Capo di Ponte è un comune della Val Camonica si inserisce nel sistema delle incisioni rupestri della Valle in quanto possiede sul suo territorio ben tre parchi rientranti nel sito segnalato dall'UNESCO.
Capo di Ponte deve il suo nome alla posizione geografica di alcune case antiche poste ad occidente del ponte sul fiume Oglio verso la frazione Cemmo. L'attuale paese copre invece l'altra sponda del fiume, espandendosi ad est.
Il comune è attraversato da nord a sud dal fiume Oglio, nel quale su immettono il torrente Clegna, proveniente da ovest ed il torrente Re proveniente da est.
Il Comune di Capo di Ponte comprende le Frazioni di Cemmo e Pescarzo; è circondato da montagne tra le quali il Pizzo Badile (m 2435) a sud-est e la Concarena (m 2549) a sud-ovest.
Tra il XI secolo ed il XIV Capo di ponte non era comune a sé stante, ma periferia di Cemmo; il suo territorio faceva parte del priorato di San Salvatore delle Tezze.
Nel 1315 la palude di Imesigo, che si estendeva nella piana di Capo di Ponte fino a Sellero, venne coperta dalle alluvioni del torrente Re.
Il 14 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Incudine, Cortenedolo, Mù, Cemmo, Zero, Viviano e Capo di Ponte a Maffeo e Giroldo Botelli di Nadro.
Nel 1698 Padre Gregorio Brunelli afferma che l'abitato di Zero (o Serio), che sorgeva lungo le sponde del torrente Re, ad oriente del paese odierno, venne spazzato via da un'inondazione dello stesso. Zero è ricordato l'ultima volta nel 1374, quando i suoi territori vengono affidati come decima ai Botelli di Nadro.
Con la caduta della Repubblica di Venezia nasce il "comune di Capo di Ponte" (1797-1798), che cambierà nome precocemente in "comune di Cemmo e Capo di Ponte" (1798 - 1815) e sotto il Regno Lombardo Veneto in "comune di Capo di Ponte e Cemmo" (1816 - 1859). Sotto il Regno d'Italia assumerà definitivamente il nome di comune di Capo di Ponte (dal 1859).
Cemmo è situata a destra del Fiume Oglio, ai piedi del Monte Concarena.
Fu uno dei primi centri abitati della Val Camonica, come dimostrano le numerose incisioni rupestri presenti sul territorio; attualmente è popolato da circa 600 abitanti. È sede della Pieve di San Siro, parrocchiale fino al secolo XVI.
La Chiesa Parrocchiale, dedicata a Santo Stefano e posta nel centro dell’abitato, fu eretta nel secolo XVI.
Buona parte del nucleo centrale di Cemmo è occupato dal Convento e dagli spazi scolastici delle Suore Dorotee da Cemmo, che qui hanno la loro Casa-Madre. L’originario nucleo monastico ebbe origine nel XVII secolo e nei tempi successivi si è ingrandito fino a inglobare quasi completamente la parte alta del Paese.
Il 6 marzo 1206 la famiglia Avogadro riceve dal vescovo di Brescia Giovanni da Palazzo l'investituta della corte di Cemmo, Mù, Pisogne e Gratacasolo.
Sabato 4 aprile 1299 Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi, si trasferisce da Edolo a Cemmo per continuare la stesura dei beni vescovili in Val Camonica. I consoli ed i vicini di Cemmo e di Pescarzo giurano secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagano la decima dovuta. A breve saranno chiamati a far lo stesso atto le comunità di Cerveno, Cimbergo, Paspardo, Paisco Loveno, Nadro, Saviore, Berzo Demo, Grevo e Sellero. Il castello di Cemmo era affidato alla custodia degli uomini di Pescarzo e Sellero. Sono enumerati 40 manenti.
Il 14 ottobre 1336 il vescovo di Brescia Jacopo de Atti investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Incudine, Cortenedolo, Mù, Cemmo, Zero, Viviano e Capo di Ponte a Maffeo e Giroldo Botelli di Nadro.
Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 i rappresentanti della comunità di Cemmo, Tonerio Bonfadini e il notaio Giorgio Orsatti, si schierarono sulla sponda ghibellina.
Il 17 settembre 1423 il vescovo di Brescia Francesco Marerio investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Monno, Cevo, Andrista, Grumello, Saviore, Cemmo, Ono, Sonico, Astrio, Malegno, Cortenedolo, Vione, Incudine e Berzo Demo a Bertolino della Torre di Cemmo.
Cemmo nel XIV secolo era chiuso dalle porte Nosedema, Azema e Nosmola sul Clegna.
Il centro storico di Cemmo è uno dei più belli della Val Camonica, presentando numerosi edifici antichi addossati l'uno all'altro, con portali, tetti a spioventi, cortili. Ogni anno a giugno si svolge la manifestazione "4 Porte 4 Piazze", che porta a scoprire l'antico paese sviluppandosi su un percorso attraverso i quattro antichi portali e le quattro piazze principali del borgo. Una di queste è Piazza Morciuolo nella quale, circondata da antichi caseggiati, domina la scena un'antica fontana coperta tradizionale con lavatoio. La piazza più grande e centrale è antistante alla chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano, e presenta anch'essa una grossa fontana in pietra. Da qui si raggiunge velocemente l'istituto scolastico delle suore Dorotee che col convento ad esso affiancato occupa gran parte della zona alta del paese. A strapiombo sul torrente Clegna si trova la chiesa di Santa Maria, davanti alla quale si trova una altra piazzetta con fontana e lavatoio, mentre dal parcheggio accanto si può ammirare un panorama sulla contrada "Furen": un gruppo di antiche case poste nelle vicinanze dei resti di un antico forno fusorio. Questa contrada è una viva testimonianza dell'architettura rurale tradizionale Camuna. Lungo via Santa Maria Vecchia sorge invece lo Spiazzo della Berlina, piccola piazza così chiamata perché vi si svolgevano un tempo i processi pubblici, e in cui aveva sede l'antico municipio di Cemmo. Sulla sponda opposta del torrente Clegna si estende una verde zona di campagna, chiamata Inimara, ricca di sentieri e stradine con "broli".
La Parrocchiale di Santo Stefano è di originaria struttura romanico-lombarda, rimaneggiata a partire dalla visita di San Carlo nel XVI secolo.
La Chiesetta di Santa Maria ed Elisabetta, posta su un dirupo sul torrente Clegna, è del XII-XIII secolo. Vi sono tele attribuite al Bate e numerosi ex voto.
Chiesa degli umiliati, del secolo XIII, riportata in un documento del 1344. Venne alienata con la soppressione dell'ordine nel 1570.
La Pieve di San Siro, di età romanica è a strapiombo sul fiume Oglio.
A Cemmo troviamo il Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina e il Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo.
Pescarzo sorge sulla sponda nord della valletta del Clegna, in posizione dominante sulla media Valle Camonica, a ridosso di un piccolo altipiano. Il borgo medioevale di Pescarzo è il luogo che sa farci riconoscere la nostra identità. Camminando tra i vicoli, qualcosa di straordinario pervade l’anima del visitatore: un’armonia tra luogo ed espressione, nei semplici gesti degli artigiani, tra i sorrisi dei bimbi e gli sguardi pieni di storia degli anziani. Pescarzo è rimasta a testimoniare per secoli il senso della nostra storia e continua a darci la possibilità di immergerci in tanta purezza.
Sabato 4 aprile 1299 i consoli della vicinia di Pescarzo si recano ad Cemmo dove è presente Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi. Qui giurano secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagano la decima dovuta. Assieme agli uomini di Sellero dovevano far da guardia al castello di Cemmo.
Il borgo attuale è di struttura medievale, ma è stata rinvenuta una abitazione alpina dell'età del ferro che conferma l'antropizzazione della zona già a quel tempo. I reperti sono conservati al Museo di Cividate Camuno.
Nel 1987 si è proceduti in un progetto pilota di restauro conservativo, al fine di valorizzare il centro storico del paese.
La Parrocchiale di San Vito, Crescenzio e Modesto è una costruzione seicentesca fatta erigire su consiglio di San Carlo Borromeo.
L'Oratorio di San Rocco è ormai diroccato.
Il paese era famoso per l'estrazione di ardesia (piòda in dialetto camuno), un tempo usata per i tetti delle case. Alla fine del seicento Gregorio Brunelli cita la copiosità di questa pietra predona.
Il monastero di S. Salvatore sorge sulle pendici di un monte, dalla parte sinistra del fiume Oglio, seminascosto dagli alberi, in un luogo dal fascino misterioso, considerato sacro fin dall’antichità. Del secolo XI-XII, è un gioiello del romanico borgognone in Italia, con decorazioni che denunciano l’influenza francese: equilibratissimo nelle forme, con il tiburio ottogonale che si erge con la severità di una torre ingentilito da bifore. L’interno, a tre navate con transetto e cupola a pennacchi, ha un abside centrale affiancata da due più piccole e basse. La copertura originaria è rimasta solo nelle navate laterali, mentre quella centrale è con volte a crociera. L’apparato decorativo è molto ricco: si possono ancora ammirare le sculture del portale e dei capitelli interni su cui sono incisi rapaci, ippogrifi, sirene e motivi vegetali; le decorazioni pittoriche purtroppo sono andate perdute. Il monastero è di proprietà privata a partire dalla fine del ‘700.
La Pieve di San Siro è posta su uno stretto ripiano a strapiombo sul fiume Oglio, in una posizione dominante la Valle. E’ la chiesa più antica della Valcamonica: studi recenti la fanno risalire al periodo tra l’XI e il XII secolo, come felice espressione di un romanico lombardo ormai maturo. La chiesa ha subito alcune trasformazioni durante il XV secolo, quando è stato costruito anche il possente campanile. La costruzione, compiuta con conci di pietra locale talvolta decorati, comprendeva anche un tetto ormai andato perduto (quello attuale è un rifacimento dei primi del Novecento).
L’entrata principale è posta sul lato sud, perché la facciata è completamente addossata alla parete rocciosa; le tre absidi sporgono maestosamente sul precipizio sottostante. Il portale monumentale è ampiamente decorato con motivi faunistici e vegetali mentre sui due lati, ai piedi delle mura, sono posti un leone ed un agnello, simboli di forza e di misericordia. L’impianto interno è a tre navate, separate da colonne in marmo di Vezza, e terminanti in tre absidi affiancate, con una cripta sotterranea. La parete opposta è occupata da un’imponente gradinata, che serve a coprire la roccia sottostante. La chiesa era decorata con affreschi ormai quasi completamente perduti, a parte il meraviglioso “Crocifisso” del XIV–XV secolo sulla controfacciata. Addossata alla chiesa c’è una piccola abitazione, forse dimora di un eremita, chiamata “Cà del Rumit”, dalla quale si può accedere al campanile.
La chiesa delle sante Faustina e Liberata (anche semplicemente delle Sante) si trova sul versante sinistro del fiume Oglio.
L'attuale struttura risalente al Seicento poggia su una precedente cappella romanica, ora scomparsa tranne per un frammento di abside contenente alcuni affreschi.
L'interno si presenta a navata singola con volta a botte; contiene delle cappelle laterali con pale attribuite a Lorenzo Marbello. Presso l'altare maggiore vi è un paliotto in cuoio rappresentante le due Sante, mentre sopra l'altare vi è una pala raffigurante l'ascensione, che è attribuita a Palma il Giovane.
All'esterno della chiesa, in una cappella, vi è un grande masso riportante sei impronte di mano incise. Secondo la tradizione esse rappresentano le mani delle Sante Faustina e Liberata e di San Marcello che impedirono alla pietra di franare sul villaggio di Serio. Secondo gli studiosi queste impronte sono invece di origine preistorica, facenti parte del contesto delle incisioni rupestri della Valle Camonica.
Il Museo didattico di arte e vita preistorica di Capo di Ponte viene fondato dall'archeologo Ausilio Priuli al fine di far conoscere la storia e la vita delle genti alpine e camune preistoriche.
Il museo contiene una ricca collezione di calchi e rilievi delle rocce istoriate della zona, un laboratorio archeologico didattico sperimentale ed una ricostruzione di un villaggio preistorico del neolitico sulla sommità di una collina rocciosa dominante la media Val Camonica.
Tra Capo di Ponte e Cemmo, in una piccola radura sulla strada che porta al cimitero, si trova il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo aperto nell’ottobre del 2005.
Al suo interno sono collocati due grandi massi incisi dagli antichi uomini della Valle Camonica nel corso dell’età del Rame (III millennio a.C.), probabilmente dopo aver assistito alla frana della parete rocciosa che ha comportato il distacco di questi due grandi massi.
Il sito, già segnalato dal geografo Laeng nel 1914 nella Guida su Piemonte del Touring Club Italiano, è stato oggetto per molti anni di scavi e ricerche che hanno portato alla scoperta di frammenti di stele e,negli scavi condotti dal 2000 al 2005, è stato portato alla luce un santuario megalitico, costituito da un imponente recinto murario semicircolare che chiude l’area dei Massi connotata da numerose altre stele istoriate, alcune integre, altre frammentarie.
La manifestazione 4 Porte 4 Piazze si svolge ogni anno all’inizio del mese di Giugno ed è nata per riscoprire e valorizzare la storia e le tradizioni di Cemmo, uno dei più antichi paesi della valle.
Attraverso un percorso di circa due km che si snoda per la vie del paese il visitatore rivive il passato del borgo e può gustare alcuni piatti preparati con metodi tradizionali e accompagnati dai vini della vallecamonica.
L’ingresso è libero e gratuito. E' possibile assaggiare nelle singole piazze i piatti proposti.
L’inizio della passeggiata, presso l’ex convento dei frati Umiliati e l’annessa chiesa di San Bartolomeo, è caratterizzato dalla ricostruzione di una delle quattro porte che in epoca medievale consentivano l’accesso al borgo fortificato, e quattro sono le piazze in cui è possibile assaggiare i piatti tipici proposti.
Case antiche abitate un tempo da nobili famiglie (Belotti, Visnenza, Zitti), sono aperte per l’occasione e offrono piccoli tesori di arte e architettura rurale, una di queste, casa Zitti, ospita la Fondazione Annunciata Cocchetti, attiva da molti anni nel campo dello studio e della promozione culturale del territorio.
Le 5 chiese del paese sono aperte e visitabili, così come il convento delle suore Dorotee, che ospita anche un ricco museo etnografico.
Lungo il percorso si possono visitare ambienti dove le botteghe e le officine di un tempo sono ricostruite seguendo le tradizionali attività delle famiglie cemmesi.
Nel corso delle serate spettacoli di rievocazione storica, di musica e folclore, accompagnano i visitatori lungo il percorso, segnalato dalla luce naturale di fiaccole in cera e da bandiere dei colori che distinguono i quartieri.
Appena fuori il borgo è possibile visitare i Massi di Cemmo, prime rocce incise scoperte 100 anni fa, per le quali la Vallecamonica è stata insignita dall’Unesco del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità.
Nei tre giorni è possibile anche visitare la Pieve di San Siro, vero gioiello dell’architettura romanica lombarda, costruita nel XI-XII secolo su uno sperone roccioso a picco sul fiume Oglio.
Quaranta giorni dopo Pasqua si tiene la fiera del giovedì dell'Ascensione (fiéra della Sensa, forse ispirata alla veneziana Festa della Sensa): tradizionalmente era una fiera del bestiame, oggi è un giorno di mercato che occupa tutte le vie del paese.
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