Tito Labieno, padre di Quinto, combatté insieme a Giulio Cesare, nel 78 a.C., nella campagna navale di Publio Servilio (proconsole in Cilicia dal 78 al 75) contro i pirati cilici.
Dopo aver rivestito la carica di tribuno della plebe nel 63 a.C., Labieno fu legato di Giulio Cesare in Gallia e seppe mostrare le sue doti di abile comandante durante i sette anni della campagna gallica; riportò importanti vittorie contro le popolazioni dei Tigurini (58 a.C.), dei Belgi, degli Atrebati, dei Morini, dei Treveri (54 a.C.) in più di un'occasione, dei Belgi (53 a.C.); si dimostrò particolarmente abile nel sedare una rivolta scoppiata nella regione di Lutezia nel 52 a.C.
Nel 51 a.C. Cesare gli affidò il governo della Gallia Cisalpina. Prima che Cesare attraversasse il Rubicone Labieno si unì a Pompeo portando con sé numerosi cavalieri gallici e germanici. Pompeo lo nominò comandante della cavalleria.
Dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo fuggì a Corcira e poi in Africa dove, costituito un nuovo esercito, riorganizzò la resistenza repubblicana. Con esso riportò una vittoria contro lo stesso Cesare presso Ruspina nel 46 a.C. (Battaglia di Ruspina). Fu sconfitto tre mesi dopo nella battaglia di Tapso e nuovamente costretto a fuggire, rifugiandosi presso Sesto Pompeo in Spagna. Morì durante la battaglia di Munda il 17 marzo del 45 a.C.
Titus Labienus è senza dubbio l'esponente più noto della gens Labiena, una famiglia di origine picena e di rango equestre; tale provenienza e ceto sono testimoniati dall’orazione di Cicerone del 63 a.C. a favore di C. Rabirio, accusato da Labieno di avere ucciso Lucio Saturnino e suo zio Quinto Labieno.
I Labieni costituivano un affermato ed intraprendente nucleo gentilizio già sul finire del II sec. a.C. In questo periodo erano infatti attivi a Roma due fratelli, Tito e Quinto, rispettivamente, padre e zio di Tito Labieno.
Non esistono a tutt'oggi testimonianze archeologiche o epigrafiche che indichino la città di Cingoli come luogo di nascita di Tito Labieno.
Alcune fonti letterarie dimostrano, tuttavia, lo stretto legame fra la gens Labiena, Tito Labieno e Cingoli.
Dai versi di un poema di Silio Italico si traggono due notizie molto interessanti: la partecipazione di un esponente della famiglia Labiena, proveniente da Cingoli, alla battaglia di Canne e l’esistenza a Cingoli, al tempo della seconda guerra punica, di un centro arroccato e difeso da "alte mura": Labienus et Ocres sternuntur leto atque Opiter quos Setia colle vitifero, celsis Labienum Cingula saxa miserunt muris nam Labienus obit penetrante per ilia corno.
In mancanza di dati archeologici e di altre testimonianze scritte non è possibile accertare il fondamento storico di queste notizie. Sarebbe tuttavia azzardato considerare come un caso la corrispondenza tra fonte poetica e fonte epigrafica riguardo l’esistenza di un centro repubblicano a Cingoli; ciò sembra infatti provato dall'iscrizione C.I.L. IX 5679 del III sec. a.C. nella quale sono menzionati i due magistri Terebius e Vibolenus. Se dubbi si possono avanzare sulla notizia della presenza a Cingoli, al tempo della seconda guerra punica, di "alte mura", il dato circa l'esistenza di un nucleo abitativo, risalente a quel periodo, che diede i natali ad un esponente della gens Labiena sembra certamente più credibile.
Dalla lettura di alcune fonti medievali è possibile estrapolare un ulteriore dato che dimostra lo stretto legame fra il territorio cingolano e la gens Labiena. Il toponimo "Avenale", una frazione di Cingoli, è infatti attestato in alcuni documenti nella forma "Lavenano": la bolla di Lucio III del 1184, diretta all'abate del Monastero di S. Maria di Valfucina, e la bolla di Gregorio IX del 1236 menzionano la chiesa di "S. Marie de Lavenano"; l'atto notarile del 1213 in cui Attone, prete di "S. Marie Lavenani", riconferma a Ludovico di Michele l'enfiteusi di una terra "in fundo Lavenano". Il toponimo, piuttosto chiaro, dimostra l'esistenza di proprietà fondiarie della gens Labiena in quella zona di Cingoli.
La principale fonte a sostegno dell'origine cingolana di Labieno è rappresentata dal Bellum Civile di Giulio Cesare. In un passo dell'opera si legge infatti che: Etiam Cingulo, quod oppidum Labienus constituerat suaque pecunia exaedificaverat; Labieno tuttavia non costruì Cingoli, egli fece si che tale abitato acquistasse la fisionomia di città, condizione necessaria per la concessione dello statuto municipale.
Già nel 1788 il Colucci, basandosi anche sugli scritti dello storico cingolano Filippo Maria Raffaelli, aveva attribuito il giusto significato ai verbi constituerat e exaedificaverat; Labieno fu un restauratore, un mecenate del I sec. a.C., che decise di investire le proprie ricchezze a Cingoli, evidentemente la sua terra di origine.
Dall'orazione di Cicerone in favore di C. Rabirio si desume un terminus post quem della data di nascita di Tito Labieno. Sappiamo infatti che nel 100 a.C., al tempo in cui Saturnino e Quinto Labieno furono uccisi, Labieno non era ancora nato: Scilicet tibi graviorem dolorem patrui tui mors attulit quam C. Graccho fratris, et tibi acerbior eius patrui mors est quem numquam vidisti quam illi eius fratris quicum concordissime vixerat.
Nel 63 a.C. ricoprì l'incarico di Tribuno della plebe. Dall'anno del suo tribunato a quando partì per la Gallia con Cesare (58 a.C.) non si hanno più notizie di lui, tuttavia il fatto di essere nominato da Cesare legatus pro praetore fa pensare che egli abbia ricoperto la carica di Pretore. Dal momento che la legge prevedeva che un magistrato non poteva assumere un incarico l'anno dopo averne ricoperto un altro, è probabile che Labieno assunse la carica di Pretore nell'arco di tempo compreso tra il 61 e il 59 a.C. L'età minima richiesta per ricoprire questa magistratura era quarant'anni per cui, considerando le notizie forniteci da Cicerone nell'orazione in favore di Rabirio, è possibile collocare, in via approssimativa, la data di nascita di Tito Labieno nel 99 a.C.
Ancora Cicerone ci testimonia che Labieno combatté insieme a Cesare, nel 78 a.C., nella campagna navale di Publio Servilio (proconsole in Cilicia dal 78 al 75 a.C.) contro i pirati cilici; non è, tuttavia, da vedere in ciò l'inizio del legame di Labieno con Cesare anche se, probabilmente, la carriera militare iniziò per entrambi proprio in Oriente.
Di Labieno, poi, non si hanno altre informazioni fino a quando, come abbiamo visto, ricoprì la carica di Tribuno della plebe. L'orientamento politico che Labieno seguì nel 63 e la sua partecipazione attiva ai progetti di Cesare è provato da almeno tre eventi.
Il fatto che Labieno fu scelto per condurre l'azione contro Rabirio dimostra chiaramente come egli fosse il collaboratore più fidato di Cesare.
Labieno inoltre riuscì a fare approvare un provvedimento con il quale fu abrogata la lex Cornelia de sacerdotiis, una legge voluta da Silla che prevedeva l'elezione del pontifex maximus da parte dei pontefici, e il ritorno ai meccanismi elettivi della precedente lex Domitia secondo la quale l'elezione era affidata al popolo. Cesare che ambiva a questa importante carica "si servì del tribuno Tito Labieno, che gli doveva essere ligio anche per il favore prestatogli nella causa contro Rabirio".
Ed infine, gli onori decretati a Pompeo per le sue azioni belliche in Asia Minore e il suo prossimo ritorno a Roma; i tribuni Ampio e Labieno proposero, infatti, una legge (lex Ampia Labiena de triumphalibus ornamentis Gnaei Pompei) che consentiva a Pompeo di portare nei ludi circensi una corona d'oro e ogni genere di abbigliamento trionfale e durante le rappresentazioni teatrali la toga pretesta e la corona d'oro. Questa proposta, ispirata ai due tribuni da Cesare, fu dettata dal desiderio di quest'ultimo di accattivarsi la simpatia di Pompeo oppure fu un’azione mirata per favorire i piani dello stesso Cesare?
Nel periodo compreso fra il tribunato (63 a.C.) e la partenza per la Gallia (58 a.C.), come si è detto poco sopra, le fonti storiche non danno alcuna informazione di Labieno; presumibilmente, oltre a ricoprire la carica di Pretore, fu impegnato anche in azioni di guerra, o in Oriente con Pompeo (guerra contro Mitridate VI) o in Spagna con Cesare (guerra contro i Lusitani).
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