giovedì 2 luglio 2015

IL PARCO DEL LAGO MORO



Le  pareti del lago Moro sono di roccia quarzosa bruno rossastra sono ripide e scendono immediatamente in profondità, favorendo la colorazione piuttosto scura delle acque. Questa particolare morfologia è dovuta all’azione erosiva dei ghiacciai che hanno formato il lago. Collocato in una conca e circondato per tutto il perimetro da vette di varia altitudine, il lago Moro ha acque fredde, che durante gli inverni rigidi possono anche ghiacciare.

Sulla sua origine le fonti sono discordanti: la tradizione orale parla di una presunta origine vulcanica, ma l’escavazione glaciale pare la tesi più attendibile. Non ha ne emissari ne immissari: solo alcuni piccoli ruscelli sfociano nel lago, che è alimentato principalmente da sorgenti sublacustri di profondità. Il paesaggio è dominato da prati e boschi, soprattutto castagneti. Le acque del lago ospitano diverse specie di pesci, fra cui il pesce persico, la tinca, il cavedano, la carpa e l’anguilla europea.
Anche le fonti riguardanti il nome sono discordanti. Secondo alcuni l’origine della denominazione moro è da ricercare nel colore scuro delle acque, altri sostengono che essa derivi dal termine celtico moir, che significa lagozza, lago basso.

Il 27 aprile 2000 è stato istituito dalla Regione Lombardia il Parco del Lago Moro, parco locale d’interesse sovracomunale con un’estensione di 1,31 km2 e la cui gestione è affidata al comune di Angolo Terme. Il suo territorio è suddiviso in cinque aree: la collina del Monticalo, la collina del Castellino, la collina delle Luine, la collina delle Sorline e la conca del Lago Moro.

Varie sono leggende sorte intorno al lago. La più famosa parla di una culla che nelle notti di luna piena apparirebbe in mezzo alle acque del lago. La leggenda ha molte varianti, che rispecchiano tutte la stessa trama: in un lontano passato il lago non esisteva, al suo posto c’era una vasta radura in cui sorgeva una casa abitata da una donna e dal suo bambino, nato da poco. Un giorno un misterioso viandante bussa alla porta della casa chiedendo cibo e, venendo cacciato malamente dalla donna, il viandante maledice la casa. Durante la notte un diluvio allaga la radura sommergendo la casa, la donna e il bambino, creando il lago. Da allora ogni notte di luna piena la culla con il bambino compare nelle acque del lago. Ed è da questi racconti tradizionali che deriva la denominazione dialettale del lago Moro: lac de la cüna, che in dialetto camuno significa culla. Secondo altre testimonianze, invece, il nome originario era lac de la güna o, più semplicemente la güna che significa fossa o conca profonda. Quando poi non si comprese più il significato di quel termine arcaico, il termine venno storpiato in cüna, creando la leggenda.

Il Parco locale di Interesse Sovracomunale del Lago Moro copre una vasta area verde nei comuni di Darfo Boario Terme e di Angolo Terme. Si trova alla confluenza di due bacini idrici: quello della Valle Camonica, segnato dallo scorrere del fiume Oglio dall’Alta Valle fino al lago d’Iseo, e quello della Val di Scalve, profondamente modellata dal torrente Dezzo, che lambisce il Parco nella sua parte Nord (Sorline), immettendosi nell’Oglio presso Darfo.

Il Parco è al suo interno articolato in cinque aree principali, definite da una precisa toponomastica quando il limite geografico non è immediatamente percepibile: Conca del Lago Moro, Sorline, Luine, Castellino e Monticolo.

Dal punto di vista naturalistico il Parco si inserisce in un ambiente contraddistinto dalla più alta concentrazione di biodiversità d’Europa; tale condizione è resa possibile dalla compresenza del clima mediterraneo del Lago d’Iseo e di quello glaciale dell’Adamello ad una distanza di soli 48 km, che incide favorevolmente anche sulle produzioni agroalimentari locali, come formaggi, miele, vite ed ulivo.

L’ambiente infatti è molto vario: dalla Conca naturale del Lago Moro al percorso che attraversa il rilievo del Monticolo, dal sentiero che porta al lago, attraverso Sorline, fino a Gorzone, con i percorsi di visita di Luine. Inoltre, l’area di Sorline, grazie ad un particolare microclima, sviluppa una vegetazione a macchia mediterranea, molto diversa da quella del resto della Valle Camonica.

Archeologicamente, il Parco è connotato dalla presenza di due aree importanti: il Parco Comunale di Luine ed il sito archeologico dei Corni Freschi.



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