Il castello di Breno sorge sopra una collina al centro del paese di Breno.
Alcune schegge di selce ritrovate sono state datate all'epigravettiano recente, poco dopo lo scioglimento del ghiacciaio in val Camonica.
Al di sotto del torrione ghibellino sono stati invece trovati i reperti di una abitazione neolitica, di forma trapezoidale, larga 5 metri appoggiata a guanciali laterali di roccia. Le pareti erano in graticci intonacati con fango: tipico modo di costruire le mura in Val Camonica fino ad alcuni decenni fa.
Nei pressi sono stati trovati reperti come utensili, vasi e due tombe, che gli studiosi definiscono cultura di Breno.
Rimangono proche tracce di un'abitazione dell'età del rame, mentre sembra che durante l'epoca romana il sito fosse completamente abbandonato (forse a causa della vicinanza della Civitas Camunorum.
La prima costruzione d'epoca storica fu la cappella dedicata a san Michele arcangelo, protettore dei longobardi. Sono venute alla luce cinque tombe fra cui una di bambino. Attorno al XII secolo venne ampliata in chiesa romanica, venne poi demolita in un ampliamento del castello: oggi se sono visibili i basamenti.
Le costruzioni civili sorgono a partire dal XII secolo, e sono il grande palatium a due piani, oggi distrutto, forse residenza dei Ronchi, potente famiglia di feudatari guelfi, la torre a torre adiacente alta una ventina di metri e coronata in origine di merli guelfi, e la casatorre.
Già attorno al 1250-1300 l'intera collina doveva esser cintata da una fortificazione, a cui si accedeva da una torre-porta.
I palazzi civili vennero trasformati dai signori milanesi in roccaforti militari, destinata al comandante e alle sue guarnigioni, e si modificarono i merli guelfi in ghibellini.
I Visconti inviano Francesco Bussone detto il Carmagnola che il 16 marzo 1421 conquista il castello di Breno e scacciando le forze di Pandolfo III Malatesta dalla Valle Camonica.
A seguito della battaglia di Maclodio nel 1427 i milanesi riducono le forze in Valle, permettendo al Carmagnola (allora schierato con la Serenissima) di raggiungere e conquistare il castello di Breno che viene messa sotto il comando di Giacomo Barbarigo.
Pietro Visconti scende dall'alta valle fino a giungere a Lovere il 18 settembre 1438. Consolidate le posizioni sul lago d'Iseo torna a Breno e ne pone il castello sotto assedio. L'assedio del castello di Breno si protrae per sei mesi finché Pietro Avogadro, giungendo con soccorsi da Brescia, rompe l'assedio dopo una lunga resistenza degli occupanti, tra cui l'eroico Giacomo Ronchi.
Nel 1453 il castello di Breno, difeso da Pietro Contarini, Capitanio di Valle, Nicolò Rizzi, Castellano, Decio Avogadro, Pasino Leoni e la famiglia brenese dei Ronchi oppone una fiera resistenza. L'assedio inizia nel novembre 1453, supportato dalla filomilanese famiglia Federici.
Francesco Sforza, avendo difficoltà a risolevere l'assedio, ordina al Colleoni di presentarsi con 1500 uomini e tramite l'uso dell'artiglieria da fuoco (qui per la prima volta in Valcamonica) i milanesi riescono a far capitolare la rocca.
Il 9 aprile 1454, la pace di Lodi mise fine alle contese tra la Serenissima e Ducato di Milano per il controllo sulla valle: i territori bresciano e camuno passarono definitivamente sotto il dominio veneto.
L'anno seguente, per evitare eventuali episodi di resistenza, Venezia ordinò la distruzione di tutti i castelli e rocche esistenti sul territorio valligiano, con l'esclusione di quello di Breno, che venne destinato a sede del reggimento locale, Cimbergo e Lozio, tenuti dalle famiglie Lodrone e Nobili schierate con la dominante.
Le fortificazioni curvilinee sul lato sud del castello sono datate a questo periodo: senza spigoli vivi resistevano meglio alle armi da fuoco.
Ripresa nel 1516 ai francesi, nel 1518 la rocca non più indispensabile per il controllo territoriale, e viene privata del presidio di sei uomini. Nella seconda metà del secolo il castello risultava "inhabitato": il Capitanio di Valle e gli altri funzionari avevano trovato sistemazione in paese.
Fra le sue mura per centinaia di anni si sono dipanate le vite di dame e cavalieri, umili servitori e ricchi signori, artigiani e soldati che hanno animato la rocca e il cui ricordo sembra ancora aleggiare negli ambienti e nei cortili.
La visita guidata si svolge nella dimensione del racconto, della lettura di stratigrafie murarie e dell’analisi degli ambienti, avvalendosi di schede didattiche e della documentazione fotografica del Centro di Divulgazione Archeologica (CIDA), sede distaccata del CaMus - Museo Camuno, particolarmente utile a illustrare la vita quotidiana delle diverse epoche di vita del sito.
Lo stile di alcuni muri indica che molte parti del castello esistevano già nel XII secolo, epoca di cui sono tipici i grandi blocchi di pietra rusticati, come quelli alla base della grande torre (altri esempi sono in Breno stessa). Di tale fase sono appunto la torre maggiore, un muro di recinzione, e almeno un edificio residenziale o palatium. Da qualche secolo doveva già esservi, sullo sperone roccioso, la piccola chiesa che la tradizione vuole dedicata a S. Michele. Nei rifacimenti della chiesa andarono sconvolte numerose sepolture umane, che indicano un villaggio e che formano il piu importante campione scheletrico della popolazione altomedievale della Valcamonica.
Nella parte sudovest dell'area dell'arroccamento fu costruito verso il 1200 un edificio signorile del tipo casa-torre. Della casa rettangolare, alta piu di 10 metri, si notano le porte simmetriche del piano superiore, che davano accesso a ballatoi, e i buchi delle travature orizzontali. Poco distante si erge ancora la piccola torre. Entrambe le strutture sono state modificate e inglobate in murature militari dei secoli XV-XVI. Già verso il 1250 l'intera cima della collina doveva essere stata chiusa con un muro di cinta, come indicano i tratti superstiti di bella muratura ordinata, e all'ingresso occidentale doveva esservi la torre-porta, ancora in uso. Ma la maggior parte di ciò che oggi si vede nel castello corrisponde alla sua funzione di fortezza militare durante tre secoli (XIV-XVI) punteggiati di costanti e frequenti rifacimenti edilizi. Le tracce si vedono soprattutto nella parte superiore dei muri; i cosiddetti merli ghibellini presso la torre-porta, per esempio, sono del XIV o XV secolo. D'altra parte la posizione naturalmente difesa non richiese adattamenti militari ingenti. Solo sul lato meridionale, dove la collina è un po' più dolce, si notano grandi opere difensive del tardo XV o dell'iniziale XVI secolo, gli avancorpi con torrette rotonde oggi in proprietà Franceschetti. Di tale età sono pure i corpi lungo la rampa di accesso, i vani chiusi a volta a sud dei cortili, e i rinforzi massicci della muraglia di cinta nei pressi dell'ex-chiesa. L'archeologia ha infine rivelato che fino agli ultimi decenni la roccaforte fu testimone di episodi cruenti.
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