La chiesetta di San Giorgio, databile entro la prima metà del secolo XII, sorge su un’altura poco fuori dall’abitato di Sarigo. Pur avendo subito alcuni rifacimenti nel corpo centrale, conserva intatti l’abside e il campanile. La parte migliore dell’edificio è l’abside dal bel paramento a grandi conci di pietra , ritmata da due semicolonnine che terminano in graziosi capitelli scolpiti con semplici motivi di foglie stilizzate e conclusa da un fregio di archetti ricavati a coppie in singoli blocchi di pietra. Gli archetti si reggono su mensole ben lavorate, dietro le quali corre una striscia di conci di tufo biondo. Il tipo di decorazione dell’abside si può ricondurre ad un dominante influsso comasco, sia per la cornice di archetti monoblocchi, che si trovano in molte chiese di Como e dintorni della fine del XI e della prima metà del XII secolo. Nell’area Varesina non si conoscono altri esempi di questo motivo. Il leggiadro campanile si accomuna a tutte le torri campanarie della Valtravaglia e risponde anche alla predilezione tipica di tutta la Regione Varesina per tutte le strutture alte e massicce, dalle rade e strette aperture. Qui tuttavia il risultato di particolare eleganza delle ghiere falcate, disegnate con tanta leggerezza, della pianta insolita ideata per sfruttare il pendio e la visuale sulla valle e sul lago Maggiore, è indubbiamente il segno dell’opera di una personalità che emerge per sensibilità e ingegno più che un diffuso evoluto gusto architettonico. Nell’interno, scomparsi o coperti in modo irreparabile gli antichi affreschi, si conserva integro il fonte battesimale di granito che, ritenuto miracoloso, fu per secoli e sino a qualche decennio fa, meta di pellegrinaggio per tutte le zone limitrofe e dall’altra sponda del Verbano. In pochi casi dunque, come nel San Giorgio di Sarigo, ci è offerta l’occasione di ammirare quel Romanico che fu propriamente definito “lombardo” in forme così pure ben conservate.
Nel Medioevo la chiesetta esercitava una potente attrazione sugli abitanti delle Valli circostanti che attribuivano miracolosi poteri di guarigione al suo fonte battesimale.
La prima caratteristica che colpisce anche l’occhio del visitatore meno attento è l’originale ubicazione dell’entrata, situata sul lato lungo e non, come accade solitamente, su quello corto: l’inconsueta scelta è in realtà dovuta alla necessità di adattamento al territorio circostante. La costruzione, interamente in pietra accuratamente lavorata, presenta due elementi di particolare importanza che mantengono ancora l’aspetto originario: il massiccio campanile, arricchito da archetti ciechi, lesene e bifore, e l’abside.
L’abside, pregevolmente decorata e incorniciata da archetti pensili ricavati da blocchi di pietra, testimonia l’influenza dei maestri comacini. Al di sotto degli archetti monoblocco si trovano due monofore, ciascuna divisa in due da una piccola colonna. Situata in posizione asimmetrica rispetto al corpo di fabbrica, rivela l’esistenza di una struttura precedente.
Semicolonnine impreziosite da interessanti capitelli girano intorno alle pareti creando armonia e contrasto con il cromatismo delle diverse pietre. La struttura, originariamente ad una navata, subì delle modifiche nel XVII secolo che portarono alla trasformazione in seconda navata di un preesistente porticato.
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