Lozio è un comune della Val Camonica.
Si tratta di un comune sparso: non esiste una frazione definibile "capoluogo" e la sede comunale si trova a Laveno.
Il comune di Lozio occupa l'intera Val di Lozio. Laveno, Sucinva, Sommaprada sono posti nella parte terminale della vallata, mentre Villa è posizionata in testa alla conca.
La Valle di Lozio dal nome latino Lotium che significa "Frana", vede sorgere il primo agglomerato di case per mano dei vigili occhi romani insediati allora nella fiorente Cividate chiamata Vannia.
La Valle per i romani rappresentava una via comoda e breve per comunicare e commercializzare con la vicina Valle Scalvina attraverso la sella del "Colletto". Successivamente una rovinosa frana distrusse l'abitato e Villa (una delle quattro frazioni del Comune) che significa abitazione in campagna non distante dal centro, si espande staccandosi definitivamente dal luogo del disastro, assegnando il nome definitivo alla frazione.
Per Sommaprada invece la tradizione vuole che prenda in eredità il nome da un'antica città; la "Città di Somma" posta più a Sud dell'attuale Sommaprada dove esistono ancora oggi alcune case semi diroccate in una zona pianeggiante. Distrutta da un'alluvione, della menzionata città non si dispone di nessuna documentazione storica. L'unica certezza che abbiamo è che Sommaprada significa " in cima alla prateria" e non è sicuramente la descrizione del piccolo agglomerato di case che oggi vediamo adagiato lassù ai piedi della nuda roccia.
Laveno accolse i sopravvissuti della Città di Somma e il suo nome lo deve al dialetto antico lombardo "labes" che significa "frana fangosa" probabilmente affibbiato dai Sommapradini.
Di origine latino anche il nome Sucinva, quarta frazione e la più antica. Quest'ultima era chiamata all'epoca romana Sucinius, "nome di persona romana". Si trova in una posizione a metà della strada provinciale che da Malegno porta alla Valle di Lozio e da lì si può scorgere cosa avviene "laggiù" negli abitati di Cividate e Malegno. Qui pare avesse residenza un facoltoso romano che sovrintendeva i militari con il compito di guardiani della Valle.
Le quattro frazioni anche se distanti fra loro formano il Comune e Lozio è il nome della Valle.
Villa che dista circa 3 km dalle altre frazioni si trova sulla strada che porta attraverso una folta pineta nell'abitato di Ossimo Superiore ed è a 1020 m. s.l.m.
Laveno che è a 975 m. s.l.m. é la frazione in cui risiede la Casa Comunale. Sommaprada 1060 m. s. l. m. posta ai piedi della Concarena. Sucinva è più a valle con i suoi m.850 s.l.m.
Lozio possedeva un forno fusore e fu collocato in località "Ponte di Ferro". Dopo il decadimento della famiglia Nobili in seguito ad una strage che li vide morire tutti tranne due elementi che si salvarono, il forno venne ceduto per metà alla comunità di Lozio nel 1497. Venduto per 1450 cavalli di ferro crudo, da un certo Pietro Nobili discendente della potente famiglia che ne sottoscrisse il contratto.
Il minerale per il forno era importato dalle antichissime miniere di Scalve con l'ausilio di 60 operai. Si trasportavano 6000 q di materiale grezzo che occupava 30 portatori, 10 operai addetti al forno e 20 per il taglio della legna.
Infatti, nel 1300 i Nobili raggiunsero l'apice della loro potenza grazie anche alla fabbricazione di armi che in quel periodo era molto fiorente a Lozio. Fu smantellato definitivamente nel 1887.
Il trasporto era effettuato tramite il passo del "Colletto".
Gli antichi Camuni, del ceppo Ligure-Celtico, dovevano certamente conoscere e frequentare questa piccola valle, laterale alla più ampia Valle Camonica e forse percorrevano i ripidi e stretti sentieri che la collegavano alla vicina Val di Scalve, ma su queste antichissime presenze non si hanno dati e riscontri certi e sicuri se non per induzione indiretta vista la vicinanza di molti siti preistorici ritrovati sull'altopiano di Borno e Ossimo e la continuità col territorio della media Valle Camonica.
Dopo la conquista delle grandi valli alpine nella guerra Retica del 16 a.C., la presenza dei Romani nella piccola valle di Lozio, scoscesa e protetta naturalmente da una corona di montagne e dalla difficoltà e scarsità di collegamenti e strade, è riscontrabile non solo nei nomi di alcune delle frazioni che compongono il comune ma anche perché (dal 1889) sono stati ritrovati, in località Campoguardia, diversi siti funerari di epoca barbarico-romana.
Nelle tombe vi erano, a corredo, diversi reperti della stessa epoca.
Intorno all'anno mille, dopo la lunga dominazione longobarda e la successiva conquista dei Franchi di Carlo Magno, in questa zona ebbero numerose proprietà, benefici feudali e beni i ricchi monasteri bresciani di San Faustino e di Santa Giulia.
E’ accertato che Vicus Lotii ebbe origine romana, in quanto sono state ritrovate monete in bronzo e rame con l’effigie di Tiberio e Costantino in zona. Inoltre la stessa toponomastica del posto contiene radici latine (Villa, Sunciva – sub civis, Sonvico – summus vicus). Nel 1156 si riporta di una rissa tra gli abitanti di Lozio e Borno che, recandosi in processione a Cividate Camuno, si scontrarono all’altezza di Malegno. Il paese di Lozio possedeva un forno fusorio dove fondeva il ferro proveniente dalla Val di Scalve. Tra il 1371 ed il 1428, Bernabò Visconti, concede a Lozio di far parte della comunità di Val di Scalve, e solo di seguito entrerà nell Comunità di Valle Camonica. Tra il 1411 ed il 1428 sono i Federici i possessori del feudo, a seguito dell’eccidio di Lozio a spese dei Nobili. A partire dal 1500 inizia la decadenza della famiglia Nobili che vende grandi quantità dei propri latifondi alle comunità di Scalve, Ossimo e Lozio.
Nel 1455 il Maggior Consiglio della Serenissima, non più disposto a credere alla malsicura fedeltà di alcuni nobilotti locali che avevano più volte tradito i giuramenti di sudditanza, ordinò lo smantellamento di molti castelli camuni (Montecchio, Plemo, Mu, Cimbergo, Cemmo ecc), ma quello di Lozio fu risparmiato e ai suoi fedeli Signori fu riconosciuta, oltre ai privilegi già citati anche l'ambita "Cittadinanza bresciana" e la proficua e allora (era a pagamento) ricca concessione di pesca nei torrenti Lanico e Baione. La fiducia concessa da parte dei delegati della Repubblica Veneta nei Nobili di Lozio fu ben ricambiata e fu ulteriormente dimostrata nel 1512 da Simone, figlio di Bartolomeo, che partecipò alla riscossa contro le truppe dei Francesi che avevano invaso la valle e occupato alcune rocche camune.
Gli abitanti di Lozio, già dagli inizi del 1400, avevano comunque iniziato a contestare vivacemente ai loro "Signori" alcuni dei principali diritti feudali e le proprietà sul territorio, tanto che i Nobili, pressati dai sindaci dovettero cedere alcuni privilegi alla comunità, ma la famiglia riuscì a mantenere forte la propria influenza politica, tant'è che nel 1550 riuscì ad imporre come parroco di Villa un suo giovane membro appena quindicenne (la maggiore età allora si raggiungeva al compimento del 14° anno). Questi si comportò in modo tanto scandaloso ed era ritenuto di costumi tanto poco esemplari che Carlo Borromeo, cardinale di Milano, fu costretto a destituirlo ed esiliarlo.
Nel 1500, anche su stimolo della Repubblica Veneta, che in questo modo limitava enormemente il potere dei nobili locali, erano sorte in Valle Camonica varie "Vicinie" e anche le quattro comunità e frazioni della Valle di Lozio ottennero di poter eleggere i propri organi amministrativi di estrazione popolare e nominare il proprio Console. Nel 1574 i Nobili furono costretti a cedere alcuni dei loro privilegi più esclusivi tra cui quello ambitissimo del diritto esclusivo alla caccia sulle loro proprietà e sulle terre della Valle di Lozio. Di queste concessioni s'impossessò il Comune di Lozio, che le rilevò direttamente, dopo che Venezia non si era opposta al loro incanto e alla loro cessione.
I secoli successivi videro sorgere e svilupparsi nei piccoli borghi alcune scuole per l'istruzione dei giovani. Fino al 1700 la Valle di Lozio restò quasi completamente isolata dal resto della Valle Camonica, poiché era servita solo da stretti e ripidi sentieri che, permettevano il passaggio solo di carri di dimensioni ridotte e con carichi limitati. Anche con la vicina Valle di Scalve, con cui confinava solo tramite dei piccoli e disagevoli passi, i collegamenti erano difficili e non praticabili tutto l'anno.
Se questo era stato un grande vantaggio strategico nella difesa della zona, i mutati tempi e le diverse condizioni politiche richiedevano invece collegamenti più celeri e facili, strade più ampie e sicure. Venne allora costruita una strada che collegava i principali borghi con le principali arterie del fondo valle camuno e questo permise un più vivace scambio tra le varie popolazioni e i piccoli paesi loziesi che rimasero però ancora a lungo gelosi della loro piccola ma secolare autonomia.
Come per altri centri abitati della Valle Camonica fu alto il contributo di vite umane che la comunità di Lozio pagò per le guerre del Risorgimento e per le due guerre mondiali. Nell'ultimo conflitto mondiale dopo la caduta del fascismo, dal dicembre del 1944 al gennaio del 1945, in pieno inverno, agì in queste brulle e inospitali montagne la formazione partigiana delle Fiamme Verdi, comandata da Giacomo Cappellini che fu catturato dai nazifascisti, nell'abitato della frazione di Laveno, e dopo un sommario processo, fucilato.
A partire dagli anni '90 anche Lozio, come altri centri minori della Valle Camonica, ha intrapreso, con buoni risultati, la strada dello sviluppo turistico e la tranquillità della sua piccola ma incantevole Valle, non ancora contaminata da traffico intenso e da speculazioni edilizie selvagge (anche per l'opposizone ad alcuni progetti), è la maggiore attrattiva per i sempre più numerosi villeggianti che trascorrono i mesi estivi nelle quattro frazioni.
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