In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Gv 14, 6-14
Gli apostoli Filippo e Giacomo “Minore” sono festeggiati lo stesso giorno perché le loro reliquie furono deposte insieme nella Chiesa dei Dodici Apostoli a Roma.
Filippo è conosciuto principalmente attraverso i Vangeli e gli Atti degli Apostoli.
Filippo, come Pietro e Andrea, era originario di Bethsaida, sulle sponde del lago di Tiberiade; fu tra i primi a seguire Gesù quando questi passò dal suo paese. Gesù disse una parola “Seguimi”. Filippo lo seguì portandosi dietro anche Natanaele al quale egli aveva detto: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret". (cfr. Gv 1,43-48).
Più tardi, Filippo fu testimone dei miracoli del Maestro, come quello della moltiplicazione dei pani, quando, sulla montagna, Gesù venne circondato da una folla tale che...dice Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". (cfr. Gv 6,5-7).
Ma l'insegnamento più grande del Maestro, Filippo lo provocò con una sua domanda, dopo l'ultima Cena, quando :« Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre... " » (cfr. Gv 14,8-31)
Parole inaudite, frasi che danno le vertigini e che i discepoli comprenderanno pienamente solo quando lo Spirito Santo scenderà su di loro, nel giorno della Pentecoste. Parole che Filippo si porterà dentro nella sua missione (cfr. At 8,5-40).
La tradizione più comune afferma che Filippo morì crocifisso a Geropoli all’età di 87 anni.
Filippo è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica (commemorazione liturgica il 3 maggio), dalla Chiesa anglicana (1° maggio), dalla Chiesa ortodossa (14 novembre), dalla Chiesa armena (17 novembre), dalla Chiesa copta (18 novembre).
Giacomo,a differenza di Filippo, non ha quasi parte alcuna nei Vangeli; egli era, pare, figlio d'Alfeo, e forse cugino di Gesù. Viene detto “Minore” per distinguerlo da Giacomo “Maggiore”, fratello di Giovanni Evangelista e figlio di Zebedeo. La sua parte principale ha inizio dopo l'Ascensione di Gesù e dopo la Pentecoste ed è narrata negli Atti degli Apostoli. In effetti, nella prima Chiesa, Giacomo “Minore” godette d'una particolare autorità.
Quando S. Pietro venne miracolosamente liberato dalle catene, nella prigione del Re Erode, corse a darne notizia, per primo all'Apostolo Giacomo.
S. Paolo, dopo la conversione, tornando a Gerusalemme, si diresse subito alla casa di Giacomo, per ricevere istruzioni. E dopo il suo ultimo viaggio in missione, lo stesso Paolo farà la sua precisa relazione proprio nella casa di Giacomo, dove gli altri Apostoli si sono radunati.
Anche gli Ebrei avevano grande ammirazione per la figura di questo Galileo, primo vescovo cristiano di Gerusalemme. Qui fondò una comunità di cristiani, operando sempre numerose conversioni.
Eppure anch'egli cadde vittima della persecuzione o meglio di una specie di sommossa, durante la quale Giacomo venne portato su un punto elevato del Tempio, perché rinnegasse la sua fede in Gesù, dinanzi al popolo.
Alla leale e animosa risposta dell'Apostolo, molti, anche tra gli ebrei, resero Gloria al Signore ma i Farisei, esasperati, fecero precipitare Giacomo dall'alto del Tempio.
Era l'anno 62, e anche fra gli Ebrei, i più saggi e giusti si dolsero di quella uccisione voluta da pochi facinorosi ed eseguita da una folla eccitata.
Giacomo lasciò a monumento sempiterno la Lettera Cattolica nella quale è celebre il suo detto: “la fede senza le opere è morta”.
Significato dei nomi :
Filippo : "che ama i cavalli" (greco)
Giacomo : "che segue Dio" (ebraico).
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