onlus (ente gestore) e del Comune, e riconosciuto dalla Regione Lombardia nel 2009. L'Ecomuseo delle Grigne valorizza il rapporto tra l'uomo e la montagna e coinvolge comunità, associazioni ed esercenti. Nel 2009 l'ecomuseo avvia un programma "a misura di bambino" per trasformare l'intero territorio con servizi dedicati alle famiglie.
La cucina di Esino Lario è in particolare caratterizzata dalla patata bianca di Esino, una varietà della patata bianca comasca.
Ravioli di Sant’Antonio di Esino sono preparati con una sfoglia di patata bianca e un ripieno di carne e formaggio addolcito dalla presenza dell'amaretto.
Altre ricette della cucina tradizionale sono a base di polenta, formaggio, uova, latte e castagne rappresentano variazioni sul tema della cucina dell'Alto Lario e delle montagne lombarde.
I granei, sono una polenta gialla, mista a farina bianca, cotta da essere tempestata di gnocchetti e poi condita con burro fritto o annegata nel latte.
Il paradel è una specie di focaccia bassa o crêpe ottenuta con farina bianca, latte e uova, i più utilizzano solo farina e latte.
Il zenzinal è un pasticcio di polenta contenente formaggio fresco filante ( una palla di polenta con il nucleo di formaggio ) rosolato nel burro o riscaldato su sulla brace.
La miasciè è una sorta di torta di farina gialla impastata con latte acido e foglia di menta, poca frutta di stagione, che tradizionalmente veniva cotta tra due letti di brace con il test.
Il mesch è un pasticcio di poleta fredda a pezzi con patate lesse fredde tagliate e formaggio filante, mischiati e arrostiti nel burro.
Eventi:
I Re Magi di Esino (gennaio). In prossimità dell’Epifania un corteo scende dell'alto del paese accompagnando i Tre Re Magi a cavallo per le vie. Questi portano doni e regali a tutti i bambini, sostano un poco al Castello di Re Erode e giungono al Presepe Vivente, per adorare il Bambino Gesù. Tutta la popolazione prende parte alla preparazione della manifestazione, che assorbe gran parte del periodo natalizio per la sua realizzazione. Vengono aperte antiche corti e riproposti allestimenti insieme alla degustazione dei piatti del territorio. L'evento è seguito da numerosi visitatori.
Sant’Antonio abate (17 gennaio). In occasione di Sant'Antonio, santo protettore di Esino Superiore viene celebrata la mattina a S.Messa solenne nella chiesa a lui dedicata e viene fatta la benedizione di animali e autoveicoli. I festeggiamenti proseguono nel pomeriggio in piazza Diaz, con l’incanto dei canestri, composti di salumi, formaggi e animali. Il piatto della tradizione sono i Ravioli di Sant’Antonio di Esino cucinati in famiglia e nei ristoranti locali.
Bjibjerè (Ultimo sabato di gennaio). Il termine dell’idioma locale è tradotto in Gibbiana e trova il suo perpetuarsi l’ultimo sabato di gennaio. L’antico rito del falò, di probabile origine celtica, un tempo era celebrato il giovedì, giorno in cui si credeva le streghe incontrassero il demonio. I giovani e gli uomini costruiscono un’altissima pira composta di rami, fascine, e vecchie cose di legno, sulla “Costa” che porta alla “Castello”. La sera, dopo la messa vigiliare, tutta la comunità, grandi e piccini, accorrono suonando campanacci e caratteristici corni pastorali, gridando a squarciagola davanti all’ardente falò sulla cui sommità trova la sua fine il “Gineer”. Gli esinesi, fin dalla notte dei tempi, scacciano in questo modo la miseria e l’inverno, in attesa della vicina primavera. La serata è allietata dalla degustazione di dolci casalinghi e caldo vino cotto.
Venerdì Santo. La sera del venerdì della Settimana Santa, prende luogo a Esino, una partecipata processione penitenziale, che parte dalla Chiesa Parrocchiale e percorrendo le vie dell’intero paese e dopo due soste nelle chiese sussidiarie a notte fonda vi fa ritorno. Preceduti dalla Croce, gli esinesi accompagnano il Signore Morto, portato a spalla dai giovani del paese, alla sola luce dei scilostri delle donne e di innumerevoli ceri accesi alle finestre delle case.
San Vittore Martire patrono di Esino. Santo di devozione ambrosiana la cui memoria cade il giorno 8 maggio. Il patrono San Vittore Martire, detto Mauritano, viene festeggiato solo religiosamente con una solenne funzione Eucaristica, nella quale al Gloria viene dato fuoco al Pallone dei martiri. Segue una curatissima processione che si snoda sul promontorio del “Castello”, in cui vengono portate le reliquie del santo e, a spalla, la sua statua lignea.
San Giovanni Battista. La chiesa sussidiaria del Battista in Esino Inferiore, nell’ultima domenica di giugno, viene ornata con paramenti sontuosi per l’esposizione delle reliquie di molti santi. Dopo la S.Messa celebrata sul sagrato prende inizio la solenne processione che accompagna il SS.Sacramento tra le vie dell’antico nucleo addobbate da decorazioni floreali, archi di maggiociondolo, candide e artistiche lenzuola, sotto le rosse zendaline e al riparo di un damascato baldacchino. Non possono mancare, nelle ore pomeridiane, i giochi e l’incanto dei canestri, che, con le note della banda cittadina, intrattengono abitanti e turisti, fino alla sera. È scontato ricordare che sulle tavole di tutte le famiglie vengono sevite ogni tipo di specialità e leccornie.
Festa del Monte Croce - Festa degli Alpini (luglio)
Tartifol Fest (settembre)
Il Comune di Esino Lario ha due frazioni.
Bigallo, a 850 m sul livello del mare e a 0,89 chilometri dal comune.
Ortanella, a 951 m sul livello del mare e a 2,27 chilometri dal comune.
Il turismo a Esino Lario nasce a fine Ottocento con l'Abate Stoppani e con i primi geologi interessati a esplorare i fossili delle Grigne. Diventa un'attività economica centrale del paese a partire dagli anni Sessanta in cui si diffonde la fama di Esino Lario "La Perla delle Grigne". Le villeggiature estive si animano fino a raggiungere 12.000 presenze negli anni Settanta e portando la necessità di gestire servizi che nei mesi di luglio e agosto superano la capacità delle infrastrutture. Proprio per rispondere al fabbisogno di acqua viene realizzato l'acquedotto dalla Valsassina e vengono avviati gli impianti di sciistici per incrementare il flusso turistico nel periodo invernale. Negli anni Novanta il turismo comincia a declinare. Si riducono le lunghe villeggiature estive e alberghi, ristoranti e attività commerciali collegate al turismo iniziano a chiudere. Le scarse precipitazioni nevose fanno chiudere gli impianti sciistici che proseguono con una sola pista per principianti e sono poi gestiti da un'associazione.
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