Barzio è un comune della Valsassina. Sorge in posizione privilegiata sul cosiddetto Altopiano Valsassina, immersa nel verde e di fronte alle Grigne, anticamente era anche conosciuto coi nomi di Barzo, Barso, Barsio. Nel XVI secolo contava solo poco più di trecento abitanti che vivevano in semplici case di legno con loggiati, verso la fine dell'Ottocento, con il miglioramento economico e sociale della popolazione, apparvero le prime ville e successivamente, con l'avvento del turismo di massa, numerosi condomini. Il paese è considerato capoluogo turistico della Valsassina e offre numerose opportunità agli sportivi; da qui parte infatti una funivia, attiva già dagli anni ’60, che conduce agli impianti di risalita dei Piani di Bobbio e della Valtorta costituendo il comprensorio sciistico più vicino a Milano ed alla Brianza.
La famiglia di origine dello scrittore Alessandro Manzoni si trasferì infatti a Barzio, dalla confinante bergamasca, nel corso del XVI secolo ed è ancor oggi possibile ammirare alcune delle casi padronali edificate durante i secoli dai vari rami della famiglia tra le quali "Palazzo Manzoni", palazzo tardo seicentesco ora sede comunale e della Biblioteca, dove vissero proprio i Manzoni.
Barzio ha dato i natali a Medardo Rosso scultore impressionista, del quale il paese ospita un museo.
Da sempre legata alle vicende storiche della Valle, conobbe una significativa presenza di stanziamenti celtici. Molti e di notevole importanza sono i ritrovamenti archeologici rinvenuti, tra i quali un corredo funebre di un guerriero celtico risalente al IV sec. A.C. (ora conservati presso il Museo Archeologico di Lecco). In tempi più recenti Barzio ha visto l'ascesa dell'antica e nobile famiglia Manzoni che si trasferì a Barzio dalla confinante bergamasca nel corso del XVI secolo. Oggi è possibile ammirare alcune delle casi padronali edificate durante i secoli dai vari rami della famiglia tra le quali "Palazzo Manzoni", palazzo tardo seicentesco ora sede comunale e della Biblioteca, dove vissero proprio i Manzoni dai quali si ricorda è disceso il grande scrittore Alessandro.
Lo sviluppo economico del paese nel corso dei secoli si ebbe grazie alla sua particolare posizione essendo situato nel punto di convergenza di gran parte della produzione di formaggi della Valtorta e della Valtaleggio. Nel corso dei secoli a Barzio assunsero importanza anche gli allevamenti di mandrie, grazie ai numerosi e ricchi pascoli che incorniciavano il paese ed ai pendii erbosi, che tuttora caratterizzano i Piani di Bobbio. Il piccolo villaggio contadino agli inizi del '900 ha poi conosciuto una evoluzione socio-economica improntata principalmente sul turismo.
Cuore pulsante del paese è Piazza Garibaldi, recentemente rinnovata nel suo aspetto, al centro della quale fa bella mostra di se il monumento dedicato ai caduti della I guerra mondiale raffigurante un leone, simbolo della Valsassina.
Protetta a monte dal rilievo dei Piani di Bobbio e rivolta a Valle verso il maestoso gruppo delle Grigne, rappresenta un attraente ed accogliente punto di incontro. Intorno alla piazza si sviluppa il centro storico, dove sono ancora ben conservate nella loro struttura originaria ville e case d'epoca, e che si può visitare percorrendo una delle diverse vie che si diramano partendo dalla piazza, anch'esse da poco rinnovate ed impreziosite nella pavimentazione in porfido e nell'arredo.Oltre alla piazza ed al centro storico di rilevante importanza si segnalano la Chiesa Parrocchiale, Palazzo Manzoni, sede comunale e della locale biblioteca, l'Oratorio di San Giovanni Battista ora Museo Privato "Medardo Rosso".
La chiesa Parrocchiale dedicata al Santo patrono Alessandro Martire sorge al centro della parte più antica del paese. Alcuni scavi al suo interno hanno portato alla luce resti di una primitiva chiesetta risalenti al periodo tardo medievale. Intorno al XV secolo la chiesa subì una profonda e radicale trasformazione tanto da divenire una delle più grandi e maestose della valle, anche per la raffinatezza delle decorazioni e dei paramenti. Questo si spiega, forse, con il fatto che proprio nel 1490 Barzio divenne Parrocchia autonoma.
Intorno agli anni trenta l'edificio fu nuovamente rimodernato con il ribaltamento dell'ingresso e ingrandito fino ad assumere l'aspetto odierno. Numerose e di pregio sono le opere in essa conservate. All'ingresso si può ammirare un portale Bronzeo a formelle di recente fattura, opera del Maestro Pietro Maggioni, raffiguranti brani tratti dai Promessi Sposi con tema le opere della Provvidenza. Presso le varie cappelle laterali e altari sono esposte la pregevole tavola raffigurante "I Misteri del Rosario" dipinti da Luigi Reali risalente al 1634, una "Decollazione di San Giovanni Battista" tela del Montalto del 1656, la statua lignea della Madonna del Rosario benedetta nel 1715, portata in processione ogni prima domenica d'agosto, la pala di San Carlo (1640), la Pala con lo Sposalizio della Vergine. Non si può poi tralasciare la maestosità dell'organo costruito dai Maestri Fratelli Mascioni e inaugurato nel 1978, opera unica per grandezza e potenza.
I Misteri del Rosario, lasciati nell'oratorio di San Giovanni Battista, sono stati riportati alla luce e restaurati nel 1989; benedetti nel 1991, si trovano sul lato sinistro della cappella dedicata alla Madonna del Suffragio. Luigi Reali lavorò in Valsassina fra il 1643 e il 1660 (troviamo le sue opere in diversi paesi del valsassinese, in particolare a Pasturo) trasferendo nei suoi quadri visioni grandiose e spettacolari, volutamente create per colpire l'immaginazione del popolo. Diversamente da questi affreschi, i Misteri del Rosario sono caratterizzati da bozzetti di piccole dimensioni, assai semplici e privi di artificiosità, visto che, in origine, erano stati commissionati per mettere in risalto soprattutto la più importante e venerata statua della Maria Vergine.
Luogo di preghiera e raccoglimento dedicato alla Madonna di Lourdes, sito nei pressi del Cimitero. E' stato realizzato nel 1935 in prossimità di una grotta naturale all'interno della quale è collocata la statua della Madonna, scolpita nel marmo, e risalente al 1959. Ai piedi della Grotta è posta un'altra statua raffigurante la Santa Bernadette in preghiera.
La chiesa di Santa Maria Assunta a Concenedo, realizzata nel XVIII secolo è una Chiesa con una semplice navata a botte decorata con opere tra le quali si segnala un dipinto raffigurante San Carlo in preghiera, risalente al '600. Sempre di questo periodo è la porta lignea, mentre l'altare maggiore è caratterizzato da un'ancona marmorea contenente una statua della Madonna Assunta del 1857. Ma l'opera di maggior pregio presente è il grandioso crocifisso ligneo del primo '400 donato dalla Beta Guarisca Arrigoni all'Ospizio del Cantello. Della stessa Beata è presente un ritratto settecentesco. Il portico fu aggiunto negli venti del secolo scorso.
In posizione incantevole per il panorama ed esposizione al sole, sorge la Casa "Paolo VI", costruita nel 1977 nei luoghi dove sorgeva l'antico Monastero del Cantello. Tale edifico fu fondato all'inizio del 1400 dalla Beata Guarisca Arrigoni ed adibito ad ospedale per gli ammalati e ricovero per i pellegrini. L'ospizio subì numerosi cambiamenti nel corso degli anni; divenuto Monastero di clausura per ordine di San Carlo Borromeo, venne soppresso nel 1784 ed utilizzato come ospedale nel 1817 in seguito allo scoppio di un'epidemia di tifo petecchiale. L'attuale Casa del Clero dedicata a Papa Paolo VI per volontà dello stesso Montini rappresenta luogo di preghiera e riposo per il clero ambrosiano.
La Chiesa dedicata a S. Giorgio martire venne ricostruita intorno al seicento su di una precedente costruzione romanica di cui si conserva ancora oggi l'alta torre campanaria. Venne consacrata nel 1746.
E' caratterizzata da un portico con fornici arcuati, scandito da pilastri ai quali sono addossate lesene con capitelli di varia fattura; alla chiesa si accede da una gradinata di sottoportico e da una strada laterale, dalla quale il complesso architettonico appare di una certa maestosità.
Le cappelle al suo interno sono ricche di opere d'arte tra cui la cappella di San Giorgio posta a destra di chi entra che accoglie il famoso polittico del Bergognone.
L'opera di compone di sei riquadri: in basso al centro e' la Madonna con Bambino con ai lati i S.S. Giovanni Battista, Caterina, Lucia e Pietro; in alto S. Giorgio e il drago con ai lati i S.S. Bernardino e Ambrogio; a sinistra e a destra S.S. Pietro e Antonio abate.
Esternamente, protette da un muro quasi a formare un solo complesso con la chiesa, sono le Cappellette della Via Crucis risalenti alla fine del 700.
Il noto e prestigioso Palazzo Manzoni, dal 1930 monumento nazionale, è ora sede del Comune e della Biblioteca. Si tratta di un Palazzo tardo seicentesco che fu di proprietà del ramo della famiglia Manzoni dalla quale discese il grande scrittore e poeta Alessandro. Sulla facciata esterna è presente una lapide con medaglione bronzeo dedicato a Tranquillo Baruffaldi, nobile barziese, volontario tra i mille di Garibaldi e discendente della famiglia Baruffali che divenne proprietaria dell'edificio nell'800.
Dal portone ligneo principale, contornato da un pregevole portale settecentesco in pietra, si accede al cortiletto padronale in cui si trovano lo stemma della famiglia, un pozzo con timpano in stile classico e un porticato a crociera su pilastri.
Di particolare interesse è anche la Sala Civica, situata a sinistra dell'entrata con la volta decorata con affreschi in stile tardo barocco e lo stemma inciso nel cammino marmoreo.
L'antico oratorio di San Giovanni Battista era il luogo destinato alla somministrazione del S.Sacramento della Cresima prima che la Chiesa di S. Alessandro divenisse parrocchia. Già noto in documenti del '200 come canonica, alla fine del '500 entrò in declino. Ricostruito agli inizi del '600, divenne sede della locale confraternita del Santissimo Sacramento e più tardi nel 1930, una volta sconsacrato, fu venduto alla famiglia di Francesco Rosso, figlio del famoso scultore Medardo che vi ha raccolto la collezione privata delle opere dell'artista. In questo periodo l'edificio è stato accorciato nella parte frontale con una riduzione della navata , ma conservando il portale in pietra che chiude la facciata posticcia e che reca ancora la scritta "1605".
Il Museo Medardo Rosso, inaugurato nel 1928 e situato nell'antico oratorio di San Giovanni Battista a Barzio (XVII secolo), conserva le opere dello scultore impressionista Medardo Rosso (1858-1928), tra queste si segnalano l'Uomo che legge e Malato all'ospedale, la Femme à la voilette (1893), l'Ecce Puer (1906), la Conversazione in giardino (1896) e il Bambino al seno. Sono inoltre custoditi documenti, fotografie e disegni.
Il museo Medardo Rosso è stato reclamato dal figlio dello scultore, il quale, in seguito alla morte del padre (1928), volle recuperare e riunire tutte le opere rimaste nello studio di Parigi e in quello di Milano.
La scelta della piccola chiesa seicentesca (sconsacrata in quell'occasione) fu giustificata dal desiderio di Francesco di preservare le opere del padre a Barzio, che era la località di villeggiatura amata da lui e dalla madre: nello stesso giardino decise di costruirvi anche la sua casa.
Nel museo aleggia un’intima atmosfera che permette alla scultura di Rosso di esprimere tutta la sua forza e universalità. Questi pensieri confidava Medardo Rosso ad un amico: “L'arte non deve essere legata all'architettura o servire ad abbellire un salone, non deve essere fatta per piacere”. La sua è una scultura immateriale, dove l'atmosfera si fa messaggera dei sentimenti umani e delle pieghe intime dell'anima.
Posta al secondo piano della villa Manzoni, la Galleria Comunale d’Arte espone al pubblico una selezione di opere facenti parte delle collezioni artistiche dei Musei Civici, ricche di quattrocento dipinti e di duemila incisioni. Il percorso espositivo è strutturato per ambiti tematici e periodi cronologici e tutti i dipinti sono stati esposti con cornici coeve. La sala I espone una selezione di opere di scuola lombarda del XVIII e XVIIII secolo. Nella sala II sono presentate nature morte e pitture di genere del XVIII secolo. La sala III espone una selezione di ritratti dell’Ottocento con i consueti soggetti borghesi. Nella sala IV il tema è il paesaggio dell’Ottocento, con interessanti immagini lecchesi di Massimo Taparelli d’Azeglio (1798-1866), genero di Alessandro Manzoni, Carlo Pizzi (1842-1909), e Giovan Battista Todeschini (1857 - 1938). Il paesaggio lecchese del Novecento è presentato nella sala V, dove sono esposte le opere premiate alla IV Quinquennale di Lecco (Donato Frisia, Raffaele De Grada, Ugo Bernasconi, Angelo Del Bon, Cesare Breviglieri, Umberto Lilloni, Orlando Sora) e “La forgiatura” di Arturo Colombo. Nella sala VI sono raccolti lavori dei più rappresentativi pittori lecchesi contemporanei. La prima galleria che corre intorno al portico espone invece le opere di importanti artisti italiani contemporanei, donate nella manifestazione “Città di Lecco per l’Arte”: Enrico Castellani, Emilio Scanavino, Giò Pomodoro, Enrico Baj, Piero Dorazio, Emilio Sangregorio, Alik Cavaliere, Gianni Bertini, Jiri Kolar. Nella successiva sala VII è esposta una collezione di pizzi dell’800 e dei primi 900 donata dai club di servizio cittadini Inner Wheel e Soroptimist.
Concenedo è una piccola e caratteristica frazione, raggiungibile a piedi dal capoluogo percorrendo una breve mulattiera, ha mantenuto l'aspetto di un borgo ancora contadino, ben rappresentato dal centro storico dove abitazioni e vecchi casolari, lasciati in gran parte intatti, si raccolgono intorno alla piccola Chiesa dedicata a Santa Maria Assunta. E' stato comune fino al 1928, quando è stato assorbito da Barzio divenendone la frazione.
Particolarità di Concenedo è la presenza sul suo territorio di molteplici testimonianze di fede tali da definirla vera e propria terra consacrata.
Qui si trovano il Monastero del Carmelo, luogo di preghiera e ritiro, la Casa Paolo VI in località Cantello casa di accoglienza del clero ambrosiano. Presso la suddetta località sorgeva all'inizio del 1400 un antico monastero ospedale ricovero per gli ammalati e i pellegrini fondato dalla Beata Guarisca Arrigoni, originaria di Barzio, la "Via Lucis", serie di piccole cappelle votive che accompagnano il viandante che dal capoluogo sale verso Concenedo.
Il paesaggio è caratterizzato dall'incantevole e suggestivo panorama dei monti, mete di numerose passeggiate e di arrampicate più o meno impegnative.
Una moderna funivia a cabine multiple collega Barzio ai Piani di Bobbio.
Qui il paesaggio è caratterizzato dagli incantevoli panorami dei monti, che nella stagione estiva diventano mete di numerose passeggiate ed escursioni più o meno impegnative. Per gli alpinisti più esperti c'è la possibilità inoltre di affrontare le vie ferrate tracciate sul Gruppo dei Campelli recentemente ripristinate. Nei mesi invernali la località si trasforma in un comprensorio sciistico con piste di discesa di ogni grado di difficoltà, un tracciato per lo sci di fondo con vari anelli e un attrezzato centro per l'accoglienza degli sciatori.
Regina delle tavole valsassinesi, la polenta è normalmente servita con latte, formaggio e "cagiada": ottima anche la polenta con funghi trifolati ma nei locali tipici la specialità più richiesta però la polenta taragna, condita con formaggi grassi, diversi da località a località. Tra i primi ricordiamo il risotto con funghi ed i pizzoccheri preparati con le verdure ed il formaggio locale.
Fra i secondi ricordiamo i piatti di selvaggina, di solito lepre o capriolo, accompagnati dalla polenta, oppure i bocconcini di vitello preparati con un ricco sugo di funghi.
Chi preferisce il pesce potrà optare per la trota preparata in bianco, al burro oppure in carpione.
Un cenno a parte meritano gli ottimi formaggi locali, ormai conosciuti a livello internazionale: taleggio, robiola e caprini che possono essere acquistati direttamente dai produttori e costituiscono una sana e golosa "ricchezza" della Valsassina.
Come dolce ricordiamo le crostate ai piccoli frutti, il semplice dessert fatto di panna e frutti di bosco, lo scapinasc ed i tanti, tradizionali biscotti: i sassetti, i pazientini e gli ottimi caviadini.
I Cabiadini sono particolari biscotti tipici di Barzio, conosciuti e commercializzati nel resto della Valle con il nome di Caviadini. Sono preparati sulla base di un'antica ricetta data alle sorelle 'Pelegatta', che gestivano a Barzio prestino e posteria, da una cuoca di una famiglia dotata di una ricca dispensa.
Il segreto della loro bontà sta negli ingredienti che non bisogna mettere nell'impasto e soprattutto nell'indicazione che fossero usati esclusivamente ingredienti di massima qualità, dal burro alle uova, per i quali non bisogna lesinare sulla quantità.
La maggior località di soggiorno estivo e di sport invernali della Valsassina. Barzio, già nota come "Perla della Valsassina", oggi è in grado di offrire ai turisti in ogni periodo dell'anno ottime opportunità di svago per il tempo libero. Ampio è il ventaglio di proposte che spaziano dalla possibilità di praticare qualsiasi tipo di sport, invernali e non, di fare passeggiate, rilassarsi nel verde della natura, all'opportunità di assistere a eventi sportivi, culturali o spettacoli di intrattenimento, molti dei quali di una certa risonanza, che vengono organizzati per rendere piacevole ed attraente il soggiorno a Barzio.
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