Il Museo Civico di Sesto Calende é ospitato nell'ottocentesco palazzo municipale, che si affaccia sulla sponda lombarda del Ticino.
La sua storia inizia nel 1949, con la costituzione della Societá Storico Artistica Cesare da Sesto, dedicata al pittore leonardesco di origine sestese. Il sodalizio promuove la ricerca archeologica e storico artistica, con l’obiettivo di creare un museo locale in grado di conservare e valorizzare in loco i reperti ritrovati nel territorio. Nel 1954 viene allestita, in collaborazione con l'allora Soprintendenza alle Antichitá e i Musei Civici di Varese, la prima mostra archeologica, che costituirá il nucleo originale della raccolta.
La vocazione archeologica che ha contraddistinto i primi anni di attivitá del gruppo viene prematuramente abbandonata. La Societá nel contempo istituisce il Premio Nazionale della Giovane Pittura, che permette di acquisire alcune importanti opere contemporanee, a cui negli anni si aggiungeranno lasciti e donazioni. L'impegno di alcuni soci porta nel 1975 alla sistemazione del materiale archeologico in una saletta del Municipio.
Oggi il Museo di Sesto Calende fa parte del SiMArch, il Sistema Museale Archeologico della Provincia di Varese.
La raccolta contenuta nel museo è costituita da oggettistica e da reperti archeologici, soprattutto corredi di antiche tombe, il tutto disposto in ordine cronologico: si tratta di ritrovamenti avvenuti soprattutto negli anni '60, anni delle più importanti campagne di scavo nell'area compresa tra Sesto Calende, Golasecca e Castelletto sopra Ticino.
Si parte con vasi, coppe e urne molto semplici e lineari, per passare poi ad una produzione di suppellettili più raffinate e ricche, che rappresentano l'evoluzione della Cultura di Golasecca nelle sue varie fasi, dal IX al V sec. a.C.. Oltre a testimonianze di attività domestiche, di prodotti per l'igiene e l'abbigliamento, il pezzo che sembra richiamare maggiormente l'attenzione del visitatore è la Tomba del Tripode, sepolcro femminile rinvenuto nel 1977 nella necropoli in località Mulini Bellaria, e contenente il corredo funerario della defunta ancora in buone condizioni, tra cui una vaschetta in bronzo sorretta appunto da una struttura a 3 aste in ferro, terminanti a forma di gambe umane.
All'interno del museo sono altresì custoditi reperti precedenti la Cultura di Golasecca e appartenenti all'età del Bronzo, nonché altro materiale successivo, dai primissimi sec. a.C. (tomba di età gallica) fino all'epoca medioevale (lastre decorate dall'Abbazia di San Donato).
Da non perdere la Sezione Naturalistica con la ricca collezione di fossili che espone il ricco affioramento di conchiglie fossili plioceniche di Cheglio, a testimonianza di una ricca fauna di invertebrati marini.
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