giovedì 2 aprile 2015

I TERREMOTI 1901 E 2004 A SALO'

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Il 30 ottobre 1901 alle ore 14.59  una fortissima scossa di terremoto colpì diverse località nell’area ad occidente del lago di Garda ricadenti nella provincia di Brescia.
Il catalogo parametrico dei terremoti italiani (CPTI) riporta per questo terremoto i seguenti parametri: 1901 ottobre 31, ore 14.59.58 ; Io=8.0, Lat 45.580 e Lon 10.500.
Gli effetti più gravi riguardarono Salò (BS) dove l’intensità raggiunse l’VIII grado MCS. Si ebbero lesioni diffuse alle costruzioni, alcuni crolli e furono inoltre osservate spaccature nel terreno.
Il terremoto fu avvertito su una vasta area comprendente le regioni Lombardia, Trentino Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Veneto e parte della Toscana.
Il governo inviò una commissione di tecnici per definire l’entità dei danni e le modalità dei lavori di ripristino.

A Salò era operante un osservatorio fondato nel 1877 come osservatorio meteorologico ed aggregato nel 1881 alla rete degli osservatori governativi; nel 1889 divenne anche sede di stazione sismica. Il terremoto del 30 ottobre 1901 fu segnalato dagli apparecchi sismici in dotazione all’osservatorio anche se il sismometrografo Agamennone, uno dei più perfezionati sismografi dell’epoca, nel giorno del terremoto non era in funzione, secondo quanto annotava Pio Bettoni, fondatore e primo direttore dell’osservatorio (1877-1937).

L’unico diagramma del sisma, registrato nella stazione di Salò, di cui si conserva la documentazione, è quello relativo al sismografo “Agamennone” a lastra mobile.

Nell’edizione del 1 novembre 1901 così riportava L’Eco di Bergamo le «gravi notizie» arrivate dalla «ridente riviera del Garda».

«A Salò - riposta testualmente la notizia - le scosse di terremoto si ripeterono 4 volte colla durata di 45 minuti. La prima fu avvertita verso le 15.53 con maggior violenza nelle case poste lungo la spiaggia del lago, presso la piazza barche La popolazione in preda ad un vero terrore si riversò nelle strade con alte strida. Tosto nella piazza Barche venne avvertito un largo crepaccio ed anche il palazzo municipale dove ha sede pure l’ufficio postale e il telegrafo, apparve danneggiatissimo. Così le case prospicienti il lago della via San Carlo furono in gran parte lesionate».

Riportano ancora le cronache de L’Eco che a Bergamo il terremoto venne avvertito alle 15.52. «Avemmo una scossa di terremoto ondulatorio sussultorio, durata qualche secondo e facilmente notata da quanti stavano tranquilli in uffici o camere, i quali videro oscillare mobili ed oggetti appesi; mentre passò inavvertito a quanti erano per via o in luoghi soggetti a rumori. In via Osio, da una casa cadde anche un po’ d’intonaco, evidentemente già quasi staccato dal muro, e che in questo caso servì da ottimo sismografo. In Rocca la scossa fu sì forte che i campanelli suonarono; vari oggetti caddero a terra. Da Redona e da Valtesse ci si telefona che la scossa vi fu avvertita pure alle 15.52».

Una forte scossa di terremoto, dell'ottavo grado della Scala Mercalli (5,2 Richter) il cui epicentro è stato individuato nella sponda lombarda del Lago di Garda, nel bresciano, ha colpito alle 23,59 di mercoledì in una vasta zona del Nord Italia: in particolare in Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige. Il sisma è stato avvertito anche in Emilia Romagna e Toscana. In Lombardia la scossa, di tipo ondulatorio, è stata avvertita intensamente anche ai piani bassi delle abitazioni nelle province di Milano, Mantova, Como, Lecco, Sondrio e Varese. Molte le persone che nonostante l'ora tarda hanno lasciato le case e si sono riversate in strada. Intasati i centralini dei vigili del fuoco, ma nella gran parte dei casi si è trattato di una grande paura senza danni alle cose e alle persone.

Il terremoto, durato oltre dieci secondi, è stato rilevato dalle stazioni dell'Istituto nazionale di geofisca ed è stato classificato dagli esperti di magnitudo 5.2 della scala Richter, pari al settimo-ottavo grado della scala Mercalli. L'area dell'epicentro è stata individuata dagli stessi esperti nella zona del Lago di Garda. Una scossa di questa intensità può provocare in genere danni alle cose e in particolare lesioni agli edifici. Molte chiamate ai vigili del fuoco in tutte le province, ma le sole zone dalle quali arrivano segnalazioni di danni ed edifici pericolanti sono nel bresciano: la Valsabbia e i Comuni di Vobarno e Sabbio Chiese e tutta la zona del Lago di Garda. Secondo la protezione civile i comuni più colpiti sono stati: Gardone Riviera, Tuscolano Maderno, Salò e Treviso Bresciano.

I danni maggiori agli edifici, ma senza vittime, sarebbero a Salò, sul Lago di Garda, area dell'epicentro. Sono stati evacuati l'ospedale (per precauzione) e la stessa caserma dei vigili del fuoco di Salò, seriamente danneggiata. I tecnici e gli esperti della protezione civile sono riuniti anche a Brescia per una valutazione dei danni. Il parere prevalente sembra comunque quello che non vi siano state gravi conseguenze anche se la forza della scossa ha sicuramente lesionato almeno le case più vecchie. Ci sarebbero due case crollate, fortunatamente disabitate, a Gardone Riviera. Case danneggiate anche a Toscolano Maderno.

Secondo il centro geofisico Prealpino di Varese, potrebbero esserci nelle prossime ore altre scosse, ma di assestamento. la scossa di questa notte, viene precisato, è insolita per intensità, ma è stata registrata in un'area già a rischio sismico.

Il 24 novembre 2004 un forte terremoto (Ml 5.2), seguito da una modesta sequenza, colpì il versante occidentale del lago di Garda, producendo danni moderati, ma diffusi, nel principale centro dell’area (Salò) e danni più seri in alcuni piccoli centri della Val Sabbia (Clibbio, Pompegnino). Lo studio macrosismico del terremoto del 2004 ha rappresentato l’occasione per riesaminare la sismicità dell’area, il cui precedente più significativo è certamente il terremoto del 30 ottobre 1901, ben presente nella memoria storica locale. È stato quindi condotto uno studio approfondito su quest’ultimo evento, del quale è stato migliorato sensibilmente il quadro informativo, e allo stesso tempo sono state riesaminate e rivalutate le informazioni disponibili sui terremoti minori che hanno interessato l’area negli ultimi due secoli. La profonda revisione del terremoto del 1901 e l’insieme dei nuovi dati disponibili consentono una migliore definizione delle caratteristiche della sismicità locale e della relativa pericolosità sismica.

Nel settore prealpino, il verificarsi di terremoti da moderati a forti sembra essere collegato a faglie inverse localizzate al confine meridionale della catena alpina con la pianura padana.
Questo è particolarmente evidente nella zona del Lago di Garda, dove la sismicità recente (1983-2005), anche se sporadica, si concentra soprattutto nella parte più meridionale della catena, e risulta quasi assente nella pianura padana.
I cataloghi storici mostrano che la sismicità della regione del Lago di Garda è piuttosto infrequente, e mettono in luce pochi terremoti con M≥ 5 durante l’ultimo millennio.
Questi ultimi vengono tutti localizzati dai cataloghi a ridosso della città di Brescia, che costituisce un ovvio punto di attrazione delle notizie per ragioni di tipo storico. Altri eventi minori sono localizzati invece sulla sponda sud-occidentale del Lago di Garda, come quelli del 1826, 1879, 1892, 1898, 1901, 1970.
Il più forte evento conosciuto è il terremoto del 1222 (I = 8-9, Mw = 6.0, Basso bresciano), che pur essendo attestato da un notevole numero di fonti, risulta definito nei parametri epicentrali, e in particolare nella localizzazione, con ampi margini di incertezza: esso infatti viene situato alternativamente a SE del Lago di Garda sulla base dello studio macrosismico di Boschi o SW del lago. Entrambi i campi macrosismici sono stati sviluppati sulla stessa base di fonti documentarie, ma il secondo studio scarta alcune informazioni non coeve e assegna l’intensità massima ad un’area piuttosto estesa: il basso territorio di Brescia con intensità IX MCS e la parte alta del territorio bresciano con I = VII-VIII MCS. Questa soluzione non è formalmente compatibile con la definizione di intensità, che per sua natura deve essere riferita ad un punto ben preciso (località), di conseguenza la localizzazione epicentrale attribuita ad un’area estesa risulta essere arbitraria. Dall’esame delle fonti storiche si evince che l’area dei massimi effetti del terremoto del 1222 dovrebbe essere diversa da quelle degli eventi del 1901 e 2004.

Per i terremoti sopramenzionati, tutti con magnitudo prossima a 5, non risulta che sia stato osservato alcun effetto di fagliazione superficiale e, più in generale, nessuna faglia sismogenetica attiva è stata riconosciuta in modo univoco nell’area interessata. Ciononostante alcuni autori sostengono di aver identificato faglie attive nella regione del Garda da evidenze geologiche, mentre altri identificano la sorgente sismogenetica responsabile dell’evento del 1901 da dati geofisici.
L’individuazione delle sorgenti sismogenetiche dei terremoti di quest’area resta una delle questioni principali sulla pericolosità sismica nella regione delle Alpi Centrali: le dimensioni limitate delle sorgenti ed i fattori geologici e climatici rendono difficile l’interpretazione delle deformazioni recenti.  
Le poche superfici di rottura riconosciute nelle Alpi Centrali non trovano corrispondenza con terremoti storici conosciuti; pertanto, in mancanza di inequivocabili evidenze superficiali, la distribuzione delle intensità macrosismiche è spesso l’unico strumento per investigare le sorgenti sismogenetiche.

Nel catalogo parametrico di partenza i terremoti del 1901 sono rappresentati da due scosse principali datate 30 ottobre e da una sequenza di alcune repliche di modesta entità in giornata e nei giorni successivi. La scossa principale delle ore 14.49 è attestata da due studi, mentre l’evento delle ore 14.51 deriva direttamente da un catalogo parametrico.
L'evento principale alle ore 14.51: la differenza di orario rispetto al catalogo ENEL (che costituisce l’ossatura originaria del catalogo PFG) ha generato un erroneo raddoppio della scossa, che non trova riscontro negli studi successivi e deve pertanto essere cancellata. Un primo studio moderno su questo terremoto è quello realizzato da ENEL, basato su alcune fonti giornalistiche e soprattutto sulla lista di osservazioni riprodotte da cartoline macrosismiche inviate da vari corrispondenti all’Ufficio
Centrale di Meteorologia e Geodinamica.

Il background informativo su questo terremoto è quindi rappresentato da fonti sismologiche (bollettini e registri delle stazioni meteorologiche di Salò, Chiavari, Cremona, Parma, Brera e Moncalieri), studi sismologici coevi e compilazioni oltre che da fonti giornalistiche.
Le fonti giornalistiche (principalmente di area lombarda, veneta ed emiliana) costituiscono il riferimento bibliografico principale per le località danneggiate (44 osservazioni sulle 57 con intensità al sito Is ≥ V-VI MCS); l’analisi puntuale delle informazioni sulle località danneggiate evidenzia inoltre alcune incongruenze, quali ad esempio il fatto che tre località (Calvagese della Riviera, Sermerio e Bolladore) siano incluse in tabella senza alcun riferimento bibliografico a sostegno e che per due località (Soiano del Lago e Portese) sia attribuita una intensità macrosismica (VI-VII MCS) solo in quanto elencate in una lista di comuni colpiti, senza alcun elemento descrittivo.

La tradizione sismologica fornisce un patrimonio di informazioni davvero rilevante, frutto del grande sviluppo del servizio meteorologico e geodinamico italiano, basato su una rete di osservatori, stazioni e corrispondenti, che è nel momento di massima espansione.

I danni più gravi si verificarono a Campoverde, frazione di Salò denominata al tempo Caccavero, ove si ebbero numerosi danni ad un patrimonio edilizio di qualità modesta (“la scossa ha causato molti danni a quelle case che in maggior parte essendo vecchie si trovavano in condizioni di statica poco
felici”, La Provincia di Brescia, 1901.10.31). Alcune case subirono crolli parziali, risultando completamente inagibili, la chiesa subì un crollo parziale così come il campanile (“tutte le abitazioni sono in pessimo stato: quattro completamente inabitabili. La Chiesa parrocchiale pure è molto danneggiata.
Un terzo del volto reale verso la facciata è caduto, e l’altra parte minaccia di cadere. Le muraglie maestre segnano  crepature; per cui la Chiesa resta chiusa al pubblico fino a compiute riparazioni.
Parte della torre al di sopra della campana è caduto”, Il Cittadino di Brescia, 1901.11.02): nel crollo di un solaio rimase vittima un bambino e si ebbero diversi feriti.
Danni riferiti ad un contesto edilizio del tutto analogo (non molto diverso da quello riscontrato in occasione del terremoto del 2004) si ebbero a Pompegnino, frazione di Vobarno: una casa abitata da quattro famiglie rimase danneggiata in modo gravissimo, la chiesa risultò pericolante e fu chiusa e si ebbero alcuni feriti.
La situazione di questa frazione poverissima è bene riassunta da un documento dell’Archivio Storico Comunale di Vobarno: “la scossa avvenuta il giorno 30 ottobre 1901 ha grandemente danneggiato i fabbricati tutti del comune di Vobarno, specialmente quelli della frazione di Pompignino, alcuni dei quali furono o abbattuti dal terremoto stesso o resi assolutamente inabilitabili, diverse famiglie rimasero senza tetto”.
Danni generalmente moderati, ma molto diffusi sul patrimonio edilizio, si ebbero a Salò e in alcune località degli immediati dintorni (Gazzane, San Felice del Benaco e Villa), a Vobarno, all’imboccatura della Val Sabbia, in alcune località a Sud-Ovest (Calvagese della Riviera, Castello,Fontanelle, Polpenazze del Garda, Prevalle e Soprazocco), oltre che in un paio di località bresciane più a Ovest (Botticino e Bovezzo).
A Navezze l’unico danno segnalato da una fonte giornalistica è una lesione e il distacco di un fregio della Chiesa parrocchiale, mentre per Gargnano sono disponibili numerose corrispondenze giornalistiche contraddittorie, che includono la località fra quelle danneggiate in modo diffuso e quelle in cui il terremoto fu molto sensibile, ma senza produrre danni.

La stima degli effetti ridimensiona in modo sensibile anche i valori di intensità per Caprino Veronese e Nuvolento (da VII a VI) e soprattutto di Sermerio (da VII MCS a V), ove una accurata corrispondenza de Il Cittadino di Brescia (1901.11.02) specifica chiaramente che non vi si verificarono danni.

Il 24 novembre 2004 alle 23.59 ora locale, una scossa di magnitudo locale 5.2 colpì l’area della provincia di Brescia sul versante occidentale del Lago di Garda compresa fra i comuni di Vobarno, Salò, Gardone Riviera e Toscolano Maderno. La profondità dell’evento venne stimata fra gli 5 e i 10 km. Alla scossa principale seguì nelle ore e nei giorni successivi una sequenza costituita da una dozzina di repliche di energia modesta, generalmente non avvertite dalla popolazione. L’evento fu avvertito in un’area molto vasta, dalla Lombardia al Veneto, in Piemonte, Liguria, Trentino, Emilia-Romagna e Toscana, ma anche in Svizzera, Austria e Slovenia.

L’area colpita è caratterizzata da località di dimensioni molto variabili, in cui coesistono centri storici costituiti generalmente da edifici di 2-3 piani in muratura di qualità decisamente modesta e cattivo stato di manutenzione, con zone di espansione relativamente recenti, costituite da edifici in muratura generalmente di buona qualità, in qualche caso con telaio in cemento armato.
Nei centri storici di molte località la vulnerabilità sismica di diversi edifici apparve particolarmente elevata per una serie complessa di fattori: materiali da costruzione di pessima qualità (una elevata presenza di ciottoli di fiume fu osservata, ad esempio, a Pompegnino), forti irregolarità costruttive in edifici in muratura (irregolarità strutturali, aperture sovradimensionate in muri portanti, scarsi collegamenti orizzontali, ecc.) esito probabile di numerosi rimaneggiamenti nel tempo,
modestissime condizioni di manutenzione.
I danni più gravi rilevati riguardarono le località sul versante occidentale del Lago di Garda, tra Salò e la Val Sabbia, e in particolare due località minori della Val Sabbia, Clibbio e Pompegnino, per le quali l’intensità stimata è risultata incerta tra il VII e l’VIII grado.
A una prima analisi, la distribuzione degli effetti terremoto del 24 novembre 2004 ha mostrato notevoli analogie con quelle dei terremoti del 30 ottobre 1901 e del 5 gennaio 1892, determinate anche da analoghe caratteristiche di vulnerabilità sismica di parte del patrimonio edilizio colpito, come si evince dall’elenco che segue:
• a Clibbio (BS), piccola frazione di Sabbio Chiese, si sono verificati un paio di crolli parziali di edifici in precarie condizioni e diversi casi di gravi danni strutturali (lesioni passanti delle mura perimetrali, distacchi di solai). Questi ultimi si verificarono in presenza di un diffuso stato di
degrado degli edifici in muratura e di interventi recenti che hanno diminuito la resistenza degli edifici alla sollecitazione sismica (installazione di coperture in cemento armato, con conseguente appesantimento del carico, non accompagnata da adeguati interventi sulla struttura portante). Caddero numerosi camini e tegole; la chiesa, il suo campanile e la canonica, in precarie condizioni di manutenzione, furono seriamente lesionate, presentando anche un distacco della facciata;
a Pompegnino (BS), frazione del Comune di Vobarno situata a est-sud/est di Clibbio si ebbe un analogo livello di danneggiamento. Crolli parziali si ebbero in edifici fatiscenti o in parziale stato di abbandono; numerosi altri edifici subirono lesioni interne anche gravi. Ci furono crolli diffusi di camini e lesioni gravi alla chiesa, sia alla facciata che al campanile. Alcuni edifici recenti in cemento armato (l’area è classificata sismica dal 1986) presentarono lesioni leggere, salvo un caso, di lesioni abbastanza gravi a livello del solaio;
• a Salò (BS) il quadro dei danni apparve nel complesso moderato: un paio di crolli parziali interessarono edifici fatiscenti in abbandono situati nella zona del lungolago; si registrarono inoltre la caduta di camini, di tegole, il distacco di intonaci e lesioni diffuse di varia gravità. Il danno più appariscente fu il crollo della cupola della cella campanaria alla sommità del campanile della chiesa di San Bernardino;
• a Pavone (BS), frazione di Sabbio Chiese, furono rilevati il crollo di camini e lesioni gravi in diversi edifici del centro storico, tra cui la chiesa di San Giovanni Battista; lesioni meno gravi interessarono anche alcuni edifici relativamente recenti;
• Morgnaga (BS), frazione di Gardone Riviera costruita su un pendio, subì danni abbastanza significativi a numerosi edifici, con lesioni passanti e diffusa inagibilità, particolarmente negli edifici della parte bassa dell’insediamento: misure di amplificazione fatte ad hoc nell’area
sembrano escludere problemi dovuti ad effetti di sito;
• a Roè (Roè Volciano) si ebbero danni significativi a due palazzine e inoltre caduta di tegole e camini e lesioni a diversi edifici. Gravemente danneggiata la chiesa parrocchiale di San Pietro in Vinculis dove parti delle arcate caddero distruggendo l’organo;
• a Sabbio Chiese (BS) la scuola elementare fu dichiarata inagibile per la caduta di calcinacci e alcuni camini sono crollati. A Gazzane, frazione del comune di Preseglie, danni dello stesso tipo furono riscontrati soprattutto su edifici maltenuti. A Prandaglio, piccolo nucleo comprendente diverse frazioni di Villanuova sul Clisi, il quadro di danneggiamento risultò contenuto, con casi di fessurazioni talvolta passanti ma episodici come alla canonica e al teatro parrocchiale e alcuni edifici civili; subirono invece danni molto gravi la chiesa parrocchiale e quella della Madonna della Neve, situata all’esterno del paese;
• a Gardone Riviera (BS) vennero rilevati lievi danni come la caduta di alcuni camini e di porzioni di cornicioni, lesioni leggere abbastanza diffuse, ed occasionalmente qualche danno più grave come lo scoppio di tamponature interne e il taglio di un pilastro in un edificio sul lungolago. La pavimentazione stradale dello stesso lungolago di Gardone subì un’evidente fessurazione. Diffusi danni anche ne Il Vittoriale, frazione di Gardone Riviera, dove diversi edifici presentarono lesioni anche significative. Danneggiata la chiesa, dove si osservò la rotazione di pesanti elementi architettonici e la caduta di fregi dalla facciata. Danni significativi anche a Carpeneda, frazione di Vobarno;
• altre località subirono danni per lo più lievi e solo sporadicamente più significativi, come a San Felice del Benaco, nelle frazioni Gazzane e Volciano del comune di Roè Volciano, e nei comuni di Toscolano Maderno e Gavardo;
• in numerose altre località (ad es. Barghe, Bedizzole, Gargnano e la stessa Brescia) la scossa venne fortemente avvertita, con spostamento o caduta di oggetti anche pesanti e spavento generalizzato, e in qualche caso isolati lievi danni ad edifici;
• in alcuni casi sono ipotizzabili effetti di amplificazione di sito, particolarmente in Val Sabbia per la presenza di terreni di fondazione soffici. Lungo la strada statale che attraversa la Val Sabbia, tra Carpeneda di Vobarno e Clibbio, in una zona soggetta a franamenti di distacco molto frequenti, caddero numerosi massi, anche di rilevanti dimensioni, uno dei quali colpì una casa all’ingresso dell’abitato di Clibbio.

La distribuzione degli effetti prodotti dal terremoto del 24 novembre 2004 ha evidenziato immediatamente alcune caratteristiche che sono apparse simili a quelle del terremoto del 30 ottobre 1901, il più significativo precedente storico della storia sismica dell’area già scarsamente conosciuta.


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